Siamo tutti connessi.
Prima era una considerazione ovvia, come il fatto che le partite iva sono alla base della catena alimentare del mondo del lavoro, oggi è diventato l’unico modo per mantenere una parvenza di vita sociale oltre che lavorativa.
Qui vi spiego perché sono convinta che, in questo momento particolare, sia più facile interagire su LinkedIn e sviluppare una presenza più attiva e anche visibile.
Per chi è abituato a curare online parte delle sue relazion, questa situazione di isolamento fisico e grande contatto virtuale è più facile da affrontare. Non è solo la capacità di smanettare, non è la maggior dimestichezza con gli strumenti di videoconferenza ma questione di approccio e forse anche di attitudine che però si può allenare: questo è il momento giusto per farlo.
L’attitudine digitale – preferisco chiamarla intelligenza digitale – è ciò che ci viene richiesto in questo momento, utile per lavorare quanto per curare le relazioni, a prescindere da fini di business.
Ciò risulta più facile a chi è già abituato a interagire spesso online ma non è una chimera per chi, vuoi l’introversione, vuoi la mancanza di tempo (si dice sempre così), vuoi l’avversione per i social, vuoi per retaggi di un pensiero che contrappone il virtuale al reale senza accorgersi che il contraltare di virtuale è fisico e che la realtà non è mai messa in discussione*, si trova oggi a scoprire e a dover allenare la propria intelligenza – con annessa empatia – digitale.
* le relazioni online sono reali come quelle offline, e la loro consistenza è tutta in mano nostra.
Perché oggi LinkedIn è più facile?
Tutti i social, per loro natura e definizione, hanno un contenuto di socialità e non solo di (auto)promozione, LinkedIn incluso. Anzi, LinkedIn in questo momento è più vivo che mai e già prima non se la cavava per niente male.
Non dico che LinkedIn sia più social – e socievole – di Instagram o di Facebook, ma ne posso testimoniare il grande potenziale di aggregazione e di relazione che lo caratterizza e che, in questo momento, risulta ancora più utile: in questo preciso momento, per coltivare una socialità che il decreto limita a livello fisico, e utile domani, quando saremo tutti impegnati a ricostruire e a ricostruirci, diversi da prima. Questo spero sia chiaro a tutti: non si torna indietro da qui.
E se fino a qualche settimana fa si poteva ritenere – a mio avviso con un po’ di presunzione – che le relazioni andassero coltivate a tavola o al telefono, e che i contatti andassero selezionati in funzione di una teorica possibilità business, oggi è chiaro a tutti che non è così e nel futuro lo sarà ancora meno. È questo secondo me, uno dei principali errori di chi si avvicina a LinkedIn pensando che, in quanto social professionale, vada usato solo a scopo di business e tutto debba convergere in quella direzione. Ché tanto ci sono Facebook e Instagram per le relazioni. Sbagliato!
LinkedIn funziona tecnicamente grazie alle connessioni e concettualmente grazie alle relazioni, che poi sono connessioni che evolvono.
Concretamente significa guardare a LinkedIn e vedere persone. Persone in relazione sui temi del lavoro. E, in questo momento, una community che si sta proiettando al futuro mercato del lavoro.
L’immagine della rete non è mai stata così vera come adesso (per me ha sempre funzionato ma adesso è più forte). C’è una nuova coesione, alla LinkedIn chiaro, ma forte e ricca di iniziative, di appuntamenti, di contributi e di supporto. Una coesione e un’apertura che sarebbe brutto non cogliere anche per chi è sempre stato alla finestra.
Oggi è più facile partecipare alle conversazioni perché il principale tema di confronto, nel bene e nel male, riguarda l’attualità e una quotidianità capovolta di cui tutte stiamo facendo esperienza.
Quindi tutte possiamo contribuire con un sentire, un’opinione, una testimonianza, uno stimolo o una domanda.
Il mio consiglio, strategicamente parlando è questo:
- a chi non è abituata a scrivere su LinkedIn e teme di esporsi con contenuti propri consiglio di inserirsi nelle conversazioni già avviate da altri e di iniziare a interagire da lì, avendo l’accortezza di taggare la persona che si va a commentare e di aprirsi al confronto che potrebbe nascere,
- a chi invece è abituata a postare l’invito è: continuate e fatelo abbandonando ogni aspettativa di business, concentrandovi sulle relazioni e sulla possibilità di rendervi utili in un momento in cui siamo tutti un po’ più uguali e sullo stesso piano.
LinkedIn è il paradiso delle relazioni?
No, non dico questo. Su LinkedIn troverete sempre:
- autoreferenzialità,
- contatti vuoti,
- un acceso gusto per la polemica,
- un infuocato gusto per la lamentela,
- la ricerca del consenso,
- e chi è lì solo per ottenere un personale vantaggio.
Ma ciò non deve offuscare quanto di buono, di autentico e di bello c’è in questo pezzo di realtà virtuale. È che sta a noi scovarlo e – in buona parte – stimolarlo.
Ma non è una regola nuova: pensate al mondo fisico, dove siamo noi le protagoniste delle relazioni che sviluppiamo, con le altre mamme quando portiamo i bambini a scuola, con gli amici di lunga o recente data, con chi lavora con noi, con i vicini di casa, con i clienti che andiamo a trovare… la qualità e quantità delle relazioni dipende evidentemente in buona parte da noi.
Ebbene, su LinkedIn non è diverso: se ci apriamo, se ci relazioniamo con autentico interesse, se diamo qualcosa alla community, con un po’ di strategia e consapevolezza e con grande continuità e costanza, la nostra intelligenza digitale crescerà insieme al valore delle nostre relazioni.
Per dirla in modo ancora più diretto: la qualità del nostro network è proporzionale alla qualità della nostra presenza su LinkedIn. Semplice!
E il network non è solo la somma dei contatti accumulati ma le relazioni che alcuni di quei contatti generano attraverso l’interazione e il confronto.
Interazione che, torno a ripeterlo, oggi è facilitata da una condizione di condivisa privazione della socialità fisica.
Approfittatene, in senso buono!