Post sponsorizzati sul blog: non devono essere un tabù

La casa nella prateria è un blog personale. L’ho creato nel 2007 per rimanere in contatto con parenti ed amici lontani e poi mi è “sfuggito di mano”. Nel senso che, con mia grande sorpresa, ha iniziato a ricevere visite da persone che non conoscevo. Alcune sono poi diventate amiche “vere”, altre hanno aperto a loro volta dei blog. Qualcuno esiste ancora, qualcun altro si è perso per strada. Con l’aumentare dei lettori è aumentata la visibilità del blog e – di riflesso – la mia. Questo mi ha portato ad ottenere una serie di opportunità professionali assolutamente insperate. Ho pubblicato libri con due diverse case editrici (e presto con una terza), ho lavorato e lavoro tuttora con diverse realtà online. Finché, un bel giorno, sono arrivati gli sponsor.

Uno sponsor è un’azienda, piccola, media o grande, che ti offre un compenso e in cambio ti chiede:

  • Di parlare del suo prodotto sul tuo blog
  • Di parlare di iniziative proposte dallo sponsor stesso

Gli sponsor sono di vario genere. Alcuni fanno proposte indecenti e vengono rimbalzati. In questo caso il lettore non saprà mai della loro esistenza. Altri propongono campagne interessanti e, in quel caso, il blogger crea con loro un accordo. Ciascuno ha le proprie regole interne. Le mie sono due:

  1. Trasparenza
  2. Libertà

Per trasparenza intendo che TUTTI i post sponsorizzati sono CHIARAMENTE etichettati come tali. Può esserci un disclaimer all’inizio del post oppure posso annunciarlo in modo discorsivo nelle prime righe. Tutti questi post appartengono inoltre alla categoria “Sponsor”. Chi legge quindi sa, fin dall’inizio, che sta leggendo un contenuto sponsorizzato.

Quando parlo di libertà mi riferisco invece al fatto che sono libera di tirarmi indietro se il prodotto o il servizio non fosse di mio gradimento. In quel caso ovviamente rinuncio al compenso prestabilito. Perché lo faccio? Certo, perché sono una persona onesta. Ma anche perché la mia credibilità è la misura del mio valore. Se i miei lettori si fidano di me, continueranno a seguirmi (e magari acquisteranno anche il prodotto che ho SINCERAMENTE consigliato). Se inizio a consigliare schifezze, perderò i miei lettori e di conseguenza anche i miei sponsor. Se quindi non vi fidate della mia onestà, potete contare almeno sulla mia intelligenza o sulla mia abilità imprenditoriale.

Nonostante queste premesse, quando ho iniziato ad ospitare contenuti sponsorizzati ho perso un certo numero di lettori. Poco male, statisticamente parlando, visto che il blog è in crescita costante. Peccato, invece, sotto l’aspetto umano. Ma in fondo così è la vita: gente che viene, gente che va.

Tra quelli che sono rimasti (o che sono arrivati quando gli sponsor erano ormai una realtà consolidata sul mio blog), c’è chi legge volentieri i miei post, indipendentemente dal fatto che siano sponsorizzati o meno (in fondo lo sponsor ti dice “parla di caffè” oppure “racconta questo evento”; non ti mette certo le parole in bocca, altrimenti si perderebbe lo stile del blogger e quindi tutto l’interesse delle aziende a farsi promuovere da noi lavoratori della rete).

E poi c’è chi “io i post sponsorizzati non li apro nemmeno”.

Per me va benissimo, non mi offendo. Mi dispiace per loro perché si perdono contenuti che potrebbero essere utili, ma la realtà nuda e cruda è che il compenso è concordato a priori quindi il blogger percepisce comunque il dovuto per il lavoro svolto.

Certo, l’idea di parlare di caffè o di epilatori quando lo decido io e non quando me lo dice lo sponsor non mi dispiace affatto, ma un blog ben avviato ha delle spese da sostenere, e se voglio avere tempo per scrivere devo togliere tempo a qualcos’altro, quindi un ritorno economico lo devo avere.

Qualche mese fa ho voluto fare un esperimento. Ho lanciato un’applicazione. Si chiama 10minyoga ed è stata finanziata con un investimento personale. Soldi che avrei potuto utilizzare per una bella vacanza. E invece no. Ho creato quest’app GRATUITA e completamente AD FREE. “Ma questo non è un investimento” penserete “è un suicidio!”. No. È un esperimento. Volevo capire se chi si lamenta degli sponsor è poi disposto a farsi carico del sostentamento economico che un blog (o un’app) necessita.

Per motivi di budget l’applicazione è stata rilasciata esclusivamente in versione iOS. Sta andando molto bene e gli utenti ne sono soddisfatti. “Certo che però”, mi suggeriscono, “potresti aggiungere le descrizioni audio”. E magari “qualche esercizio in più”. “E… a quando la versione Android?”.

