In quest’ultimo anno abbiamo parlato a lungo di clienti: per citare gli ultimi articoli ecco quelli di Raffaella Ronchetta, Giuliana Laurita, Roberta Zantedeschi e Liria Valenti.
A tutte noi è capitato di avere a che fare con uno o più clienti che avremmo preferito non avere.
Per questo 2022 noi di C+B abbiamo deciso che uno dei nostri buoni propositi sarà quello di stare più attente alle persone con cui lavoreremo, perché tutte noi amiamo profondamente il nostro lavoro e per continuare ad amarlo, a volte, è necessario fare delle scelte, anche rifiutando certi clienti, ad esempio:
Deborah Ugolini
… il cliente con “l’ufficio preposto”, dove tutti sono convinti di sapere come si faccia il tuo lavoro o, ancora peggio, pensano che il fatto di pagarti ti metta a loro disposizione h24: ti ritrovi ad avere a che fare con persone che si rimpallano variazioni, competenze e responsabilità e ognuna di loro ti dà una versione diversa della parola “approvato”, che ogni volta risulta vana. (Deborah Ugolini)
Elena Galli
… il cliente asfissiante che ha sempre fretta! Ti contatta oggi per un lavoro che gli serve domani, e anziché lasciarti lavorare in pace, ti manda montagne di email chiedendoti di fare altre cose ancora e pretendendo una risposta asap.
Come se il tuo tempo fosse illimitato e non avessi altri lavori e clienti da seguire! (Elena Galli)
Raffaella Ronchetta
Il cliente “budget poco poco”. Non sa bene cosa gli serve, ha le idee confuse ma sa che dentro quelle idee vorrebbe fosse realizzato A più B più C più D. E quando spieghi che per un percorso da A a D bisogna pagare 10 ti chiede: Ma per 0,004 cosa si potrebbe fare? (Raffaella Ronchetta)
Marie Louise Denti
Il prossimo anno non voglio più avere a che fare con tutti quei clienti che:
- mi fanno i disegnettini carini carini di come si immaginano il logo, la slide, la home page del sito, pensando d’aver avuto l’idea geniale che di solito – diciamolo –
FA VOMITAREha un aspetto discutibile: non è che se hai buon gusto a scegliere le scarpe, i mobili, le composizioni floreali sei capace di fare il visual designer; - mi scrivono la domenica sera, o il sabato mattina, o nei giorni festivi perché solo quando tutto il mondo sta a riposo hanno il tempo per pensare alla loro comunicazione. Ora non voglio entrare nel merito del Eh… ma è stata una settimana pesante perché… voglio solo chiarire che le mail si possono scrivere quando [parolaccia] si vuole ma io la voglio ricevere il primo giorno lavorativo utile dalle 9.00 nella mia casella di posta, perché esiste il rispetto del tempo fuori dall’ufficio e soprattutto il ‘Programma l’invio’, usalo;
- mi scrive robe del tipo uh, dai… quanto ti ci vuole… perché solo per avermi scritto/detto/guardato pensando quello mi ci vogliono 8 ore in più per consegnarti la qualunque.
Cliente avvisato mezzo salvato. (Marie Louise Denti)
Elisa Antolini
… chi confonde “delegare” con “sbolognare”: io posso assistere, raccontare, immaginare, simulare, ma l’imprenditrice o (l’imprenditore) sei tu. Devi capire e affrontare anche una parte importante del tuo lavoro, quella fiscale, che detesti. Perché solo quando possiederai un po’ di linguaggio tecnico, quando capirai i prodotti in cui hai margine e riconoscerai i tuoi punti deboli nei prezzi e nei costi decollerai. E se questi argomenti ti spaventano, non è fuggendo ma comprendendo che vincerai la tua paura. E se non lavori su questo, non possiamo sicuramente lavorare insieme. (Elisa Antolini)
Roberta Zantedeschi
- clienti che non hanno mai acquistato prima un servizio simile al mio: peggiore di chi dà per scontato tutto, è chi non ha la più pallida idea di cosa significhi acquistare una consulenza o una formazione HR. Solitamente sono clienti con le idee molto vaghe, a cui piaci tantissimo e che però mai si sarebbero mai aspettati un preventivo come il tuo
- clienti che il tuo servizio mi serve tantissimo salvo poi non farsene niente perché non mettono in pratica quanto comprende – di fatto – il tuo servizio (e a te vengono i dubbi di aver fatto male ma nella maggior parte dei casi non c’entri niente)
- clienti che ci interessa davvero tanto una tua formazione su LinkedIn per imparare ad usarlo attivamente. Abbiamo a disposizione uno slot di un’ora e mezza, è sufficiente, vero?
- e, dulcis in fundo: clienti che vogliono la ricetta. La ricetta del post perfetto, del contenuto perfetto, del CV perfetto, della mail commerciale perfetta, della frase perfetta, della risposta perfetta, dell’inserzione perfetta. La perfezione non esiste e la sua illusione è per persone noiose. (Roberta Zantedeschi)
Anna Cortelazzo
… il falso innovatore
Questo cliente è molto subdolo, perché sulla carta è il cliente dei sogni: ha budget, non fa storie per il preventivo a pagamento e per l’anticipo, dimostra entusiasmo, vuole una strategia di comunicazione davvero innovativa, quella che tu potrai inserire in curriculum diventando il nuovo Taffo.
