Può succedere di sentirsi tanto arrabbiate da trattenere le proprie emozioni per timore di esplodere, e che la rabbia che si prova sfoci in un comportamento aggressivo. Il risultato, però, è che si rischia di soffocare un’emozione utile e anche legittima, tanto quanto tutte le altre, e di perdere la possibilità non solo di ascoltare quella rabbia ma anche di comunicarla in modo assertivo, e quindi efficace.
Ma cosa succede, invece, quando è la rabbia degli altri a spaventarci? Al punto da farci ritirare nel silenzio e adattarci anche a situazioni che ci stanno strette o non ci piacciono?
La paura segnala un pericolo
È naturale spaventarsi se ci sente aggredite: in fondo, la funzione psicologica della paura è segnalarci che c’è un pericolo da cui proteggerci, e come sappiamo, un’aggressione può essere pericolosa, eccome.
Quando abbiamo paura possiamo reagire in più modi: scappando, attaccando a nostra volta o restando immobili, come congelate. Nella pratica degli scambi relazionali, queste reazioni istintive si traducono ad esempio evitando di rispondere a chi, in una conversazione, esprime la sua opinione in modo aggressivo, anche a costo di mostrarci d’accordo quando non lo siamo. Oppure, quando ci sentiamo attaccate, rispondendo a nostra volta alzando la voce, criticando, usando toni e parole dure, attribuendo all’altro la responsabilità della nostra arrabbiatura. O, ancora, scoprendoci bloccate e impotenti durante un confronto in cui l’altra persona risponde arrabbiandosi, mostra sguardi minacciosi, si avvicina a noi alzando la voce.
Intendiamoci: avvertire paura in situazioni pericolose, oltre ad essere naturale e fisiologico, è anche indispensabile. Immagina se non ti spaventassi quando sei in pericolo: come faresti a metterti in salvo?
Diverso, però, è quando non c’è nessun pericolo reale da cui proteggersi. Ad esempio, quando la nostra amica ci racconta del litigio con un collega, facendoci vedere quanto ancora sia arrabbiata. O quando, mentre siamo in fila alle casse del supermercato, due sconosciuti dietro di noi iniziano a discutere con toni accesi sull’ordine della fila. O quando qualcuno si mostra scontroso e irritato proprio nei nostri confronti, a torto o ragione.
Le emozioni ci parlano (anche) di noi
Spaventarsi dinanzi a qualsiasi manifestazione di rabbia, persino quando non rivolta a noi, potrebbe parlare di qualche aspetto che ci riguarda, piuttosto che di quel che ci succede intorno.
Potrebbe darsi, ad esempio, che nella nostra storia personale ci siamo sentite in pericolo quando qualcuno si arrabbiava con noi o con qualcun altro vicino a noi, e che si trattasse di un pericolo reale: come essere aggredite fisicamente o verbalmente, o che all’aggressione seguisse una spiacevole conseguenza di qualche tipo, come, ad esempio, un silenzio prolungato nei nostri confronti e insostenibile per noi.
Il punto è che situazioni ripetute di questo tipo (non episodi relazionali isolati dunque, salvo che per eventi di natura traumatica) possono contribuire ad associare il pericolo a qualsiasi manifestazione di rabbia, a prescindere da chi siano le persone coinvolte e il contesto, sia relazionale che fisico, in cui avviene.
In sostanza, ci comportiamo come se la rabbia fosse sempre minacciosa e pericolosa perché nella nostra esperienza è così che l’abbiamo vissuta.
Vivere nel presente, non nel passato
Intravedo almeno due rischi quando continuiamo a sentirci e comportarci come ci sentivamo e agivamo nel passato e, in generale, in momenti e situazioni non attuali:
- perdiamo informazioni importanti, che filtriamo con la paura che ci assale quando qualcuno si arrabbia, e facciamo confusione tra cosa è nostro e cosa dell’altro, cosa è rivolto a noi e cosa no, quale manifestazione di rabbia è realmente pericolosa e quale no.
- ci togliamo la possibilità di rimanere assertive nelle relazioni con altre persone anche quando queste si arrabbiano, e quindi di restare fedeli al nostro rispettabile punto di vista, dire la nostra, esprimerci e anche controbattere se non siamo d’accordo, avendo cura non solo dei nostri pensieri ma anche delle emozioni che proviamo.
Il mio invito è di ripristinare il contatto con il contesto attuale, tenendo il focus sul quel che accade ora, in questo preciso momento, mentre accade. Potrebbe trattarsi di un’opzione difficile da rendere concreta, e sicuramente potrebbe non essere immediata, nonostante i tuoi sforzi. Prova ad aiutarti così:
- ascoltati. Quando qualcuno esprime rabbia in tua presenza o mentre parla con te, prova a sintonizzarti con la tua esperienza emotiva: di cosa hai paura? Cosa temi potrebbe succedere in quella specifica circostanza?
- dai un significato alla tua paura: da dove arriva? Cosa ti ricorda? Da cosa ti ha protetta in passato?
- fai tesoro delle tue consapevolezze: tieni presente quel che sai di te e consideralo uno strumento per non perdere di vista te e quel che desideri.
- guardati intorno. Se ti senti confusa e annebbiata dalla paura, guarda intorno a te: ricorda a te stessa dove sei, con chi, cosa sta succedendo.
Se poi hai voglia di condividere la tua esperienza, i tuoi dubbi, le tue riflessioni, fallo nei commenti a questo post: sarà bello continuare a parlarne insieme!