Etsy è il marketplace più grande e conosciuto per vendere handmade, è quindi bene essere consapevoli dei suoi pro e contro prima di imbarcarsi nell’avventura di aprirvi un negozio per il proprio brand artigianale.
I seguenti pro e contro sono stati stilati in base ad un interessante articolo di Aeolidia, una web agency americana specializzata in handmande, alla mia esperienza personale e ai tanti pareri delle crafter che ho incontrato in anni di vita di community etsiana. Sicuramente la lista non è esaustiva ma credo di aver raccolto almeno i punti salienti e le opinioni più diffuse.
Le voci sono in ordine di importanza secondo, ovviamente, il mio parere.
Vendere su Etsy: Pro
- È facile aprire un negozio e gestirlo
Tra tutti i marketplace che ho provato Etsy è sicuramente quello più facile da usare. - Tanto traffico / Negozi, blog, ecc che fanno product scouting
22 milioni di acquirenti attivi: ho detto tutto. Inoltre ci sono tante riviste, blog famosi e negozi che setacciano Etsy in cerca di prodotti da promuovere o rivendere. - Traffico interno / Community
Etsy è anche una community molto attiva; se si partecipa ai team e si interagisce con gli altri utenti si ha l’occasione di far conoscere il proprio brand, generare traffico e vendere anche senza promozione esterna. - Caratteristiche: Grafica / Pagina stats / Opzioni di pagamento / Numero vendite visibili ecc.
Un plus della piattaforma, oltre all’usabilità, è la grafica bella e le tante funzionalità utili per venditori e compratori. - Costi bassi
I costi sono molto bassi, soprattutto se si considera il rapporto qualità / prezzo: USD 0,20$ per ogni inserzione (durata: 4 mesi) più il 3,5% sul prezzo di vendita. - Mobile
Etsy ha due app per mobile: una per i venditori, con quasi tutte le funzionalità del negozio web, e una per chi compra. Oramai il traffico del sito avviane prevalentemente su mobile, è quindi importante che la app sia ben fatta per incentivare gli acquisti. - Prodotti digitali
La gestione dei prodotti digitali è davvero ottima, semplice e veloce da usare. - Prodotti unici e innovativi
Ciò attira gli acquirenti che sanno che sul sito troveranno sicuramente qualcosa per loro. - È un tramite per portare traffico al proprio sito, blog, pagina Facebook
Grazie a quanto detto sopra (punti 2 e 3), avere un negozio Etsy può essere utile per portare visite alle proprie pagine. - Facile passare ad altre piattaforme (esportazione csv file)
Si possono esportare i dati del proprio negozio Etsy (il titolo dell’inserzione, la descrizione, il prezzo, la valuta, la quantità, i tag, i materiali e gli URL delle immagini) così da poterli importare in altre piattaforme o ecommerce proprietario.
Vendere su Etsy: Contro
- Categorie sature / Tanta competizione / Difficile emergere
Su Etsy ci sono un milione e mezzo di venditori attivi: la competizione è agguerrita e per farsi notare bisogna lavorare sodo su tutti gli aspetti del negozio. - Presenza di rivenditori
Nonostante la piattaforma ne chiuda a iosa, la presenza di rivenditori (non ammessi su Etsy) è una piaga: tengono prezzi bassissimi e rovinano l’immagine indie e handmade che ha distinto Etsy dalla sua nascita. - È difficile capire i meccanismi del sito
Etsy non è immediato da capire: è un universo con le sue regole che vanno imparate e messe in pratica e non tutti ci riescono. - Omologazione
Nato per gli oggetti unici, oramai anche su Etsy si trova una certa omologazione: prodotti simili che seguono tendenze e stili a volte dettati dalla piattaforma stessa, a volte influenzati dalla moda. - Aspetto mercatino / prezzi bassi
La presenza di hobbisti che non curano gli aspetti base crea concorrenza sleale e abbassa la qualità percepita dei prodotti in vendita. - Gestione feedback
Il sistema dei feedback non è dei migliori perché a. chi compra può lasciare la propria recensione solo dopo un tot di tempo, stabilito da Etsy per permettere all’acquirente di ricevere l’ordine, con il rischio che se ne dimentichi e b) il sistema di stelle è inadeguato e spesso usato in maniera scorretta dai compratori. - Effetto Amazon, no brand recognition
Oramai Etsy è un brand riconosciuto e il rischio è che chi compra sul marketplace non capisca che sta comprando da venditori indipendenti da Etsy. - Poca personalizzazione del negozio
I soli elementi personalizzabili, oltre alle foto, sono il banner, che compare nella home page del negozio, il logo e la foto del proprietario. - Demotivazione
Per chi vende su Etsy è facile demotivarsi, sia perché a volte sembra di non ottenere alcun risultato nonostante il tanto lavoro, sia perché ci si confronta con negozi super professionali, che finiscono nei blog di Etsy, che sembrano avere standard irraggiungibili. - Si spende anche se non si vende
Nonostante i costi bassi, se si creano tante inserzioni e non si vende, si finisce con lo spendere soldi senza avere alcun ritorno.
Secondo te quali sono i pro e contro di Etsy? Ti sei mai sentita così? Raccontalo nei commenti!
Bello Fran, sei sempre una grande. Direi che non posso aggiungere neppure una virgola a quello che hai detto. 🙂
😉 grazie isabella!
Cara Francesca vorrei qualche informazione da te per poter vendere i miei bijoux siciliani
Ciao Francesca, molto bello ed esaustivo il tuo articolo! Io non sono su Etsy, ma vorrei aiutare in questo progetto il mio compagno che ha varie attività tra cui il talento di creare mobili in legno artigianali unici ( è un falegname di professione). Visto che ne ha creati di belli per me, avrei pensato di aprire per lui uno shop Etsy, con pezzi unici , pochi e su ordinazione. Tuttavia, come si può regolare chi, come lui, è dipendente non ha intenzione di aprirsi una P.IVA? E’ necessaria per esserci? Credo che operare in ritenuta d’acconto , per emettere comunque una ricevuta di vendita, copra uno , due massimo tre pezzi annui visto che ogni pezzo potrebb avere un valore che va dai 500 ai 2-3.000 euro per armadio,a d esempio. Grazie per la tua risposta!
Ciao Flachina, purtroppo non sono in grado di darti consigli sugli argomenti fiscali, però ad occhio visti i prezzi alti mi sembra difficile fare le cose senza partita iva. comunque col nuovo regime forfetario è molto fattibile, non ci sono fissi da pagare… però ripeto, ti conviene sentire un commercialista! intanto per farti un’idea puoi leggere gli articoli della nostra commercialista Carlotta Cabiati qui su c+b https://cpiub.com/category/chiedi-al-commercialista/
in bocca al lupo! 🙂
ciao Francesca, ottimo articolo però mi permetto di sottolineare che Etsy NON è un mezzo per attirare visite al proprio sito, anzi semmai dovrebbe essere esattamente il contrario
farsi trovare su Etsy per un negozio nuovo è praticamente un’impresa impossibile, mentre farsi trovare attraverso il proprio sito\blog\pagina social risulta ancora il modo migliore
i negozi online come Etsy hanno la funzione di farci vendere, ma difficilmente quella di promuovere il nostro lavoro o “lanciare” la nostra attività, per fare quello occorrono altre strategie
concordo su tutto il resto
ciao Marta, il fatto è che su Etsy circolano tanti talent scout (influencer, stylist, editor di blog famosi o magazine), senza contare che su etsy circolano 25 milioni di acquirenti ATTIVI e quindi è un’ottima vetrina. se si hanno bei prodotti e si cura il negozio ti assicuro che si può dirigere il traffico ai propri social e sito. concordo che è difficile emergere, ma lo è comunque.
Io vorrei aprire un negozio su Etsy, come hobbista per vedere se le cose vanno bene. La cosa che mi lascia perplessa è la massiccia presenza di prodotti a prezzi bassissimi. Non riesco a capire come sia possibile vendere una t-shirt a 4/5 euro, considerato che Etsy vuole che i prodotti venduti sulla piattaforma siano etici, prodotti senza lo sfruttamento dell’ambiente etc. Sinceramente lo trovo impossibile.
Io ho un negozio su Etsy ma trovo un’impresa titanica riuscire a vendere (per lo più ho venduto al di fuori ma poi non mi compaiono le recensioni!!) e la sensazione più frequente è di scoraggiamento! Lo faccio per hobby ma di questo passo non saró mai niente altro!
In più trovo le community un po’ autoreferenziali..no?
Ciao! Ho da poco scoperto questo blog che, per giunta, trovo utilissimo. Faccio handmade da ormai un bel po’ di tempo, ma ho aperto da poco uno shop online su Etsy, rendendomi da subito conto della difficoltà di emergere oltre che degli ESORBITANTI costi di spedizione. Vendendo articoli di prezzo non alto, mi trovo perciò male… Esiste un’altra piattaforma di vendita o avete consigli in merito alla vendita?
Questi sono alcuni dei miei contatti:
https://www.facebook.com/Me.PysslArt/
https://www.instagram.com/pysslart/
https://www.etsy.com/it/shop/MePysslArt?ref=hdr_shop_menu
Io penso che Etsy sia una di quelle piattaforme o marketplace come si vuole chiamare iniziata con scopi utili verso le piccole attivita’ artigiane ed handmade. Quando e’ cresciuta ,giusto o no , ha iniziato a pensare a livello business quindi non curando o prestando molta attenzione ai vari inserzionisti,ma trattandoli tutti come numero o venditori che siano.
Penso che molti artigiani piano piano ci penseranno……….
