Sebbene macchine piene di automatismi e smartphone sempre a caccia dello scatto migliore ci abbiano trasformati tutti in fotografi, la fotografia resta un’arte che si affina non solo nella tecnica ma anche nell’esercizio costante dell’occhio e della creatività. Per quanto semplice possa sembrare l’atto di scattare una foto, una buona foto si fa soprattutto sbagliando, rivedendo i propri errori e continuando a provarci.
Faccio il lavoro di fotografa da diversi anni e posso dire con certezza che il cambiamento fa parte di questo mestiere. Perché tendono a migliorare gli strumenti – certo – perché si evolve lo stile e ciò che il cliente desidera, ma soprattutto perché, con il maturare dell’esperienza arriva, poco per volta, anche la risoluzione di tutti quegli sbagli che negli anni hanno prodotto foto imprecise e sbilenche che, a guardarle oggi, sapresti esattamente come rifare meglio, e in meno tempo.
Insomma non si può pretendere, da neofiti, di avere immediatamente risultati sbalorditivi, anche perché molta della sensibilità che occorre per un buono scatto arriva con il tempo e con la pratica, ma ci sono alcuni errori che fin da subito è possibile notare e correggere in modo che l’abitudine ci guidi al perfezionamento. Qui ho deciso di raccogliere una lista di sbagli che con maggior frequenza ho commesso in prima persona, oppure ho visto commettere da corsisti e fotografi amatoriali poco esperti.
Automatismi
Affidarsi all’automatismo dello strumento che abbiamo in mano è l’errore più comune tra i meno esperti. È un po’ come cedere a un aggeggio senza volontà il potere di farci sentire più o meno soddisfatti del tempo impiegato.
Anche la macchina migliore, dotata dei sensori più raffinati e capace di leggere la luce, i volti e il paesaggio non ha neanche una rotellina in grado di capire cosa vogliamo fotografare e quale risultato vogliamo ottenere. Se la macchina facesse la foto da sola non avremmo i grandi fotografi. Va da sé che affidarsi interamente all’apparecchio mette una grossa ipoteca sull’esito dell’operazione che stiamo compiendo.
Attenzione dunque a non lasciar scegliere alla macchina tutto: l’impostazione dell’ISO, l’apertura del diaframma, il tempo di scatto e il bilanciamento del bianco. Sono queste le variabili che possono determinare la profondità dello scatto, la quantità e la qualità della luce e dunque dello scatto finale, che potrebbe risentire di una scelta sbagliata.
Molte macchine fotografiche offrono la possibilità di doversi preoccupare solo di alcune variabili, il che ci facilita il lavoro ma non lascia proprio tutto al caso: per cominciare è l’ideale. All’inizio è normale che si impieghi un po’ di tempo a regolare tutto ma practice makes perfect, è l’esercizio a far diventare tutto più semplice.
Gestione della luce
Se la fotografia è luce impressa su una pellicola (ormai digitale) non serve ribadire – ma sto per farlo – che la luce è tutto. Una stessa fotografia, scattata nello stesso posto, con lo stesso apparecchio e le stesse impostazioni, sarà diversa se la luce è diversa per colore, intensità e direzione.
Se utilizziamo una fonte di luce naturale, questa, inevitabilmente, continuerà a muoversi e a mutare, va quindi posta molta attenzione nella scelta del momento della giornata, della posizione del soggetto (a favore di luce o in controluce, per esempio) e alla direzione da cui questa arriva.
Una luce molto intensa e diretta rende forme, colori e ombre estremamente spigolosi e dall’aspetto “drammatico”, una luce più tenue e diffusa ammorbidisce la scena. Dunque dobbiamo pensare e pianificare il momento dello scatto prima di scattare, per poter ottenere l’effetto che desideriamo. Consideriamo anche che pannelli diffusori e riflettenti ci possono aiutare a modulare la luce per ottenere un risultato ancora più accurato.
Linee storte
Uno degli errori che ho commesso e visto commettere più spesso, specialmente dai fotografi amatoriali e con velleità creative, è quello di non fare attenzione, in fase di composizione, alle linee. La più maltrattata è di certo la linea dell’orizzonte: storto, pendente o sbilenco, è una delle linee di riferimento dello sguardo e va lasciato dritto o raddrizzato in post produzione.
Lo stesso vale per le linee che siamo abituati a ritrovare orizzontali e verticali e che, in fase di scatto, potrebbero risultare inquadrate male o distorte dalla lente. L’occhio percepisce immediatamente queste imperfezioni e concentra la sua attenzione su queste, facendo passare in secondo piano il soggetto dello scatto.
