Una delle richieste che ricevo più spesso è: “Vorrei aprire la partita iva nel regime forfettario, cosa devo fare?”
La mia risposta parte sempre da lontano: “Chi sei tu? Cosa vuoi fare? Hai altri redditi? Come è composto il tuo nucleo familiare?”
Il regime forfettario è una invenzione fantastica, ma:
- Non tutti possono accedervi
- Non tutti hanno convenienza a farlo
Approfondiamo insieme queste affermazioni.
Storia e caratteristiche del regime agevolato
Prima di tutto ricordiamo brevemente le peculiarità di questo regime. Il regime forfettario nasce in seno alla Legge 190/2014 (ovvero Legge di Stabilità 2015) in affiancamento al preesistente regime dei minimi. Per il primo anno di attività fu poco scelto perché il regime dei minimi risultava ai più ancora conveniente e interessante.
Dal 2016, a seguito di alcune rivisitazioni, acquistò molto appeal e il regime dei minimi fu destinato all’estinzione: oggi, oltre ad essere sufficientemente conveniente, è anche l’unico regime possibile a certe condizioni (esiste ancora qualche minimo, ma ad esaurimento).
Nel regime forfettario tutto parte dall’individuazione del proprio codice attività ATECO. Scelto questo, a tale regime viene associato:
- Un livello massimo di fatturato annuale
- Una % a forfait di costi, che andranno in diminuzione dei ricavi prima di applicare l’aliquota di imposta
A seconda del codice ATECO, cambia sia la soglia del fatturato che la % di costi forfait ad essa associati.
I redditi del regime forfettario sono assoggettati ad imposta sostitutiva, la cui aliquota è del 5% per i primi 5 anni (non per tutti) e del 15% a seguire. Non ci sono limiti relativi né all’età concessa per accedervi né alla possibile durata di permanenza nel regime, potenzialmente infinita.
A tale aliquota di imposta va affiancata una gestione previdenziale, che può essere quella dell’Inps (Artigiani – Commercianti o Gestione Separata) o quella di una Cassa privata di appartenenza (es. CNPADC, Enpam, ecc.).
L’imposta sostitutiva esaurisce le imposte del soggetto nel regime forfettario: non vi saranno né Iva, né Irap, e anche le relative dichiarazioni non vanno presentate, inclusi gli studi di settore. Il soggetto non applica e non subisce ritenuta a titolo di acconto e la contabilità non è prevista, vi è semplicemente una ordinata e numerata tenuta dei documenti, il che riduce notevolmente anche i costi di affiancamento da parte di un commercialista.
Le possibilità di lavorare con l’estero sono presenti, sia verso paesi UE che Extra-UE (limite che era invece in parte presente per i minimi) salva in questo caso la necessità di liquidare l’iva relativa in caso di operazioni intra UE.
Le condizioni per aderire
L’adesione al regime prevede una serie di condizioni e non tutti possono aderire: tali condizioni vanno verificate all’inizio ma devono permanere anche in ogni nuovo anno solare.
In particolare, questo regime, nato anche per regolarizzare la posizione di chi oltre a un lavoro dipendente voglia avviare una attività dai volumi contenuti, è compatibile con redditi da lavoro dipendente o da pensione sino a 30.000€. Pertanto, per un pensionato con pensione annua lorda di 35.000€ o per un dipendente con RAL superiore ai 30.000€ non è possibile far coesistere le due posizioni, a meno che il rapporto di lavoro sia cessato prima dell’adesione al forfettario. Anzi, in questo caso è incentivata l’apertura di una posizione autonoma.
Inoltre, non è possibile essere al contempo soci di società di persone. Nessun problema se siete soci di una Coop (un supermercato, una banca) o associati a molteplici associazioni (non professionali). Ma se siete soci nella Snc di un cugino che gestisce un bar, anche se non ve ne occupate personalmente, non sarà possibile aderire al regime agevolato.
Casi pratici. Quando conviene aderire?
Superata questa prima analisi del “posso aderire”, passiamo ora al “voglio aderire”? “Mi conviene”?
A fronte dei grandi vantaggi di questo regime, bisogna “pagare” piccoli pegni, rinunce cui sottostare.
