Ti scrivo senza sapere bene se sono più alla ricerca di un consiglio o se ho solo bisogno di sfogarmi.
Sono in proprio – con partita iva – praticamente da sempre, con alti e bassi ho portato a termine tutti i progetti che mi sono stati commissionati (mi occupo di comunicazione), ho collaborato con realtà piccole, medie e grandi, insomma: diciamo che ormai sono abbastanza avanti nella mia carriera, non sono una novellina, e, nella media, posso dire anche di aver accumulato un po’ di successi e nessun flop clamoroso.
Eppure…
Ogni volta che devo partire con un progetto, un preventivo, una proposta, sento l’ansia che mi paralizza e puntualmente penso “oddio, non ce la posso fare”.
Che poi invece, nell’angolo più razionale del mio cervello, so benissimo che ce la farò, anche perché non ho molte alternative: insomma, le bollette da pagare, il mutuo, diciamo che se non lavoro non ho grandi fondi piovuti dal cielo che mi aiutino a far quadrare i conti.
Ci sono giorni in cui mi viene da chiedermi se non sarei stata più adatta ad un lavoro da dipendente (posto che, ad oggi, l’idea di trovarlo mi sembra alquanto remota e impossibile): lo stipendio garantito, minore ansia da prestazione, responsabilità limitate. E poi invece penso che io amo molto il mio lavoro, e che la soddisfazione che provo quando porto a termine bene un progetto mi ricompensa delle notti insonni e delle gastriti, e quindi mi chiedo in che modo – ma anche se c’è un modo – potrei evitarmi tutta la parte di ansia paralizzante prima, visto che, a conti fatti, alla fine me la cavo sempre.
Tu cosa ne dici Bea? C’è un modo per non morire di ansia tutte le volte che devo affrontare qualcosa di nuovo sul piano professionale?
Grazie mille per la tua risposta, e continuate così, siete grandissime!
Ciao amica cpiubier!
Che si tratti di uno sfogo o un consiglio, non preoccuparti: sono in ascolto!
E come da tradizione ti stringo in un abbraccio collettivo redazionale scaccia-ansia.
Ansia e paure sono le compagne indesiderate di molte di noi: c’è chi le ha più sul piano professionale, chi sul piano relazionale, ma in ogni caso sono molto comuni. Spuntano fuori da piccoli “buchi” nella nostra autostima, e hanno la brutta abitudine di intromettersi proprio in quei momenti in cui, invece, avremmo bisogno di sentirci più sicure e performanti.
Mi sembra doveroso precisare che non capita solo a chi lavora in proprio: ci sono lavori dipendenti di grande responsabilità, in cui magari anche la presenza di capi e colleghi, anziché alleggerire il carico, peggiore la sensazione di inadeguatezza. Quindi posso capire che nei momenti di sconforto che l’erba della vicina di casa impiegata ti sembri più verde, ma non è detto che sia così! Usare il confronto con altre persone deve essere stimolante, non deprimente: lo dicevamo proprio a una lettrice la settimana scorsa.
Avere paura di una nuova sfida è saggio. Significa che fai il tuo lavoro con coscienza e hai la consapevolezza dei tuoi limiti: non lasciare, però, che queste consapevolezze diventino insonnia e morse allo stomaco.
Se metti giù quali sono le tue paure peggiori, potresti accorgerti che – statisticamente – sono molto improbabili. Oppure che, anche in situazioni diverse, vanno sempre a finire sullo stesso argomento: forse in quell’ambito lì sei un po’ meno preparata che sul resto, quindi puoi trasformare l’ansia in energia costruttiva, approfondendo la tua preparazione con un corso o delle letture ad hoc.
Guarda alla tua storia professionale: sicuramente ti è già capitato qualcosa di simile. E, dal momento che scrivi che non hai mai avuto fallimenti clamorosi, significa che sei riuscita a fare tutto quello che dovevi. Fai tesoro dei precedenti positivi: sono la dimostrazione più concreta delle tue capacità. Sei brava! Prova a dirtelo, scardinando le insicurezze con il ricordo di traguardi raggiunti e reali.
E se davvero dovesse succedere che andasse tutto male, la buona notizia è che si sopravvive. E qui, sì, parlo per esperienza. Anche il flop più sensazionale non avrà mai il potere di definirti, globalmente, come persona e professionista. Fa molto peggio la paura di fallire che il fallimento in sé, credimi.
Che cosa direbbe di te il tuo peggior nemico (nascosto nella tua pancia)? Ascoltalo, e poi prova a rispondere con quello che direbbe il tuo supporter più sfegatato. Per ogni difetto che ti imputi, trova una qualità positiva che possa controbilanciare. Quelle sono le cose che contano: quelle parole sono la formula magica da ripeterti quando senti che l’ansia arriva. Scrivile, se ti può essere utile, su un foglio da tenere sempre sottomano: quelle belle cose sei tu.
Credi nella tua Bravura: come esercizio costante, giorno dopo giorno, fino a che non ti verrà spontaneo.
Baci, amore e cupcakes!
Ciao 🙂 comincio con il mandare un abbraccio virtuale alla lettrice. (e alla meravigliosa Beatrina)
Io sono al momento una lavoratrice dipendente, e sono piena di ansie! Anzi, è anche per queste ansie per un lavoro che sento allo stesso tempo insoddisfacente e troppo impegnativo, che mi sono lentamente avvicinata all’idea di passare al lavoro autonomo.
Questo non vuol dire che non ci sia soluzione… 🙂
Forse l’ansia fa un po’ parte di noi, e possiamo provare ad ascoltarla per sentire cosa vuole dirci. Nel mio caso, spesso, dopo i peggiori momenti di ansia emerge una consapevolezza nuova. Poi, non sempre è facile comprenderla. Però mi sono resa conto che spesso, le cose che mi fanno più paura, non sono il vero problema. A volte il vero problema è altrove, e lo sfoghiamo lì.
E’ difficile, ma a volte l’ansia è qui per dirci qualcosa a cui finora non abbiamo dato attenzione. Spero non sia un discorso troppo vago per te. In bocca al lupo!
Brava Giulia, hai centrato il punto: ascoltarsi, sempre. Mille abbracci!