Mi è capitato negli ultimi mesi di leggere sui social e. purtroppo. a volte anche su queste pagine, commenti polemici e spregiativi del lavoro di donne “solopreneur”, commenti di altre donne tesi a vilificare il successo di queste imprenditrici.
Innanzi tutto, cos’è il successo è perché dà così fastidio? Quando scrivo di “crafter di successo”, ho sempre inteso crafter che riescono a vivere del loro lavoro, con un’attività in regola. Per molti questo può non sembrare successo ma siamo in Italia, e di crafter che siano riuscite a fondare un impero economico non ce ne sono (ancora).
A occhio, il 95% di chi ha intrapreso questa strada non riesce ad andare oltre la zona grigia della crafter, o, come si dice dalle mie parti, “non cresce e non crepa”. Quelle che riescono ad uscirne, secondo me, possono fregiarsi del titolo di “crafter di successo”, così come quelle che non ne sono ancora uscite ma si stanno facendo notare, perché probabilmente si stanno muovendo nel modo giusto.
Dato che sempre di parla dei successi, dei passi giusti da fare per arrivare a tali smaglianti traguardi e poco o niente di tutte le lacrime versate e il sangue sputato che c’è dietro tali conquiste, quello di cui voglio parlare oggi sono i sacrifici che queste crafter fanno e hanno fatto per arrivare a questo primo gradino di fama, notorietà e, spesso purtroppo relativa, sicurezza economica.
1. Si sono sentite dire da amici e parenti che non ce l’avrebbero mai fatta.
Non siamo in America dove tutto è possibile, viviamo nella terra del però e del ma e del tanto non si muove niente: decidere di cambiare strada non è mai facile e per una donna non più giovanissima, magari con famiglia, lo è ancora meno (parliamoci chiaro, sono pochissime le giovani sotto i 25 che da grandi vogliono fare le crafter!).
Spesso è la famiglia non approva, perché è meglio un lavoro fisso, anche se in nero, anche se malpagato, piuttosto che tentare di vivere della propria creatività. E sentirsi dire dalle amiche o dal partner o dai genitori “chi vuoi che te le compri i tuoi lavoretti?”, non è sicuramente un incentivo ad andare avanti ed è il primo ostacolo che molte di queste crafter hanno superato.
“Occorre notevole ardimento per affrontare i nemici, ma molto di più per affrontare gli amici!” (cit.)
2. Lavorano 12-14h al giorno, weekend compresi
Non si crea un’attività rigogliosa e remunerativa lavorando part-time. Quello che le crafter di successo a volte non dicono è che lavorano tantissimo, soprattutto i primi tempi. Alzarsi prestissimo, andare a dormire tardi, sette giorni su sette, è spesso la routine di chi è fermamente deciso a fare decollare il proprio brand; c’è da dire anche che non ci sono alternative, quando si hanno le tasse da pagare e una famiglia da sostenere e si è da sole a gestire tutto. Progettare e creare i prodotti, fare le foto, gestire i social, studiare studiare studiare per migliorare quelle conoscenze che vanno migliorate (SEO, marketing, storytelling). Il successo non arriva sorseggiando un mojito in spiaggia o passando ore e ore sui social.
3. Si sentono in colpa perché lavorano tanto
Dato che lavorano così tanto, le crafter di successo spesso non riescono a dedicare il tempo che vorrebbero a famigliari e amici. Se sono mamme il senso di colpa aumenta, perché la mamma deve badare a tutta la famiglia, giusto? Leggo spesso commenti sullo stato disastroso della propria casa. Mi chiedo se i papà che lavorano tanto hanno gli stessi sensi di colpa, ma non credo perché non ho mai letto commenti di uomini sui social che deplorano lo stato della propria casa dovuto al lavorare tanto. Chissà se anche a loro i parenti fanno velate allusioni sul fatto che dovrebbero stare di più coi figli invece di smaneggiare con colori, forbici, uncinetti, puoi immaginare lo stato d’animo di queste donne e di quanto costi loro andare avanti per la loro strada?
4. Fanno scelte scomode
Aprire la P. IVA o lavorare in nero? Comprare la macchina da cucire nuova o andare in vacanza in Sardegna? Lasciare il lavoro da dipendente, sicuro e odiato ma che fornisce entrata fissa o investire nelle proprie capacità? Comprarsi dei vestiti nuovi o investire in un corso di formazione?
