Cos’è il branding e perché ti serve

Questo è un post basic ma fondamentale: perché magari sei approdata qui da brava creativa/artigiana/free-lance e pensi che il branding riguardi solo le aziende medio grandi che spendono milioni per rifare un logo, e poi è anche più brutto di prima (esempi di cui ridere insieme). Invece no, o meglio non solo: il branding riguarda anche te, e ne hai bisogno anche se non devi rifare il logo (persino se il logo non ce l’hai – ancora). Quindi: il brand non è il logo. Ma non è neanche la marca. E non è neanche lo studio del colore giusto di un packaging. E allora che cos’è?

Una definizione ufficiale ma un po’ noiosa dice: “il brand è l’identità di un prodotto o un’azienda, la descrizione sintetica di un pacchetto di valori su cui i consumatori possono contare”. Si capisce? Tradotto in soldoni vuol dire che il brand identifica le associazioni mentali che leghiamo a un prodotto o a un marchio. Per esempio, se dico Coca Cola tu cosa pensi? Babbo Natale, festa tra amici, pizza? Ecco, queste sono le immagini che Coca Cola veicola con il suo brand, così quando vai in pizzeria con gli amici prima di Natale zac! ordini una Coca Cola (o almeno ci sperano). E se dico Body Shop? Ecologico, colorato, accessibile a tutte? In parte sì, o meglio: questo è quello che il brand vuole associare a sé.

Brand Quote
Attribuita a Jeff Bezos, ossia mr. Amazon

Se parti da questo concetto, capirai perché il brand serve anche a te: perché anche tu probabilmente vuoi che i tuoi clienti – o potenziali – ti associno a pensieri e immagini, possibilmente piacevoli, invitanti, desiderabili. E se vuoi che questo succeda, ci devi lavorare. Devi cioè rendere coerente la tua comunicazione, i tuoi prodotti, e sì, anche la tua immagine coordinata (sì, vuol dire anche il logo, tra le altre cose).

Io qui cercherò di darti consigli su come fare.

E ti lascio con questa domanda: quando un cliente acquista qualcosa da te, cosa gli vendi, insieme al prodotto?

Gioia Gottini

Sono una coltivatrice di successi: aiuto le donne a mettere a fuoco i loro talenti, mettersi in proprio e farlo con successo. Potrei parlare per ore (e lo faccio) di: imprenditorialità femminile, individuazione dei propri talenti, branding, gestione del tempo, educazione ad alto contatto, self-help, piccoli piaceri quotidiani.

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11 thoughts on “Cos’è il branding e perché ti serve”

    • ciao Veronica! Nel caso del branding, occorre mettere a fuoco la “core mission” (ne parlerò in un altro post): è proprio lei che definisce e racconta cosa facciamo e perché. Sul piano personale, invece, raccontati che sei una persona in gamba che fa del suo meglio, ogni giorno.

  1. Si parlava con i miei soci ultimamente di come vogliamo presentare le nostre cene con degustazione di vini e alla fine io ho capito cos’ era il punto principale: io voglio un una cosa che mi dia voglia di bacirli affettuosamente tutti quanti quando se ne vanno, perchè nel frattempo ci siamo rilassati insieme, abbiamo mangiato e bevuto cosine molto buone e imparato quattro cose sulle stesse. Tu dici che mi posso brandizzare con: kissing my customers goodbye?

    • ciao Mammamsterdam, che bello il tuo progetto! Mi piace che oltre alla degustazione tu dia affetto, calore, complicità. La tua tagline è simpatica ma mette l’accento sul goodbye, non vorrei che pensassero a un ultimo bacio fatale! E una cosa tipo “come as a customer, leave as a friend?” oppure “You may kiss the somellier”? In ogni caso, se nel progetto c’è la tua passione, e sei dai qualcosa di “immateriale” agli altri, oltre che un servizio, sei sulla strada giusta – e vogliamo le foto!

  2. Cara Gioia
    Parleresti di brand riferendoti a un pittore? Ecco il mio punto di partenza: chi dipinge vuole presentare e trasmettere il suo sguardo, la sua visione, per consentire agli altri di accogliere il suo lavoro.. Ma inciampo presto nel dubbio.. Che si diventi ammiccanti, teatranti… E mi chiedo se non dovrebbe fare tutto il quadro, il prodotto, se davvero buono ed efficace .. Senza parole o presentazioni.. Grazie:)

    • Credo sia l’eterno dubbio degli artisti (e te lo dico perchè l’ho vissuto). Secondo me dietro però c’è un’idea di marketing come qualcosa che falsifica a tutti i costi pur di vendere. Oddio, a volte magari è così, ma io ho capito, e non da molto, che non è inevitabile!

    • Ciao Maria,
      grazie della tua domanda! Sì, io ne parlerei, e se pensi all’arte contemporanea, è già così: gli artisti creano con consapevolezza un loro brand. Se vendi qualcosa – e anche un artista ha bisogno di vendere (vedi proprio il post di Stella ieri) – hai bisogno di clienti, e se hai bisogno di clienti hai anche bisogno di comunicare al meglio quello che fai e perché. La singola opera sta in piedi anche da sola? Forse, ma tu come artista hai comunque bisogno di definire il tuo percorso, di avere una visione chiara, e questa traspare nel tuo lavoro, gli dà una continuità. Forse il nodo è proprio nel non pensare che il branding sia una cosa truffaldina, ma proprio il tuo “marchio” di fabbrica, la tua specificità, quello che ti rende unico e diverso da tutti gli altri. E deve essere una scelta consapevole.

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