Cordiali saluti,
tuUNICA
personalmente ritengo che iscriversi a queste piattaforme nella speranza che qualcuno ci scopra sia un po’ un’illusione, è come essere una bella ragazza e postare le proprie foto su Facebook sperando che qualcuno ci scopra, magari in rarissimi casi succede, ma per lo più non accade mai
io sono giunta alla conclusione che chi vuole aprire un’attività di questo tipo e camparci, debba prima mettere da parte un po’ di soldi, poi aprire partita iva, fare un’attività di marketing affidata ad esperti, partecipare alle fiere di settore (che sono fondamentali per chi lavora nel settore moda-accessorio), pubblicizzarsi in svariati modi
ma partire come hobbisti e sperare di sfondare così dal niente, vi assicuro che è un’utopia
magari poteva succedere anni fa, oggi no
la crisi ha fatto sì che tantissime persone, per necessità o per tentare la fortuna, si lanciassero in simili attività, spesso senza nemmeno una preparazione alle spalle, cosa che si nota nella sostanziale mancanza di progettualità che spesso porta a produrre cose omologate e poco originali o peggio ancora dallo scarso potenziale commerciale
sono scelte persone e non discuto su questo, ma è solo per aprire gli occhi, la maggior parte delle storie che si leggono sono di persone che attendono da anni senza vendere mezza cosa, purtroppo non è possibile scindere l’aspetto imprenditoriale da questo genere di produzione
lo dico per esperienza, senza voler offendere nessuno e senza cattiveria alcuna
le favole esistono sì, qualche volta però!
salutissimi a tutti
Salve…credo che handmade sia più redditizio se rimane in “casa”,io sono un hand made perché è nel mio DNA,non posso farne a meno,ma ho notato che è più proficuo il passaparola tra amiche,le conoscenze ecc ecc…i miei lavori girano tra le mamme che aspettano fuori scuola,le amiche disponibili a far girare la tua scatola con le cosine di natale,un caffè in un pomeriggio piovoso e ringraziare con dei piccoli ma significativi cadeau …lo so che forse parlo di una cosa diversa,ma tra costi di fiere e mercati,materiale,inserzioni su internet,concorrenza,e il tempo non solo di creare ma anche di occuparsi degli aspetti manageriali…i prezzi sono altissimi… sarebbe un salto di qualità e una grandissima soddisfazione ma in italia tutto è difficile. penso che creare business strida con l’ hand made,le persone come me non faranno strada in questo mondo moderno e tecnologico,e rimarrò una persona che crea per il suo piccolo paesello ma campare con questo purtroppo è una favola per pochi,ci vogliono soldi tempo e risorse e non ci si improvvisa imprenditori ma alla fine di tutto questo discorsone dico che i sogni sono belli e aiutano a vivere
buonasera, anche io ho tentato di vendere online le mie creazioni, ma senza successo
ormai la concorrenza è talmente grande da richiedere uno sforzo manageriale come dice Serena, il che non è fattibile per chi invece è una piccola artigiana con poche risorse da investire e direi anche poco tempo, perché se la mia attività è quella di creare è un conto, se invece è quella di fare il manager è un altro
ovviamente questo non è giusto perché il web dovrebbe essere democratico
vorrà dire che continuerò a proporre le mie creazioni ai mercatini, dove almeno si ha un contatto diretto con le persone e non è necessario investire in altro se non nella qualità della creazione e della presentazione
se vendete offline non dovete farvi problemi, non è obbligatorio vendere su internet,anzi secondo me le cose stanno profondamente cambiando, basta osservare con attenzione quello che succede intorno a noi
anche secondo me il web non è più quello di un tempo, ma questo non significa che non esistano altre possibilità
Salve, credo che sia tutto un flop sia Etsy che il resto.Prima o poi si verranno a creare seri problemi anche per i colossi.
Sono molto scoraggiata e non vedo via di uscita ma solo perdite……….
ho letto tanto, ovunque trovo gli stessi consigli, gli stessi commenti, ma in concreto vanno avanti quelli che hanno soldi.
Lo sto vivendo sulla mia pelle
cara Zoe, premetto che mi dispiace tornare su questo sito e leggere sempre più commenti sconsolati, mi piange davvero il cuore, forse il problema è proprio il nostro Paese…perchè altrove mi pare che tante persone riescano a campare con queste cose
l’Italia è un posto per dinosauri, burocraticamente e come mentalità
per quanto riguarda Etsy, con milioni di iscritti e di prodotti è difficile pensare che un sito possa farci emergere, aspetta e spera come si dice e su questo penso che qualsiasi persona assennata sia d’accordo
se passiamo la vita ad aspettare che qualcuno ci scopra, ci coccoli, ci porti alla ribalta..questo sì che è un sogno
è vero, chi è riuscito a farne un lavoro è gente spesso con le spalle molto ben coperte, gente che comunque non campava di questo e non ci camperà mai, ma la gente spesso racconta bugie per darsi un tono, non bisogna credere a tutto quello che leggiamo…tutti scoperti per caso, tutti vittime di casi fortuiti, tutti che tacciono su quali siano realmente le loro possibilità economiche, le spintarelle, le conoscenze, la capacità di imporsi a tutti i costi e ti posso assicurare che di storie pessime ne ho ascoltate davvero tante, di gente che pur di avere un briciolo di visibilità farebbe di tutto
buttarsi sul web per vendere non è una cosa che si fa dall’oggi al domani, oggi internet è saturo di tutto, i consigli è vero poi, sempre gli stessi, sempre le stesse formule preconfezionate, ma servono anche loro per chi è proprio alle prime armi ed è totalmente digiuno, quindi ben vengano, ma poi per fare il salto di qualità occorre altro
se vogliamo vendere diventiamo imprenditori, alla base di un’impresa di questo genere ci sono tanti elementi, studio del prodotto, marketing, design..è complesso, difficile, altrimenti il rischio delusione è dietro l’angolo
un abbraccio
Ciao Zoe,
mi spiace leggere che la tua esperienza non sia positiva. Personalmente, come fondatrice di C+B e instancabile divulgatrice di storie di freelance e artigiani, sono felice di poter dire che le storie a lieto fine sono tante e non necessariamente legate e grandi investimenti.
Spero che leggendo i consigli di Francesca dispensa gratuitamente qui su C+B tu possa ritrovare la fiducia nelle piattaforme online che sono un ottimo modo per vendere le proprie creazioni online.
Ogni storia è diversa e non tutte sono a lieto fine: d’altra parte la libera professione non è per tutti, quindi non credo sia giusto accanirsi, soprattutto investendo in operazioni che non hanno ritorno.
Inoltre, mi piacerebbe leggere cosa proponi tu come alternativa e non solo commenti disfattisti.
Grazie
Francesca
Non credo sia l Italia, ho girato tanto. Ho letto tanto. Le cose sono cosi ovunque. Il tutto è fatto x mangiar soldi e nient altro. O hai le spalle coperte e investi un bel po in tante cose: marketing carissimi, grafica da superprodotto, pubblicita seria oppure ” non credeteci” ! Sveglia. Tanto prima o poi crollerà e rimarranno i grossi.
ciao Zoe,
se parliamo di cultura dell’handmade in Italia siamo ai minimi storici, la gente svende le cose che fa per pochissimi euro, è tutto a livello molto amatoriale e di conseguenza il pubblico non ha considerazione di questo settore
ultimamente ci sono stati dei miglioramenti, ma a mio parere la direzione nella quale si sta andando non è comunque quella giusta, a partire dai prezzi imbarazzanti che il 99% delle creative mette e dall’omologazione nella quale si sta piombando
a parte questo conosco creativi che in America, Francia, Inghilterra ecc. sono riusciti a creare un business senza investire capitali da capogiro, ma la mentalità è diversa a prescindere
in Italia nemmeno internet è sufficiente a distruggere la cultura delle spintarelle, dei sotterfugi, della gente leccapiedi che ti ruba le opportunità ecc.
le piattaforme come Etsy sono strumenti per la vendita e come tali devono essere considerate
gli sforzi vanno concentrati altrove
marketing, grafiche ecc non sempre servono
ci sono aziende che pagano social media manager incapaci che sono capaci solo di spammare, pubblicare foto omologate viste e straviste, i super siti se non comunicano nulla restano li, senza attrarre nessuno
non è necessario investire dei capitali, basta saper cogliere quel qualcosa che piace, che affascina
non tutti hanno un vero talento, non tutti hanno l’idea in più, magari bisognerebbe riconsiderare questo
tra le migliaia di prodotti handmade che vedo quotidianamente, il 99% sono cose banali e senza idee interessanti, a volte virtuosismi tecnici che di per sè non sono certamente sufficienti per fare la differenza
non dimentichiamoci che il design è una materia che si studia, chi vuole fare il designer deve studiare
vorrei confrontarmi con altri creativi che come me da anni cercano invano di portare avanti la proprio attività senza ottenere nessun risultato
scrivetemi perfavore sarocrea2017@gmail.com
ciao
Zoe se hai voglia scrivimi sarocrea2017@gmail.com anche per me è come dici tu, confrontiamoci
ciao
Ti ho mandato una mail. Mi fa piacere parlare e confrontarmi. A presto
non so dove abbiate preso i dati per affermare certe cose ma non sono per niente d’accordo
il futuro è certamente online, le nuove generazioni crescono a pane e tablet, la tecnologia ormai è parte integrante della nostra vita e indietro non si tornerà
non so magari voi pensate di continuare a fare business ai mercatini o vendendo al the con le amiche del paesello o magari da clienti pensate ancora di fare affari al mercato rionale, ma cara grazia gente, evolvetevi! siamo nel 2017, le aziende investono ormai sempre di più sul web, l’abbattimento dei costi di uno shop online non ha paragone con il commercio fisico
Etsy in crisi ? ma quando mai, la possibilità di scoprire talenti ai 4 angoli della Terra è una cosa straordinaria, ormai con i corrieri si può ricevere un pacco dall’altra parte del mondo in pochissimi giorni, mi spiegate per quale motivo tutto questo dovrebbe finire?
il futuro del business è su internet, i dati parlano chiaro, i numeri che si fatturano sul web con un minimo di furbizia e capacità, anche
marketing? grafiche super? ma guardate i blogger, gente che ha iniziato postando foto fatte con la macchinetta da 2 megapixel e i vestiti low cost e oggi fattura milioni, furbizia e lungimiranza, su internet ci vuole solo questo, invece di criticare provate a mettere veramente in pratica i consigli che ci sono scritti per esempio su questo sito
certo che costa fatica, ma questo vale per tutto!
. Beata lei che ha successo. Noi siamo dei poveri cretini falliti
E poi sa perche i piccoli non hanno successo? Il web funziona e funzionerà ma non per i piccoli imprenditori/creatori/aziende ecc perche quando hanno un sito, si posizionano in 10ma pagina e nessuno li trova e x farsi trovare devi pagare google e finche paghi ti visitano ( non vendi, ma hai solo visite) e quando smetti di pagare ritorni nel nulla. Il web va x chi ha le finanze x farlo.Zalando & co hanno investito parecchio e x loro funziona e funzionerà. Si legga le recenti opinioni e commenti su come sta andando Etsy ma soprattutto come sta cambiando Etsy. Etsy vende si, ma i new entry no. Si legga lo scomodo Viasetti, che spiega cose che non vorremmo mai sentirci dire( io ci litigai un anno fa ma purtroppo ora capisco che aveva ragione e l ho imparato sulle mie tasche) Non tutti andiamo a fare i mercatini, non tutti rimaniamo provinciali e chiusi. C è chi ha provato in vari modi e comunque questa è la mia opinione fatta a mie spese: il web funziona x le grandi realtà, ormai x i piccoli è saturo.
