Flat lay: un punto di vista diverso per le tue fotografie

C’è una considerazione che riguarda la fotografia che viene troppo spesso tralasciata: una fotografia non è solo il punto di vista del fotografo ma è quello che il fotografo vuole che tu veda, quando guarderai un suo scatto.

Se prendiamo questo come assunto di partenza è più semplice comprendere i motivi per cui i flat lay sono uno dei trend visuali più solidi degli ultimi anni, ma procediamo con ordine.

Che cos’è un flat lay?

Una fotografia flat lay è uno scatto di still life – cioè un’immagine che ritrae oggetti fermi su un piano e disposti in modo da costruire una scena specifica – ripreso dall’alto, con la lente perpendicolare al piano di scatto. Così:

Il potere comunicativo di questo tipo di immagine è fortissimo e coinvolgente, per contro è una fotografia che non perdona gli errori e che quindi ha bisogno di essere affrontata con una minima preparazione tecnica e un po’ di consapevolezza. Il soggetto qui è soprattutto il cibo perché fotografare il cibo è il mio lavoro ma è un tipo di immagine che si adatta a quasi tutti i soggetti, con i dovuti accorgimenti e che funziona perché riesce a far sentire lo spettatore dentro alla scena, gli fornisce un punto di vista esclusivo un po’ come quando ti fai sei ore di coda per guardare New York dall’Empire State Building e ti sembra tutto pazzesco pure se è la stessa città che ti stavi passeggiando sei ore prima.

La composizione di una fotografia flat lay

La composizione della scena va sempre adattata e pensata sul formato scelto (perché il flat lay non è solo quadrato) considerando gli spazi e i volumi, tenuto conto del punto di vista inusuale. Facciamo un esempio: guardando una delle immagini in alto, saresti in grado di determinare l’altezza delle torte? No, vero? Potrebbero avere tre strati oppure dieci. Quando componi un flat lay devi tenere conto di questo. Quando inquadri dall’alto, la tua realtà fotografica perde una dimensione ma acquista l’aspetto di uno schermo senza gravità sul quale sei tu a trasmettere il tuo spettacolo creativo. Vuoi un esempio? Ecco:

Nel flat lay il pieno e il vuoto hanno grande peso e il mio consiglio, in caso di dubbi compositivi, è di ridurre: scegli un soggetto e ragiona prima sul suo ruolo nell’immagine. Deciso quello sarà più semplice utilizzare gli spazi con equilibrio e lanciarsi in composizioni più complesse e creative. Come per tutto quello che riguarda la fotografia: è un fatto di esercizio e di allenare gli occhi. Il vantaggio è che nessun oggetto si sentirà maltrattato o si lamenterà per le lunghe sessioni di shooting, quindi keep on trying’.
Lo sfondo è la tua tela, su cui puoi ricostruire una realtà verosimile o lasciarti andare al surrealismo. Non ci sono regole che tu non possa infrangere, quello che conta è individuare un tema e raccontarlo senza sbavature, perché questo tipo di foto non ha profondità e sfocati, niente viene nascosto.

Gestire la luce quando si scatta un flat lay

Proprio per quel suo punto di vista così speciale, la scelta della luce in una composizione flat lay deve essere molto oculata. Meglio, sempre, quella naturale o comunque una luce artificiale riflessa e ben controbilanciata. Mai, mai, mai scegliere l’utilizzo del flash o di lampadari: il primo produrrà riflessi difficili da gestire, il secondo invece ombre più anarchiche di quella di Peter Pan che andranno a rovinare tutto il lavoro di ricerca e composizione dell’immagine.

Meglio una finestra con una luce piena ma non troppo diretta (anche se in qualche caso aiuta l’atmosfera) e, per evitare ombre inopportune, si può utilizzare un piccolo pannellino riflettente o – più semplicemente – un cartoncino bianco o una teglia da forno di alluminio, che funzionano benissimo senza richiedere spese extra.

Anche qui ecco qualche esempio di come la luce contribuisce in modo sostanziale a definire i contorni e i volumi del nostro flat lay e a caratterizzare l’atmosfera.

