Lasciare andare il vecchio per fare spazio al nuovo: 3 aspetti da cui iniziare

Il nuovo anno è dietro l’angolo, e per molte di noi questo è un tempo di bilanci, con un occhio all’anno che sta per concludersi, e anche di piani da delineare, con l’altro occhio al futuro.

Ci prepariamo a fare spazio a nuove idee, progetti e collaborazioni; ma anche a nuovi desideri, frutto delle consapevolezze maturate nel frattempo, e ai vecchi, che sono rimasti trascurati o irrealizzati.

Per aprirci alle possibilità che vogliamo accogliere e costruire, però, è importante guardarci indietro e chiudere i sospesi, con noi stesse e con gli altri, se ne sentiamo il peso. Non solo per iniziare il nuovo anno con un piacevole senso di sollievo, invece che già appesantite da macigni che continuiamo a trascinarci dietro; ma soprattutto per evitare che quei sospesi si trasformino in ostacoli che renderanno il vicino futuro di certo più tortuoso e con grande probabilità interferiranno con i nostri piani.

Nel tempo, ho identificato 3 aspetti di sé e della vita che spesso le persone faticano a lasciar andare, con il risultato di ritrovarsi, anno dopo anno, a sperimentare sensazioni ed emozioni note e tutt’altro che piacevoli, e a reiterare fatti e scelte di cui puntualmente si rimproverano o si pentono.

Li condivido in questo post, con l’intento di offrire qualche spunto che spero possa tornarti utile se stai riflettendo su come vuoi salutare il 2021 e prepararti ad accogliere un nuovo anno.

Gli errori a cui non c’è rimedio

Rimediare a un errore di cui siamo responsabili, è il modo migliore per rendere i suoi effetti meno dannosi possibile, persino innocui a volte. Così, possiamo chiedere scusa se abbiamo ferito qualcuno, rifare un lavoro mal riuscito o rimborsarne il valore pattuito, offrire una disponibilità extra per compensare qualche mancanza.

Ma quando rimediare non è possibile? Perché chi abbiamo ferito potrebbe non essere disposto ad accogliere le nostre scuse, o potremmo non avere altro tempo sufficiente per rimettere le mani in quel lavoro, o perché nessun extra potrebbe essere abbastanza?

E poi, ci sono le scelte fatte, che ci siamo accorte essere sbagliate per noi, e che restano lì, perché non si può tornare indietro nel tempo e ripercorrere daccapo quel che è stato.

Dinanzi agli errori a cui non possiamo porre rimedio abbiamo almeno due possibilità.

La prima è alimentare un senso di fallimento: dandoci addosso, rimuginando sulle alternative che avremmo potuto scegliere ma non lo abbiamo fatto, fluttuando nel rimpianto.

La seconda è perdonare noi stesse per quell’errore. Cercando di comprendere o recuperare la motivazione che ci ha portato a farlo; ricordando a noi stesse che siamo fallibili e, come tutte e tutti, abbiamo dei limiti; accogliendo quell’errore come qualcosa che abbiamo fatto, non fatto o scelto, e non come sinonimo di quello cha siamo.

Ecco, se stai cercando un modo per alleggerirti e ritrovare energia nel nuovo anno, la seconda opzione può rivelarsi un ottimo modo per facilitarti l’impresa.

Il desiderio (e l’aspettativa) che l’altra persona cambi

Alle volte, cambiare qualcun altro è un desiderio segreto, che non diciamo neanche a noi stesse, e che ci spinge a comportarci in modo da continuare a nutrire quell’aspettativa, piuttosto che renderla a misura di realtà. Così, ci mettiamo in attesa di ricevere un riconoscimento che in fondo sappiamo non arriverà mai, ingoiamo la solita critica ricevuta come risposta alla nostra richiesta di incoraggiamento, continuiamo ad arrabbiarci perché tutto resta uguale a prima, incluse le nostre attese sugli altri, le loro scelte, il loro procedere (come vogliamo noi).

La realtà è che mentre possiamo fare molto per migliorare o cambiare quegli aspetti di noi e della nostra vita che ci causano fatica, insoddisfazione e dolore, non possiamo invece fare nulla per cambiare gli altri, il loro modo di essere e di fare, cosa sentono, scelgono, vogliono, e neppure come accolgono le nostre richieste e i nostri silenzi.

La buona notizia è che spostando il focus su di noi, invece che su qualcun altro, possiamo riappropriarci di possibilità concrete e realistiche, perché saremo noi le prime a costruirle.

Se senti svelato dentro di te questo desiderio, così difficile da realizzare proprio perché non dipende da te, mettiti in ascolto e cerca di dargli un senso. Eccoti qualche domanda da cui puoi partire: la soddisfazione di quale mio bisogno affido agli altri? E come me ne prendo cura, tra me e me, invece? Cosa faccio per soddisfarlo e sentirmi appagata, incoraggiata, confortata, da me stessa prima di tutto?

La paura di prendersi il potere

Sperare che in qualche modo le cose che non funzionano più si aggiustino, aspettare che il tempo si curi delle nostre ferite, mettere nelle mani del destino quello che sarà: chi, almeno una volta nella vita, non si è trovata ad augurarsi un anno migliore in questo modo? Affidando, cioè, la responsabilità del proprio futuro a qualcosa fuori dal proprio controllo?

Succede: ci spogliamo delle nostre responsabilità e del nostro potere perché abbiamo paura. Di provarci e fallire, o non essere in grado, o deludere qualcuno, o essere giudicate per le nostre scelte. E di affrontare le conseguenze di tutto questo.

Ma per quanto le nostre paure abbiano tutto il diritto (e sicuramente anche un senso) di esserci, se le teniamo lì, senza ascoltarle e affrontarle, rischiamo di subirle e sentirci loro vittime, a volte senza neanche renderci conto del forte impatto che hanno sulle nostre scelte (o non scelte).

Quindi, se vuoi che il nuovo anno sia migliore del passato, ti auguro di fare tutto ciò che è in tuo potere perché lo sia e riprenderti la responsabilità di procedere come desideri. E se fa paura, allora è da qui che devi iniziare: prenditene cura.

Liria Valenti

Sono una psicologa e psicoterapeuta: accompagno le persone in percorsi di psicoterapia, aiutandole a sentirsi padrone della loro vita e a fare scelte più consapevoli e felici. Amo tante cose del mio lavoro, ma quello che mi piace di più è: ascoltare, (ri)costruire insieme, emozionarmi.

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