Se sei la fondatrice puoi sbattermi anche fuori, ma dovresti accettare che esistono tante storie che sono andate male. Tempo al tempo e vedrete che ho ragione. Non ne sono contenta, non ne vado orgogliosa. Anzi ci ho rimesso tanto e vedo che ci dono tanti come me. Non sono x forza disfattista ma ricorderete questi commenti. Purtroppo. Con tanto dispiacere, fatica,spesa, speranze svaniteiGuarda che è dura da mandare giù e non mi diverto ad ammettere il fallimento. Le cose stanno cambiando. La maggior parte dei piccoli imprenditori chiude entro il primo anno. Leggete i giornali, informatevi su internet ma non vendete illusioni. Auguri a tt
non vendo niente e non creo nulla e non sono la creatrice di questo sito
mi pare piuttosto che qui si stia parlando di cose che non c’entrano tra loro
lei mi cita degli articoli che parlano di persone che hanno investito cifre astronomiche per creare degli ecommerce, nella speranza di ottenere in questo modo dei guadagni
io invece mi riferisco invece a due tipologie di persone
-persone qualificate, cioè persone che non si sono inventate da un giorno all’altro un mestiere per tirare a campare, parlo per esempio persone laureate in Design o grafica, artigiani che hanno fatto delle scuole serie eccetera, persone quindi che approdano sul web non per inventarsi una professione, ma per vendere i propri prodotti anche online allargando il giro o semplicemente per promuoversi
-hobbisti e artigiani per passione, persone che hanno hobby e che cercano di organizzarlo per farlo crescere sempre di più fino a farne un piccolo lavoro, anche per arrotondare volendo
non credo che nessuna di queste persone ambisca a diventare il nuovo Zalando, ma poi cosa c’entra Zalando? Zalando è un ecommerce che ospita tanti brand, al massimo le tipologie di creativi che cito io possono ambire alla rivendita su questi siti, è molto diverso
di creativi emergenti il mercato non sarà mai saturo, a patto che si parli di persone qualificate o con idee molto interessanti
Etsy non funziona più? vorrà dire che nascerà qualcosa di nuovo, internet funziona così, da sempre
anch’io penso che si stia facendo molta confusione
su Cpiub si parla di creativi, più o meno qualificati come sottolinea giustamente Franca, che hanno bisogno di dritte e consigli su come valorizzare il proprio lavoro e farlo crescere per quanto possibile
nel caso dei qualificati, visto che mi occupo di moda, posso dire che un emergente per ciò che concerne l’online ha bisogno solo di un portfolio e niente di più, se proprio vuole vendere autonomamente un sito come Etsy o qualsiasi altro simile, è più che sufficiente, per il resto ci sono mille altre cose da considerare, ultima tra tutte quanto piaci a google
nel caso degli hobbisti credo sia importante sottolineare che un hobby è un hobby, per caso si può trasformare in una professione, ma non è la regola, fare le cose comunque in modo elegante e organizzato non fa mai male a nessuno, ma tentare la fortuna con creazioni artigianali, magari pensando di sostituire il lavoro o vivere di quello, allora sì è azzardato, ma lo sarebbe stato anche 50 anni fa per dire eh..non c’entra niente internet
il sito di Viasetti invece parla di vero e proprio commercio online, di gente con Partita Iva, imprenditori, cifre da capogiro, non credo proprio che sia quello il target di questo sito o di Etsy
saluti
Mi pare che lei non ha le idee chiare. Tempo al tempo e vedrà ( con dispiacere lo dico)
le idee le ho ben chiare, dal momento che insegno Fashion e conosco bene le dinamiche del mio settore
anche il settore hobbista lo conoscono bene
lei ha un titolo di studio nel settore? sono curiosa
saluti
No io sono laureata in discipline umanistiche.Nella mia vita mi sono occupata di commercio per parecchi anni.
Ho un hobby / passione da decenni apprezzato da molti. Ho fatto il “passo “( se così si può dire) che tutti mi consigliavano di fare e che desideravo tanto.
Ho investito molto tempo come tutti d altronde. Ho avuto un sito in molte lingue, ero e sono su Etsy, su ebay,
Ho provato con i blogger e in altri vari modi.
Quando pagavo google x la pubblicità il numero dei visitatori era sorprendente. Appena smettevo di pagare mi trovavo in 10ma pagina con 3-4 visitatori al giorno. Demoralizzante.
Soldi buttati , fatica, tanta stanchezza e delusione.
Parlo e ho parlato con molti ” esperti” del web. Questo è il problema del “momento” ( anche se non è del momento in realtà). Lo dicono tra i denti. Ovvio che ci perdono ammettere che le cose non vanno x i piccolissimi. Ma molti iniziano ad ammetterlo.
si possono seguire diligentemente tutte le regole che vuoi ma se poi si vende una cosa che nn funziona e nn ha mercato, qualsiasi sforzo sarà inutile, molto spesso leggo tante lamentale e poi il problema è tutto nel prodotto, per svariate ragioni
su Etsy, come ovunque del resto, ci sono cose che vendono parecchio e non dipende solo dalle solite regole (seo, tag.), semplicemente sono cose ben fatte che hanno mercato e piacciono, raramente ho visto un prodotto ben confezionato, studiato e presentato, restare invenduto
se l’ambizione è quella di mettersi in competizione con realtà enormi poi credo sia una partita persa in partenza, logicamente
Mettersi in competizione con realtà enormi è da stupidi.
Forse lei non ha capito: io (e non solo io) dico che il web ormai funziona x le grandi aziende. I piccoli sono destinati a non avere visibilità ne poi vendite ( correlate).
Poi sicuramente bisogna avere veramente un po di talento, un po di idee innovative , capacita vere nella creazione di un prodotto e curarlo in ogni suo particolare e presentarlo bene. Se no stiamo parlando di niente
Personalmente acquisto molto da Etsy e da siti di artigiani e hobbisti proprio x cercare di dare un sostegno economico e morale.
Ho appena comprato degli orrecchini bellissimi. Purtroppo sento solo lamentele
Cara Zoe, viviamo evidentemente in mondi diversi, io conosco tanta gente che ci campa con internet, eppure vive in italia, eppure non ha avuto spintarelle né spalle coperte, anzi, spesso sono persone partite da situazioni svantaggiate. Ognuno vede la realtà deformata dalla lente delle proprie esperienze, voglio solo dirti che mi dispiace che tu sia stata vittima di raggiri e truffe (per google spesso non bisogna spendere soldi se non per fare un sito ben ottimizzato SEO) e che chiaramente la tua esperienza è stata molto negativa. voglio anche però dirti che la TUA verità non è quella di tutti, io e molte persone che conosco (comprese tutte le autrici di questo blog), possiamo infatti testimoniare l’esatto contrario di quanto tu racconti. Ti faccio un grande in bocca al lupo per il tuo futuro!
m dispiace ma non sono per niente d’accordo, la tua esperienza negativa non è ovviamente un caso isolato, ma dire che il web funziona solo se sei un megastore è una visione obsoleta e non corrispondente alla realtà, mai come oggi internet offre tante opportunità
conosco tante persone che ci campano e non sono certamente Zalando né hanno innvestito capitali
capisco che dopo questa delusione sia difficile rimettersi in gioco, purtroppo internet è pieno di trappole e di personaggi che danno cattivi consigli alle persone
avviare un’attività decente come hobbista, tra sito web, shop, seo, foto decenti, social, identity ecc. oggi non costa più di poche centinaia di euro
partire in quarta con un sito multilingue o costose campagne pubblicitarie non è la soluzione e non è detto che funzioni
c’è gente che vende bene solo con un profilo instagram ben gestito
ti hanno consigliato male e ti hanno fatto buttare via dei soldi, questo di sicuro, spero davvero che tu possa trovare l’entusiasmo iniziale per dare un nuovo slancio alla tua creativtà, se hai una passione sarebbe un peccato sprecarla così
Salve, sono un venditore Etsy da 2 anni e ho venduto pochissimo. Mi leggerò con attenzione gli altri tuoi articoli sull’argomento vendita e Etsy. Vorrei fare una indagine di mercato per capire chi e quanti sono i compratori su ETSY e quanto sono disponibili a spendere per i miei articoli, ma ETSY si é rifiutata di fornirmi statistiche di qualsiasi tipo (vaga risposta, nessuna risposta). Ho una curiosità: quanti sono i veri compratori, cioé i non venditori etsy che comprano da venditori etsy? il mercato di etsy é enorme e forse non rischia di essere “drogato” da questa eventuale anomalia, ma penso che valga la pena saperlo, per valutare meglio, perchè il mercatino sotto casa mia, per fare un esempio, vive con gli abitanti locali e non comprandosi reciprocamente la merce tra i banchisti e non sporadicamente. Hai qualche suggerimento per ottenere statistiche?
Grazie per il tuo lavoro! Sto mettendo nei Preferiti i tuoi articoli
Carlo Pietraforte di WhalesinaBox
Ciao Carlo, no Etsy non rilascia dati scorporati per paese, ma su Etsy ci sono 27 milioni e passa di acquirenti (trovi qui il dato https://www.etsy.com/it/about/?ref=ftr), conosco tante persone che appena hanno iniziato a fare le cose come si deve (foto, SEO, descrizioni, ecc). se vuoi vendere su etsy consideralo un lavoro, ovvero devi investire del tempo per imparare ad usarlo e fare le cose che vanno fatte, e comunque bisogna anche promuoversi sui social, etsy non basta più. ci sono tante attività e non è sufficiente mettere online i propri prodotti perché si riesca a vendere!
