La notizia che Donatella Di Pietrantonio e il suo romanzo, Borgo Sud, edito da Einaudi, è tra le dodici finaliste del Premio Strega non mi ha stupito. Ho letto da poco questo libro e devo dire che è scritto con grande profondità e con uno stile asciutto, che va dritto al cuore.
La trama del libro
Il racconto inizia con una telefonata improvvisa che costringe la protagonista a lasciare la città dove vive e insegna, Grenoble, in Francia. Si mette in macchina per scivolare giù, verso l’Abruzzo, dove la sua terra e le sue origini la stanno richiamando. Durante il viaggio inizia il percorso di frammenti di ricordi.
Sono tanti i colpi di scena che piano piano costruiscono l’intreccio del suo passato. Riaffiora la storia del suo matrimonio con Piero, il rapporto d’amore e odio con la sorella Adriana e il gelido legame con i loro genitori.
Inizia tutto proprio da Adriana che, dopo anni di silenzio, irrompe all’improvviso in casa della protagonista con un bimbo in fasce. Sarà proprio grazie alla sua presenza che la protagonista noterà le strane assenze del marito. Sarà Adriana che le curerà le ferite del divorzio e le sarà vicino fino alla partenza per Grenoble. Tutto riaffiora nel giro di un notte fino ad arrivare a Borgo Sud, davanti al dolore, davanti alla porta di una camera d’ospedale. E mi fermo qui, altrimenti dove sarebbe la bellezza di leggerlo?
Perché leggere questo libro
Premetto che non ho letto il precedente romanzo l’Arminuta (che in dialetto abruzzese significa ‘la ritornata’), vincitore del Premio Campiello 2017 e intimamente collegato a questo nuovo libro. Comunque credo che sia possibile leggere i due romanzi anche in maniera indipendente.
Scorrendo di pagina in pagina, tra i ricordi della protagonista si riesce a ricostruire i pezzi fondamentali del suo passato. In qualche modo mi sono riscoperta. Sono sempre stata la sorella maggiore, un po’ saggia e prudente. Proprio come la protagonista. Così come ho avuto una sorella più spericolata e esuberante. Anche noi distanti nello spazio e nel tempo: da tanti mesi non riusciamo a vederci e attraversare i confini regionali è diventata un’impresa illecita. Ma è chiaro che il legame fraterno è indissolubile, a prescindere da tutto. È stato bello leggere e ritrovare questo rapporto tra sorelle fatto di parole non dette e di sostegno nei momenti difficili della vita. Come dice la protagonista: Nella complicità ci siamo salvate.
Sono rimasta catturata dalla rete di delusioni e di speranze che accomuna queste due donne: entrambe con un matrimonio fallito alle spalle, ma che ricostruiscono la loro vita ognuna a modo suo. La protagonista decide di fuggire lontano dal suo passato, che le ha creato dolore. L’altra invece ci convive ogni giorno. Adriana è rimasta a vivere a Borgo Sud e addirittura fa le pulizie a casa dell’ex marito, perché comunque è il padre di suo figlio. Adriana vive di sentimenti, di istinto. L’altra di testa.
Sono però due donne che hanno vissuto un’ infanzia complicata a causa di due genitori incapaci di amare. In particolare la madre. Una donna che non ha mai saputo sostenere il desiderio di vita delle figlie. E per questo entrambe sono fuggite dal paese che le ha viste nascere e crescere. Desiderose di vivere la vita, nella sua pienezza di gioie ma anche di inevitabili dolori.
Viene dipinto con chiarezza Borgo Sud, il quartiere popolare di Pescara, abitato soprattutto da pescatori, dove abita Adriana. Un quartiere compatto e con le sue leggi indiscutibili, riconosciute da tutti. Il quartiere sa cosa è successo ad Adriana, ma non può uscir niente al di fuori dei suoi confini. È proprio grazie alle vie di questo borgo che la protagonista riesce a riscoprire se stessa, il valore dei rapporti umani e a scegliere cosa fare e dove stare in quel momento. Per questo decide di rimanere lì, in quel borgo, a fianco del dolore, senza fuggire più. La magia di un luogo può aprirti la mente e il cuore. Non è stupendo?