Il modo migliore per trovare la situazione di scatto ideale è fare diversi tentativi in punti con esposizioni differenti (in fondo, lo abbiamo già detto, gli oggetti non si lamentano). Il mattino ha luci tenui, blu e fredde, il pomeriggio luci intense, aranciate e calde, una stessa scena ripresa in due momenti diversi potrebbe avere un impatto diverso.

Quando e perché scegliere di scattare un flat lay?

Il flat lay è un genere molto amato da chi si occupa di cibo, ma è perfetto in ogni situazione in cui ci sia la volontà o la necessità di focalizzare l’attenzione dell’osservatore su dettagli specifici e quindi è perfetta per quasi tutta la fotografia di prodotto. Largamente utilizzato dalla moda e dal settore beauty, è ideale anche per l’handmade e ovunque vi sia la necessità di realizzare piccoli racconti visuali (proprio per quelle possibilità creative di cui abbiamo parlato prima). Su Instagram vive benissimo, l’hashtag #flatlay conta oltre sei milioni di foto, non credo di dover commentare oltre.

La dimensione di ciò che deve essere fotografato conta relativamente, la lente si può allontanare e avvicinare a piacimento dal piano di lavoro rendendo l’area di ripresa più o meno grande (per avere un’idea di “quanto” grandi possano essere, guarda i lavori flatlay del duo artistico Allthatisshe, nella loro IgTV trovi anche i video del backstage: sono molto interessanti anche se forse non praticissimi da riprodurre).

Si può fare flatlay all’aperto o al chiuso, a patto di riuscire a ricreare le condizioni ottimali di scatto, è un tipo di fotografia che viene bene anche con lo smartphone, quindi perfetta per sfruttare meglio la mobile photography.

Qualche esercizio per cominciare

Per chi ha poca dimestichezza con lo storytelling visuale, il flat lay può risultare un ostacolo frustrante, per superare questo blocco creativo voglio suggerirti alcuni esercizi che facciamo anche in aula durante i miei corsi e che hanno sempre dato dei buoni risultati.

Il primo esercizio non riguarda la fotografia ma è quello di scegliere un soggetto per i tuoi scatti e fare una lista su un foglio di carta di tutte le parole, le sensazioni e le idee che riesci ad associargli. Facciamo un esempio facile: una tazzina di caffè. Quali sono le cose che ti vengono in mente pensando a una tazzina di caffè? Comincio io: mattina, energia, relax, coccola, piacere, pausa… e adesso continua tu.

Il secondo esercizio è scegliere una di queste parole e provare a rappresentarla in un’immagine. Parti dalla parola che hai scelto e dal tuo soggetto, la tazzina di caffè, in questo caso. Prova ad avvicinare altri oggetti e a riempire progressivamente la scena in modo da trasformarla nel racconto di un istante in cui stai prendendo un caffè. Sei sola o in compagnia? Ci metti lo zucchero? La tavola è quella delle grandi occasioni o è un momento fugace? Definisci le tue variabili e trova il modo per rappresentarle. Sposta, scarta e non aver paura di fare uno scatto in più, durante questa ricerca.

Il terzo e ultimo esercizio è un esercizio di osservazione ed empatia: osserva la scena e prova a chiederti se l’immaginario che hai utilizzato è personale o condiviso. Ti faccio un esempio: io prendo il caffè in tazze molto grandi (mi piace il caffè lungo) cosa che però in Italia non è così diffusa. Questo significa che se sto raccontando il prodotto “caffè” a un pubblico italiano quel tipo di fotografia potrebbe essere percepita in modo diverso da come io mi aspetto. Se invece, come faccio, sto raccontando me stessa, allora può avere senso, perché in quel caso, il protagonista, sono io.

La fotografia è soprattutto un fatto di punti di vista e sensibilità, ancora prima che tecnica. Le fotografie flat lay, con questa prospettiva inusuale e interessante possono essere una sfida tosta da affrontare ma anche essere lo spunto per dare nuova vita alla tua comunicazione visuale e farti vedere tutto con occhi e idee diverse. In ogni caso, vale la pena di provarci.

Valentina Masullo

Mi occupo di content marketing per il cibo. Creo ricette, faccio food photography e consulenza di comunicazione. Il mio mestiere è quello di farti venire fame. Credo nella dieta ma non sono praticante.

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