Grazie per il link! Avevo letto la presentazione nel 2014 e di quello che è scritto non ho motivo di dubitare. Ma quello che è scritto è scritto benissimo (frutto di psicologi, esperti di marketing, valorizzatori di risorse umane), per vendere Etsy e non i prodotti degli iscritti. Guadagno condiviso? Vero. Ma forse non del tutto. Ricordo che Etsy è stato quotato in Borsa e il guadagno è lì, per gli azionisti grandi e piccoli. In gergo finanziario i piccoli azionisti come vengono chiamati ? ah, sì “parco buoi”. Come ci chiameranno noi iscritti venditori? Due anni di tentativi costanti, anche se non a tempo pieno, mi hanno reso cauto nell’accettare quello che è scritto per come è scritto. Sono consapevole che ho ancora tanta strada da fare per rendere accattivante il mio negozio virtuale, le fotografie ben fatte (e lo sono solo quelle professionali a pagamento, lo so perché me ne sono avvalso in altri tempi), prezzi equi ma competitivi. Etsy suggerisce di costruire il prezzo aggiungendo a tutte le spese di produzione il guadagno che vogliamo per noi, inteso come nostro tempo di produzione retribuito. Se il mio tempo fosse quello di un operaio i miei item dovrebbero mediamente costare sui 200 euro ciascuno oltre i costi dei materiali, benzina ecc. Se fossi una baby sitter dovrebbero costare sui 70 oltre i costi e senza contare l’ideazione, il tempo per lo sviluppo dell’idea, la progettazione al tavolo da disegno, la costruzionde primo modellino in scala, la costruzione del prototipo in scala naturale, la fotografia del prototipo, la redazione delle istruzioni di montaggio, il confezionamento del pacco postale, l’ora di attesa per la spedizione, il pagamento di cifre esorbitanti per la spedizione, il monitoraggio della spedizione, le mail al compratore.. In giro ci sono oggetti venduti a 18 euro, che non coprono neanche i miei costi vivi. Non sono lontanamente paragonabili ai miei (i miei sono più belli e fascinosi), ma questo é. 18 euro non sono prezzi da dumping, semplicemente sono prezzi da produzione industriale o semiindustriale.
Etsy guadagna 3,5 % (che poi è un po’ di più) su 100 pezzi da 100 dollari ciascuno o su 10.000 pezzi da 10 dollari ciascuno?
Ecco l’apertura ai prodotti di serie anche se piccola (ma chi lo può giudicare quanto é piccola?). Ecco l’apertura ai prodotti digitali (io ti dico tu fa) perché sembra che anche questo sia artigianato.
Poi c’è l’apologia della condivisione delle esperienze e delle informazioni per una crescita individuale insieme a una crescita globale di Etsy, e accanto ad essa la possibilità di scavalcare tutti pagando una somma aggiuntiva a Etsy per essere messo alla prima pagina di ogni se non erro 25 pagine di listato, acquistando visibilità su tutti non per “merito” ma per denaro.
Ringrazio quelli di Etsy per essersi inventati e realizzato un sistema di guadagno cui posso partecipare come venditore, ma pur senza essere così pessimista e sentirmi così frustrato come efficacemente esprime ZOE, non sento più per me stesso quell’entusiasmo e fiducia che trasudano dalla presentazione assertiva che fa Etsy per vendere sé stessa.
Etsy funziona (lo dimostra che stiamo qui a parlarne) ma rimane sempre il mio problema di abbattere i costi di produzione e di aumentare le vendite quel tanto da alimentare la voglia di proseguire, smettere di essere in perdita, cominciare a essere in attivo, guadagnare quanto reputo che sia equo per le energie e il tempo profusi. Da qui la richiesta di statistiche
Grazie sempre per lo spazio concessomi
Carlo
Agli amici e amiche che vorranno leggermi.
Mi avvedo, quando scrivo del 3,5% , che esprimo talmente male il mio pensiero da renderlo incomprensibile o peggio. Riscrivo nella speranza di essere comprensibile. ” Etsy – che guadagna il 3,5 % (che poi è in realtà 8% per valori di 100 euro e 15,5% su valori di 10 dollari) su ogni vendita – incassa più con la vendita di 100 pezzi da 100 dollari ciascuno o con la vendita di 10.000 pezzi da 10 dollari ciascuno?””
Approfitto per esprimere un’altra osservazione e fare alcune richieste alle gentili – oso dire – amiche che mi hanno preceduto in questo spazio.
Tutte hanno commentato accennando talvolta genericamente a cifre e prezzi per descrivere una situazione o rafforzare il proprio pensiero. Sono del parere che quando si parla di vendere, guadagnare, spendere, perdere denaro con quel che consegue come stato d’animo e qualità di vita ecc. sarebbe un aiuto per tutti (e ovviamente per me) dare delle cifre il più possibilmente circostanziate. Faccio un esempio – assolutamente non per criticare, sia chiaro – . Con “25 milioni di acquirenti attivi” si intende 25 milioni di iscritti non venditori che acquistano dai venditori? oppure si intende 25 milioni di transazioni dietro i quali sono forse, mettiamo, 250.000 acquirenti che hanno acquistato 10 oggetti ciascuno? I 25 milioni di transazioni si sono avuti dal 2005 ad oggi (cioé mediamente 2,5 milioni di transazioni l’anno nel 2016 oppure sono 25 milioni di transazioni annue? Se i venditori sono 1,6 milioni, secondo come intendiamo le cifre, parliamo di forse 1,6 vendite per ciascun venditore oppure di 16 vendite per ciascuno? Si vede bene che la prospettiva cambia secondo i casi e anche la disposizione di ciascuno di noi potrebbe cambiare radicalmente.
Cosa si intende per investimenti non da capogiro?. Conoscere un ordine di grandezza delle somme sul tavolo e quale tipo di impresa esse hanno felicemente finanziato sarebbe d’aiuto per valutare le forze necessarie da metter in campo. Io per esempio finora ho investito (diventeranno perdite non appena chiuderò), all’incirca e a mente, 2.000 euro in 2 anni, e mi sembrano un investimento non da poco e senza valutare il tempo speso. secondo le informazioni fornite potrei decidere di chiuderla qui rassegnandomi alla perdita oppure continuare.
Grazie per l’attenzione
Carlo
Carlo scusa ma stai facendo filosofia, i numeri altrui non possono darti le certezze di vendite TUE, perché il TUO vendere dipende da tanti fattori: il tuo prodotto ha mercato? e come lo presenti? fai pubblicità? io conosco persone che su Etsy vendono tanto, e altre che vendono poco. ti assicuro che la differenza di solito è nel prodotto + comunicazione + costanza.
Detto ciò, nessuno ti obbliga a vendere su Etsy, puoi andare su Amazon (prova a chiedere a loro i dati) o farti un sito tuo. Ognuno deve trovare il proprio modo, non ci sono formule certe per nessuno!
Se ci fossero, saremmo tutti ricchi.
Infine, mi sono permessa di guardare il tuo negozio, tre aspetti che già vedo che non vanno sono foto, SEO e pochi prodotti. Risultato di ciò è che non vieni trovato o, quando esci nei risultati di ricerca, non cliccano sul tuo prodotto.
Foto, seo e pochi prodotti. Queste sono informazioni utili. Grazie!
Carlo
Ma io non ho mai parlato di raggiri o truffe.
Mai.
Ho detto qualcosa di diverso. Se sei piccolo non ti vedono e devi pagare x farti vedere. Ho detto che è un fatto che i “webisti” ( termine sbagliato) non lo ammettono.
Non sono stata truffata. Ne raggirata.
Funziona così perche siamo in troppi e chi ha da investire ce la fa.
Ma l ho scritto tante volte,
PAGHI= VISIBILITÀ
Cara Zoe, se ti hanno fatto pagare tanti soldi per essere nei primi posti di google ti hanno raggirato e truffato, perché ti assicuro che per riuscire non funziona come dici tu, ci sono tanti che riescono con investimenti minimi.
tu hai questo punto di vista, io ho il mio, come dicevo, ognuno la sua verità! tralaltro renditi conto che stai facendo questi commenti su un sito in cui scrivono donne che vivono di attività sviluppate online, tutte piccole imprenditrici, tutte che usano internet, tutte che ce la stanno facendo con le proprie forze. possiamo andare avanti per eoni, chiaramente tu la vedi così, ma ripetere la tua verità non la rende più vera. Ancora una volta mi dispiace per questa tua amarezza e disillusione.
ci sono persone che vendono solo con il profilo Instagram per dire…c’è una ragazza che fa pochette carine e ben fatte che si fa pubblicità solo con IG e ha successo a quanto pare
imbarcarsi in costose campagne, siti multilingua (inutili) è una visione antica del web
Siamo in democrazia e ognuno può esprimere il proprio parere. Comunque mi sono stancata di far capire cose che non si vigliono accettare. Auguri e saluti
aggiungo un’ultima cosa, per quanto riguarda il SEO e la dificoltà di farsi trovare, io che non sono nessuno sono riuscita ad essere in prima pagina google search con un semplicissimo blog da me interamente gestito (costato in totale tema+hosting sui 50 euro) su notizie che avevano pubblicato già testate nazionali e siti molto famosi
lo stesso per altri articoli da me scritti su argomenti di interesse generale o foto di alcuni oggetti, sono riuscita a farmi trovare da google immagini con il solo uso del giusto nome del file immagine e si trattava di termini di ricerca davvero molto comuni
il tutto senza pagare 1 euro google e senza pagare nessun “guru” della comunicazione
😉
Ma se io volessi vendere in europa, il sito multilingue non è di moda?? In inglese ovviamente perché è la loro ngua internazionale ( ma fino a li ci sono riuscita da sola) poi ho voluto tradurlo in altre lingue e x fortuna me lo hanno fatto amici che ho in europa( uno scambio di favori insomma) ho fatto male?sono fuori luogo?
