La ricetta per creare

È vero che tutti abbiamo qualità diverse ed è più facile, per ciascuno di noi, fare un mestiere o un altro a seconda di caratteristiche, qualità e competenze individuali. Quindi spesso si pensa che “non tutti sono creativi” o “non tutti creano”, ma in realtà in tutte le professioni è necessario essere un po’ creativi in modi diversi: per migliorare un percorso e arrivare prima in ufficio, per preparare un report più facile da capire, per rendere più agile un processo, per creare una brochure che sia attraente o per dipingere un quadro con una nuova tecnica.

Creare ed essere creativi (essendo innovativi) non è facile: per questo, negli anni si sono cercati metodi per “far arrivare le muse ispiratrici” un po’ più in fretta, con proposte di diversi percorsi o passi da seguire per un creare organizzato, passi che insieme vengono frequentemente chiamati processo creativo.

Ci sono stati e ci sono ancora molti tentativi di generare un buon processo creativo, per esempio quello di Graham Wallas (1926, The art of Thought) o il libro di James Webb Young che in cinque punti propone un metodo semplice per produrre idee (1a edizione 1940, A Techniche for Producing Ideas): aggiungendo fasi o cambiando il loro ordine, tanti hanno proposto un metodo a seconda della propria esperienza.

Per me il processo creativo è come una specie di metodo scientifico che permette di fare prove quando si hanno dei dubbi, di comprovare un’ipotesi e verificare se è veramente innovativa nella vita reale, di presentare (e difendere nel caso sia necessario) un’idea con delle basi solide.

Secondo Wallas, il processo comprende quattro fasi: preparazione, incubazione, illuminazione e verifica, mentre la visione di J.W. Young, con cinque fasi, mi piace molto perché lascia spazio ai passatempi e al riposo. Io personalmente adotto un processo creativo un po’ più preciso per i miei progetti, con un ordine che condivido qui di seguito.

Obiettivo

È importante aver chiaro il problema che dobbiamo risolvere e capire bene quale sia l’obiettivo. In questa fase è fondamentale anche capire anche se l’obiettivo che ci è stato dato è giusto, e se non è giusto aiutare a inquadrare il problema e calibrare l’obiettivo.

Definito l’obiettivo, possiamo passare allo step successivo.

Raccolta delle informazioni

Ascoltare con attenzione, non solo quello che le persone dicono ma anche quello che non dicono: osservare il volto dell’interlocutore e vedere le sue emozioni quando racconta i dettagli del suo progetto e fare domande, molte domande: io inizio sempre con un questionario, e documento tutto.

Consiglio anche di cercare informazione su problemi simili e come sono stati risolti, da te o da altri, vedere cosa fa o cosa ha fatto la concorrenza alla prese con un problema simile: più informazione abbiamo, più autentico sarà il risultato del processo.

Incubazione

Come dice J. W. Young, è il tempo che serve al progetto per “masticare l’informazione preparandola per la digestione”: io preferisco pensare che è il momento nel quale lasciar decantare l’informazione ricevuta, separare ciò che è importante da ciò che lo è meno e pensarci su, molto. Si parla di inconscio perché non è un processo razionale: in questa fase si lavora con qualsiasi idea arrivi e molto di questo lavoro accade nella mente.

Personalmente non lavoro solo “dentro il cervello”: il classico momento del braistorming comprende anche l’uso delle mappe mentali, dei dizionari per conoscere parole nuove, sinonimi e contrari, di bozze molto semplici. Generalmente in questa fase non ci sono risultati tangibili, anzi! Spesso capita di pensare che “non mi viene nulla in mente” e c’è sempre un po’ di frustrazione: ma se qualcosa ci sembra una buona idea, è importante scriverlo o fare un disegno.