Prendiamo due casi diversi: un soggetto che si attivi nei forfettari come unica attività e un soggetto che vi affianchi redditi ulteriori soggetti ad Irpef.
Per chi ha un’unica attività, è fondamentale valutare la situazione familiare nel suo complesso. Facciamo qualche esempio:
- Nucleo familiare del soggetto X, non coniugato, senza figli: in questo caso se il reddito da lavoro autonomo in regime forfettario è l’unica entrata, purtroppo a fronte della tassazione agevolata si perderanno tutte le detrazioni/deduzioni Irpef. Infatti, non essendoci per questo soggetto alcuna Irpef ma la sola imposta sostitutiva, tutto il resto diventa indeducibile/indetraibile (ad eccezione dei versamenti alla previdenza obbligatoria): perse quindi le detrazioni per spese mediche, per locazione, per interessi su mutuo, la deduzione dei versamenti a un fondo pensione, ecc.
- Nucleo familiare del soggetto X, coniugato, con figli: in questo caso se il coniuge ha Irpef (perché lavoratore dipendente o autonomo in regime ordinario) alcune detrazioni specifiche del nostro forfettario andranno perse ma per esempio i figli possono essere messi a carico dell’altro coniuge, salvando la detrazione, e così le spese scolastiche ecc.. Quindi, è possibile “mitigare” gli effetti negativi della mancata deducibilità/detraibilità nel regime forfettario grazie all’Irpef comunque dovuta nell’ambito del nucleo familiare. Saranno però sempre perse le detrazioni personali del soggetto forfettario, che a volte sono consistenti es. se negli anni pregressi avesse sostenuto spese di ristrutturazione e risparmio energetico detraibili in 10 anni, per gli anni di permanenza nel forfettario queste andrebbero perse e non sarebbero recuperabili successivamente.
Nel caso di soggetto che affianchi l’attività di forfettario a un’altra, vediamo cosa accade:
- Soggetto che affianchi l’attività di autonomo a redditi con Irpef (es. lavoro dipendente, prestazioni occasionali in altro settore, locazione assoggettata ad Irpef): in questo caso sono stemperati i limiti del forfettario perché nel limite dell’Irpef relativa ai redditi ulteriori sarà possibile mantenere le proprie deduzioni/detrazioni, indipendentemente dalla situazione complessiva del nucleo familiare;
- Soggetto che affianchi altra attività non soggetta ad Irpef es. locazioni in regime di cedolare secca: purtroppo cedolare secca e imposta sostitutiva hanno in comune di non beneficiare di deduzioni e detrazioni, perse quindi per questo soggetto.
A fronte di queste considerazioni, segnalo che in alcune condizioni la perdita di consistenti detrazioni/deduzioni rende assolutamente non conveniente questo regime.
La scelta, pertanto, va fatta necessariamente alla luce di una analisi profonda e complessiva della situazione del singolo.
Regime forfettario e costi reali
Un altro caso nel quale non è sempre conveniente scegliere il regime forfettario è quello nel quale i costi sostenuti per l’attività siano molto consistenti. Ovvero, il regime forfettario prima di applicare i conteggi del dovuto sottrae ai ricavi incassati nell’anno una percentuale a forfait differente a seconda del codice ATECO. Tale percentuale, spesso, per liberi professionisti operanti presso la propria abitazione è anche notevolmente più alta dei costi reali sostenuti, pertanto molto conveniente. Ma appena si verifichi che i costi sono consistenti es. per un artigiano o un commerciante che spendano molto per l’acquisto delle materie per la produzione o per un professionista che abbia una sede diversa dall’abitazione per la quale paga affitto e utenze, potrebbe essere tale l’incidenza dei costi reali da rendere più conveniente il regime ordinario, seppur in linea di massima maggiormente oneroso.
Il prezzo fa la differenza
Un’ultima considerazione: chi sono i nostri clienti? Se lavoriamo perlopiù con privati, il fatto di non applicare l’iva rende il regime forfettario interessante perché il prezzo al cliente finale, privo dell’Iva, potrebbe darci un vantaggio competitivo nel prezzo. Se invece i nostri clienti sono partite iva, questo fatto è ininfluente sotto l’aspetto delle vendite mentre a quel punto potrebbe essere più onerosa la mancata detrazione dell’iva sugli acquisti, quando consistenti.
