Lavoro vicino, ma sono lontano

Se lavori da casa è un po’ come lavorare vicino, essendo lontano. I tuoi familiari faticano a capire che quella cosa che ti tiene inchiodata alla scrivania, o al tavolo della cucina, si chiama lavoro. E che da quello dipendono le sorti dell’economia domestica.

Non sono solo gli under 18 a lamentarsi… spesso è anche un marito o un fidanzato che, vedendoti lì ad un passo da lui che è a casa per il solito invalidante raffreddore, ti chiama ventisei volte in 10 minuti, ti chiede se vuoi un caffè, uno spuntino o ti domanda dove si trovano i calzini, il trapano o i moon-boot. Per un po’ rispondi col sorriso, poi finisce che grugnisci e lui, grande e grosso, cosa ti dice? “Da quando lavori a casa, mi trascuri… 

Ora, lavorare può essere noioso, divertente, obbligatorio, appassionante e qualsiasi altra cosa ti venga in mente. Ma nonostante tu abbia scelto di lavorare da casa, sempre di lavoro parliamo.

Tendenzialmente, dandoti il la per una distrazione, la accoglieresti a piene mani se un minimo di buon senso non ti facesse rendere conto che di cazzeggio, spesso, non si vive. Ma la metà della tua mela, sprovvisto di buon senso e con un contratto a tempo indeterminato con orario 8-17, si sente trascurato. Insomma, ti vede lì ad un passo eppure gli sfuggi. Personalmente non ho questo problema con il mio compagno, imprenditore e free-lance che spesso lavora da casa, ma con un altro membro della famiglia: mia figlia di 5 anni. Sappiamo che spesso i micro-pensieri che albergano in una mente fanciulla sono simili a quelli che vagano in una mente di maschio adulto… quindi il labbrino che appare sul viso di mia figlia quando le dico che devo lavorare è lo stesso che appare all’omone che ti dice: “Mi trascuri“.

Calendario per organizzare il lavoro settimanale
Immagine tratta da www.Creative-Calendars.com e modificata

Serve la solita dose di pragmatismo e disciplina per non soccombere. Quando possibile io lavoro negli stessi orari in cui “lavora” all’asilo mia figlia. Se non basta, faccio una cosa semplice e risolutiva: un calendario che compilo con lei con i giorni e/o le fasce orarie in cui sono impegnata. Questo le permette di prepararsi sapendo che, passata la fascia oraria colorata in blu corrispondente ad un pomeriggio da passare con i nonni, ci sarà quella fuxia in cui si starà insieme. Adesivi a gogò appiccicati un po’ a caso e la sicurezza di sapere che cosa succederà e quandoDa segnare anche le giornate/serate in cui si sa già in partenza che non si cenerà a casa, o comunque cercare di avvisare il prima possibile. I bambini devono essere rassicurati e il loro concetto di tempo è spesso un po’ bislacco. È tutto un “ieri” o un “l’anno scorso”. Ci mettono un po’ a capire la scansione temporale, ma visualizzarla su un calendario personalizzato li aiuta ad affrontare la quotidianità e a non temerla. Avere mamma o papà nell’altra stanza, che però non possono essere disturbati, per loro è più faticoso che averli in un ufficio a 10 km di distanza. E a volte ci accorgiamo che si tratta di una cosa che faticano a sostenere anche i più grandi.

Cerchiamo di renderli partecipi del nostro lavoro, condividendo qualche avvenimento, possibilmente positivo (ai tuoi figli dell’F24 non importa un granché e tuo marito lo teme più di te). Servirà a noi per allentare un po’ la tensione e i sensi di colpa, che non mancano mai, ma anche a loro per non vivere il nostro lavoro come un nemico che ci allontana dalla famiglia. Rischieremmo di cullare in seno degli haters di cui la rete e il mondo in generale sono già pieni. Per realizzare il nostro sogno abbiamo bisogno delle persone a cui vogliamo bene, se no con chi brinderemo al nostro primo fantastiliardo?

6 thoughts on “Lavoro vicino, ma sono lontano”

  1. quante storie…i figli diventano appiccicosi e questuanti se i genitori non hanno equilibrio mentale. Generazioni di figli (tra cui i nostri genitori) sono cresciuti stando in cortile con gli altri bambini, con le mamme che avevano da fare in casa e non si sentivano certo in colpa per trascurarli, dovevano mandare avanti una casa e in molti casi lavoravano pure (contadine, sarte, ne conosco tante di nonne che si facevano un mazzo così). Sono veramente stufa di leggere questa roba da parte di mamme italiane, mi sembrano delle nevrotiche e basta. Questa nevrosi si riversa in un minuto sui figli che diventano impossibili. Createvi una vita che non sia centrata sui vostri figli, createvi un equilibrio vero come persone. Qualche giorno fa parlavo con una mamma di tre figli che lavora insieme al marito per le ONG in Africa, vivono in Etiopia, Congo, i loro bambini spesso sono gli unici bianchi a scuola. Crescono sereni, giocando con qualunque cosa insieme agli altri bambini, imparano le lingue del luogo, non hanno una madre che pensa ogni cinque minuto oddio poverino si sente trascurato. Lasciate scorrere la vita, lasciate le vostre nevrosi!

  2. Grazie Gatto libero. Mi pare un commento sensato, se non fosse che le “generazioni di figli (tra cui i nostri genitori) sono cresciuti stando in cortile con gli altri bambini” di cui parli stavano per l’appunto in cortile o in contesti sociali allargati in cui ci si distraeva giocando in gruppo, sorvegliati dagli occhi di una mamma, di una zia, di una nonna o di un’altra mamma. In quanti adesso, possono contare su questa rete sociale allargata? In città in pochi. Sicuramente, in Africa, nonostante altre problematiche, alcuni bambini del luogo o stranieri “crescono sereni, giocando con qualunque cosa insieme agli altri bambini, imparano le lingue del luogo…” ma parliamo della stessa cosa che succedeva in passato qua.
    Per la considerazione sulle nevrosi… Ognuno ha le proprie.

  3. “Avere mamma o papà nell’altra stanza, che però non possono essere disturbati, per loro è più faticoso che averli in un ufficio a 10 km di distanza”
    E’ proprio questo il punto, è come essere in dieta e avere una torta ipercalorica davanti agli occhi, è vedere e non toccare. Per un bambino non è facile da capire e spesso neanche per il “bambino grande”. Succede a me che passo parecchio tempo al pc per trovarmi un lavoro e spesso mi sento dire: visto che eri a casa, avresti potuto fare …. come se avessi cazzeggiato tutto il giorno. Se mai lavorerò da casa, urgeranno paletti!

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