Dietro a un brand handmade di successo ci sono spesso delle scelte audaci, dei salti nel vuoto, dei sacrifici fatti con gioia (conosco molte crafter che preferiscono sinceramente una macchina da cucire a una vacanza in Sardegna, per buona pace dei propri compagni). Non è mai facile scegliere, ma è necessario per andare avanti e permettere al brand di crescere e uscire dalla zona grigia di cui dicevamo sopra.
Tutte ce la fanno? Certamente no. Ma è il rischio di impresa, o semplicemente il rischio di vivere: a volte ce la si fa, a volte no. Dove sta scritto che deve andare sempre tutto bene? Fare salti nel vuoto non vuol dire di non essere consapevoli di poter cadere e sfracellarsi, ma di saperlo e saltare comunque, per cogliere la possibilità di volare. (Ugh, troppo smielato? Ok basta.)
Vorrei farti riflettere quindi su un paio di cose: la prima è una domanda che ti faccio col cuore in mano, ovvero, sei pronta per tutto ciò? Risponditi con sincerità perché è un dovere verso te stessa, la tua famiglia, la tua vita. Come dicevo, siamo in Italia, un paese che chiama normalmente la produzione artigianale home-made con l’appellativo spregiativo di lavoretti. Già questo dovrebbe farti capire quanto sia difficile in questo campo arrivare a qualsiasi grado di successo, che sia vivere del tuo lavoro o addirittura diventare ricca.
La seconda è un invito: prima di giudicare ed esprimere tale giudizio sui social (“non ha studiato per quello che fa, non può essere brava”, “chi si sarà s****a per finire su quella rivista?”, “non mi capacito come riesca a vendere quelle robbette”) chiediti come può essere che questa persona sia arrivata al successo, magari con un prodotto che non è così originale o che a te non sembra così speciale.
La risposta che mi do io in questo casi è che a volte la differenza tra il farcela e non farcela la fa non il talento, non la fortuna, ma il crederci fino in fondo, nonostante tutto. E quindi tanto di cappello.
Francesca, credo tu abbia colpito nel segno di molte crafter….lo sento così mio questo post che quasi mi sono commossa, perché mi sono guardata alla specchio e mi sono detta ” cavoli sono una donna, una mamma e una creativa coraggiosa”, consapevole del fatto che la strada é tutta in salita, ma che ce la posso fare! Vedere altre creative raggiungere il successo mi sprona a pensare e positivo, credere nelle mie potenzialità e metterci tutta me stessa in ciò che faccio! Grazie di cuore, perché ogni tua parola ha un valore immenso.
Sono proprio daccordo con te! Vedere le crafter che ce la fanno mi carica a palla!!
In che zona sono?….. nella zona grigissima!
Lavoro full-time, poi ho una casa da badare,una figlia e un marito ancora più polivalente di me… quindi grazie dei complimenti!!
Sono anni che spero aspetto, aspetto e spero… ma non si capisce bene cosa… mi manca l’incoscienza di mollare il mio odiato lavoro full-time e farmi rapire dal mio mondo.
Quando i nuovi clienti o le persone di passaggio nei mercatini mi trovano, la prima domanda è ” Dove avete il negozio?” e questo mi riempie di gioia , ma non avere tempo mi demoralizza, riesco a fare poche cose e a pubblicizzarle pochissimo, il mio shop su Etsy ha foto non all’altezza,ho un blog che non frequento ormai da un bel po’,ma più che lavorare fino a tarda notte proprio non posso.
Ho pensato a cercare una persona che mi desse una mano ma sembra di cercare un ago in un pagliaio.
La cosa positiva è che la mia famiglia mi capisce e mi aiuta e soprattutto crede in me e nelle mie potenzialità.
IL mio compagno ha già fatto il salto licenziandosi e diventando “Il marito in affitto” e adesso essere una coppia senza certezze mi spaventa davvero. Forse il mio progetto deve ancora maturare , ma temo che a forza di maturare possa ammuffire senza essersi espresso al meglio.
Grazie per i tuoi preziosi consigli, ti leggo sempre, e continuerò a farlo con energia e voglia di costruire!
ops…ho fatto confusione e risposto nel post sbagliato!!
ecco mi pareva 🙂 Ciao Chiara, capisco benissimo la tua situazione, che è la situazione di molte 🙁 spero riuscirai a scegliere e far decollare la tua attività handmade!
