Cara Presto-non-più-disperata,
la scorsa settimana Beatrina ti ha risposto magnificamente consigliandoti di rimetterti al centro e di ricominciare ad amare la vita. Non posso che concordare con lei: il lavoro giusto arriverà in seguito, prima deve essere la vita ad essere giusta. Quindi ipotizziamo che tu abbia pian piano iniziato a prenderti cura di te, ad ascoltarti, a smettere di ricercare l’approvazione altrui, che tu abbia trasformato il perfezionismo in efficienza, dato un’iniezione di fiducia alla tua autostima, riempito la tua vita personale di calore e divertimento. Non sei più davanti al baratro ma su una deliziosa collinetta con vista mare.
Adesso la prima domanda da farti è: voglio ancora mettermi in proprio oppure mi sono accorta che il problema non era il lavoro in sé, ma più una questione di mio atteggiamento?
Solo tu puoi saperlo, e qui ti indico qualche step utile da seguire nel caso la tua risposta sia: no, ormai questo lavoro mi sta comunque stretto.
- per capire cosa vuoi/puoi fare, riconnettiti con quello che ami. Non pensare cioè a cosa si “venderebbe meglio”, ma a quello che tu hai davvero voglia di vendere. Quindi: riparti dai tuoi hobby e dalle cose che ti riescono bene, che ti danno soddisfazione.
- non metterti in proprio dall’oggi al domani: fallo progressivamente, mantenendo il tuo lavoro attuale fino a quando non capisci che sei pronta per fare il salto. Datti un tempo massimo, però: così saprai che fai sul serio.
- nessuna ce la fa da sola: hai bisogno di una community di sostegno. Inizia a seguire le persone che fanno cose affini alle tue, on line. Poi cerca un contatto, scrivi, chiedi consigli, fai complimenti: insomma, inizia a farti conoscere e apprezzare.
- circondati di persone positive: quelle che credono in te, che non usano la crisi come paravento, che hanno già realizzato, nel loro campo, quello che desideri realizzare tu.
- prendi coraggio ed esponiti: apri un blog, crea un negozietto su Etsy, partecipa a una fiera handmade, segui un meeting o un camp, fai vedere al mondo, con fierezza, che cosa sai fare. Vendi qualcosa anche solo per la soddisfazione di farlo.
- chiarisciti le idee su quello che vorresti fare, valutane la fattibilità, fai un business plan, chiedi consiglio a chi si è già messo in proprio: insomma, mettiti nella condizione di fare questo passo (se lo vuoi fare) tutelandoti al meglio e prevedendo come potrà andare. Aumenterai così le tue chances di successo.
- a questo punto, prepara la tua exit strategy un passo alla volta, e lascia il lavoro attuale solo dopo aver rodato la tua nuova attività.
Ma soprattutto, pensa che te lo meriti: ti meriti di avere una vita bella, gioiosa, piena e un business creativo e stimolante. Sacrifici per sacrifici, almeno fallo per qualcosa che ami e che ti assomiglia.
Noi siamo qui a fare il tifo per te, e a sostenerti con tutte le informazioni utili che abbiamo.
Cara Gioia! grazie!!
A te, Laura!
Che bello questo post 🙂 E’ perfetto per me. Da quando ho scoperto c+b mi sembra di aver fatto tantissima strada… anche se ancora è tutto da costruire. Sono passata dallo sconforto alla fiducia, dai mille dubbi alle mille idee (che dovrò sfrondare…), dai sogni vaghi a un progetto… che va avanti piano piano, e mi scontro un sacco con la mia impazienza, con la mia insofferenza e le mie difficoltà a stare nel presente, ma… resisto. Ci vorrà tempo e impegno per costruire qualcosa, ma sono fiduciosa, sento che ce la posso fare, con l’aiuto delle persone giuste. Siete fantastiche! Grazie per tutti gli spunti che mi avete dato finora 🙂
Brava Giulia, lo spirito giusto è proprio quello: sapere che ce la puoi fare, e che per farcela al meglio ti serve l’aiuto delle persone giuste. E se anche noi nel nostro piccolo lo siamo per te, la nostra missione è compiuta!
utili e incoraggianti come sempre i tuoi post..ps mi sono allenata sulla Mission e..il problema era solo paura di incanalarsi..per avere meno rischi volevo esser più generica in quello che facevo..ma ho capito che non può che crearmi danni di identificazione..non so se sono stata chiara 😀
Ciao Vale, sei stata chiarissima e il problema di cui parli è super-diffuso, all’inizio si ha paura di escludere fette di mercato. Invece per i “piccoli” funziona proprio il contrario: essere molto specifici, mirati, riconoscibili. Buon lavoro!
Sai il problema qual è? Gli studi universitari. Ho terminato proprio ieri gli esami della specialistica in Management, i manuali e le lezioni sono fatte a dimensione di big firm…ma noi siamo in Italia come si fa? Siamo un paese ricco di artigiani e l’artigiano e i “piccoli” (come dici tu) dovrebbero avere un approccio diverso…cercherò di rimodulare il tutto 😀 e scusa per le mie continue domande