LinkedIn è più facile ai tempi del Coronavirus

Siamo tutti connessi.

Prima era una considerazione ovvia, come il fatto che le partite iva sono alla base della catena alimentare del mondo del lavoro, oggi è diventato l’unico modo per mantenere una parvenza di vita sociale oltre che lavorativa.

Qui vi spiego perché sono convinta che, in questo momento particolare, sia più facile interagire su LinkedIn e sviluppare una presenza più attiva e anche visibile.

Per chi è abituato a curare online parte delle sue relazion, questa situazione di isolamento fisico e grande contatto virtuale è più facile da affrontare. Non è solo la capacità di smanettare, non è la maggior dimestichezza con gli strumenti di videoconferenza ma questione di approccio e forse anche di attitudine che però si può allenare: questo è il momento giusto per farlo.

L’attitudine digitale – preferisco chiamarla intelligenza digitale – è ciò che ci viene richiesto in questo momento, utile per lavorare quanto per curare le relazioni, a prescindere da fini di business.

Ciò risulta più facile a chi è già abituato a interagire spesso online ma non è una chimera per chi, vuoi l’introversione, vuoi la mancanza di tempo (si dice sempre così), vuoi l’avversione per i social, vuoi per retaggi di un pensiero che contrappone il virtuale al reale senza accorgersi che il contraltare di virtuale è fisico e che la realtà non è mai messa in discussione*, si trova oggi a scoprire e a dover allenare la propria intelligenza – con annessa empatia – digitale.

* le relazioni online sono reali come quelle offline, e la loro consistenza è tutta in mano nostra.

Perché oggi LinkedIn è più facile?

Tutti i social, per loro natura e definizione, hanno un contenuto di socialità e non solo di (auto)promozione, LinkedIn incluso. Anzi, LinkedIn in questo momento è più vivo che mai e già prima non se la cavava per niente male.

Non dico che LinkedIn sia più social – e socievole – di Instagram o di Facebook, ma ne posso testimoniare il grande potenziale di aggregazione e di relazione che lo caratterizza e che, in questo momento, risulta ancora più utile: in questo preciso momento, per coltivare una socialità che il decreto limita a livello fisico, e utile domani, quando saremo tutti impegnati a ricostruire e a ricostruirci, diversi da prima. Questo spero sia chiaro a tutti: non si torna indietro da qui.

E se fino a qualche settimana fa si poteva ritenere – a mio avviso con un po’ di presunzione – che le relazioni andassero coltivate a tavola o al telefono, e che i contatti andassero selezionati in funzione di una teorica possibilità business, oggi è chiaro a tutti che non è così e nel futuro lo sarà ancora meno. È questo secondo me, uno dei principali errori di chi si avvicina a LinkedIn pensando che, in quanto social professionale, vada usato solo a scopo di business e tutto debba convergere in quella direzione. Ché tanto ci sono Facebook e Instagram per le relazioni. Sbagliato!

LinkedIn funziona tecnicamente grazie alle connessioni e concettualmente grazie alle relazioni, che poi sono connessioni che evolvono.

Concretamente significa guardare a LinkedIn e vedere persone. Persone in relazione sui temi del lavoro. E, in questo momento, una community che si sta proiettando al futuro mercato del lavoro.

L’immagine della rete non è mai stata così vera come adesso (per me ha sempre funzionato ma adesso è più forte). C’è una nuova coesione, alla LinkedIn chiaro, ma forte e ricca di iniziative, di appuntamenti, di contributi e di supporto. Una coesione e un’apertura che sarebbe brutto non cogliere anche per chi è sempre stato alla finestra.

Oggi è più facile partecipare alle conversazioni perché il principale tema di confronto, nel bene e nel male, riguarda l’attualità e una quotidianità capovolta di cui tutte stiamo facendo esperienza. 

Quindi tutte possiamo contribuire con un sentire, un’opinione, una testimonianza, uno stimolo o una domanda.
Il mio consiglio, strategicamente parlando è questo:

  • a chi non è abituata a scrivere su LinkedIn e teme di esporsi con contenuti propri consiglio di inserirsi nelle conversazioni già avviate da altri e di iniziare a interagire da lì, avendo l’accortezza di taggare la persona che si va a commentare e di aprirsi al confronto che potrebbe nascere,
  • a chi invece è abituata a postare l’invito è: continuate e fatelo abbandonando ogni aspettativa di business, concentrandovi sulle relazioni e sulla possibilità di rendervi utili in un momento in cui siamo tutti un po’ più uguali e sullo stesso piano.

LinkedIn è il paradiso delle relazioni?

No, non dico questo. Su LinkedIn troverete sempre:

  • autoreferenzialità,
  • contatti vuoti,
  • un acceso gusto per la polemica,
  • un infuocato gusto per la lamentela,
  • la ricerca del consenso,
  • e chi è lì solo per ottenere un personale vantaggio.

Ma ciò non deve offuscare quanto di buono, di autentico e di bello c’è in questo pezzo di realtà virtuale. È che sta a noi scovarlo e – in buona parte – stimolarlo.

Ma non è una regola nuova: pensate al mondo fisico, dove siamo noi le protagoniste delle relazioni che sviluppiamo, con le altre mamme quando portiamo i bambini a scuola, con gli amici di lunga o recente data, con chi lavora con noi, con i vicini di casa, con i clienti che andiamo a trovare… la qualità e quantità delle relazioni dipende evidentemente in buona parte da noi.

Ebbene, su LinkedIn non è diverso: se ci apriamo, se ci relazioniamo con autentico interesse, se diamo qualcosa alla community, con un po’ di strategia e consapevolezza e con grande continuità e costanza, la nostra intelligenza digitale crescerà insieme al valore delle nostre relazioni.
Per dirla in modo ancora più diretto: la qualità del nostro network è proporzionale alla qualità della nostra presenza su LinkedIn. Semplice!

E il network non è solo la somma dei contatti accumulati ma le relazioni che alcuni di quei contatti generano attraverso l’interazione e il confronto.
Interazione che, torno a ripeterlo, oggi è facilitata da una condizione di condivisa privazione della socialità fisica.

Approfittatene, in senso buono!

Roberta Zantedeschi

Recruiter e formatrice. Passo gran parte del mio tempo a leggere CV, a fare colloqui e a cercare il giusto incastro tra le esigenze delle aziende e le aspirazioni di chi cerca un (nuovo) lavoro. Freelance convinta, mamma e compagna come meglio posso, blogger incostante ma presente.

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