Anche le imprese più titaniche hanno un inizio. Questo mi sono ripetuta in questi giorni, pensando al primo post da scrivere per la rubrica pecunie. Che sia chiara una cosa infatti, se l’argomento soldi ti manda in confusione, per me è quasi peggio! Eppure col tempo ho capito che più lasciavo la questione nell’ombra, peggio era, così ho cominciato ad affrontarla pezzo per pezzo, imparando qualche nozione base e cercando di farmi spiegare quanto più possibile su quelle avanzate. La rubrica sarà il mio modo per condividere questi strumenti di comprensione con te che sei terrorizzata dall’argomento!
Ogni cosa ha un prezzo
Il modo più semplice per cominciare ad affrontare l’argomento soldi, quando si fa un mestiere creativo, è partire da un concetto fondamentale: ogni azione, oggetto, servizio ha un prezzo.
Ci sono prezzi:
- espliciti, come quello del tuo fedele computer portatile,
- impliciti, come la rinuncia alla privacy che fai quando ti registri su Google,
- nascosti, come il tempo che dedichi a studiare per migliorare le tue competenze,
- fisiologici, come le conseguenze di lavorare troppo senza riposarsi,
- sociali, come il risultato di una tua sfuriata in pubblico perché nessuno capisce la tua arte.
Il punto è che ogni sentimento, movimento, essere, ‘cosa’ sotto il sole hanno un valore, e una quantità di energia (o soldi) ben precisa viene spesa per generare/compensare quel valore.
Comprendere questo concetto è sicuramente importante per la maturità di ogni essere umano. Potresti dire che in effetti ciascuna di noi diventi veramente adulta quando impara ad accettare le conseguenze delle proprie azioni. Ma il meccanismo è ancora più importante se stai pensando di metterti in proprio.
Trasformare la tua passione, la tua creatività e il tuo talento in una fonte di reddito presuppone da un lato la capacità di riconoscere tu per prima il valore di queste tue qualità e del loro frutto. Dall’altro richiede un investimento materiale (soldi e beni) e immateriale (energie, talento, emozioni, relazioni) notevole.
Troppo spesso si fraintende l’apparente semplicità (non burocratica, è ovvio) con cui è possibile iniziare una professione intellettuale o creativa.
Abbandonare un lavoro dipendente, con uno stipendio relativamente sicuro, per mettersi in proprio sembra tutto sommato semplice, quando quello che si vuole fare è mettere a frutto una passione creativa. Su tantissimi libri per freelancer si legge: “non servono grandi capitali, bastano un computer e un telefono”. In realtà, se ci pensi bene, questi due elementi presuppongono già altri costi espliciti:
- un ambiente in cui posizionarli (di proprietà o in affitto, che sia anche domicilio o meno)
- spese di manutenzione dello stesso
- spese per le utenze, per riscaldare l’ambiente, illuminarlo (e accendere il computer), portargli acqua
- spese di rete, per Internet e telefonate
- l’hardware stesso, quindi il computer e il telefono
- il software, gli aggiornamenti, la manutenzione
Poi vorrai muoverti per la città (la regione, il Paese, il mondo perfino) per cercare clienti e incontrarli? Allora dovrai considerare anche le spese di viaggio, o quelle per il mantenimento di un’auto (bollo, assicurazione, manutenzione, affitto box, parcheggio, carburante, pedaggio autostradale).
Mentre siederai al tuo computer a progettare la tua idea imprenditoriale o a telefonare a potenziali clienti, poi, non starai guadagnando. Ma dovrai mangiare, vestirti, vivere. Ecco quindi emergere i costi impliciti del lavoro in proprio, primo fra tutti il mancato reddito nei periodi senza commesse/clienti.
Poi ci sono i costi nascosti, primo fra tutti il tempo, che passerai a:
- a progettare la tua idea, svilupparla, metterla nero su bianco
- formarti per trasformarla in una vera e propria impresa
- fare ricerche per verificare che ne valga la pena
- correre da un ufficio all’altro per fare diventare tutto realtà
Infine arrivano i costi immateriali per eccellenza: quelli fisiologici e relazionali. Per tutte le volte che ti sentirai esaltata per la tua idea, felice perché sta prendendo forma, libera dai vincoli di un capo ottuso, ci saranno momenti di panico e spaesamente per la quantità di regole/norme da seguire, attimi di angoscia di fronte a una bolletta che non sai ancora come pagare, giorni di stress prolungato quando affronterai clienti difficili. Il tutto avrà ovviamente un impatto sulla tua relazione con chi ami e ti sta vicino.
Il peggio è il prezzo del meglio
Ti è passata la voglia di metterti in proprio? Spero proprio di no. Perché i costi che ti ho elencato qui sopra sono solo il risvolto oscuro della medaglia, sono il peggio dell’esperienza imprenditoriale. Dall’altra parte c’è l’euforia di mantenerti mettendo a frutto il tuo talento e le tue passioni. Il punto è che il peggio è il prezzo che paghi per il valore del metterti in proprio. Solo tu puoi decidere se ne vale la pena, ma farti questa domanda è il modo più ragionevole per cominciare un percorso di autonomia professionale.