Per rispondere a queste richieste ho avviato un crowdfunding che ho condiviso su tutti i miei canali con migliaia di contatti. Volevo raccogliere duemila euro (cifra minima per rilasciare una nuova versione dell’app). Ho anche associato il mio crowdfunding ad una buona causa: nel caso non avessi raccolto fondi necessari, la somma donata sarebbe stata devoluta all’AGPD, Associazione Genitori e Persone con sindrome di Down.

Il crowdfunding è durato due mesi, durante i quali ho raccolto 192€, di cui 100 da una sola persona. Numero totale di donatori? Quattro.

La somma è stata regolarmente donata all’AGPD, e io continuo a ricevere messaggi di persone che mi chiedono funzionalità aggiuntive ma che non sono disposte ad investire 1€ per ottenerle.

Il mio esperimento è concluso. Ora so che i miei lettori mi amano ma non al punto da sostenermi economicamente. E mi sta benissimo. Non c’è sarcasmo né rancore in questa affermazione. Ora so che se voglio continuare a fare la blogger di professione l’unica strada percorribile, al momento, è quella degli sponsor. Chissà, magari un giorno ne arriverà uno che investirà nell’agognata versione Android o per implementare le funzioni aggiuntive che qualcuno mi ha chiesto.

Spero solo di non sentirmi dire, a quel punto, “Non la scarico perché è sponsorizzata da un’azienda”.

Claudia Porta

Blogger, autrice, insegnante di yoga, meditazione e mindfulness. Vivo in Provenza ma tengo corsi anche in giro per l'Italia. Le mie video-lezioni sono disponibili nella mia app iOS (10minyoga) e sul mio canale youtube: https://www.youtube.com/user/10minyoga

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13 thoughts on “Post sponsorizzati sul blog: non devono essere un tabù”

  1. io credo che il problema non sia se i tuoi lettori vogliano finanziarti o meno. il problema è che pochissime persone vogliono pagare dei contenuti “virtuali”. credo che sia un problema soprattutto italiano, ma anche nel resto del mondo diverse testate giornalistiche importanti hanno dovuto chiudere a causa dei pochi abbonamenti. Credo, se mi consenti, che il punto di vista dovrebbe essere proprio l’opposto. Io investo anche su Android per esempio, o su approfondimenti maggiori e poi inizio, dopo ad esempio un anno a chiedere un’abbonamento annuale o qualcosa del genere. Il crowfounding è una cosa molto bella ma che a mio avviso funziona una volta su 1 milione. In poche parole è come vincere alla lotteria. Perché ormai tutti chiedono soldi. Scusami se mi sono permessa, ma nella mia piccola esprienza ho visto che solo investendo in prima persona come tu hai fatto sulla app puoi avere dei risultati.

  2. Non scusarti, ogni contributo è prezioso, e il tuo non fa che confermare quel che già pensavo. Per investire devo guadagnare, e quindi ben vengano le aziende che decidono di offrirmi lavoro! 😉

    • hai ragione. Tieni conto però di una cosa. Nel tuo lavoro, il valore aggiunto sei tu. Io credo che le persone, i clienti, abbiano il piacere di pagarti se ci sei tu. se c’è tutta te stessa. se fai dei workshop, se c’è la tua faccia. se proponi delle cose tue, che si sente fanno parte della tua vita. quando proponi delle cose delle ditte fai un altro lavoro. stimabile ugualmente, ma diverso. la gente si fida di te e può anche comprarle ma stai cambiando rotta. io sinceramente penserei più a dei workshop o altro che a “vendere” cose per conto terzi.
      Per fare un paragone, è come se tu fossi la Fiat e decidessi di vendere seggiolini per auto della Chicco. Certo, si può fare, fa parte dello stesso “campo”, ma che ci azzecca!
      Mettiti in gioco, gestisci meglio il tuo lavoro, ma per conto mio, limita al minimo possibile le “sponsorizzazioni”.

      • “Ci azzecca” nel senso che sono, cronologicamente parlando, prima blogger sostenuta da sponsor che insegnante di yoga. La via del workshop l’ho tentata ma con scarsi risultati, online almeno. Io vivo in Francia e quindi i workshop dal vivo (che invece funzionano bene) non possono essere frequenti quanto vorrei. Mentre ho constatato che funzionano bene gli e-book. Ne sto preparando uno sullo yoga che spero mi permetterà di seguire il tuo consiglio di limitare al minimo le sponsorizzazioni.