questo discorso non sta in piedi per due motivi, uno è che i piccoli solitamente dovrebbero impegnarsi al massimo per differenziarsi dai grandi, perciò se sono un’artigiana che crea mettiamo per esempio **abbigliamento in cotone biologico tinto naturalmente**, già mi sto collocando in una nicchia ben precisa e con ulteriori specifiche non sarà poi così difficile trovarmi, posizionarsi su google non è difficile, bastano poche accortezze, lo vedo con il mio blog di cucina, nemmeno con il dominio personalizzato
oggi internet premia i siti specifici secondo me, bisogna differenziarsi al massimo per farsi trovare
secondo motivo per cui questa visione secondo me è irrealistica è che non rispecchia l’abituale prassi di shopping online del cliente medio
io ora vi farò un esempio molto pratico, raccontadovi esattamente quello che succede quando devo comprare una cosa online
****sto cercando una cuccia per gatti*******
digito su google cucce per gatti
come primi risultati mi compaiono inserzioni di siti grossi (tipo quelli di cui parla Zoe) e non clicco su quei siti perchè sono alla ricerca di una cuccia particolare e so che spesso cliccando quelle inserzioni non trovo quello che cerco, il motivo? perchè queste aziende spendono molto per venire pubblicati sempre, ma spesso s’infilano anche dove non dovrebbero, dopo un po’ che lo capisci, non ci clicchi nemmeno più
dopo aver guardato un po’ i risultati, faccio una ricerca con google immagini, aggiungo alla ricerca il termine rosa, quindi sto cercando una cuccia per gatti rosa
dalle immagini mi faccio un’idea, inizio a capire quali marche o negozi possono avere il tipo di cuccia che sto cercando (e quasi sempre non sono i negozi più assidui nel comparire tra i primissimi risultati), non mi fermo alle prime pagine, ma scorro tutti i risultati fino a quando non trovo qualcosa che mi attira
da lì cliccherò sui vari siti
il sito che sceglierò non sarà soltanto scelto in base all’articolo che m’interessa, per esempio se il sito si presenta particolarmente attraente, originale e diverso, sarà facile che mi affezioni a quel sito e che magari nel carrello ci finisca anche altro articolo, magari divento fan, scopro una marca particolare e divento cliente fissa, al contrario se il sito è brutto e poco accogliente sarò scoraggiata dal comprare
ma può anche capitare che questo non succeda e scelga un tipo di acquisto diverso
per esempio trovo la cuccia dei sogni su un annuncio di quelli tipo bacheca e decido di volere a tutti i costi quella cuccia oppure ancora
sto cercando una cuccia fatta a mano? provo sui marketplace dell’handmade, io sono in Italia e quindi naturalmente preferisco che l’articolo mi arrivi dall’Italia e per questo motivo è comprensibile, mettendosi nei panni altrui, che uno straniero magari non abbia voglia di comprare da noi che siamo in Italia, per cui potrebbe essere (non lo so con certezza) che convenga davvero puntare sul mercato locale!
ma proseguiamo con l’esempio
decido di voler sondare il territorio estero delle cucce per gatti
allora digito su google pink cat bed (uso l’inglese visto che abbiamo dato per scontato che sia la lingua internazionale)
mi escono moltissime cucce, la qualità dei risultati è superiore rispetto a quella trovata in Italia, sia come varietà di articoli, che come presentazione
tra i tanti risultati ne trovo parecchi anche di Etsy, mentre nella ricerca italiana non ho trovato risultati dai marketplace
adesso non ho che l’imbarazzo della scelta per la mia cuccia rosa, ammesso che decida di comprare dall’estero
ora navigo sui siti e valuto i prezzi, il tipo di sito e così via
adesso posso dire che
**in Italia in generale il web è molto meno saturo rispetto al resto del mondo, da ciò deriva che se vendo cose di alta qualità che si sanno distinguere ho molte probabilità di farmi notare più rapidamente
**il web globale è estremamente più saturo e pieno di competizione, posso davvero farcela ad emergere? oltretutto scrivendo in una lingua che non è la mia madre (a meno che non assuma un traduttore professionista che mi scriva gli articoli sul blog per esempio, visto che abbiamo dato per scontato che il blog sia uno strumento essenziale per farsi conoscere e trovare da big G.)
**quello che spinge un consumatore a scegliere un sito e non un altro è la sensazione che quel sito trasmette, la sua originalità, la navigabilità, la sensazione di essere a casa (questo almeno vale per me)
**le fotografie sono importanti ma non devono essere per forza foto convenzionali, quello che deve fare una foto è attrarre la mia attenzione in qualche modo, ma deve essere una bella foto, non si scappa
**se sono in Italia il mio massimo è trovare un sito italiano che venda cose belle, per pigrizia e per comoditò preferirò sempre comprare nel mio Paese
l’articolo, il prodotto ovviamente ci deve essere! un sito bellissimo ma che non ha quello che trovo non andrà bene (anche se magari lo prenderò in considerazione ugualmente per altre cose!)
questo è quello che accade normalmente ad una persona normale come me, che fa abitualmente shopping online, non sto dicendo che sia il campione unico e ideale, però sono sicura che tantissime altre persone si comportano come me quando comprano online
che cosa sarebbe successo se fossi stata cliente fissa di un sito che rispecchia i miei gusti? sarei andata direttamente su quel sito! ma avrei comunque sondato il web in cerca di alternative
ricordiamoci poi che se faccio cose uniche non esiste la competizione a livello di prezzo, cioè non si tratta di trovare chi vende la stessa cosa al prezzo più basso, se invece cerco qualcosa di una marca specifica può darsi che cerchi il sito che la vende a meno, ma a volte mi capita anche di scegliere un sito che costa qualcosa di più ma che preferisco per le ragioni di sopra
come potete vedere SCUSATE IL PAPIRO!!!!! essere primi nelle ricerche, avere le grafiche paura, non vuol dire niente, voi come venditori dovete intercettare le esigenze di me cliente e rispondere a quelle nel modo che più vi sembra opportuno, dovete conoscere benissimo me come cliente e saper prevedere il mio comportamento, oltre che conoscere di cosa ho bisogno in quel momento!
per questo ci sono articoli che nessuno compra, perchè nessuno li vuole, semplice
adesso sono tornati di moda, quindi non fa più testo, ma nel 2002 se mi fossi messa a vendere felpe color fluo e fuseaux anni ’80 sarei fallita dopo una settimana!
ugualmente ci sono cose di cui abbiamo le tasche piene (perdonate l’espressione!!!!!!) tipo cose che cioè BASTA dai, i negozi di handmade straripano di cose uguali presentate in maniera uguale o cose che mettono tristezza solo a guardarle per quanto sono fuori dal mondo, magari cambiare un po’ e vedere cosa va non farebbe male!
CIAO
FRANCA
pienamente d’accordo con Franca
chi paga tanto per comparire sempre al primo posto non ha quasi mai quello che cerco, è una tecnica aggressiva ma alla fine dei conti controproducente, puoi cercare di importi come ti pare sui piccoli, ma se poi clicco e trovo un sito che non c’entra con quello che sto cercando, preferisco spulciarmi 20 pagine di risultati di siti minori ma che hanno quello che cerco
Zoe certo che siamo in democrazia, ma mi pare che tu non stia nemmeno discutendo con noi, hai la tua idea e da quella non ti schiodi, tutti commettiamo degli sbagli, l’importante è rialzarsi, mi pare che qui lo stiamo dicendo per te, alla fine la realtà dei fatti dimostra il contrario di quello di cui ti sei convinta o di cui parlano certi personaggi
ciao ciao
non è che hai fatto male ma il sito multilingua va bene se sei Chanel, se sei un hobbista sconosciuto è completamente superfluo
la versione inglese basta e avanza, ma se leggi bene le storie di chi ce l’ha fatta, nessuno è partito vendendo genericamente “all’estero”, per Europa cosa intendiamo? ogni nazione è diversa, ha gusti diversi, un mercato diverso, quando si studia un prodotto la prima cosa da fare è definire un target anche in base al Paese dove vuoi vendere, un prodotto che funziona in Italia non è detto che funzioni anche in Germania o in Francia per fare degli esempi
solitamente si punta sul mercato locale e poi eventualmente ci si allarga, ti posso garantire che funziona così
perchè vendere in Europa? in Italia ci sono altrettante possibilità, conosci bene la lingua, conosci i gusti delle persone, puoi scrivere un blog efficace, in più da noi c’è poca concorrenza, a mio avviso è molto più facile emergere
non conoscendo i tuoi prodotti mi risulta molto difficile inquadrare la tua situazione, se vuoi possiamo dare uno sguardo per capire meglio
un’altra cosa che le persone che probabilmente ti hanno dato consigli e non ti hanno detto, è ignorare tutto quello che sta dietro alla distribuzione (anche internazionale di un prodotto) quindi stampa specializzata, fiere di settore, distributori, rivenditori, negozi fisici, internet non è tutto, quando si parla di prodotti fisici ci deve essere anche un riscontro nella vita reale
Penso che anche lei sia stanca. Non ha senso perdere tempo e far perdere tempo. C è troppo da dire. Troppe cose. Innumerevoli risposte. Buon lavoro.
io non sono ffatto stanca, lei non vuole ascoltare, per cui sto perdendo il mio tempo ma perchè non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire
le auguro un buon proseguimento
Io non l ho offesa.
ho forse detto questo? non mi pare proprio
saluti
Volevo essere costruttivo e per me essere costruttivi significa dare informazioni, elaborare informazioni. Ma ci sono anche il proprio carattere e le proprie “debolezze”. Non posso fare a meno di dirlo: sono grato in maniera “tranquilla” per le informazioni offertemi da tutti i partecipanti al blog moderatrice compresa, sono grato “a denti stretti” quando vengo informato che faccio “filosofia”.
Tutta la prima parte di entrambi i miei commenti di questa notte era un tentativo di chiarire quanto, per me, è di maggior aiuto agli altri e a sé stessi essere meno generici riguardo i soldi. Coerentemente ho dato cifre dalla mia esperienza in Etsy e se considerazioni riguardo le cifre della presentazione di Etsy sul piano strettamente fattivo possono non interessare in quanto “speculazione teorica”, a chi si affaccia per la prima volta al mondo Etsy e non ci si è ancora iscritto, è di qualche aiuto, per fare i i propri ragionamenti, sapere che Etsy trattiene per sé, da ogni transazione, una percentuale sul valore dell’oggetto superiore al 3,5% (che è una ma non l’unica voce componente le trattenute) ed è confrontabile con le percentuali che chiedono i commercianti tradizionali in caso di vendita dei propri articoli esposti nelle loro vetrine.
Mentre scrivo, leggo Nunzia e la ringrazio e mi confermo nella convinzione di essere stato utile a me stesso e spero anche ad altri, seppure minimamente. Ora conosco un procedimento per farsi conoscere e quanto può costare, leggo tutta una serie di opportunità che non mi erano venute in mente e, chissà? forse non erano e non sarebbero venute in mente ad altri che leggono o leggeranno.
Conoscere un poco più nel dettaglio una esperienza di ecommerce, cioè cosa intendeva vendere, con quali passi ci è riuscito, quanto capitale iniziale ha investito mi pare che aiuti molto a intraprendere con consapevolezza, l’entusiasmo è buono e anche rompere gli indugi (io ho fatto così), ma se non vedi il burrone può darsi che non lo eviti. Lo so benissimo che non c’è la ricetta. Andarmene da Etsy? Perché? Faccio filosofia.