Tu ti ci butti a pesce, fai ricerca, smetti di dormire, impari a usare TikTok, mangi un gambo di sedano solo quando è veramente indispensabile (Emily sarebbe fiera di te, il tuo medico un po’ meno). Consegni la strategia e ti senti rispondere: Beh, però queste cose non le ho mai viste in giro… Se non le fa nessuno deve pur esserci un motivo!.
E allora rivedi la strategia. La rimandi, ma è ancora troppo innovativa (X4). Alla fine della fiera il cliente è contentissimo, tu hai strappato l’inserimento di un reel al mese (cosa che forse era innovativa un annetto fa) e hai lavorato 70 ore quando avresti potuto cavartela in 25 adattando una strategia classica. Hai perso 8kg, la tua forma smagliante ti permetterebbe di entrare nel delizioso tubino di quando avevi 16 anni ma ti sei talmente esaurita che la sera del 31 alle nove di sera ti addormenti sul divano. Ti ritrovano la mattina dopo, con un tubino sfavillante e la bavetta all’angolo della bocca.
E finisce così. (Anna Cortelazzo)
Giuliana Laurita
… quello che Guarda, ho pensato subito a te perché questa è una gara importante e tu puoi fare la differenza. Poi fai un brief di due ore, definite i tempi e alla fine lui se ne esce con Per me questa cosa non è pagata, poi se vinciamo la gara ci lavori tu, naturalmente.
Quello che Ho un’idea bellissima in testa, voglio farla passare ai piani alti ma l’unica al mondo che può definire questo progetto meraviglioso sei tu. E allora ci lavori notte e giorno per settimane, fai presentazioni a nastro, all’interno dell’azienda, tra gli entusiasmi. Poi silenzio. E ovviamente non un soldo. Finché un giorno, un anno dopo, lo risenti per farti gli auguri di Natale e Ah, quel progetto, poi, hanno deciso di farlo con una startup. Ma è venuto molto male, eh.
Quello che Faremo, diremo, sarà un successo senza precedenti. E intanto lavori, a babbo morto, naturalmente. E non succede niente, naturalmente.
Ecco, il cliente che pretende di condividere il suo rischio imprenditoriale con un consulente, proprio no. (Giuliana Laurita)
Antonella Sperandio
Quelli che… per il solo fatto di avermi contattata, danno per scontato che il progetto avrà successo e porterà guadagni immediati senza però seguire nessuna delle indicazioni che ho dato, salvo poi tornare asserendo che le cose non sono andate come ci eravamo detti.
Quelli che… ma che modo è di fare questo, non è mica logico come se avessi il potere di contattare il CEO di ogni grande piattaforma del web per dirgli che noi non siamo d’accordo con il suo metodo e che è decisamente il caso di cambiare rotta.
Quelli che… eh ma una mia amica ha fatto così e ha funzionato. D’altra parte il target, la proposta di valore, l’unicità del progetto e della persona sono ormai concetti sopravvalutati. (Antonella Sperandio)
Francesca Fiorentino
Non voglio più clienti che non si affidano a me al 100% (un po’ di sano entusiasmo per favore!).
Non voglio clienti che non rispondano a preventivi dettagliati inviati via mail: anche per rifiutarli sia chiaro! (su, che rispondere è una cosa bella).
Non voglio clienti maleducati o poco empatici (stiamo lavorando tutti e tutti sogniamo di passeggiare per le strade di New York invece di discutere di piano editoriale).
Non voglio clienti che criticano in maniera vuota e pretestuosa (amo le critiche che mi fanno crescere e mi fanno imparare, anche dopo 22 anni di professione).
Soprattutto, non voglio clienti che… Magari inizia tu, poi faccio tutto da solo. Basta? (Francesca Fiorentino)
Antonella Cafaro
Non voglio più clienti che si aspettano che io legga nel pensiero.
Quelli che forniscono istruzioni nebulose e che non rispondono alle richieste di chiarimento.
Quelli che aspettano giorni o settimane prima di rispondere alle mie richieste di maggiori informazioni per poi ricomparire quando oramai la questione è diventata spaventosamente urgente! (Antonella Cafaro)
Audra Bertolone
Ciaone a tutti quelli che, dopo aver acquistato una consulenza, si sentono in diritto di mandarti un trilione di email con mille mila domande (perché tanto è solo un ultimo consiglio) per evitare di acquistarne un’altra.
Ciaone a tutti quelli che, se potessero, ti chiederebbero due fettine di c*** con i pinoli.
Ciaone a tutti quelli che fanno gli gnorri sulle scadenze.
Ciaone a tutti quelli che pensano sia “tuttologa” e a tutti quelli che pensano di essere “tuttologi”.
