Chi scrive lo sa. Se arriva alla prima bozza, alla seconda è tutto un cancellare, perfezionare, pulire, rileggere, riscrivere e giudicare.
Sì. Giudicare.
La penna è solo un prolungamento del dito. Se ne sta lì e punta dritta contro chi scrive a dirle “questo no”. E tu sei spalle al muro, pronta a riscrivere tutto. Da capo. Ma anche alla terza bozza non c’è niente che salveresti.
Succede spesso. Succede ad ogni riscrittura. Succede se vuoi migliorare un testo. Succede da sempre.
Quindi sì è tutto normale. È tutto a posto. Più o meno.
Salva e pubblica
È tutto a posto se ad un certo punto, quella vocina che ti dice che non va bene non l’ascolti più, e con gli occhi pieni di obiettività tieni di quello che hai scritto, il meglio, lo salvi e gli dai la luce che merita.
È tutto a posto se metti da parte il correttore automatico che c’è in te, e fai spazio al lettore che ha voglia di leggerti, che ha voglia di fare qualche passo al tuo fianco.
Salva e pubblica. Poi starai meglio.
Arriva alla fine
La parola perfezione deriva dal latino “perficio”, che significa “finire, portare a termine”. Questa è la perfezione. Salva e pubblica.
Lo so che tanto poi rileggi tutto e ti vien voglia di ricominciare da capo, e magari talvolta è giusto farlo, intanto però salva e pubblica.
Correggi l’ortografia, usa il grassetto per le cose importanti. Vai a capo dove serve, metti degli elenchi per dare movimento alla pagina, poi salva e pubblica.
Andrà bene, c’è la luce in fondo al tunnel
Avrai tempo per sistemare, limare accorciare o allungare. Intanto però l’hai fatto, hai finito quella cosa che volevi scrivere, che per te ha un senso, che ha un inizio e una fine, che ha una bella impaginazione, che hai scritto di getto oppure no, che ha un suono, una voce. Hai portato a termine quelle righe, paragrafo dopo paragrafo, parola dopo parola, e probabilmente non piaceranno a tutti. Ma tu te ne farai una ragione.
Non possiamo piacere a tutti. Però possiamo portare a termine una cosa. Possiamo arrivare fino al punto. Possiamo scriverla tutta la pagina, fino all’ultima riga.
Possiamo darci una possibilità. E vedere che effetto fa. Talvolta la vocina si ricrede, e la senti che dice: è tutto ok. Salva e pubblica.
Quando le parole hanno un tono
Quello che mi piace della scrittura è che non c’è una regola, ogni riga, ogni parola è perfettibile, migliorabile, è un fatto. All’ultima parola già te ne viene in mente un’altra più adatta, un modo di aggiustare la frase, un tono che non avevi usato prima. Scrivere è abilità, ma anche invenzione, e l’invenzione non si può contenere. L’invenzione ha infinite sfumature, tratteggi diversi e porta con sé percorsi a cui non avevi pensato prima. L’invenzione porta con sé anche l’ansia del “starò facendo la cosa giusta?”.
Intanto falla. Questo ho imparato. Evitando certo di scrivere proprio male. Intanto scrivo.
Piglio al volo quello che mi suggerisce il mondo fuori e lo appunto, poi capita che una frase tiri l’altra, e rimetterle in ordine, una volta scritte, è più facile. Che in testa non si fanno rileggere ad alta voce, e io è solo dopo che le ho rilette con l’intonazione, quella del cliente, non la mia, che so che è il momento giusto per cliccare su salva e pubblica.
Il tuo post arriva al momento giusto, grazie, Simona! Salva e pubblica 😉
Cuori, tanti.
Per me la cosa più bella scritta qua dentro è “intanto scrivo”, mi apre inifniti pensieri su scrittura, valore della scrittura, talento (o tanta fatica), democazia (prego, c’è spazio, non condivido l’opinione di chi detesta i blog e dice che “ormai scrivono tutti”: the more the better!)
😉
sulla democrazia della scrittura sono cappottata 😉
Con il refuso poi è anche più incisiva 🙂
Questo DEVO condividerlo sulla nostra pagina, visto che il nostro motto e mantra è “Fatto. E’ meglio che perfetto”! Speriamo, prima o poi, di esserne davvero convinte 😛
È un bellissimo motto, il vostro! Prima o poi entra dentro, ne sono certa.