Sono certa che te lo sei chiesta tante volte: come si fa a trovare le idee per ogni testo da scrivere? Questa domanda arriva ancora prima della decisione di scrivere un testo breve o un testo lungo.
Quindi lasciamo un attimo da parte quanto deve essere esteso il contenuto e cerchiamo di capire, prima di ogni cosa, come far scattare la molla che fa partire il testo.
Per scrivere questo articolo ho rielaborato alcuni concetti che fino ad oggi si trovavano sparsi nel mio gruppo-laboratorio Facebook dedicato alla scrittura quotidiana contemporanea e li ho completati con approfondimenti del tutto nuovi.
Smontare da subito il blocco dello scrittore
Avrai sentito parlare di blocco dello scrittore, che non è un vero e proprio impedimento, ma è creato da una serie di circostanze che portano la nostra concentrazione altrove.
Non ci sentiamo propense a comunicare, ne avvertiamo la fatica al solo pensiero? Ricordiamoci sempre che anche non comunicare è comunicare, con risultati conseguenti. È anche vero che la comunicazione della nostra attività funziona meglio quando desideriamo farla, quando è nelle nostre corde.
Per avvicinarci un po’ di più a questo mondo e in particolare alla scrittura come strumento essenziale della comunicazione, grazie ad alcuni spunti pratici potremmo sentire meno la fatica e potremmo anche appassionarci.
Pensiamo alla scrittura come a un allenamento che rafforza un muscolo importante, quello della comunicazione con le persone interessate al nostro lavoro: è una occasione da non perdere!
Scrivere: prima, durante e dopo
La buona scrittura ha un prima, un durante e un dopo.
Prima di ogni scrittura c’è il nostro vissuto personale. Tutto è filtrato attraverso le esperienze del passato: letture, visioni, desideri, immaginazioni. Una costellazione, un bagaglio unico, un patrimonio a cui possiamo imparare ad attingere.
E poi, che cosa accade durante la primissima fase di scrittura? La scrittura di getto è quella più adatta alla prima redazione. Non fermiamola, lasciamola correre e vedremo il suo fluire sempre più agile. La scrittura della prima bozza aiuta le idee a emergere, anche se potremmo avere l’impressione di un magma disordinato.
Solo dopo aver completato la prima stesura e aiutandoci con più letture anche a voce alta, possiamo passare a correggere, riorganizzare e armonizzare il testo, per renderlo prima comprensibile a noi, e poi al nostro futuro lettore. In questa fase osserviamo il testo con occhio esterno.
Creare una mappa di chi siamo per orientarci nella scrittura
Per iniziare ci bastano carta e penna.
In questa fase la scrittura a mano aiuta a fissare le idee ed è una valida alleata per razionalizzare gli elementi essenziali che contraddistinguono il nostro progetto professionale:
- chi siamo come persone e come professioniste
- quali sono i nostri obiettivi di comunicazione
- quali sono la visione, la prospettiva, l’orizzonte in cui si colloca il nostro progetto
- da dove partiamo e a grandi linee dove vogliamo arrivare, in quali tempi e in quali modi (ma non poniamoci troppi limiti: manteniamo un approccio curioso, creativo e costruttivo in ogni fase del percorso).
Essere noi stesse, con equilibrio
Prima di scrivere qualsiasi cosa ripercorriamo sempre bene ciò che siamo e ciò che facciamo, come abbiamo visto nel paragrafo precedente.
Essere noi stesse è essenziale, ma ciò non significa illustrare qualsiasi cosa di noi oppure lasciarci andare a parole troppo d’istinto, senza controllo o con eccessiva franchezza.
Trovo sia un ottimo approccio dimostrarsi da subito chiare e trasparenti, ma – e qui sta la difficoltà – è necessario trovare l’equilibrio.
Far confluire i nostri valori e la personalità del nostro progetto in ciò che scriviamo e che vogliamo comunicare è essenziale, e qui mi sento di introdurre una distinzione di base fra personale e privato.
Custodire il privato
Ciò che è privato deve rimanere vicino a noi, anche per proteggere i nostri cari e le persone che ci stanno accanto.
Ad esempio mi riferisco ad avvenimenti familiari intimi; a dialoghi, discussioni e confronti – anche accesi – su temi che non hanno interesse pubblico; a valutazioni d’impulso, a caldo, soprattutto negative e non corredate da fonti verificate, su fatti e persone.
Tutto questo va protetto, custodito, meditato. Occorre prenderci cura di questi accadimenti, tenerli per noi e, nel caso, per le persone più vicine. Questo tipo di contenuto non solo non porta aiuto a chi ci legge ma, di contro, espone elementi sensibili a sguardi non sempre benevoli.
Condividere ciò che è personale
La dimensione personale è collegata a quella privata, ma è diversa: va a toccare la sfera delle emozioni, dei sentimenti – positivi e negativi – che la condivisione online fa risuonare tra le persone, creando connessioni o rafforzando quelle già esistenti e, a volte, ponendo le premesse per nuove relazioni costruttive.
