Ore 9
Bacio davanti alla classe dell’asilo e via!
Inizia anche la giornata lavorativa di chi ha scelto c+b, casa+bottega: il lavoro da casa.
Si torna a casa e si cerca di ignorare quello che ti circonda, che difficilmente sta al proprio posto, e si inizia a lavorare. Computer e telefono.
Siamo tante noi che abbiamo scelto, per obbligo o per passione, di far coincidere il posto di lavoro con la casa. Ci si avventura in una realtà diversa e per molti versi eccitante, in cui si è responsabili al 100% del proprio tempo e si riesce nella tanto discussa arte della conciliazione.
Ma non è tutto rose e fiori… una delle spine riguarda l’ambiente che ti circonda: la casa continua a impolverarsi e a creare motivi di richiamo dell’attenzione che dovresti dedicare al lavoro. Certo, se fossi uomo non ti accorgeresti di niente, invece tu innesti il multitasking e dai un colpo al cerchio e uno alla botte. Finché, quando meno te l’aspetti…
Son già le ore 16
“Ehmmmmm…. maaaammmaaaaaaa……” Dopo 5 anni in sua compagnia ho capito che le vocali lunghe chiamano desideri da esaudire velocemente.
“Dimmi”
“Gelaaaatooooo con Edoardo, Diego e Matilde? Per-piacere-per-piacere-con-tutti-i-miei-per-piacere”. Formula collaudata, urlata ad arte davanti ad almeno altre 3 mamme, che serve a metterti nella scomoda situazione in cui dici: “Ehe…dai!” mentre pensi: “No, ti prego, il gelato nella pseudo agrigelateria con 2milioni di bambini, anche no!”
Ore 16.20
A uno è caduto Il gelato sui pantaloni, l’altro ha scelto il gusto tamarindo glacé e dopo due leccate lo ha mollato alla mamma e l’altro ancora lo ha fatto volare sulla testa della sorellina che stava nel passeggino. Liberi tutti! A saltare nella piscina di fieno!
Le mamme tirano il fiato, si guardano intorno senza perdere troppo di vista il primogenito che ha infilato una mano nella bocca dell’asinello e, scambiano due parole. Oggi, una più in vena di confidenze, guardandomi alle prese con la mia seconda figlia di 1 anno mi ha detto: “Non esiste che faccia il secondo… Mio marito è stato onesto: gli piacerebbe, ma ha ammesso che, dal momento che in casa non mi aiuta… l’ulteriore fatica di seguire un altro bambino, graverebbe quasi solo sulle mie spalle.” Evviva l’onestà.
A ben guardare, spesso, le donne se la devono sbrigare da sole in casa, perché se non lavorano… bè, se non lavorano: “La passi tu l’aspirapolvere, no?”
E se invece lavorano: “La passi tu l’aspirapolvere, no? Io sono stanchisssssimo!”
E se invece lavorano da casa: “La passi tu l’aspirapolvere, no? Tanto sei a casa tutto il giorno!”
C’è questa difficoltà, nel pensiero comune, di pensare a chi lavora da casa come una persona che lavora. Veramente.
Se lavori da casa, nella migliore delle ipotesi ti vengono appioppati incarichi bizzarri tipo seguire gli scavi di ristrutturazione del giardino piuttosto che andare a ritirare il cassonetto dell’umido tre paesi più in là del tuo. Tanto sei a casa, no? Invece, decidere di lavorare da casa può essere il frutto di scelte decisamente più complesse:
- dopo la gravidanza ho perso il lavoro e non riesco più a ricominciare a lavorare,
- vedo mio figlio 18 minuti a sera prima che si crolli entrambi spatasciati sul divano,
- ma anche: la qualità della mia vita viene prima di tutto e voglio poter decidere cosa fare del mio tempo,
- voglio trasformare il mio hobby nel mio lavoro.
L’elenco potrebbe andare avanti all’infinito perché le motivazioni possono essere tante e svariate… Il filo rosso che le unisce invece è lo stesso: c+b, ovvero casa+bottega.
Un binomio idilliaco quanto esplosivo: mantenere la rotta senza cedimenti è lavoro da vere ladies di ferro; è un attimo che se no ti ritrovi a lavorare in pigiama con i capelli pazzi, a mangiare mentre leggi le mail e a girare il sugo mentre ti telefona un cliente.
…….sto iniziando questa nuova e per me molto insolita avventura. Io speriamo che me la cavo. ……..Anzi, sono strabene accetti consigli !!!
Te la cavi, te la cavi… c’è sempre il caffè di metà mattina nel tuo bar preferito… altro che macchinetta!
consiglio: boh, senza zucchero x me è meglio 😉
Io ho lavorato forzatamente da casa per un po’ – forzatamente perché imposto improvvisamente a tutti i collaboratori esterni dall’azienda dove lavoravo – e non l’ho presa bene per niente. In quel periodo ci ho patito, non avevo nemmeno uno spazio adeguato, mi mancavano i colleghi e non riuscivo a concentrarmi.
Oggi, dopo aver cambiato casa, azienda e colleghi, sto progettando la mia futura fuga dal mondo aziendale, sia per fare un lavoro più “mio” che per vivere a ritmi diversi… ma anche per liberarmi da certe dinamiche insopportabili.
E così vi seguo appassionatamente, per trovare spunti e riflessioni!
In ogni caso, già ora la mia casa è incasinata… peggio di così è difficile 🙂
Grazie Giulia, magari insieme troveremo il rimedio alla polvere che si deposita… 😉
Sì, girare il sugo mentre rispondo a un cliente l’ho già provata!
Per i traduttori è normale lavorare da casa, il mio ex-capo traduttore mi diceva sempre che tutti gli dicevano (scusate la ripetizione): “ma non è un lavoro vero!” Oppure gli dicevano “non ti pagheranno mai”. Sembra che se fai il tuo lavoro da casa in pigiama non è serio, non può essere vero che ti pagano… e invece succede! Comunque è vero che in casa ci sono un sacco di distrazioni, io ho pure la gatta (il mio sogno: tradurre con la gatta sulle ginocchia).
Grazie Ylenia, forse la serietà di chi opta x c+b dipende dal tipo di pigiama che indossiamo? 😉
Anche io sto provando a trasformare un hobby in lavoro, dopo aver perso il mio lavoro di sempre non sono più riuscita a reinserirmi (età sbagliata, esperienza sbagliata, troppo poco, troppo esagerata…)! Il marito fa i turni e quando è a casa insieme a me è un incubo lavorare! Ogni 5 minuti una richiesta e alla fine “…ma non puoi dedicarti un po’ a me?” Quanta pazienza 🙂
questi mariti non son mai contenti. Ricordagli come cantavano la Mori e il suo di marito: “Chi non lavora…” 🙂