Chiunque usi i social network e il web in genere per comunicare, può esporsi a situazioni di conflitto che troppo spesso vengono prese con leggerezza, senza valutarne le conseguenze.
Ancor di più, chi usa social network e altri canali di comunicazione internet per scopi professionali, deve prestare molta attenzione al suo modo di esprimersi.
Assisto troppo spesso a scambi di battute, anche non diretti, che sembrano essere ai limiti della liceità. Per non parlare di post che contestano persone, aziende, attività, uscendo dai binari della critica (costruttiva o meno, interessa poco alla legge) e scivolando nell’ingiuria.
Su internet valgono le stesse norme che vigono fuori, le stesse previste dai codici penale e civile. Internet non è una zona franca: la facilità con la quale ci si può rivolgere a persone e enti al di fuori della normale portata, non comporta un esonero da responsabilità quando si interagisce.
Questo magari vi sembrerà ovvio, soprattutto se si parla di insulto smaccato o denigrazione, meno ovvie sono le implicazioni pratiche, a giudicare da cosa leggo sui social e nei blog.
Accusare qualcuno di determinati comportamenti negativi o addirittura illeciti, tipo “questa azienda viola le leggi, corrompe e truffa, diffonde informazioni false, produce beni scadenti, maltratta i lavoratori, ecc.” è un comportamento che costituisce diffamazione. Non conta nulla “ma io ho le prove!“.
Prima di tutto le prove sono spesso opinabili e, se non confluiscono in sede giudiziaria, restano documenti, o addirittura opinioni, da vagliare.
Poi, anche accusare di fatti e comportamenti veri costituisce diffamazione, se l’accusa non è compiuta nelle sedi opportune. La veridicità di ciò che sostenete, non vi mette al riparo dall’essere querelati.
Se volete compiere un atto di denuncia, potete mandare un esposto alle Autorità competenti, non scriverne sul vostro blog. A meno che non vogliate fare “giornalismo di denuncia”, ma allora, come hanno sempre fatto i giornalisti d’assalto, vi esponete alle conseguenze del gesto.
Prestate anche molta attenzione alla pubblicità comparativa. Se offrite prodotti o servizi sul web, potete confrontarli con quelli di altri concorrenti, ma entro regole ben precise.
“Questo tipo di pubblicità è ammessa solo quando non è ingannevole, mette a confronto beni omogenei in modo oggettivo, non ingenera confusione tra le imprese, né provoca discredito al concorrente” (dal sito dell’AGCM – Autorità garante della concorrenza e del mercato).
Una pubblicità comparativa troppo aggressiva o mal gestita può facilmente scivolare in diffamazione del concorrente.
Il reato di diffamazione è previsto dall’art. 595 del codice penale:
“Chiunque, […] comunicando con più persone, offende l’altrui reputazione, è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a euro 1.032.
Se l’offesa consiste nell’attribuzione di un fatto determinato, la pena è della reclusione fino a due anni, ovvero della multa fino a euro 2.065.
Se l’offesa è recata col mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità, ovvero in atto pubblico, la pena è della reclusione da sei mesi a tre anni o della multa non inferiore ad euro 516.
Se l’offesa è recata a un Corpo politico, amministrativo o giudiziario, o ad una sua rappresentanza, o ad una Autorità costituita in collegio, le pene sono aumentate.”
Fate attenzione alla dicitura in neretto: le pene sono aumentate (arrivando a tre anni di reclusione!) se l’offesa è recata con “qualsiasi altro mezzo di pubblicità”. Dove pensate che si collochi la diffamazione su internet? Qui, esatto! La diffamazione su internet, da chiunque compiuta, è equiparata a quella a mezzo stampa, con pene più severe.
E mi sembra anche corretto: quale mezzo ha tanta diffusività e persistenza come il web? Non c’è carta stampata che tenga quanto a dannosità di una diffamazione a mezzo internet.
Il contenuto diffamatorio è accessibile a milioni di persone e resta lì finché non se ne ottiene la rimozione.
La diffamazione dà luogo anche al risarcimento. La persona o l’ente offeso dalla diffamazione possono chiedere di essere risarciti dei danni patiti.
Ovviamente, più la reputazione è “consistente” e più la diffamazione è incisiva e più sarà alto il risarcimento. La lesione della reputazione professionale, “vale” molto di più di quella personale perché ha conseguenze economiche più rilevanti: se si attacca un soggetto nella sua sfera professionale, in caso di condanna o di soccombenza in un giudizio civile, si rischierà di dover pagare migliaia e migliaia di euro. La persona offesa, infatti, deve provare l’entità del danno che ha patito: se la lesione alla reputazione ha toccato la sfera professionale, sarà molto più semplice fare i conti e stabilire quanto ha perso.
Articolo molto interessante, grazie!!!
Tuttavia vorrei capire meglio qual è il limite tra diffamazione e recensione negativa. Nei social network come Facebook (ma mi riferisco anche a TripAdvisor, Ebay, Amazon ecc…) è possibile dare un voto ad un azienda o prodotto ma nel caso la recensione fosse negativa anche se articolata ed educata, consiste in diffamazione?
Grazie per questo articolo, esaustivo ed utilissimo 🙂
Ma no che non costituisce diffamazione.
Questo è un problema che si sta manifestando soprattutto con Trip Advisor e le mancanze sono da entrambe le parti: ristoratori che non accettano il contraddittorio e clienti che scrivono recensioni negative a prescindere. E’ ancora scarsa l’abitudine alla critica: sia a formularla che ad accettarla.
Una recensione negativa, ma misurata non può dare alcun problema.
Ma riguarda alla recensione se si limita solamente a dare un voto cioe mette delle stelle che vanno da 1 a 5 come si usa su molti siti di internet e uno da un voto negativo cioe 1 stella senza scrivere nulla e senza commentare nulla si rischia ugualmente nella diffamazione?
Questo articolo mi fa molto piacere. Il senso di potere che si prova e il consenso di cui ci si può circondare sui social è veramente rischioso. E’ un meccanismo subdolo proprio di Facebook ad esempio e non va sottovalutato, perché in quel contesto ci si può sentire immuni e onnipotenti dimenticando chi ci legge, offendendo sparando a zero su tutto e tutti. Ma usciti dalla bolla si rischia di sbattere il muso in terra. Credo che molti si vergognerebbero a dire quello che dicono in pubblico o si renderebbero conto di ferire qualcuno in cicca ed ossa e non oserebbero dal vero. Rendersi conto che quel che si dice ha conseguenze civili ma anche che può compromettere le relazioni, anche quelle professionali, dovrebbe essere scritto su tutti i muri. Grazie davvero!
🙂
Già, e fa parte dell’educazione al web che dovremmo dare ai nostri figli, come prima ed efficace prevenzione contro il bullismo in tutte le sue forme e comunque a tutela della loro reputazione. Ma come si fa se spesso molti adulti non riescono a rendersi conto che lo scollamento tra reale e virtuale non c’è?
Ma riguarda alla recensioni se si limita solamente ad dare un voto ad una azienda ho un attività commerciale cioe mettere delle stelle che vanno da una a cinque come si usa in molti siti web senza pero scrivere nulla alla recensione dare solamente un voto. e si da un voto basso cioe 1 stella per esempio anche qui si configura il reato di diffamazione nei confronti dell’azienda oppure no?