Ciaone a tutti quelli che pensano sia tutto urgente. “Non siamo mica cardiochirurghi” (cit. E. Crivello).
Ciaone a tutti quelli che ti scrivono dappertutto, anche su social che non uso più da 10 anni, per poi dire ma ti ho scritto una settimana fa, non hai letto?” (Audra Bertolone)
Antonella Romanini
Nel 2022 non vorrei il cliente che ritiene che una parte del mio lavoro sia inutile perché la sa già fare.
Quello che mi fa perdere tempo con revisione del preventivo che sa già non accetterà mai.
Quello che sottovaluta il valore economico delle idee, e mi tiene al telefono per sapere come farei io certe cose… Aggratis.
Quello che devi chiamare per farti pagare e che mi risponde strano, pensavo di aver fatto il bonifico. (Antonella Romanini)
Sarah Saccullo
Il cliente che non voglio più nel 2022 firma il preventivo col pregiudizio che non sia all’altezza della revisione dei testi del sito aziendale, aggiunge e toglie virgole ai testi rivisti solo per lasciare la propria traccia, sparisce per alcuni mesi quando bisogna modificare o approvare perché lavorare è più importante.
Il cliente di cui ho rifiutato, e rifiuterò ancora il preventivo se mi ricapiterà di incontrarlo nel 2022:
- vuole che scriva i testi guardando il sito di un competitor perché noi proponiamo lo stesso corso
- vorrebbe non farmi scrivere nuovi testi ma mi chiede comunque un preventivo – con budget basso – perché bisogna farlo
- non vuole alcun confronto e non vuole fornirmi alcuna informazione
- mi ha contattato ieri e vuole il lavoro finito nelle due settimane successive perché tanto lui può lavorare anche di sera e nei weekend. (Sarah Saccullo)
Chiara Montesi
… Il cliente che a me gli amministrativi fanno solo INVIO.
… quello che non sa com’è il mio lavoro ma pretende di stimarne il tempo e la mole.
…. chi per primo dovrebbe volere l’efficienza nei meccanismi dell’impresa, ma è egocentrico e non la mette in pratica
… quello che ancora non ha compreso il confine fra dipendente e Partita Iva, ma ne ha capito benissimo il tornaconto economico.
Ma lo ringrazio, per avermi fatto scoprire, sempre troppo tardi, che i clienti si scelgono. (Chiara Montesi)
Roberta Lodisco
Il cliente del sei giovane e ti devi fare conoscere, quindi tu lavori per me e ci guadagni in visibilità.
Capisco che ho 26 anni, capisco che ho poca esperienza, ma ho studiato per tutta la mia vita, ho preso due lauree, ho, grazie al cielo, un lavoro retribuito, nel mio piccolo, da prima di concludere l’università.
Quindi, mio/a Caro/a cliente, la beneficenza la faccio a chi ne ha bisogno davvero.
Se chiedi un servizio ti offro un servizio, ma un servizio necessità un compenso.
Se una persona di 22 anni che studia ingegneria mi sistema il computer non le dico sei giovane devi farti un nome, quindi non ti pago.
Ho fiducia nei giovani (lo so che potrei risultare di parte), ma cari adulti, anche voi lo siete stati, quindi, dateci uno poco di spazio, potreste restare sorpresi. (Roberta Lodisco)
Nydia Cuevas
Io per fortuna ho cominciato un po’ di tempo fa a non accettare certi progetti, certe condizioni oppure certi potenziali clienti, anche se ogni tanto ci ricasco.
Mi sono però ricordata che qualche giorno fa pensavo ai clienti che non danno l’importanza dovuta alla propria identità visiva o alla gestione del proprio brand dal punto di vista della comunicazione. I clienti che, nonostante tu abbia accuratamente consegnato un manuale fatto come si deve fanno quello che vogliono senza consultarlo, e sono soprattutto le aziende piccole o le persone fisiche.
I clienti che dicono: mi fai questo? e aggiungono ma non è importante, fai una cosa veloce oppure tu mandami il logo e io lo mando in copisteria [Traduzione: Non mi interessa il tuo manuale e il tempo che hai dedicato, è urgente… e magari voglio pagare di meno].
Penso che i clienti ci aiutino a crescere, buoni o cattivi, e vada bene prendere le esperienze come momenti per imparare e magari non ripetere gli stessi errori, e per fortuna ci sono le aziende che si affidano a me anche per i dettagli più semplici. (Nydia Cuevas)
Monja Da Riva
Il cliente che non vorrei è una persona lontana dai miei ideali.
- Chi discrimina per il colore della pelle, il genere, l’orientamento sessuale, le capacità fisiche o mentali.
- Chi pensa che ci sia solo un modo di fare le cose, universale, e non ci sia spazio per le sfumature.
- Chi pensa che la sua sia l’unica voce che deve essere sentita.
- E in fondo anche chi pensa che la soluzione ce l’abbia io, e debba solo comunicarla.
Guardare dentro di sé è forse la cosa più difficile in assoluto, ma è lì che spesso si trova ciò che si cerca (e non solo): è da lì che parte il cambiamento. (Monja Da Riva)