Sono sicura che hai visto le serie TV Mad Men o The Pitch, e magari ti viene naturale pensare ai personaggi mentre stanno facendo un progetto “di prova” ancora prima di avere il cliente o la campagna in mano. Preparano il “Free Pitch”, un esempio, una “bozza” del progetto finale (senza compenso): la migliore idea vince e si prende il lavoro.
Considerando che i progetti che vincono le grande agenzie pubblicitarie sono molto grandi e ben pagati, il costo del Free Pitch è sensato. Ad esempio, io più volte sono stata coinvolta in un Free Pitch: un’agenzia mi ha chiesto di realizzare una loro idea a partire da un brief e dalle istruzioni del Direttore Creativo e il mio lavoro come freelance è stato puntualmente e giustamente pagato; l’agenzia assorbe le spese e e paga i propri impiegati o consulenti. È un rischio aziendale specifico nel mondo dell’advertising.
Ma cosa succede se questo rischio viene richiesto a un freelance? A un piccolo studio grafico? A un artigiano? Ci sono aspetti economici, etici e logistici da considerare e la cosa migliore è dire sempre di no.
Per fortuna, da qualche anno si parla spesso di queste situazioni che prendono il nome di “lavoro speculativo” o Spec Work, in pratica lavorare gratuitamente a un progetto completo o a una parte di esso con la promessa di ottenere il progetto, di avere più lavoro pagato in seguito o in cambio della famosa visibilità.
Prenderlo con serietà e dare soluzioni
Il lavoro speculativo è diventato con gli anni un grosso problema in alcuni ambienti, soprattutto nei lavori creativi e in particolare nel graphic design, così alcune associazioni dell’ambito della grafica e della comunicazione hanno fatto dei passi avanti per regolarlo e contenerlo: AIGA (The American Instituite of Graphic Arts), ha deciso di rendere pubblica la sua posizione su questo argomento, mentre in Italia l’AIAP (Associazione italiana design della comunicazione visiva) parladel lavoro speculativo nel punto 4 del codice deontologico assicurandosi che i propri soci lo favoriscano. Anche l’ADCI (Art Directors Club Italia) specifica con chiarezza come si organizzano i concorsi di abilità artistica e creativi, soprattutto sotto il profilo etico.
Dove si trova il lavoro speculativo e come evitarlo?
Nei concorsi
La prima fonte di lavoro speculativo sono i concorsi e in generale ovunque si richieda il lavoro finito: un logo finito, un’identità visiva completa, una mascotte, ecc. Alla fine del concorso il vincitore riceve il pagamento totale di quel progetto e spesso il compenso è molto inferiore al prezzo reale del progetto stesso. In questi concorsi le persone che non hanno vinto e che si sono iscritte (a volte anche pagando una fee per partecipare) non ricevono compenso per il lavoro realizzato, tra l’altro perdendo qualsiasi diritto di uso sul progetto inviato. Il committente del concorso invece può scegliere fra centinaia di opzioni avendo investito poco tempo in un piccolo brief e pochi soldi e avendo fatto lavorare centinaia di creativi.
Consiglio: se vuoi misurare il tuo lavoro con il lavoro degli altri o lavorare sulla tua reputazioneattraverso i concorsi, cerca quelli che accettano solo progetti finiti e già pubblicati, chiedi il permesso al tuo cliente e iscrivi i tuoi migliori progetti. Alcuni concorsi (come la Bienal Internacional de Cartel in Messico) scelgono un argomento specifico e richiedono dei poster, poi organizzano una mostra o un libro per esporli: di solito sono a pagamento, ma ne vale la pena perché spesso i premi economici per i vincitori sono buoni e partecipare è divertente.
Online
Da quando il crowdsourcing* è apparso nel nostro mondo, condivisione è diventata la parola chiave per arrivare ad avere risultati in tempi più rapidi e ovviamente con un investimento minore. Ma c’è qualche rischio, soprattutto nella crowdcreativity**: questi siti sono comunità online dove fotografi, Graphic designer e pubblicitari possono offrire il proprio lavoro ai clienti che ne hanno bisogno. Alcuni di questi siti possiamo catalogarli come Spec Work: i clienti richiedono un progetto in particolare e tutti i creativi interessati presentano una proposta nuova e finita. Il cliente riceve le proposte, sceglie, paga il vincitore e lascia gli altri senza compenso, un po’ come nei concorsi. Rispetto ai concorsi, però, le proposte delle persone che hanno lavorato e dedicato tempo al progetto non solo non vengono pagate ma sono valutate dal cliente senza nessun supporto esperto.
Consiglio: Se pensi di dover aumentare le tue entrate attraverso il crowdsourcing, scegli bene il sito che fa per te. Ci sono due tipi di siti di crowdcreativity: quelli dove il cliente sceglie un lavoro che trova già fatto e ottiene progetti più generici e meno personalizzati, e quelli dove si può “ordinare” un progetto su misura a una comunità di creativi che lavorano ma se non vengono scelti non sono remunerati. I primi possono andar bene per aumentare le entrate, i secondi sono da evitare.