Ottime provocazioni. Grazie
Carlo
grazie a te Carlo, penso che le tue creazioni siano molto interessanti e da come scrivi hai sicuramente una fantasia ricca e un mondo variopinto da comunicare, tutti punti a tuo favore che sono sicura riusciranno a farti avere il giusto riconoscimento
Ciao Nunzia, anche tu con la tua fiducia nelle mie capacità mi sei di sprone e conforto. Vorrei iniziare una corrispondenza con te sugli argomenti da te esposti in questo blog. Capisco che hai visitato il mio negozio dunque, se vuoi, scambiamoci le mail per tramite dei contatti Etsy.
Carlo
ciao Carlo,
purtroppo non ho un profilo su Etsy, posso contattarti dai recapiti del tuo sito (su etsy c’è la tua mail?)
ciao a tutti,
ho letto con attenzione tutte le risposte, vorrei ringraziare Nunzia per aver scritto delle cose utilissime per chiunque leggerà (anche se la gratitudine e l’educazione non sono doti di tutti)
penso che per riuscire siano necessarie tanta umiltà e capacità di autocritica, come ha giustamente sottolineato Nunzia, spesso chi si lamenta propone cose che sono difficilmente vendibili, curando aspetti secondari senza capire che quello che non va è il prodotto in sè, ma come dice Nunzia, noi non sappiamo di cosa stiamo parlando, quindi questa è una considerazione del tutto generale e generica
per quanto riguarda due cose vorrei esprimere la mia opinione, primo il discorso della concorrenza dei grandi siti, a me pare che questa cosa non abbia senso e più ci penso più trovo sia fuori luogo in questo contesto, se io per esempio sto cercando creazioni artigianali, cosa me ne dovrebbe importare dei siti tipo mega che propongono invece articoli di brand industriali? è l’esatto opposto, saranno proprio i siti di nicchia, quelli da scovare in fondo alle pagine di ricerca ad interessarmi, è logico che se io sono una creativa dovrò rivolgermi ad un pubblico di persone che apprezza queste cose, inoltre sottolineo il fatto che noi clienti non siamo tutti stupidi, sappiamo riconoscere molto bene le strategie di marketing convenzionale, non è un caso che ultimamente le tendenze del marketing più aggiornato siano indirizzate verso il “human to human”, infatti non mi stupisce il fatto che una ragazza che crea pochette e posta semplici foto su Instagram venda di più di un sito tradotto in 5 lingue e pubblicizzato attraverso canali più o meno tradizionali, perché è così che funziona il web oggi
chi ha detto poi, come si legge sui tanti siti che parlando di queste cose, che noi clienti siamo superficiali e ci fermiamo alla prima pagina di risultati? se sono alla ricerca di una cosa specifica sono anche capace di sfogliare 20 pagine di ricerca fino a quando non trovo quello che mi piace
L’efficacia degli annunci è notevole se si offrono dei servizi, ma per chi sta cercando il prodotto particolare e si lascia trasportare dalla fantasia un po’ meno
comprendo quanto bruci il pensiero di aver buttato soldi e tempo, ma le nuove frontiere di internet se ben sfruttate offrono davvero tanto, basta sapere dove guardare e fare attenzione a chi ascoltare, soprattutto prima di mettere mano al portafogli, so che a volte si pensa di fare le cose al meglio e per questo si spende, ci si rivolge a professionisti del settore, io invece credo che l’ingegno e l’originalità a 360 gradi vincano sempre, senza bisogno di seguire sentieri tradizionali
Ciò che ha scritto Nunzia in merito alla distribuzione degli articoli al di fuori del web è un punto cruciale, così come lo è il punto sul target, sparare nel mucchio di un generico estero è un errore, non basta un sito tradotto per affacciarsi sui mercati internazionali
sono un’amica di Franca, che ringrazio per la sua analisi davvero completa, che mi ha fatto venire ulteriori dubbi
vorrei infatti chiedere a Francesca o alle altre ragazze di CIPIUB se secondo loro è vero che noi italiane siamo più avvantaggiate in Italia e non all’estero
a tal proposito a me capita una cosa strana
ho due blog, uno in italiano e uno in inglese, molto simili
quello in italiano riceve tante visite dall’estero ma con alto rimbalzo, per via della lingua
quello in inglese riceve molte più visite ma con poca qualità e soprattutto da Paesi decisamente esotici (europei pochissimi) e con parole di ricerca ancora più strane (tipo corso di cucina in un paesino sperduto dell’India LOL)
secondo voi come mai succede questa cosa?
sui discorsi che si sono fatti qui devo dire che è vero poi dal sito italiano mi arrivano più contatti e richieste (da parte di italiani), mentre da quello straniero nulla e questa cosa non è capitata soltanto a me, anche una mia amica aveva messo su il sito inglese, tantissime visite ma zero contatti, con il sito italiano invece lavora!
a questo punto credo che una soluzione potrebbe essere indicizzare solo il sito italiano e affiancare la versione inglese così chi non sa la lingua ha la possibilità di capire, cosa ne pensate??
secondo voi come mai ricevo più visite di qualità dall’estero con il sito italiano e non con quello inglese?
una cosa analoga mi capita su Instagram
se posto tag e didascalie italiane, seguo italiani, metto like agli italiani, ho un engagement di qualità, meno like e meno followers nuovi, ma di buona qualità
se invece uso tag inglese o seguo persone straniere, vengo bombardata di spam da parte dei bot, del tipo bot che postano commenti a caso oppure bot di profili simili oppure ancora bot che ti seguono e poi ti tolgono il follow continuamente
anche qui direi che la carta dell’estero è alquanto fallimentare!
cosa ne pensate??
ciao Gianna, il mio consiglio è quello di valutare dove ottieni i risultati più positivi, se vedi che muovendoti in una certa direzione ottieni risultati migliori, prosegui lungo quella e non abbandonarla fino a quando non finirà di dare risultati
la qualità deve essere il tuo criterio di scelta
la mia opinione è che si debba iniziare con un giro di affari locale più o meno grande e da lì espandersi pian piano
come ha detto la tua amica Franca, chi è in Italia preferisce comprare in Italia
un sito o un blog in inglese non penso che sia sufficiente per raggiungere veramente i mercati stranieri, quello lo puoi fare quando diventi molto popolare, ma prima la vedo come una cosa con poco senso
quasi tutti hanno il sito in italiano e in inglese per il motivo che dici tu, se capita la persona che non capisce la lingua,ma questo è ben diverso dall’uso di una lingua per raggiungere un certo mercato, la traduzione serve a tradurre, non a fare promozione
spesso i siti tradotti vengono tradotti nelle lingue dei Paesi dove c’è mercato, per esempio se io distribuisco i miei prodotti in Giappone e so che lì sono molto popolari, avrà senso fare la versione giapponese del sito, ma se non ho nessun rivenditore e penso di entrare nel mercato giapponese attraverso un semplice sito in giapponese beh allora non so quanto possa funzionare
ti consiglio perciò di cercare di ottenere dei risultati in Italia e poi piano piano le opportunità non mancheranno
come ho scritto più sopra, da italiani noi conosciamo la nostra cultura, i nostri gusti, sappiamo benissimo dove andare a parare, con l’estero è un terno al lotto
Ciao Nunzia, nel mio negozio ho la funzione “contatta il proprietario” attiva. il mio Negozio é WhalesinaBox. Sono al ABC dell’uso di Etsy e per quanto ne so posso essere contattato in questo modo per poi avviare una corrispondenza fuori Etsy. Se la mia informazione non é corretta ti prego di dirmelo e pubblicherò la mia mail sul blog. Grazie!
sono d’accordo con i commenti di sopra
sono ormai mesi che tento di combinare qualcosa, ho seguito anch’io tutti i consigli, i libri e fatto il possibile ma senza riscontro
le mie creazioni non piacciono a nessuno, nemmeno ai mercatini vengono considerate perchè non rientrano in quello stile “alternativo autoprodotto” che va di moda ora
non capisco come si possa parlare di valorizzazione dell’handmade italiano quandi gli stessi che se ne dovrebbero occupare non fanno altro che portare avanti lo stesso stile di oggetti escludendo le “deviazioni”
comunque escluso quel tipo di mercato che francamente nemmeno m’interessa più di tanto ( ho smesso di fare l’alternativa fricchettona quando ho finito il liceo + o -) , per il resto non vedo vie d’uscita
i negozi non ti considerano e vedo che tanti chiudono senza preavviso dall’oggi al domani, vendere online ormai è una jungla
ho visto negozi su Etsy che non avevano proprio niente di sbagliato, perfetti, ma non vendevano niente
vedo che tanta gente vende di più “in privato” su instagram o facebook o tramite blog, così alla buona che più buona non si può
o con il passaparola o con altri giri che non so come siano ma mi sa che danno più frutti
non saprei, forse oggi bisogna essere creativi anche nell’inventarsi un modo diverso per vendere, di sicuro non penso proprio che internet sia la soluzione in questo momento
Marcella credo che chi voglia costruirsi una base solida e professionale, debba orientarsi verso altri modi di vendere e promozione, i mercatini per alcuni sono fonte di sostentamento, ma dubito che possano nel tempo portare a qualcosa di più
I marketplace ormai non danno più visibilità come un tempo, sono troppo troppo troppo saturi e la gente ha anche perso interesse secondo me, non sono più una novità
vendere offline in un posto come l’Italia è una buona scelta, dal momento che noi preferiamo toccare le cose o comunque creare un rapporto con la persona che le vende, abbiamo più paura delle fregature e tendiamo di più al rapporto personale, cosa che non c’è sugli ecommerce
infatti tante artigiane italiane sui marketplace hanno fatto flop, ma magari dalla loro pagina di Facebook o Instagram vendono bene
ho letto con attenzione il post e la discussione, ma il mio dubbio rimane
faccio gioielli artigianali e ho provato a vendere, con scarsi risultati, sui vari Etsy, Miss Hobby, A little Market…pur avendo tutto in regola (fotografie professionali, descrizioni accurate, tag, materiali di alta qualità….)
gli ecommerce monomarca al contrario pare vendano molto bene
io stessa da cliente non mi affiderei mai ad un marketplace dell’handmade per comprare un oggetto, per svariati motivi, mentre compro spessissimo e con fiducia dagli ecommerce autonomi
inoltre mi pare di aver capito che la clientela che frequenta i siti mercatino sia di basso livello, quello lo si deduce sia nei commenti di recensioni, spesso irrispettosi, sia dall’aspettativa riguardo ai prezzi (ho letto di clienti che spendono 2 euro e vogliono anche lo sconto)
la mia domanda è quindi, oggi non vale meglio la pena di aprire subito un ecommerce indipendente e lavorare su quello, al posto di cercare di emergere in mezzo alle tante proposte amatoriali dei siti mercatino?