Anche in questo caso, non ci sono quindi risposte univoche ma una attenta analisi della situazione specifica.
Buongiorno,
attualmente opero in regime ordinario di Partita Iva e vorrei passare al forfettario (fatturo nella forbice tra i 20.000 e i 30.000 euro annuali). Domanda: è possibile passare durante l’anno al nuovo regime forfettario oppure occorre attendere sempre il primo gennaio dell’anno successivo?
Grazie
Aldo Corbo
Buongiorno Aldo, se ha già partita iva bisogna aspettare l’inizio dell’anno solare perchè in quel momento bisognerà verificare se nell’anno precedente si sono verificati i requisiti richiesti.
Buonasera,
cortesemente se possibile, chiederei se avesse senso aprire una PI regime forfettario (unica occupazione) come istruttore sportivo, per operare in 2 associazioni sportive dilettantistiche, sapendo già che il cumulo totale delle entrate difficilmente sarà superiore ai 6000 euro annui.
Cordiali saluti.
Alberto C.
Gentile Alberto,
mi scuso intanto per il ritardo nella risposta. Nel mondo delle attività sportive dilettantistiche valgono regole parzialmente diverse rispetto agli altri settori. Nel Suo caso, quindi potrebbe NON essere necessaria l’apertura di una partita iva, pur collaborando in modo regolare con le due associazioni. La invito però, per valutare esattamente in quale caso ricada la Sua posizione, a ricorrere ad una consulenza specifica. Buon lavoro, EA
Buongiorno,
sono dipendente di banca con RAL 30ke e da un paio di anni ho superato l’esame di abilitazione di commercialista e revisore legale che mi ha permesso l’iscrizione all’albo dei revisori legali.
Gradirei avere conferma sulla possibilità di aprire la partita iva per prestazioni occasionali e rare per la verità.
Posso aderire al regime forfettario? Come verrebbe inquadrato il mio regime contributivo?
Continuerei a pagare l’aliquota irpef fintanto che il reddito da p.iva è inferiore al reddito da lavoratore autonomo?
Manterrei le agevolazioni IRPEF di deducibilità di spese (es mediche, int. mutui, premi assicurazione)?
Potrei a godere delle potenziali deducibilità di costi inerenti lo svolgimento di attività di revisione con allestimento studio presso la propria abitazione?
Mi appello alla sua esperienza e professionalità per confutare le mie perplessità.
Cordialmente
aldo
Gentile Aldo,
non riesco purtroppo ad essere esaustiva all’interno del breve commento di risposta. La invito, però, a tenere presenti questi elementi al fine delle Sue valutazioni: 1. E’ importante capire se la RAL che indica pari a 30.000€ è superiore o inferiore a questo livello (nell’anno precedente e con ipotesi sul futuro) 2. Deve verificare nel Suo contratto di lavoro dipendente se sono previste incompatibilità con altre attività 3. Deve verificare cosa prevedono i regolamenti degli albi di appartenenza nel Suo caso (Consiglio nazionale dottori commercialisti + Ordine locale + MEF per Revisori). Da qui poi potrà poi approfondire gli ulteriori aspetti ai quali è interessato attraverso una consulenza specifica che potrà richiedere a un consulente di fiducia. Buon proseguimento, EA
Buonasera,
sono libero professionista e pubblico-dipendente part-time. Ho una segretaria con un costo di circa 9000 euro annui, costi attività (affitto studio e altro) per circa € 4400 ed un fatturato compresa iva di circa 52.000 euro.
Non riesco a capire se mi conviene o meno passare al forfettario. Lei cosa ne pensa?
Aspetto una Sua cortese risposta
Pietro
Gentilissimo,
senz’altro è una possibilità da valutare. E’ necessario fare un vero e proprio calcolo di convenienza della Sua posizione. Solitamente i vantaggi aumentano quando si affianca alla partita iva forfettaria un lavoro dipendente con Irpef, perchè perlomeno in parte permangono detrazioni e deduzioni. Dovrà però necessariamente confrontarsi con il Suo commercialista per definire la Sua scelta, salvo poterla rivedere l’anno successivo nel caso le condizioni di base cambiassero.