Tagli
Che sia un ritratto di persona o una foto di still life, il taglio dell’inquadratura non può essere casuale. Pieno e vuoto devono essere bilanciati, il soggetto deve essere identificabile e un taglio sbagliato lo può rendere irriconoscibile o difficile da percepire.
È il caso di quei ritratti a cui mancano i piedi, per esempio, di mezzibusti con la fronte tagliata o di oggetti dei quali perdiamo particolari importanti (io fotografo cibo, e posso dire con certezza che un manico di una tazzina da caffè tagliato male trasforma una tazza in una ciotola, tanto per fare un esempio).
Il taglio dell’inquadratura va valutato con anticipo ed eventualmente va mantenuto un certo margine per poter intervenire in una fase successiva su linee e aree, senza perdere la struttura della foto.
Focus sul soggetto e sul messaggio
Quando parlo di focus non mi riferisco soltanto alla messa a fuoco – particolare del tutto rilevante quando si scatta – ma anche al concentrare la composizione dell’immagine in modo che l’occhio venga accompagnato nella lettura dello scatto e che il soggetto e il messaggio siano immediatamente percepibili.
Faccio un esempio concreto: devo fotografare un vaso da vendere sul mio shop online. Dovrò fare in modo che l’occhio dell’osservatore non pensi che io stia vendendo i fiori che ci sono dentro e allo stesso tempo devo dare al mio potenziale cliente un’idea di come questo prodotto possa risultare dentro casa sua, dunque mi serve un allestimento che non sia solo il classico sfondo bianco. Chi guarda la foto dovrà percepire subito cosa sto vendendo e se quello stile si adatta, per mood e caratteristiche, all’ambiente in cui andrà ad inserirlo.
Se sto scattando una foto ricordo dovrò fare attenzione a portarmi dietro davvero un ricordo che si possa riproporre nel tempo, qualcosa che sia in grado di rievocare quell’emozione e non una foto che dopo un paio di anni ci faccia pensare: chissà qui dov’ero.
Questo genere di osservazioni va fatto necessariamente prima di scattare e tenuto bene a mente quando si cerca lo scatto finale.
Cura dei dettagli: sfondo, ombre e piccoli particolari
Uno degli errori che sia fotografi principianti sia più scafati rischiano di commettere è quello di concentrarsi troppo sul soggetto e scordarsi di controllare l’ambiente in cui è inserito. Così succede che si faccia un ritratto sul cui sfondo c’è un albero che pare proprio un cappello per effetto della prospettiva, o che nella foto compaia, non desiderata, l’ombra del fotografo che ha la luce alle sue spalle.
Se occhi rossi o piccoli difetti si possono correggere in post produzione, non è semplice eliminare da una scena dettagli non desiderati che trasformano lo sfondo nel vero protagonista involontario della nostra foto.
Che si utilizzi il mirino ottico o ci si affidi ai piccoli monitor di cui ormai tutte le macchine fotografiche sono dotati, è importante soffermarsi sulla scena intera, senza tralasciare anche i particolari più minuti che potrebbero rovinarla.
Post produzione assente o eccessiva
Infine lo sbaglio più grossolano sta proprio nel rinunciare del tutto alla post produzione, oppure eccedere nell’applicazione di regolazioni e filtri: sul momento ci possono sembrare anche divertenti, ma potrebbero rovinare del tutto uno scatto o donargli un mood capace, nel tempo, di farlo risultare un po’ trash, causandone la perdita di sostanza.
Abbiamo messo tutti le cornicette ai primi scatti su Instagram. Se proviamo a guardarli ora, dopo 10 anni, come ci sembrano? Ecco. Il punto è quello. Consideriamo la foto come qualcosa che deve durare nel tempo e, pur con il cambiare degli stili e delle mode fotografiche, non deve perdere significato.
Un consiglio per non sbagliare
L’impazienza, lo abbiamo ormai compreso, è la peggior nemica di ogni fotografo e pure quegli scatti irripetibili, di naturalistica o azione, vengono di fatto costruiti da occhi e mani esperte che sanno valutare tutto quanto con anticipo, così da utilizzare il poco tempo dello scatto per chiudere una riflessione più ampia.
Dunque l’unico consiglio che mi sento di dare a chi vuole migliorare la propria fotografia è quello di non mettersi fretta. Acquisire la tecnica fotografica e padroneggiare la propria macchina è fondamentale, ma è anche un processo piuttosto rapido al termine del quale non siamo che all’inizio del nostro percorso di fotografi: una strada fatta di piccole e infinite tappe e che deve vederci sempre pronti a osservarci con cura, dedicare tempo a ciò che facciamo ed essere disposti a ripetere e riprovare per riuscire.
Photo by 傅甬 华 on Unsplash