Gestire la concorrenza (e i complessi di inferiorità)

Metti un mercoledì sera d’inverno, con la neve nell’aria che non si decide a cadere, e un gruppo di fanciulle che cinguettano su un tema: ecco la nostra #CBchat del 4 febbraio!

Abbiamo parlato di concorrenza, quelli che in un gergo più figo chiameremmo “competitors“, insomma, chi fa quello che facciamo noi, con tutto il caricone da 90 di paure, ansie, complessi e arrabbiature che ne consegue.

Apre le danze Francesca, che, da brava mamma di questa community, ci rassicura subito con una perentoria verità:

Siamo tutte più o meno d’accordo, anche se magari con meno sicurezza; la concorrenza esiste in senso materiale, ma, in realtà, se sei forte del tuo brand è probabile che non ti porti via clienti in maniera davvero significativa: chi sceglie te al posto di un’altra lo fa per quel qualcosa in più che tu hai e la tua concorrenza no. E infatti Mariachiara lo sintetizza così:  

La parte più difficile, allora, non è soltanto non lasciarti scoraggiare dalla presenza di chi fa il tuo stesso lavoro, quanto avere ben chiaro chi sei e che cosa proponi. È per questo che fare chiarezza sul proprio posizionamento già nelle primissime fasi della tua attività ti aiuta a distinguerti e anche a debellare i complessi di inferiorità che – inevitabilmente – insorgono quando ti confronti non più solo con il tuo piccolo circolo di supporters, ma con un mercato più ampio e popolato.

Se poi anche la tua immagine è ben definita, e il tuo prodotto non imitabile se non con scarsi risultati, ciò che la concorrenza può toglierti è davvero minimo, nel quadro generale delle cose.

E se la concorrenza è sleale, per prezzi e proposte?

Anche qui, se fai un passo indietro e ripensi al tuo cliente ideale, la conclusione più sana per smaltire il travaso di bile che ti viene guardando ai competitors “cattivi” è ricordarti che con te, probabilmente, quel tipo di cliente non sarebbe durato tanto comunque.

Poi magari capita – come a Nydia – che un cliente che avevi perso torni con le orecchie basse perché si è accorto della differenza di qualità. E queste sì che sono soddisfazioni! Ma non dimentichiamo che c’è anche la concorrenza “buona”: cioè tutte le persone che fanno il tuo stesso lavoro, con le quali vorresti collaborare, alle quali guardi con rispetto e ammirazione e anche – ammettiamolo – con un pizzico di invidia. Riuscire a collaborare è sempre un’ottima strategia, ma, quando non è possibile, puoi provare ad usare queste sensazioni come stimolo per fare meglio: del tuo meglio, senza copiare, ovviamente!  

Ecco, la verità è che sembriamo tutte un po’ troppo buone per essere vere, quindi Enrica, la nostra moderatrice, ci riporta con i piedi per terra: ma davvero quindi le concorrenti sono tutte potenziali collaboratrici o modelli positivi a cui ispirarsi? Certo che no! Forse tirare fuori il meglio da questo confronto, però, è il modo più sano per approcciarsi alla concorrenza senza uscirne a pezzi, in senso economico e morale.

Altro punto importante è la formazione: insegnare alle altre persone a fare il tuo stesso lavoro è qualcosa che può aumentare la concorrenza nel tuo ambito. Viene spontaneo, quindi, chiedersi se abbia davvero senso farla, e, tra tanti dubbi, una certezza emerge: formare qualcuno che faccia il tuo lavoro con la stessa etica che guida te è un modo per implementare quella concorrenza – sana e collaborativa, di cui sopra – che porta, in generale ad avere un mondo del lavoro più equilibrato e onesto.

Perché, diciamocelo: di davvero originale da inventare è rimasto poco, è difficile che ti rubino l’idea del secolo. Al contrario, può darsi che la tua onestà e professionalità contagino quanta più gente possibile che poi, ognuna a suo modo, le porterà avanti. Insomma, una versione molto imprenditoriale di un più romantico “share the love!“.

In quest’ora di chat su Twitter sono venuti fuori talmente tanti spunti interessanti che abbiamo anche un po’ sforato dal tempo previsto: ma è questo il bello delle chiacchiere fra ragazze, no? È per questo che ti aspettiamo alla prossima #CBchat del 4 marzo: si parlerà di conti, e non vediamo l’ora di sentire anche la tua voce! Puoi farlo collegandoti a Twitter tra le 21.30 e le 22.30, e ricordandoti di inserire l’hashtag #CBchat in modo che possiamo leggere i tuoi tweet al riguardo.

E ricorda: la Concorrenza spesso è scomoda, ma se la usi Bene può aiutarti a crescere!

Beatrina Incorporella

Girl in progress, ancora, da sempre. L'unica costante della mia vita sono lettura e scrittura: da dieci anni sono una libraia, da almeno trenta una lettrice. Scrivo per dimenticare (e per ricordare), un po' sul serio e un po' per ridere. Sono bionda per vocazione, torinese di nascita, ironica per autoconservazione.

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