Possiamo raccontare – senza ricadere nel privato – le nostre gioie, i nostri successi, i nostri desideri; ma possiamo anche raccontare, se ci sentiamo di farlo, la nostra esperienza di malattia, le nostre disavventure, le nostre imperfezioni.
Questo tipo di contenuti può essere d’aiuto e di conforto a chi ci legge, e potrebbe aiutarci anche a trovare interlocutori affini a noi sul piano etico e umano: professionisti, collaboratori e clienti potenziali compresi.
Organizzare l’attività per concentrarci e dare spazio al nostro racconto
Possiamo allenare con buoni risultati la nostra sensibilità alla scrittura e alla narrazione grazie ad un approccio specifico: cerchiamo di prestare attenzione a ciò che ci accade nella vita quotidiana e prepariamoci a cogliere elementi – anche apparentemente minimi – come spunti di partenza.
Ecco alcune buone abitudini che chiunque di noi può mettere in pratica da subito.
Fatichiamo a svolgere uno o più temi che abbiamo stabilito di trattare negli articoli del blog oppure nei post per i social?
Proviamo ad utilizzare qualche accorgimento che facilita la concentrazione e l’arrivo di idee.
Lavorare per blocchi tematici
Facciamo un esempio abbastanza comune nella pratica: abbiamo deciso di scrivere una serie di articoli o di post social su un unico argomento, in modo che ognuno di essi sia leggibile come un contenuto autonomo ma, nel complesso, con l’obiettivo di far percepire una sequenza coordinata.
Il primissimo consiglio è di tipo organizzativo: stabiliamo sedute di alcune ore consecutive, oppure fissiamo alcune giornate, nelle quali lavoreremo per blocchi tematici e cioè sullo stesso tema, seguendo il flusso dei nostri pensieri.
In ognuna di queste sedute prendiamo le nostre carta e penna e prepariamoci a lasciar scorrere qualcosa che in buona parte ci apparirà imprevisto.
Prima di iniziare ricordiamoci che da una idea germoglia l’altra. Se poi le idee diventano troppe, è utile imparare ad accorgercene per arginarle e selezionarle durante il processo.
Nel paragrafo qui sotto ti lascio un piccolo metodo per avviare una famiglia di contenuti testuali originali tra loro correlati.
Partire da una parola per ogni contenuto
Per costruire ogni singolo contenuto possiamo partire da una attività di “raccolta” che potrebbe richiederci qualche minuto una volta al giorno, tutti i giorni.
Ogni giorno scegliamo una parola diversa: una sorta di parola chiave che pensiamo possa rappresentare dal punto di vista professionale (ma con un tocco personale) la giornata che stiamo vivendo.
Scriviamo la parola su un foglio e aggiungiamo in breve il motivo, l’avvenimento, la riflessione che ci suscita quella parola in modo da poterla riprendere nei giorni successivi.
Se pensiamo la parola al mattino cerchiamone una collegata a un desiderio o a un obiettivo che ci poniamo per la giornata; se invece facciamo questo lavoro al pomeriggio oppure alla sera, cerchiamo una parola positiva che riassuma le ore o la giornata trascorse.
Pensare alle domande e alle richieste dei clienti
Quando abbiamo raccolto 10-15 parole con la loro descrizione, che chiamiamo per comodità parole-idee, possiamo fissare la nostra seduta di scrittura tematica per creare una serie di articoli, di post social o di altri contenuti in sequenza.
Ad esempio potrebbe esserci venuta in mente la parola rosa, perché una certa mattina una persona gentile ci ha lasciato un pensiero floreale e questo ci ha illuminato la giornata.
Se ci occupiamo di arredo e se la tematica che abbiamo scelto è Consigli per rendere bella la casa in modo semplice, partiamo dalla rosa per individuare quale domanda o richiesta potrebbero porci i nostri clienti in relazione a questo elemento apparentemente casuale, come se dovessimo aprire una conversazione da uno spunto a sorpresa: ed ecco la parola-idea.
Il risultato potrebbe essere un articolo in cui descriviamo come rendere bella la casa in ogni stagione, con l’aiuto dei fiori e di altri elementi delicati.
Questa piccola tecnica di raccolta e preparazione emozionale di parole-idee aiuta a creare un contenuto che ci coinvolge personalmente, quindi tenderà a risultare caldo anche alla percezione del lettore.
Sta a noi collegare l’idea di partenza con gli ingredienti capaci di rispondere alle esigenze e richieste delle persone che possono diventare nostre clienti, oppure lo sono già e ci seguono anche nel web.
Quando saremo un po’ più allenate potremo raccogliere più parole-idee al giorno e poi, eventualmente e se ci ritroviamo meno affaticate, potremo abbandonare o modificare la pratica perché avremo imparato a cogliere gli spunti in maniera più fluida e rapida.