Cerca ad ogni costo di un prestito di 75.000 dollari e dopo aver contattato una dozzina di mutuante, ho seguito la raccomandazione di un amico in contatto con un prestatore di cui nome è attualmente pubblicato su tutti i Blog. Dopo avermi fatto una procedura sicura e puramente
Professionale, pochi giorni dopo il fondo mi fossi trasferito attraverso la sua banca in Francia.
Ecco la sua e-mail: violetaalfarez@gmail.com
grazie mille per questo articolo e per le informazioni utili. qualche giorno fa ho scoperto che ci sono scrittori come me che, almeno in lingua inglese, vendono su etsy non solo i propri libri ma anche e soprattutto testi personalizzati (dalla lettera da babbo natale, articoli a pagamento, brani per siti, ai discorsi per brindisi nuziali, lettere personali a fiabe scritte su misura ecc.), quindi prodotti non materiali quasi senza spese, e la cosa mi ha molto invogliata. contatterò presto la commercialista per saperne di più ma la cosa che mi spaventa è che io non ho partita iva e non so come si possa assolvere ai propri doveri fiscali e legali per la legge italiana lavorando su etsy e comunque senza partita iva credo che non potrei fare la stessa cosa in proprio creando un mio sito personale o simili, giusto? per ora in italia ho trovato solo twago ma non lo conosco e, appunto, ha un pubblico solo nazionale e ridotto. ci sono che tu sappia altri modi o altre piattaforme per fare qualcosa del genere? ancora grazie
sono prestazioni occasionali e credo tu possa farle senza P.I.
per i libri non è meglio Amazon?
Non credevo più nel prestare denaro perché tutte le banche hanno rifiutato il mio file; in effetti sono stato bloccato dalla mia banca. Ma un giorno un amico mi ha consigliato un particolare prestatore che mi ha dato l’email. L’ho provato con lui inviandogli un’email e ha funzionato. Ho avuto la persona giusta un prestatore individuale onesto che stavo cercando da anni. Ho ottenuto il mio prestito che mi permette di vivere bene ora e pago regolarmente i miei pagamenti mensili. Puoi contattarlo se hai bisogno di un prestito per vari motivi personali. Anche due miei colleghi hanno ricevuto prestiti senza alcuna difficoltà.
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a me sembra che Etsy sia ormai una specie di Ebay dove trovi di tutto e di più, troppi articoli in vendita, troppo poco handmade
parlo per i gioielli che è il mio settore, ormai trovare gioielli davvero originali e fatti a mano è un’impresa in mezzo a tutta la fuffaccia di rivenditori di siti cinesi e assemblatori seriali
i clienti mi sembrano interessati a spendere il meno possibile e non sono interessati al fatto che una cosa sia effettivamente originale e fatta a mano, della serie capiscono poco e hanno il braccino corto
magari mi sbaglio, ma sono molto delusa da questo sito
ci vorrebbero nuovi marketplace più piccoli e più selezionati, possibile che a nessuno interessi promuovere il vero artigianato? anche in Italia non ci sono più marketplace decenti, l’handmade non interessa più a nessuno?
mah
Sono stato raggiunto da una mail C+B che mi ha trascinato dopo tanto tempo nelle problematiche Etsy. L’articolo é su l Pro e Contro di Etsy.
Ho sospeso la mia partecipazione a ETSY per i seguenti “contro” corrispondenti alla mia esperienza: 2,3,6,9,10.
Vendere su Etsy é un lavoro, concordo con chi lo ha scritto. E’ un lavoro perchè occorre dedicarvicisi non meno di 8 ore al giorno e spendere denaro (anche molto) per ottenere le competenze necessarie a fare del SEO efficace, a fare foto professionali. A questo lavoro occorre aggiungere il lavoro per produrre i propri prodotti, e sono altre ore quotidiane. Per fare queste cose oltre al tempo occorrono soldi da investire, cioé che si spendono subito per avere un ritorno (si spera ma il rischio di perdita é altissimo) più tardi. Per ottenerli occorre un terzo lavoro che poi é il primo, quello che porta il pane in casa per la famiglia, che però ti prende 12 ore e più al giorno se sei un libero professionista o un artigiano e 8 ore se sei dipendente di qualcuno. Insomma ETSY probabimente funziona effettivamente per un artigiano già artigiano e con denaro – molto – da investire, per affacciarsi su un nuovo mercato, Oppure per le aziende – che non sono artigiani. Etsy fa uno sforzo sovrumano per arginare questo fenomeno? Può darsi, io fui beccato e diffidato immediatamente per un mio esperimento tentato per arrivare in cima alle liste, altri da me segnalati per la stessa presunta scorrettezza erano ancora nelle liste settimane dopo che ero stato “bannato”. Il feedback poi é molto importante. I miei pochi compratori salvo alcuni se ne sono dimenticati, e così non ho potuto basarmi sugli acquisti per migliorare il mio prodotto.
Scusate lo sfogo, in fondo é solo “filosofia”.
ciao Carlo, premetto che leggere delle opinioni aggiornate a me fa piacere, dal momento che ho fatto un pesante decluttering da social, forum e altre forme di comunità\comunicazione virtuale, sia perché reputo i toni e gli atteggiamenti delle persone sul web molto peggiorati negli ultimi tempi, sia perché sto cercando un approccio minimalista al web che mi eviti di buttare tempo prezioso che andrebbe invece usato nella vita reale per tornare a concentrarsi su cose che valgono di più di sterili discussioni virtuali
per quanto riguarda Etsy ti riassumo in poche parole quello che penso: la sensazione di buttare via un sacco di soldi a vuoto, soldi che a questo punto mi conviene spendere per una pizza, un ombretto o che so..una qualsiasi cosa che mi renda felice e sia “concreta”
sono ad un passo dal mettere nelle perdite di tempo virtuali anche questo continuo sogno\illusione delle vendita online
ho letto in giro che la nuova tendenza pare sia quella di lavorare “sul mercato locale”, ma noi siamo in Italia:
qui nessuno mi paga 100 euro un paio di orecchini artigianali, siamo seri, ai mercatini me ne volevano dare al massimo 10\20 con fare sprezzante e scocciato (ricordo all’ultimo mercatino che ho fatto, una tizia che mi ha buttato i soldi sul banco con fare sprezzante)
non so come sia la situazione nei negozi, però i negozi si intercettano con le fiere
il target che paga certe cifre per l’handmade in Italia non so nemmeno se esista
per quanto mi riguarda il mio progetto è quello di aprire la Partita Iva e di mettere da parte dei soldi per partecipare a fiere di settore all’estero, di modo da potermi creare una rete di vendita in negozi fisici stranieri, ho già avuto esperienza infatti e tra tutti i tentativi la vendita nei negozi fisici esteri è l’unica che mi abbia portato dei risultati concreti
per approfondire la questione vorrei fare due calcoli:
su un ordine da 50 euro (dove il mio margine di guadagno è comunque ridotto al minimo per stare nei prezzi di mercato) Etsy mi prende circa 6 euro
in più devo anche garantire un eventuale rimborso nel caso in cui l’ordine non vada a buon fine
nel rimborso ovviamente non sono comprese le infinite tasse e commissioni, quindi quei 6 euro sono persi
più eventuali costi di ritorno del pacco o perfino tasse
io non so, ma a me sembra una gran perdita di tempo e soldi
con 9 euro al mese su Big Cartel posso creare uno shop tutto mio, tanto come visibilità su Etsy mi pare che siamo ai minimi storici se non si investe anche in pubblicità ma a quel punto dovrei aumentare ancora di più i prezzi di vendita, ma poi chi compra? in Italia di sicuro nessuno, all’estero non lo so visto che comunque nonostante tutti questi costi, c’è gente che vende a prezzi stracciati e il cliente si orienta sempre verso quello
Ciao Giada,
perdonami l’ignoranza, cosa offri su Etsy? come si chiama il tuo negozio? Manco da Etsy dall’estate del 2017 e non ricordo come si fa per rintracciare te come gli altri inserzionisti attraverso il nome e non la categoria merceologica. Preferisco chiedertelo direttamente e poi visitare il tuo negozio. Se vuoi visitarmi il mio é WhalesinaBox. Troverai notizie di carattere generale perchè non ho rinnovato le mie inserzioni.
Da quando esiste l’industria e la produzione in serie ad alto numero l’artigianato ha vita più dura. Nell’epoca della informazione istantanea globalizzata, durissima. Sono arrivato alla conclusione (ovvia lo ammetto) che occorre fare cose CERCATE, GRADITE, soprattutto ESCLUSIVE cioé oggetti che l’industria non abbia interesse a produrre e proporle con mezzi che l’industria non utilizza.
