Nella tradizione e filosofia dell’oriente cinese ogni emozione è associata a un fenomeno naturale di cui eredita comportamenti e caratteristiche.
Il vento è la rabbia
Il vento, forte e impetuoso, spezza gli alberi, crea trombe d’aria, porta con sé pericolo e distruzione.
Ma il vento è anche il grande guaritore che pulisce il cielo dalle nubi, facendo spazio per una nuova serenità, che libera gli alberi dalle foglie morte perché possano dedicarsi alla crescita del fusto e produrre foglie nuove e fiori, alla prossima primavera.
Il vento in mare permette alle barche a vela di muoversi e raggiungere nuovi porti, se il loro marinaio le sa guidare. Il bravo marinaio si sa far trasportare dal vento quando è necessario, per andare esattamente dove vuole.
Il marinaio conosce i venti nei quali naviga: noi siamo le marinaie delle nostre barche.
Conoscere (e riconoscere, come ci ha spiegato anche Liria, qualche articolo fa) la propria rabbia è il primo passo per imparare a navigare il meglio possibile, ma come possiamo fare?
- Possiamo iniziare prendendo contatto con la nostra rabbia, accogliendola, accettandola: dandole una forma e una dignità.
- Possiamo aiutarci anche con il nostro corpo, osservando se risuona dentro di noi, e dove. Spesso sentiamo la rabbia alla bocca dello stomaco, ma c’è chi la sente nella testa, chi sulle spalle, chi sui polsi o sulle caviglie.
Partendo da noi, dalle nostre sensazioni e dall’emozione possiamo iniziare un percorso di conoscenza della nostra rabbia
Possiamo conoscere la nostra rabbia – e noi stesse arrabbiate – prima ancora di arrivare all’evento o alla persona che ce l’ha procurata.
Una volta che abbiamo preso contatto con lei, che le abbiamo dato accoglienza e attenzione, possiamo dedicarci alla causa. Prima no: prima dobbiamo conoscere l’intensità e la direzione del nostro vento e in quali punti soffia sulla nostra barca, solo dopo possiamo prendere il mare.
E come affrontiamo il mare?
- Possiamo decidere di partire, consapevoli del vento e delle capacità della nostra barca. A questo punto conosciamo le correnti pericolose e gli scogli, potremo scegliere la nostra rotta con forza e fermezza (l’assertività di cui parla anche Liria).
- Oppure possiamo decidere che per questa volta le correnti sono troppo pericolose per noi, è più sano stare a riva, e lasciare che il vento faccia la sua corsa mentre noi stiamo al sicuro, comunque consapevoli di quanto sta accadendo.
Non dobbiamo negare che il vento ci sia, possiamo restare in contatto con la nostra rabbia.
Sappiamo che la nostra barca in questo momento non è in grado di resistere alla bufera sull’oceano e quindi la portiamo al lago, dove possiamo navigare più libere e serene.
Proprio pensando all’importanza di prendere contatto con la rabbia ti ho preparato una meditazione, ti può aiutare nell’accettare e accogliere la tua rabbia, osservarla e prendertene cura, nel modo migliore per te.
Hai mai provato a meditare sulla tua rabbia? Se sperimenti questa meditazione raccontaci nei commenti come ti sei sentita, possiamo parlarne insieme!