Vi scrivo sull’onda di una questione che è venuta fuori durante la C+B chat su Twitter di inizio ottobre.
In realtà è stata una riflessione che mi girava dentro da un po’, e che poi quella sera è venuta fuori anche se non era esattamente “in tema” con la chat: quanto è fondamentale il supporto di chi ci sta intorno quando decidiamo di metterci in proprio? Mi riferisco ovviamente ai nostri amati mariti/partner, ma anche ai genitori, fratelli e sorelle e pure alle amiche. Perché spesso anche loro, che dovrebbero essere quelle da cui parte il supporto incondizionato, mi guardano un po’ storto, come se non capissero perché non posso trovarmi un lavoro “normale” – e qui potrei aprire una parentesi chilometrica…
Insomma, io sono agli inizi, e già faccio fatica ad immaginarmi in questo ruolo e a crederci fino in fondo: e spesso mi domando se posso farcela, nel momento in cui mi trovo a lottare non solo contro i mille problemi pratici che già ci sono (pagamenti, burocrazia, trovare clienti etc), ma anche contro chi mi sta accanto e sembra non approvare del tutto una scelta che, per quanto faticosa, è pur sempre “la mia”.
Che ne dite, sono tanto patetica?
Grazie mille, spero che possiate darmi una mano a fare un po’ di chiarezza…
Cara lettrice e imprenditrice in divenire…
hai toccato un tasto dolentisssssimo, e davvero non sentirti patetica: come avrai intuito dalle risposte alla chat, è un argomento che riguarda tante di noi – per non dire tutte!
Quando decidiamo di metterci in proprio, sono molti, e diversi, i motivi che ci spingono a questo passo: non tutte decidiamo di parlarne punto per punto con chi ci sta accanto, e le ragioni possono essere molte: superstizione, timore del giudizio, poca chiarezza – interiore – su quello che davvero ci fa muovere. Ecco, una delle cose che credo siano fondamentali per coinvolgere i nostri affetti nel nostro progetto è invece parlarne, il più possibile, e con la massima apertura mentale. Forse non tutti i pareri che ti verranno dati incontreranno le risposte che ti sei già data autonomamente, ma è bene sforzarti di ascoltare davvero.
Ci sarà sicuramente chi non capisce, o non condivide, le tue scelte: ma provare a capire perché sarà utile sia per confermarti nella tua decisione, sia per avere nuovi punti di vista che potrebbero aiutarti a perfezionare il tuo progetto. Se ti rendi conto che non sai come spiegare quello che vuoi fare e perché vuoi farlo a chi ti ascolta, forse è il caso di fermarti un attimo e fare un recap: una bella lista di idee – già attuate, o da attuare – che serva per prima cosa come promemoria per te, e, in seconda battuta, da didascalia per i tuoi. Chissà che i loro timori non vengano dissipati proprio dal capire, una volta per tutte, di che cosa hai deciso di occuparti?
Nella tua lettera non specifichi se hai figli o meno: nel caso la risposta sia affermativa, è inutile che io stia a scriverti duecento righe sull’importanza fondamentale di avere qualcuno – chi li ha fatti con te, ma anche i nonni ed eventuali zii e zie – che ti dia una mano ad occupartene.
La mamma-wonder woman è una figura mitologica su cui, a dirla tutta, non sono nemmeno troppo d’accordo. Quanti e quali sensi di colpa potrebbe scatenarti il cercare di raggiungere un modello così irrealistico? Si fa di necessità virtù, ma, soprattutto, si chiede aiuto in quella che è, a conti fatti, una responsabilità condivisa. E per questo motivo torniamo al punto uno: un marito che comprende, profondamente, ciò che è alla base del tuo lavoro, troverà più naturale rispettarlo in misura pari a quella per cui tu rispetti il suo, e si impegnerà, nel concreto, a trovare spazi e tempi per fare la sua parte. Con i figli come in casa.
Lascialo libero di agire anche quando non fa tutto esattamente come lo faresti tu: l’importante è che i piatti siano lavati, se poi la sua tecnica è un po’ più fantasiosa e dispendiosa…beh, speriamo che con il tempo migliori! Una bella lista di incombenze e regole potrebbe aiutare a mettere in chiaro i punti, i tempi e i modi su cui entrambi dovete essere presenti e puntuali. Metterli nero su bianco vi aiuterà a non confondervi e non lascerà spazio a recriminazioni e incomprensioni del tenore “Ma non avevo capito! Pensavo avessi detto che te ne occupavi tu!”. Trasformare il tutto in una routine il più possibile consolidata può aiutarvi anche a contenere gli inevitabili imprevisti.