L’ultimo paragrafo lo hai già mandato in stampa formato poster? Perché se lo hai fatto lo sto già comprando e lo sto incorniciando. ❤❤❤❤
E poi è figo iniziare la giornata, leggerti e accorgermi di essere una “crafter si successo”.
:*
ahah! <3 ci penserò 😛
Scritto per tutte noi, grazie!! Mamma bis con l’ultima di sette mesi, lavoro fino a tardi e studio, studio tantissimo!! il mio ultimo acquisto? Pochi minuti fa, il tuo corso su come vendere su etsy! un abbraccio
Ciao Giovanna, grazie! <3
Grazie..per le tue parole e per la carica positiva che regalano..grazie.
ciao Olga, grazie a te! <3
sono anni che lavoro in questi settori e l’unica cosa che mi sento di dire è di lasciar perdere l’Italia, persone che vendono “robette” e finiscono sulle testate nazionali, esistono veramente, a tutti i livelli, mentre altre che hanno effettivamente talento alla fine rinunciano perché non se le fila nessuno, qualcuno veramente è ancora convinto che basti sognare per andare lontano, in Italia? questa cosa mi fa un po’ sorridere, senza offesa
Ciao Sara, dove hai letto che basta sognare? mi sembra sia chiaro da questo post che bisogna farsi un mazzo tanto, ma è possibile riuscire, ne ho le prove perché conosco persone che ce la stanno facendo.
seconda cosa: chi sei tu per dire che quelle che finiscono sulle testate nazionali sono “robette”? quelle che hanno talento e rinunciano di cui parli tu evidentemente non hanno altre qualità: capacità di saper comunicare, intuito nel cogliere le occasioni, perseveranza. e poi mica tutti possono riuscire! in ogni campo c’è seleziona naturale e il talento temo non sia l’unica variabile per andare avanti. vedo spesso persone di talento che non sanno usare i social, non sanno comunicare il proprio brand; non siamo più a 100 anni fa che chi era bravo a bottega faceva carriera e arrivava a capo dell’azienda! le qualità necessarie sono tante e il talento è solo una di queste.
sarà come dice Lei, ma da creativo sono abbastanza scoraggiato se non totalmente, sono anni che provo a far decollare questo o quell’altro, tanti sforzi per non ottenere nulla, non mi pare che Internet ormai rappresenti una grande opportunità, meglio andare a bussare alle porte dei negozi per cercare di vendere direttamente e fisicamente, almeno il giudizio del compratore in negozio non è inficiato dalle variabili impazzite del web odierno
penso di essere d’accordo con il commento di una lettrice che diceva che è un sistema creato per mangiare soldi, chi ci guadagna non siamo certamente noi che passiamo il tempo a creare
il talento per me è la base e poi sì, siamo onesti, sulle testate compaiono cose di gusto molto discutibile, mentre ci sono marche misconosciute che valgono di più ma non hanno i giusti agganci, questo perlomeno in Italia
altrove non so, ma se sei italiano, lo dico x esperienza, all’estero non ti considerano,ma non solo perchè noi italiani ci siamo fatti una bella fama in giro per il mondo, ma perchè gli stranieri propiro non capiscono perchè mai un italiano debba andarsene a cercare fortuna altrove, vaglielo a spiegare come funziona qui, un americano è orgoglioso di essere americano e vende in America, non andrà mai a cercare fortuna nei posti più disparati
e poi basta con queste storie del story telling, dei social, sono stanco di leggere SEMPRE LE STESSE COSE, guardiamo la realtà in faccia, se non sei nessuno queste cose non sono sufficienti a farti conoscere, in giro ci sono tanta invidia e cattiveria, la gente sa benissimo che ti stai sforzando per metterti in mostra e più lo fai, più ti ignorano apposta, è così che funziona, ok sarà un insieme di cose che determinano il successo, io le ho provate davvero tutte e tutte non hanno funzionato, anzi più fai le cose per bene e più sembra che la gente ne sia infastidita, questa è la mia impressione, per non parlare poi del fatto che se non regali o quasi le cose, nessuno si sogna di spendere per una cosa creata da mister nessuno