Rimanere allenate, per scrivere con meno fatica
Usare sempre le stesse parole, e soprattutto fissarci su quelle che usano tutti, rende pigra, insipida e a volte imprecisa la scrittura.
Cerchiamo di pensare alla scrittura come cammino di scoperta, per ritrovare con curiosità le parole più calzanti, diverse dalle solite che utilizziamo ma senza diventare incomprensibili: l’obiettivo è sempre offrire la massima chiarezza espositiva al nostro lettore.
La capacità di raccontare di noi e del nostro lavoro può provenire sia dal saper cogliere spunti e generare parole-idee con una certa costanza durante il nostro percorso personale e professionale, sia dalla continuità nel prendere gli appunti e fermarli su un supporto a nostra scelta, soprattutto nel periodo iniziale.
In questo modo comincia a formarsi un bagaglio tutto nostro che cresce continuamente, quasi da sé e senza troppa fatica.
Scrivere allora può trasformarsi in una pratica sempre più naturale e fluida, perché l’attività di comunicazione a poco a poco si inserisce nel nostro quotidiano non come forzatura, ma come qualcosa di utile e necessario in cui ci rispecchiamo appieno, che ci rende uniche e riconoscibili tra le altre persone.
Scrivere in modo consapevole
Scrivere d’impulso è vitale per la stesura delle bozze e per superare il cosiddetto blocco dello scrittore.
In una seconda fase, quando rivediamo il testo, stiamo attente alle parole per una scrittura il più possibile cosciente e rispettosa.
Se ogni giorno riflettiamo su una parola-idea collegata al nostro lavoro, costruiamo da subito un patrimonio a cui attingere per ogni argomento che decidiamo di trattare.
E così, in un arco di tempo non troppo lungo, vedremo il nostro bagaglio verbale ampliarsi con parole non solo consapevoli ma anche espressive, dense e precise, capaci di trasmettere in modo sempre più adeguato e coinvolgente la nostra voce e la nostra identità di professioniste.
Buona scrittura!
Giunta a questo punto, non mi resta che augurarti buon lavoro e buona scrittura sperando di averti lasciato qualcosa di utile.
Se qualche aspetto non ti è chiaro o se desideri approfondire, scrivimi nei commenti e ne parliamo insieme a vantaggio di tutte le lettrici.
Ti scrivo e protervo mi rispondo.
Collego il blocco alla paura dell’insignificante quello che chiami non comunicare, se scrivo per me le parole scorrono a fiume ma, come dici, sul privato è d’obbligo l’invisibile.
Confermo che fatico a celare il vissuto, si percepisce.
Non lascio scorrere la scrittura di getto, all’accorgermi nell’immediato modifico modifico e modifico tanto da complicare l’essenza nelle trasformazioni e, ahimè, mi riconosco piccolo e ridicolo, mentre concordo con la lettura a voce alta, impossibile farne a meno.
Descrivi la mappa con semplicità ma fatico a razionalizzare gli elementi e rileggendo non mi piaccio, troppo banale, ma forse considero la mia vita, e insolente anche di altri, una circostanziale banalità.
Equilibrio…il mio potrà mai essere condiviso dal lettore che pregiudica, ritiene inutile o pretenzioso, no, perché non condivido; pragmatico paradosso.
Condividere emozioni, FORTE! Accettare chi va e chi viene senza averne pena, forse questo non è banale.
Narrazione, il piacere e l’invidia, quella positiva, di chi possiede una vista particolare.
Più che lavorare per blocchi lavoro su blocchi che spesso rinnego, ma da oggi mi propongo nell’apotema consigliato.
Certamente ci si pone dalla parte del lettore, in generale o nello specifico, e ritorno al predetto sull’equilibrio, rileggendo con l’animo teso a trovare in determinati suoni la caratteristica empatica.
Cerco nel taglio la semplicità, e non ci riesco, uso termini significativi ma desueti che annoiano anche lo scrivente, spostando l’attenzione del lettore dall’intento del testo.
“Uniche e Riconoscibili” per me uguale a bello e impossibile. Scrivere con coscienza e rispetto, imperativo e ingiuntivo, parole espressive, dense e precise, umilmente aggiungo liquide, scorrevoli, vive e brillanti, per tutto questo ci vuole “grande abilità” e un’anima incontaminata, ma sviluppo goffaggine e nuoto in acque inquinate mantenendo una serena indipendenza.
Se hai letto tutta questa tiritera ti ringrazio e se dissonante avvisami.
Grazie Mirco Francesco per aver condiviso la tua esperienza con il tuo meraviglioso e generoso contributo. Ho letto fino in fondo senza potermi fermare. Leggo e rileggo ciò che hai scritto, tutto questo merita un approfondimento. Hai individuato a ritroso, nella tua pratica di scrittura, alcune fra le interferenze alle quali ho cercato di rispondere in grande sintesi con il mio articolo, e hai dimostrato di esserne pienamente consapevole. Credo non ci sia migliore premessa per continuare al meglio il tuo percorso. Grazie ancora, e buona scrittura!