Buonasera, sono un ragazzo di 32 anni e devo iniziare una attività come intermediario assicurativo in sezione E. Mi è stata offerta una opportunità di lavoro che consiste in un fisso mensile più il provvigionale sul lavoro svolto. Volevo chiedere se conviene aprire una PI considerando che il fatturato del primo anno sarà inferiore ai 10.000€ e se quindi la tassazione forfettaria e quella irpef non andranno a superare i ricavi. Grazie in anticipo per l’interesse.
Giovanni.
Gentilissimo, se l’attività che presta non è di tipo occasionale ma abituale è necessaria l’apertura di partita iva.
Dovrà farsi assistere nella scelta del regime corretto secondo le sue necessità e condizioni personali (le condizioni di accesso al regime forfettario sono variate dal 1° gennaio 2019, e inoltre è sempre importante valutare la situazione personale di deduzioni/detrazioni del soggetto). Anche per bassi redditi l’imposizione è comunque una quota, per cui non avverrà che lei paghi più di quanto guadagna ma senz’altro l’imposizione (imposte + contributi) farà sì che l’importo netto che le resta a disposizione sia solo una quota del lordo fatturato.
Buongiorno,
sto per cambiare lavoro, premetto sono sempre stata assunta come dipendente amministrativa.
questa ditta mi propone di aprire partita iva forfettaria per diminuire i costi…………mi sembra strana la cosa,,,,posso sapere i pro e i contro
Buongiorno Moira, Le consiglio intanto di valutare se lavorare in proprio è nella Sua “indole”. Solitamente, a mio parere, si tratta di aspetti caratteriali prima di tutto. Se la risposta è no, perchè è sempre stata dipendente e in quella situazione si trova bene e, anzi, essere in proprio Le darebbe un senso di incertezza che non Le appartiene, Le consiglio di non accettare, a meno che non vi siano proprio alternative. Le aziende che utilizzano liberi professionisti anzichè dipendenti lo fanno a volte perchè la loro attività ha dei picchi stagionali o perchè la natura dell’attività è tale da trovare figure idonee solo in soggetti con partita iva (succede molto spesso negli studi professionali). Se però questa scelta viene imposta per una maggiore (loro) deducibilità di costi, non reputo consigliabile attivare tale collaborazione.
Salve Elisa,
sono un soggetto IVA in regime ordinario che fino al 2018 ha svolto due attività con un’unica partita IVA:
– libera professione con iscrizione all’albo
– noleggio di autoveicoli
Ho tutti i requisiti per accedere alla flat tax 2019, e se tutto andasse come nel 2018, da calcoli effettuati, avrei convenienza ad aderirvi.
Ho alcune domande da porle:
1) Con l’attività di libera professione, per l’anno 2019, ho intenzione di effettuare acquisti in strumentazione nuova pari a 50000 euro + IVA (22%). Avrebbe senso in questo caso aderire alla flat tax?
2) In sede di dichiarazione dei redditi i coefficienti di redditività delle due attività saranno diversi? (40% quadro RG e 78% quadro RE?)
3) Sarebbe possibile aderire alla flat tax in prima battuta ed uscirne qualora gli acquisti da 50000 euro + iva dovessero concretizzarsi per il 2019?
4) Se rinuncio alla flat tax per il 2019, sarà ragionevolmente possibile aderire per il 2020, qualora io avessi ancora i requisiti ed il provvedimento stesso venisse rinnovato?
Grazie
Gentilissimo,
non riesco in risposta ai commenti sul blog a entrare nel merito di situazioni così specifiche di un singolo soggetto. Posso però indirizzarla come segue:
– Nel regime forfettario si è soggetti a imposta sostitutiva (non ancora flat tax) che prescinde dai costi reali, per cui solitamente nel calcolo di convenienza questa non c’è per soggetti con costi molto elevati;
– Attività diverse hanno coefficienti diversi, ma i quadri dei forfettari non sono RG nè RE, bensì LM;
– Il cambio regime non può essere fatto in corso d’anno;
– Se non aderisse nel 2019 potrebbe rientrarvi nel 2020 (salvo cambio normativo) però se ha acquisti consistenti che entrano in ammortamento nel forfettario perderebbe poi la possibilità di dedurre tali ammortamenti.
Grazie infinite Elisa per il suo indirizzamento. Le sue risposte sono solerti e puntuali