Lasciare andare

C’è chi suggerisce di allontanarsi per un po’ se la fase precedente non dà molti risultati. Comunque, risultati o meno, è importante prendere brevemente le distanze da quello che stiamo facendo per poter essere obiettivi sul lavoro svolto e giudicarlo meglio: farsi un caffè e tornare alla scrivania, dedicare un po’ di tempo ai propri passatempi. A volte si torna di corsa alla scrivania con idee migliori, perché anche se ci siamo allontanati, la nostra mente ha continuato a lavorare.

Illuminazione

È il momento in cui pensiamo di aver trovato l’idea (c’è chi lo chiama il momento “Eureka”) e potrebbe capitare mentre si fanno attività che richiedono poca attenzione, attività come le 3 b: “Bus, Bed or Bath”: mentre siamo in autobus, a letto o riposarci, mentre facciamo il bagno. Questo momento potrebbe essere così euforico da farci dimenticare il processo da cui è partita la soluzione, generando false idee come il mito delle “Muse ispiratrici”: arrivare all’idea non è magia ma il risultato di un processo.

In questo momento si comincia a lavorare, nel caso di un progetto visivo sulle bozze più formali e finali che devono dare l’idea reale, abbandonando le bozze di bassa qualità. Qui comincia lo sviluppo dell’idea.

Revisione

Dopo averla sviluppata (o sviluppate), è necessario confrontare la nostra idea con la realtà e sarà importante esercitare l’arte dell’autocritica e accettare i commenti che potrebbero arrivare. È il momento in cui mostriamo la nostra idea ai colleghi, a persone vicine a noi che conoscono l’argomento, il momento in cui proviamo a immaginare più scenari in cui la nostra idea potrebbe vivere e come potrebbe sopravvivere.

In questa fase la discrezione è importante, perché l’ idea non è ancora nata del tutto: se non è ancora matura è necessario prendere nota di tutti i feedback ricevuti e analizzare quali cambiamenti fare, decidere quali commenti sono importanti e quali no, e metterci all’opera per migliorarla e valutarla di nuovo. 

Purtroppo non abbiamo sempre abbastanza tempo per ripetere all’infinito questa fase ed è importante essere pratici e prendere decisioni utili. Oltre al tempo che non abbiamo, la mancanza di decisione ci potrebbe portare a perdere il concetto originale su cui si basa l’idea.

Elaborazione

Una volta deciso che l’idea è quella buona e che le decisioni prese sono quelle giuste, comincia il lavoro di sviluppo di tutto il resto del progetto: spesso le idee devono crescere e diventare non solo un logo o una brochure ma anche un poster o una scatola per contenere un nuovo prodotto. E quindi qui comincia un altro percorso.

Riposo

Tutti nel lavoro abbiamo delle scadenze o degli obiettivi da raggiungere a breve termine, ogni progetto ci porta a una fine e anche se ci sono altri progetti in corso o che stanno per inziare, vale la pena prendersi una o mezza giornata di meritato riposo alla fine di ogni grande progetto per cambiare aria e abitudini, andando a fare un brunch o perdendo la mattinata in un negozio per ricaricare le batterie e per dare lo spazio mentale al progetto successivo.

Questo è, a grandi linee, quello che io faccio quasi sempre. Non è detto che l’ordine sia sempre questo, ed è vero anche che in alcuni progetti non è necessario fare tutto. Ogni professione e ogni progetto ha bisogni diversi, quindi è sempre possibile cambiare a seconda delle necessità e del momento: la cosa importante è sapere da dove si parte, dove si vuole arrivare ed essere coerenti con la realtà con cui convivrà la nostra idea.

E tu, segui un processo creativo? Come fai ad arrivare all’idea vincente?

Nydia Cuevas

Sono una graphic designer, mi piacciono le texture; posso perfino fermarmi a fotografare quelle sui tombini stradali. Sono particolarmente attratta dai caratteri tipografici, mi piace vederli, crearli e impaginarli. Amo i vecchi metodi di stampa, la carta e l’odore dell’inchiostro, i torchi, la serigrafia e letterpress.

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