Paragoni con gli altri: utili o deleteri?

Prendi tutte le volte che ti sei ritrovata ad ascoltare i racconti dei tuoi concorrenti e colleghi. A guardare il loro lavoro sui social, leggere i loro punti di vista, osservare le loro offerte, ammirare i loro prodotti, prendere atto dei loro risultati. Ogni volta, ti avvicini alle loro storie con l’intento di cercare ispirazione, o semplicemente per vedere come-si-fa, soprattutto se hai avviato da poco la tua attività e hai voglia di imparare; e puntualmente, ti riduci a paragonarti a loro, a confrontare i rispettivi percorsi, strumenti, guadagni. Ne esci abbattuta, frustrata, delusa da te stessa, piena di dubbi. Apri le porte alla tua parte critica e inizi a dirti che anche tu devi assolutamente fare, o che, invece, non potrai mai riuscirci.

Insomma, ciò che sarebbe dovuta essere una innocente e spensierata raccolta di ispirazioni e idee, in pochi minuti si trasforma in una pericolosa trappola che tu stessa hai costruito e in cui hai scelto di entrare: un mezzo per darti addosso, raccogliere senso di fallimento e nutrire sfiducia nelle tue capacità.

Se stai leggendo questo post, probabilmente sai di cosa sto parlando, perché ci sei passata, o ci sei ancora immersa e non sai come tirartene fuori.
Mi piacerebbe darti la possibilità di osservare la tua tendenza a paragonarti agli altri da una prospettiva diversa, offrendoti qualche spunto che ti permetta di recuperare alcuni pezzi importanti che forse – chissà – hai perso di vista strada facendo. Perché il confronto con gli altri torni ad essere uno strumento di crescita, e mai (più) un modo per appesantirsi e boicottarsi.

Gli altri non siamo noi

Osservando le scelte degli altri, ti senti spinta a fare come loro: perché è così che si fa, è così che tutti fanno. È il momento di Instagram, dei corsi online, delle dirette video sui social. Di mostrare i dietro le quinte della propria attività, raccontare la storia dei propri prodotti, pubblicare le recensioni dei clienti. Di avere una newsletter, partecipare all’evento dell’anno, comprare quel corso, avere una assistente. Potrei continuare all’infinito, perché sono infinite le storie che possiamo ascoltare. Il punto è accoglierle con curiosità e apertura, senza perdere di vista il pezzo più importante: te stessa. Cosa vuoi tu, per te e la tua attività – e non cosa credi di dover volere. Cosa è adatto a te e al tuo lavoro – a prescindere dai mezzi più diffusi intorno a te. Cosa ti piace e in cosa sei brava – io dico che rappresentano una ottima base da cui partire per fare le tue, di scelte, non trovi?

La realtà percepita

Quando ti paragoni a qualcuno (o paragoni i risultati del tuo business a quelli di qualcun altro), prendi in considerazione solo una parte della realtà, ossia quella mostrabile e visibile all’esterno; che poi senza accorgertene, filtri sotto l’influenza delle tue convinzioni, trasformandola nella realtà che molto probabilmente sei abituata a vedere. Per fare qualche esempio concreto, se la sensazione di essere quella che arriva sempre tardi ti ha accompagnato spesso, nella tua vita, è probabile che sarai più sensibile ad accorgerti di chi, intorno a te, sta raccontando proprio quell’idea che tu avevi in mente da mesi, sentendoti – ancora – la solita ritardataria. Oppure: se sei solita mettere spesso in dubbio le tue capacità e possibilità di farcela, guarderai chi ce la sta facendo come un mito troppo difficile da raggiungere, sentendoti – ancora – non abbastanza brava e insoddisfatta dei tuoi risultati.
Insomma, quando confronti il tuo lavoro con quello gli altri, non stai paragonando le loro scelte e i loro successi ai tuoi, bensì alle scelte che credi di poter fare e ai risultati che sei convinta di poter conquistare. Il potere che ti dai e il valore che ti riconosci: di fatto, non sono queste le cose di cui è importante che tu ti prenda cura?

L’ideale può essere (anche) reale?

Nel confronto con gli altri, emerge inevitabilmente l’immagine ideale di te stessa. Mentre fai paragoni, infatti, non sei influenzata soltanto dalle convinzioni che ti sei costruita durante una vita, ma anche dall’ideale a cui tendi, che a volte trovi rappresentato dall’altro con cui ti metti a confronto. Una collega di successo con una vita perfetta, ad esempio. Una che non sbaglia mai. Un’altra che sa sempre la scelta migliore da fare.
Poca importa se quello che vedi nei tuoi modelli ideali sia reale o meno (è altamente probabile che no, non esistano persone con una vita perfetta, che non commettono errori e sanno sempre qual è la cosa migliore da fare!); mentre ha più importanza chiederti se gli ideali a cui aspiri sono realizzabili, oppure no. Perché in questo secondo caso, rischi di sentirti frustrata e insoddisfatta per (quasi) tutto il tempo. E io dico che sarebbe un vero peccato, tu che ne pensi?

Se vuoi, paragona il tuo lavoro, il percorso che stai seguendo, i tuoi guadagni, le tue offerte, le tue scelte lavorative a quelle degli altri. Ma prima, chiediti se ti serve davvero. E se la risposta è sì, fallo tenendoti presente in ogni passaggio: parti da te, i tuoi obiettivi, il tuo modo di lavorare, dove ti trovi rispetto al percorso che vuoi fare. E alla fine, torna a te, a quello che sei e vuoi diventare, al tuo valore e al valore che vuoi produrre attraverso il tuo lavoro. Ogni singola volta, fallo con tutto il rispetto che meriti.

Liria Valenti

Sono una psicologa e psicoterapeuta: accompagno le persone in percorsi di psicoterapia, aiutandole a sentirsi padrone della loro vita e a fare scelte più consapevoli e felici. Amo tante cose del mio lavoro, ma quello che mi piace di più è: ascoltare, (ri)costruire insieme, emozionarmi.

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