        • Ciao Roberta,
          mi permetto di intervenire anche io perché il tema tocca molto da vicino il modello di business di C+B che nel 2015 inizierà ad accettare sponsorizzazioni ed ads per poter continuare a vivere: il workshop va bene, ha però di solito margini di profitto bassissimi che vengono poi reinvestiti per coprire i costi fissi (e ancora…), ma non è sufficiente per presentare con continuità contenuti di qualità gratuiti. Quindi, come piccola realtà che non beneficia di investimenti di soci di capitale o di finanziamento si deve lavorare su tutti i fronti: sponsorizzazione, ads, vendita di servizi e prodotti.

          Claudia, che dire: grazie per essere passata a rispondere tempestivamente e per il bellissimo articolo in cui c’è proprio tutta la tua esperienza e sincerità 🙂

  3. Claudia, io sono una tua lettrice da diversi anni.
    devo ammettere con tutta sincerità che ogni tanto alcuni post sponsorizzati mi sembrano “stonati” nell’armonia generale del blog. ma capisco che , se per te il blog deve essere una fonte di reddito a fronte delle ore di cura che dedichi e dei costi che affronti, ben vengano.
    ragionando da “uomo della strada” direi che a tanti lettori letteralmente rosica che tu possa guadagnare scrivendo un blog e non facendoti 8 ore in fabbrica, oltretutto ricevendo dei prodotti o gadget a cui loro farebbero gola.
    il punto è che non si rendono minimamente conto che il tuo è un lavoro, che richiede conoscenze, esperienza, capacità, intuizione, aggiornamento e studio continuo, creatività…
    Io gestisco la pagina FB della nostra azienda agricola e sto studiando per gestire meglio Google + , bè, devo ammettere che è dura, pensavo fosse semplice , ma non lo è.
    Continuerò a leggerti, mi piace il tuo blog e non rosico, ma nutro una sana invidia per le tue capacità e competenze.

    spero tu possa raggiungere tutti i tuoi obbiettivi!

    • Grazie Elisabetta. Mi faresti un esempio di post sponsorizzato che secondo te “stona” con il blog? Mi interessa davvero capirne di più.
      Per quanto riguarda il “rosicare” forse più che altro passa l’immagine di una persona che non ha veramente bisogno. Ho una bella casa, vivo in un bel posto, e posto sempre immagini in cui siamo felici e contenti. Mia sorella un giorno mi ha detto “se non ti conoscessi e ti seguissi sui social penserei che stai tutto il giorno a fare yoga sulla spiaggia”. Probabilmente sembro una che non fa un granché perché non parlo molto delle mie difficoltà. Ma questo è lo spirito del blog. Concentrarmi sulle cose belle e positive è il mio modo per esorcizzare tutto il resto. E devo dire che funziona! La legge di attrazione potrebbe essere un’interpretazione del mio percorso dal 2007, anno in cui ho aperto il blog, ad oggi. Continuo a credere che se lavoro sodo e continuo a crederci le belle opportunità continueranno ad arrivare.

  4. Ciao! Io non ti conosco tramite il blog, anche se ovviamente lo conosco (in quanto mamma e tata), ma ti ho “conosciuta” grazie al libro “La mia mamma sta con me” che mi ha letteralmente cambiato la vita:
    passando da casalinga ad educatrice domiciliare.
    Guardando il tuo sito un po’ è vero, l’immagine che passa è quella di una persona che “sta bene e non ha bisogno di nulla” e adesso con questa storia degli sponsor il lettore si chiederà:
    “cosa ne sa lei di cosa sia meglio per me, se ha una vita così perfetta? Non capirà le mie esigenze, ecc….”
    Come se tu fossi solo ciò che appare nelle foto.
    Probabilmente molti lettori si fermano a questa prima errata impressione.
    L’opinione che invece mi sono fatta io di te leggendo il libro e vedendo la tua inclinazione montessoriana è quello di una mamma GENEROSA che vuole aiutare le altre mamme ad autorealizzarsi e ATTENTA alla libertà individuale dei propri bambini, quindi, (anche se purtroppo non leggo il tuo blog) io mi fiderei del tuo giudizio e comprerei le cose che sposorizzi! 😉
    (Prometto di trovare il tempo per leggerti…)

    • Grazie per il tuo feedback. Tengo a precisare che l’obiettivo dei post sponsorizzati non è che i lettori si precipitino a comprare il prodotto, ma che ne prendano conoscenza e se ne ricordino nel momento in cui ne avranno bisogno. E’ un po’ la stessa cosa che dico sempre quando parlo dello yoga con i bambini. L’obiettivo delle lezioni di yoga dedicate a loro non è di farne dei piccoli guru, ma di far sapere loro che esistono delle tecniche che possono aiutarli a stare meglio, in modo che poi si ricordino di utilizzarle quando ne sentono il bisogno. 😉

  5. La verità è che in Italia vogliono tutto free. Non capiscono il valore e il lavoro che ci può essere dietro.

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