ETSY credevo che facesse questo: dare una opportunità alle singole persone che sono già artigiani e a quelle che non lo sono ma che ambiscono a diventarlo: persone che hanno la completa padronanza dei materiali e che ne traggono oggetti di una qualità superiore a quella che l’industria offre. Mi pare che ETSY abbia tradito in parte le aspettative probabilmente ingenue di artigiani e aspiranti tali come me (se mai é stata la sua “mission”). Non è infrequente infatti incocciare in aziende piuttosto che in persone. A me é capitato nel campo dell’uso del cartone: lampade di cartone, complementi di arredo di cartone, mobili di cartone, materiale grezzo. In parte posso capirlo: milioni di dollari in commissioni di vendite a prezzi bassi e di qualità comunque accettabile, ottenute da operatori il cui guadagno sta soprattutto nel numero di pezzi prodotti (altissimo) per un numero (altissimo) di clienti……… rinunciaci per la gloria di aver dato una opportunità ESCLUSIVAMENTE all’artigiano!!. Peccato che la pubblicità che fa Etsy ti faccia credere proprio questo: che sei in cima ai suoi pensieri, che nulla vale per lei/lui se non la tua partecipazione. Accidenti se sono bravi. E poi c’è la questione degli incentivi in denaro. Se oltre alla commissione ci paghi un extra, ti mettiamo in cima alle pagina (perchè la visibilità viene prima della qualità: io ti vedo in cima alla lista e ti clicco, la tua concorrente della decima pagina neanche mi vine im mente di cercarla) se ci paghi un altro extra ti facciamo vedere meglio su Google (perchè se non sei visibile su Google, non esisti). Arriverà il momento in cui chiederanno un extra per farti vedere anche su Facebook. Dove voglio arrivare? Da nessuna parte. non ho una meta precostituita o un teorema su Etsy. Semplicemente, riflettendo e leggendo, di volta in volta arrivo da qualche parte. Oggi arrivo a dirmi che Etsy é un posto come un altro per vendere, forse neanche il più efficace per guadagnare dal proprio lavoro, sicuramente non l’unico.
ciao Carlo, non è possibile risalire al nome del negozio da qui, faccio gioielli artigianali e ti chiedo scusa se non mi va di condividere qui il nome del negozio, non per scarsa fiducia nei tuoi confronti ma perché qui legge chiunque
comunque da sempre i settori artistici\creativi sono una miniera d’oro non tanto per chi produce quanto per tutto\i quelli che ci ruotano intorno
ti faccio un esempio stupido, io faccio anche fotografie
pensi che abbia guadagnato di più con le mostre e proponendo le foto artistiche o facendo book per aspiranti modelle\attori\influencer ecc?
nel primo caso anzi magari i soldi li dovevo spendere per partecipare alle mostre, concorsi ecc. il più delle volte senza avere nulla in cambio se non la “gloria” di aver partecipato
nel secondo caso sono io che offro un servizio utile a persone che spesso probabilmente non avranno mai successo né come modelle né come attori, ma tant’è, sono disposti a pagare perché “ci credono” e pensano che un giorno sfonderanno, faranno milioni come il pane…
infatti è proprio alla luce di questa mia esperienza che ho detto stop a pubblicità, siti a pagamento..perché il meccanismo è uguale
ci sono persone che si accontentano della “gloria” di partecipare ad una mostra d’arte senza importanza e pagando, del resto anche i social si basano su vanità e like, che dire altro, si vede che è una delle caratteristiche più marcate della natura umana
Vendita su etsy di un prodotto a 50 € mi hanno tolto commissione del 4% per elaborazione sul totale, commissione del 5 % di transazione, un altro costo sulla elaborazione iva, un altro 4% sul rimanente di circa 44 € insomma all’incirca 9 € totali, e in sui 50 € c’è la spedizione gratuita per essere competitivi.. Di che stiamo parlando? No etsy più passano gli anni meno conviene.
Etsy ormai non è più un sito di nicchia selezionato, il livello dei clienti e anche dei venditori è sempre più di bassa lega
la mia esperienza è stata deludente, sia perché se non stai attenta ci perdi un sacco di soldi, sia perché ho avuto l’impressione di un sito confusionario e pieno di fuffa, dove il prodotto di qualità passa inosservato o risulta fuori target per clienti che preferiscono acquistare rivendite cinesi per pochi spiccioli
aggiungo anche che non ho MAI visto una piattaforma che ogni santo giorno cambia qualcosa, del layout, della grafica, delle funzioni, è davvero stressante e super fastidioso, il concetto di fidelizzazione deve essere ingnoto a chi gestisce quel sito, perché la fidelizzazoine passa anche attraverso il cercare di mantenere la stessa grafica per almeno un anno
le persone che hanno prodotti di livello oggi come oggi devono considerare altre strategie per promuoversi e vendere, Etsy non è ormai più tanto di verso da Ebay, forse più costoso
aggiungo anche che io tutti questi vantaggi non li ho visti
con le promoted listings si spende moltissimo e a me non hanno portato vendite
senza quelle, le visualizzazioni del mio negozio, nonostante avessi curato il SEO e fossi anche in prima pagina per alcuni prodotti, erano sempre pari allo 0
di certo ho avuto più contatti e movimento con il mio sito personale e le ads di Google
Quoto, a conti fatti tolte tutte le trattenute e commissioni ci si guadagna pochissimo vendendo su Etsy, oltretutto la cifra totale che si trattiene la si scopre realmente solo una volta venduto l’oggetto e arrivato il pagamento.
Secondo me la cosa più assurda è che facciano pagare una commissione anche sui costi di spedizione quando Etsy non se ne occupa perché naturalmente è tutto a carico del venditore.
se non ho capito male la commissione sulla spedizione riguarda la transazione in sè..cioè caricano il movimento di soldi e non la spedizione vera e propria, resta il fatto che è uno svantaggio perché noi le tasse le paghiamo già sulla spedizione
non so che dire, questo articolo del blog risale al 2015 e tante cose sono cambiate,mi piacerebbe leggere un aggiornamento sulla situazione
per quanto mi riguarda la mia situazione è bloccata, perché i miei oggetti ai mercatini non riesco a venderli perché costano troppo e per l’Italia non hanno sufficiente valore anche se piacciono ma cmq gli artigiani del mio settore mettono prezzi troppo bassi e io non posso metterli così perché andrei in perdita, lavorerei gratis in pratica
però il sito personale non va, solo spam, Instagram ultimamente ha ridotto drasticamente l’engagement perché sta spingendo per la pubblicità a pagamento, ho un sacco di amici i cui like sono calati un sacco, ormai postare equivale al nulla, non si riesce più ad attirare nuovi follower, non so se sia la piattaforma che ha stancato o cosa, comunque come strumento di promozione gratuita credo che anche qui siano cambiate parecchie cose
Etsy è l’unica vetrina internazionale che avevo a disposizione ma ne sono assolutamente scontenta
altri nella mia situazione?
Ciao, sto per riaprire il mio negozio in vacanza. Faccio un ultimo tentativo e poi vedrò. Il problema é che Etsy non garantisce il successo della idea, perchè il successo é dato dai compratori. Non garantisce la diffusione della informazione riguardo l’esistenza del prodotto, altrimenti ti direbbe “soddisfatto o rimborsato”. La risposta classica più frequente in giro é che non curi sufficientemente il SEO, non curi sufficientemente le immagini, non curi sufficientemente. Insomma l’insuccesso é sempre un problema tuo. Il problema di etsy é un altro: aumentare il giro di affari, il numero di inserzionisti, ottenere la miglior quotazione in Borsa in favore degli azionisti e questo é a prescindere dalla bontà della idea. Ps. mesi or sono ho fatto domande alla assistenza Etsy: non mi ha mai risposto.
per quanto riguarda i miei prodotti io so che funzionano perché al di fuori di internet di vendono
la mia opinione è che ormai pensare di aprire lo shop su Etsy per avere successo sia una concezione sorpassata e che le vie per costruire un brand di handmade debbano essere differenti e più al passo con i tempi, senza trascurare l’aspetto offline
tutti ci siamo un po’ illusi che il web fosse una specie di far west dove mettere su casa e iniziare una nuova vita, però oggi non è più così
credo che l’handmade e peggio ancora l’handmade su internet siano una perdita di tempo, se volete guadagnare o avere soddisfazioni forse è meglio che guardiate altrove, anche a livello sociale fare handmade non gode di considerazione
in Italia poi il quadro è ancora più desolante
Etsy? una perdita di tempo per quanto mi riguarda, tempo e soldi, sono convinta che la percentuale di visitatori interessata all’artigianato ormai rappresenti l’eccezione su quel sito
Un altra cosa, se vendi su etsy e il tuo prodotto spedito in america viene per caso perso o rubato, sono cavoli tuoi anche se etsy nel suo regolamento non ritiene responsabile il venditore che ha spedito correttamente. Di fatto se capita che qualcuno firmi la ricevuta di ritorno, e dunque il prodotto risulta consegnato, ma il cliente insiste di non aver ricevuto nulla, tu ti ritrovi solo, senza aiuto da etsy per risolvere la controversia, (ti supportano moralmente in privato, ma concretamente sono tutti c. Tuoi. ) quindi devi decidere se rimborsare, o ricevere una recensione da una stella con diffamazione perché ero stata dichiarata una truffatrice, come è successo a me, e ultima ciliegina… chiedendo l’annullamento della recensione, mi è stato detto da etsy che ogniuno può dire quello che ritiene giusto. Ebbè. Facile.
Io Venditore non sono responsabile per la stessa politica etsy, e però devo accettare la recensione negativa.
Credo che etsy debba cambiare molte cose della propria politica, perché le belle parole non bastano quando hai bisogno di un aiuto concreto, anche e soprattutto per chi non ha esperienze di vendite internazionali. Se si stabiliscono delle regole, delle responsabilità e delle non responsabilità devono essere seguite da azioni reali ed efficaci che tutelino tutte le parti in campo. Nessuna deve sentirsi di serie B.
semplicemente fanno i loro interessi
difatti la policy dello shop, la scelta del metodo di pagamento, non sono più personalizzabili come un tempo
cosa abbastanza opinabile e inaccettabile
poi almeno se nonostante tutto il sito portasse delle vendite o dei contatti, ma io finora non ho visto nulla
senza trascurare l’aspetto psicologico, perché stare su Etsy a me demoralizza non poco, con tutta la loro enfasi “americana” sul successo ecc. ok ci sta, però se poi vedi il tuo shop fermo a 1 vendita da mesi quando gli shop di chi rivende paccottiglia di Aliexpress ha migliaia di vendite con recensioni entusiaste, ti senti LEGGERMENTE idiota
infatti per questo penso che a breve chiuderò definitivamente il mio negozio e aprirò su Bigcartel dove almeno hai la libertà di gestirti il negozio nella maniera che preferisci e non c’è questa specie di “tribunale” delle recensioni
p.s. Marica mi sono permessa di curiosare i tuoi lavori cercando il tuo nome e vorrei farti i miei complimenti più sinceri
i tuoi lavori con Paesaggi mi hanno ricordato i teatrini di Fausto Melotti, l’anello toccacielo è incredibile
mi dispiace che in Italia ci siano ragazzette di buona famiglia che mettono insieme due pietre vendendole carissime e hanno anche la faccia tosta di farsi chiamare “designer” e non si senta parlare abbastanza dei VERI talenti
cmq io credo che la proporzione di vendite tra gli shop fuffa di Etsy e quelli di alto livello restituisca bene l’idea del cliente medio che frequenta quel sito,
ti auguro di avere una soddisfazione commisurata alla tua bravura in futuro!
È inconcepibile venire diffamati pubblicamente soprattutto se compare il nostro nome e cognome
Ad avere tempo e soldi ci sarebbe da far scrivere da un avvocato
Il sistema delle recensioni su quel sito fa paura ed è pericoloso per quello ne sono sempre stata alla larga