Insomma, io devo dire che sì, credo che il supporto di chi ci vuole bene sia fondamentale.
Perché fa bene allo spirito quando siamo assalite dai dubbi, ma non solo: è una questione molto pratica, fatta di incastri orari, spazi fisici, commissioni condivise.
Mi rendo conto che questa è solo la punta dell’iceberg: e non è detto che non si torni presto su questo argomento, magari con altri spunti dati dalle altre lettrici sull’argomento – vastissimo!
Intanto ti abbraccio, e ti dico: coraggio! Prova a Condividere i tuoi progetti con la massima chiarezza, e chi ti vuole Bene avrà un’opportunità in più per comprendere ed essere dalla tua parte!
Quando ho letto questo post mi è suonato un GONG dentro. Capisco molto bene la lettrice che ha scritto e mi dispiace di non poterla aiutare granché, perché ho un problema simile.
Io non sono ancora donna in proprio, ma vorrei diventarlo, in un ambito completamente diverso da quello del mio attuale lavoro corporate. Sono partita da 3 anni fa un sogno vago e ci sto lavorando per far sì che diventi un progetto. Tra 6 mesi mi diplomo come counselor, nel frattempo faccio tirocinio con colloqui individuali e laboratori di gruppo, e cerco di imparare tutto quello che posso – anche grazie a c+b! – per propormi poi sul mercato.
Peccato che per ora ci credo solo io. I miei genitori fanno orecchie da mercante quando ne parlo, e il mio compagno… credo sia soprattutto spaventato. Dopo anni di precariato selvaggio, ora che siamo tutti e due un pochino più tranquilli -leggi, abbiamo due contratti a tempo indeterminato- io voglio di nuovo mettermi a incasinarmi la vita? Temo che pensi che da un momento all’altro mi ritroverò senza soldi, e come pagheremo l’affitto? E se ci saranno figli?
Insomma… io non voglio fare cazzate, sono 2 anni e mezzo che mordo il freno, studio e metto via risparmi per costruirmi il “tesoretto di sicurezza”. Ma a un certo punto bisognerà saltare… e non sono sicura che lui sarà dalla mia parte. Spero di riuscire, nel tempo, a costruirmi e dargli la fiducia che ci serve… C’è qualcuna che ci è già passata e ha qualche consiglio?
🙂
Grazie <3
Serve eccome, secondo me senza non si va lontano…
Dopo 8 anni da dipendente, sto prendendo informazioni per avviare la mia attività da “creativa”… sono alla ricerca di un locale piccolo, da amare con tutta me stessa, perché già so che ci passerò gran parte delle ore della mia giornata. Attualmente mi occupo di “grafica, varie ed eventuali” perché sono l’unica dipendente in una piccola tipografia di paese: inviti, volantini, biglietti da visita, rilegature, fotocopie e cosette del genere.
Questo è quello che vorrei continuare a fare, aggiungendo una sezione da “party planner” alla mia attività… curo i dettagli di piccole feste casalinghe per me, parenti ed amici (non è mai stato un lavoro, fino ad ora), con cura quasi maniacale (ma dov’era Pinterest quando sistemavo nastrini in ordine cromatico su tovaglie di lino bianche?)… per non parlare di carta da regalo/ busta/ biglietto personalizzati per i regali da destinare ai miei cari .
Mi spaventano tutta questa burocrazia e le mille imposte da pagare, perché amici e parenti continuano a dirmi “di questi tempi? sei pazza! le attività storiche chiudono e tu VUOI APRIRE?” e il mio compagno mi dice “ma riprendi l’università, iscriviti a professioni sanitarie e realizza il tuo sogno di bambina… almeno avrai lo stipendio garantito”…
A chi potrei rivolgermi per sapere quali sono i costi per la gestione dell’attività… diciamo per i primi 12 mesi? Vorrei sapere se il mio capitale può bastare come investimento e non vorrei sforare, voglio concedermi un intero anno per provarci, senza dover dar conto a nessuno.