Condivido pienamente l articolo. Hi lasciato un lavoro dipendente redditizio ma insoddisfacente e deleterio x la mia salute per il mio sogno . Ci sono vari prezzi da pagare e con cui convivere ma altri guadagni.
Daniela
Ciao Daniela,
interessante il tuo commento a questo interessante articolo 🙂
Penso anche io che non esista La Soluzione Perfetta… ognuno deve soppesare i suoi pro e contro… certo, quando avevo l’ennesimo cocopro non avrei mai pensato che un contratto serio mi avrebbe portato tutti questi contro! Diciamo che essendo già passata attraverso la mancanza cronica di pecunia e l’incertezza del futuro forse un po’ ci ho fatto il callo, mentre all’insoddisfazione a tempo indeterminato ancora non riesco ad abituarmi…
Daniela, Giulia, avete colto perfettamente lo spunto che volevo passasse, prima di tutto: e cioè che c’è una realtà oggettiva (ogni cosa ha un prezzo) e poi c’è quello che ciascuno di noi può/deve fare con questa consapevolezza. Un’autoanalisi ci sta tutta. Sia prima di cominciare, sia in corso d’opera. Io rifaccio il bilancio ogni sei mesi… e Daniela… io dell’insoddisfazione terrei conto, per evitare di ritrovarti troppo scorata in futuro. Un abbraccio a entrambe! Continuate a leggerci che (prometto) oltre a sollevare i problemi offro anche soluzioni 😉
Miss pecunie, ti adoro! Te lo avevo già detto…??
😀
Sì, ma fa sempre bene risentirlo 😉
Condivido e conosco perfettamente quello di cui parli…ma e’ sempre complicato farlo capire agli acquirenti
Il lavoro creativo e’ comunque SEMPRE sottovalutato ed e’ quello su cui si cerca sempre di risparmiare…
Per un creativo l’IDEA non arriva mai cosi’…e’ sempre frutto di ricerca,di studio, e quando viene messa giu’ su carta,o su computer non e’ altro che la forma finale…difficile da far comprendere…ti dicono ” …ci hai messo mezz’ora…” ma non e’ mai cosi
Senza addentrarmi troppo nelle questione di ‘prezzatura’ (che appartengono di diritto al marketing) in uno dei prossimi post parlerò proprio dei metodi per dare un valore al proprio lavoro, ma soprattutto come fare comprendere questo valore agli altri.
Io sono con te, sono di quelle persone a cui l’ispirazione viene in un lampo, di solito conio progetti e slogan su due piedi (ho cominciato decidendo titolo e argomento della mia tesi di laurea durante un viaggio in autobus di 5 minuti in piedi). A chi mi dice che mi viene tutto facile, rispondo sempre che è per tutti i libri che ho letto, i film che ho visto e le ore che ho passato nei musei con i miei genitori da bambina. Insomma, in un’idea fulminante ci sono almeno 10 libri letti, 5 film visti, un museo e un centinaio di ore passate in queste attività. Fate un po’ i conti 😉
Che meraviglia. Ammiro ogni volta di piú la tua capacitá imprenditoriale e la tua professionalità.
Grazie mille, Gerarda! Per onestà intellettuale, sulle mie *reali* capacità imprenditoriali chiederei alla commercialista 😉
Nessuna sfera magica può aiutarci nel capire in anticipo se la scelta di mettersi in proprio è quella giusta o meno.
Però una cosa mi preme dire… credere in noi stesse è fondamentale: tante volte non sono i costi espliciti o sommersi che ci frenano ma il non saperci dare il giusto valore (un prezzo alto da pagare se ci pensiamo…).
Dunque donne, non lasciamoci intimorire ma prendiamo carica dalle nostre debolezze… giusto Barbara??
Anch’io sono ad una fase iniziale e sento vivo in me questo tuo post.
ps. sono curiosa di leggere i tuoi prossimi interventi, mi piaci un sacco! 🙂
Maria, grazie mille dei complimenti!
La fiducia nelle proprie capacità e il riconoscimento del proprio valore sono alla base del mettersi in proprio, sicuramente… alla fine il passaggio mentale che sta dietro al spinta imprenditoriale è proprio: “sono brava, dovrei farmi pagare!” 🙂
Però qui si parla di soldi, per cui i miei articoli saranno molto da questo punto di vista se vuoi sterile e poco appassionante… per fortuna per la parte motivazionale ci sono le altre sezioni! 😉
Sto facendo grande scorpacciata degli articoli di C+B e sono chiarissimi e davvero utili. Ora sto affrontando la sezione Pecunie, in blocco. Prima o poi andava fatta. Questo articolo in particolare mi è stato utilissimo per schiarirmi le idee circa i miei reali costi, quindi grazie, grazie @fatamadrina perché adesso posso davvero ragionarci bene e farmi dei calcoli più realistici!!
Lucia