Settembre è un mese particolare ed intenso. È come se ci si trovasse ogni anno ad iniziare qualcosa di nuovo.
Per me è soprattutto intenso perché rientro al lavoro dopo la pausa estiva e mi butto immediatamente in un tour de force con obiettivo 30 settembre: data di scadenza dell’invio delle dichiarazioni dei redditi relative all’anno 2014.
Durante questa pausa, tra una camminata e l’altra, ho riflettuto molto su quanto fatto in questo 2015 e quali sono i miei obiettivi per il 2016 e il mio primo articolo dell’autunno ho pensato di dedicarlo a tutte quelle persone che non hanno ancora deciso di “prendere il largo” aprendo una propria attività, ma che in ogni caso hanno interesse a vendere propri prodotti home made, oppure beni di loro proprietà, e lo vogliono fare in maniera regolare.
Sempre più spesso, durante il “Chiedi all’esperta” sulla pagina Facebook di C+B mi capita che molte delle domande siano rivolte infatti proprio al mondo “hobbista”.
Aprire un sito o un blog e vendere i propri oggetti ormai è diventato un gioco da ragazzi, oltre al fatto che esiste anche la possibilità di aprire un negozio virtuale appoggiandosi ad una delle piattaforme destinate alle vendite tra privati già esistenti (vedi Etsy, Dawanda, ecc.).
L’obbiettivo resta sempre quello: portare a casa i dollaroni (come dice il boss Francesca Marano).
E allora io ti dico: ok, ma fai attenzione alle regole!
Innanzitutto i regolamenti e le normative che disciplinano il settore artigianale variano da regione a regione, quindi è bene, prima di iniziare qualsiasi tipo di attività, verificare limiti e procedure presso la camera di commercio della tua città di competenza sui siti istituzionali.
In linea generale sono considerati hobbisti coloro i quali vendono, scambiano ed espongono (nei mercatini ad esempio) beni di modico valore, il cui importo solitamente è fissato a 250 euro. Come ho più volte scritto nei miei post precedenti e come sempre spiego ai miei clienti, deve trattarsi di una attività da svolgersi in maniera occasionale, saltuaria e non abituale, affinché non si possa configurare l’ipotesi di realizzazione di un reddito di impresa, che richiederebbe l’apertura di una partita IVA.
Questi compensi, per i quali rilascerai una ricevuta al tuo acquirente, dovranno, poi, essere indicati nella dichiarazione dei redditi dell’anno di riferimento ed entreranno a far parte della categoria dei cosiddetti “redditi diversi” e faranno cumulo con i eventuali altri redditi (con quello, ad esempio, da dipendente, se lo sei). Se tali redditi non vengono dichiarati potrebbero essere applicate le sanzioni per mancato versamento delle imposte relativi (compensi “in nero”).
I requisiti per la partecipazione ai mercatini degli hobbisti sono disciplinati, come detto sopra, da ogni singola regione ma in linea di massima richiedono una serie di adempimenti burocratici quali l’ottenimento del tesserino di hobbista (con limiti di durata massima) e il pagamento di una quota per essere inseriti negli elenchi dei venditori occasionali.
A seconda, poi, delle creazioni realizzate o dei prodotti da mettere in vendita, bisognerà scegliere a quale dei mercatini partecipare. Gli organizzatori di ogni singolo mercatino stabiliscono, infine, le regole specifiche per le vendite e una “tariffa” per la partecipazione, che solitamente varia tra i 15 e i 50 euro.
Se, poi, le tue vendite hanno successo e la tua intenzione non è solo quella di “arrotondare” ma di fare in modo che il tuo hobby diventi anche il vostro lavoro allora devi iniziare a pensare di aprire la partita iva, procedere con l’iscrizione della tua impresa nel registro delle imprese ed effettuare le relative comunicazioni ed iscrizioni ad Inps e Inail, valutando con attenzione il regime fiscale più conveniente per la vostra attività.
Buongiorno Carlotta, mi chiamo Laura Zezza, e ho letto il tuo blog con molto interesse, in quanto svolgo in maniera “saltuaria” l’attività di hobbista, (nonostante per me non sia un’attività che svolgo nel tempo libero, perchè non ho un impiego) e mi piacerebbe molto poter fare il cosiddetto “salto di qualità” e svolgere in maniera continua l’attività di “artigiana di gioielli in carta riciclata”!
Mi piacerebbe aprire una partita IVA ed aprire un mini laboratorio/atelier ma attualmente per me non è così semplice, anzi è decisamente difficile soprattutto per problemi economici, ho un compagno e una figlia di 3 anni, e in casa lavora solo lui. Ho provato a rivolgermi anche a fondazioni per eventuali contributi, ma la mia età (42 anni) sembra penalizzarmi non poco. Cosa mi consigli di fare, mettermi l’anima in pace e ricominciare a cercare un lavoro da dipendente (fino a 4 anni fa, prima di rimanere incinta, lavoravo come impiegata commerciale) oppure darmi ancora un po’ di tempo per valutare meglio la fattibilità del mio progetto?
Grazie mille per il tempo che vorrai/potrai dedicarmi.
Laura