Una lettrice di C+B si domanda come gestire a livello fiscale il lavoro occasionale creativo online.
Ciao Bea,
ho 34 anni e sono un creativa.
Vendo in maniera occasionale online da circa 4 anni, usufruendo (non so se il termine è giusto) dell’art.4 comma 2 lettera h) del Decreto Legislativo 31 marzo1998 n.114.
Prima di farti la mia domanda, voglio complimentarmi con voi, vi seguo con molto piacere da un po’ di tempo e sono molto contenta di avervi trovato.
Trovi i vostri post a me molto utili e di grande aiuto.
La mia domanda è la seguente, e spero tanto che mi potrai dare una risposta.
Come ho già scritto, sono una creativa e vendo online da 4 anni le mie creazioni su varie piattaforme del “fatto a mano”.
Vorrei sapere se c’ è la possibilità che due persone dello stesso nucleo familiare possano vendere nella stessa maniera, usufruendo entrambe della stessa legge che ho riportato in alto, e vendere per un massimo di € 5000/anno (se non erro) ciascuno?
Mi spiego meglio: da un po’ di tempo anche mia madre realizza degli oggetti fatti a mano, che vorrebbe vendere appoggiandosi a un altro ramo del mio brand.
Vorrebbe aprire un suo shop e un suo blog per promuovere la sua creatività.
Per questo mi chiedevo, secondo te la cosa sarebbe fattibile?
Ti ringrazio in anticipo.
Ciao amica lettrice,
lo sai che quando ci fate i complimenti mi commuovo sempre un po’ di default? E dire che ce ne fate tanti, forse dovrei essermi abituata! Ma è sempre bellissimo sentirli, quindi come prima cosa, grazie!
Mi fai una domanda molto specifica che esula dalle mie competenze, e per questo, il 15 dicembre, troverai la risposta di Carlotta, la nostra commercialista del cuore, che è la persona più adatta per risponderti.
Ho scelto però di pubblicare prima questa lettera con una mia risposta, facendoti aspettare ancora un po’, perché mette l’accento su una cosa molto importante secondo me, e che tocca molte delle nostre lettrici: forse mentre scrivevi non ci hai neanche pensato,ma sono sicura che siete in tante ad avere lo stesso dubbio.
La cosa che vorrei sottolineare è che è importante farsi delle domande per cercare di lavorare nella maniera giusta, e con “giusta” non intendo solo efficace, ma anche corretta da un punto di vista legale e fiscale.
Sono del parere che lo Stato italiano non sia generoso con le piccole imprese, ma credo anche, fermamente, che questo non sia un buon motivo per dare per scontato che tanto una formula adatta al tuo caso non c’è o, se c’è, è ingiusta ed esosa, e allora tanto vale fregarsene. Costume purtroppo molto diffuso, a cui noi in prima persona dobbiamo dire no, anche quando ci costa soldi e fatica.
La tua lettera mi rende orgogliosa perché rappresenta tutte le persone che cercano di trovare la propria strada con una professione creativa e atipica agendo con correttezza e onestà.
Inoltre dimostra come, da un punto di vista personale, pur svolgendolo in maniera occasionale, tu stia prendendo il tuo lavoro sul serio, affrontando i tuoi dubbi seriamente e con coscienza: il progetto che porti avanti ti sta a cuore, e stai valutando la maniera migliore per farlo crescere e prosperare. Questo è lo spirito d’impresa che funziona. Non fare spallucce davanti alle difficoltà, ma continuare ad informarti con tenacia per raggiungere i tuoi obiettivi.
Quello che fa la differenza tra un sogno nel cassetto o un hobby e un’attività in proprio sono le azioni che portiamo avanti per farlo crescere: e con azioni intendo anche quei momenti di indecisione in cui alziamo gli occhi al cielo, il soffitto non ci risponde e decidiamo di chiedere aiuto. Aiuto può essere una consulenza, come nel tuo caso, o una collaborazione, un corso di formazione, una ricerca di mercato, una strategia di marketing.
Nei momenti in cui magari ti senti un po’ scoraggiata o sopraffatta da tutte le cose di cui tenere conto, ricordati questo: che sei brava, che stai lavorando sodo, e che c’è comunque un mondo di persone che può aiutarti a fare la differenza per il tuo piccolo business.
In quest’anno da cpiubier, attraverso le vostre storie e i vostri dubbi, il consiglio che forse mi sono ritrovata a dare più spesso è quello di trovare un buon commercialista a cui aprire il cuore, professionalmente parlando, e farsi dare delle risposte valide e complete. Vietato aver paura di sembrare ignoranti: in fondo, chi fa questo mestiere è lì apposta, e ha studiato cose (che per esempio per me sono più incomprensibili dell’astrofisica) che è normale non sapere. Una consulenza può costare meno di quanto si possa temere, e oltretutto ci sono anche ottime professioniste consultabili online (ti dice niente Networkmamas?).
E sì, lo so: ogni tanto il commercialista fa paura. A me, tantissima. Ma gli voglio anche bene: non solo perché ha vissuto con me cose importanti, come l’apertura e la chiusura del negozio, ma anche perché è dalla mia parte e, con le sue competenze, mi ha aiutata a non fare tanti errori e a limitare quelli che, nonostante tutto, sono riuscita a fare da sola.
Insomma, hai capito no? Le tue C+B sono Commercialista, per le questioni pratiche, e un Brava grosso come una casa per esserti posta il problema e aver chiesto un parere per risolverlo!
Abbracci, glitter e pon-pon (oggi ti faccio da cheerleader).
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