A casa
Il lavoro speculativo esiste anche in famiglia e fra amici: non voglio generalizzare, ma anche voi lo sapete che è difficilissimo chiedere un compenso economico alla cugina che sta avviando il suo business o inviare la fattura al tuo migliore amico che sta passando un momento di difficoltà. In Messico diciamo: “Conti chiari, amicizie lunghe”.
Consiglio: Chiarisci fin dall’inizio che il tuo lavoro costa e quanto costa, così non ci saranno problemi dopo; se non la prendono molto bene (capita) allora è meglio non farlo. In alternativa, datti la regola di non lavorare con familiari o amici: avrai sempre un collega disposto a farlo al tuo posto, con la dovuta retribuzione.
Nei primi lavori
È comune che ti venga offerto del lavoro speculativo “per fare esperienza”, perché sei giovane (magari non tanto, ma lo sembri) o perché non hai abbastanza esperienza (o almeno così la pensano per la tua giovane età). Lo so, tu vorresti quel cliente per fare esperienza ma, progetti scolastici a parte, qualsiasi altro tipo di progetto o lavoro deve essere pagato.
Consiglio: Ti suggerisco di affiancarti a un professionista esperto per la realizzazione del lavoro e imparare da questa persona, richiedendo al cliente un compenso per il progetto che includa gli onorari giusti per te e per la persona con cui hai lavorato. Per fare esperienza è importantissimo imparare dagli altri, approfittane! Però non sottovalutare il valore del tuo lavoro solo per non perdere una opportunità.
Consiglio bis: se sei alla ricerca del tuo primo lavoro come dipendente e devi fare il tuo primo colloquio, non avere paura di presentare il tuo portfolio scolastico. Fidati: chi ti deve selezionare, se è bravo, capirà se hai delle potenzialità anche dai tuoi progetti scolastici.
Con i nuovi clienti
Ci sono ovviamente i clienti diffidenti, che vorrebbero fidarsi ma non ci riescono perché non ti conoscono e ti chiedono una prova del progetto. In questi casi i problemi sono molti:
- Sicuramente un progetto “di prova” non soddisferà mai nessuno perché sarà fatto in breve tempo e con poche informazioni
- Se il cliente non è soddisfatto, probabilmente non vorrà pagare la prova e non vorrà neanche fare il progetto con te
- Hai investito tempo e soldi che non recupererai mai
- Crei un antecedente e un circolo vizioso perché ora dovrai farlo sempre, mettendo in difficoltà anche i tuoi colleghi perché accettando una prova gratuita hai danneggiato la reputazione di tutto un gruppo
Consiglio: In questi casi è meglio non accettare e insistere per presentare un preventivo, fare una presentazione del tuo portfolio cercando di coinvolgere di più il tuo cliente raccontandogli il tuo processo creativo, magari mostrando i prodotti finali cartacei, se ci sono. I clienti possono valutare benissimo il tuo stile, qualità e capacità di risoluzione dei problemi attraverso un buon portfolio.
Con i clienti che cominciano un’attività
E alla fine, ci sono i clienti che ti richiedono il primo lavoro gratis e promettono più lavoro dopo, perché adesso stanno cominciando e non hanno ”molti soldi da investire”. Sono sicura che la maggior parte delle volte sono sinceri e ci credono, perché come nei primi mesi degli innamorati tutto va bene, si pensa che il rapporto col fornitore sarà sempre ottimo, quindi questo primo lavoro “di prova” si ripagherà ampiamente con la mole di lavoro che arriverà, perché “ci sarà tanto di quel lavoro…” e ci saranno anche i soldi, ovviamente.
Purtroppo non sempre va così, a volte il primo lavoro non va come dovrebbe e ci sono frizioni nel rapporto che impediscono poi di lavorare ancora insieme: nel caso più comune, quel progetto per cui hai lavorato non si è rivelato il migliore investimento del cliente che poi ha dovuto chiudere l’attività, chiudendo anche la mole di lavoro che stava per arrivare a te.
Consiglio: Sempre lo stesso, essere fermi nel dire di no, presentare preventivi puntuali e completi, avere un portfolio chiaro e soddisfacente.
Quando sì e quando no, dipende da te
Ritengo che gli unici lavori gratis che dovremmo permetterci sono i lavori in cui collaboriamo per il piacere di farlo, perché ci crediamo e perché il progetto ha bisogno di noi. Io lo faccio attualmente per due progetti in cui credo moltissimo e che, funzionano anche grazie a noi volontari: C+B e TEDxNovara.
E a te, è capitato di trovarti in situazioni di lavoro speculativo?
Per approfondire sullo Spec Work o lavoro speculativo, ti consiglio qualche testo da leggere:
- https://www.nospec.com/
- http://justcreative.com/2009/08/12/the-pros-and-cons-of-spec-work/
- https://www.aiga.org/spec-work
Note
* Crowdsourcing (da crowd:folla e source:fonte -specificamente da outsourcing: esternalizzazione aziendale) è lo sviluppo di un progetto da parte di molte persone esterne all’entità che l’ha ideato.
**Crowdcreativity è il crowdsourcing delle professionalità creative: fotografi, Graphic design, illustratori, pubblicitari, ecc.