Quando pensi ai tuoi contenuti pensa anche al mobile

C’era una volta il digital first, un momento bellino di passaggio e di grande confusione in cui tutti abbiamo messo da parte per un attimo la carta, quella volante e i nostri archivi, per concentrarci sull’online. Online che abbiamo scoperto avere delle regole sue. Un suo modo di fare.
Un suo tono. Un suo modo di interagire con la gente diverso dal solito, lontano da quello a cui eravamo abituati, più immediato, veloce, dinamico, interattivo.
E adesso che cominciamo a prendere le misure con quello che succede online, adesso che per qualche verso siamo tornati ai post it, allo scrivere a mano, adesso è il momento del mobile first.

Un prolungamento di noi

Mobile che è fatto di tutti quegli schermi piccini che ci piacciono tanto. In primis quello del cellulare, dello smartphone, che prolunga le nostre braccia di un pezzetto e che costringe alcuni di noi a fare stretching al pollice, che l’abbiamo usato in quel modo inusuale che c’è venuta la tendinite.

E allora che si fa?

Si fa che la nostra idea di sito, con tutti gli elementi che vogliamo metterci dentro, magari la mettiamo su carta, per vedere l’effetto che fa nelle due grandezze.
Così da chiederci nero su bianco quali contenuti vale davvero la pena di inserire e in che ordine.
Meglio andare per priorità, quindi facciamo una lista in cui mettiamo in ordine di importanza quegli elementi e quei contenuti che riempiranno le nostre pagine web.
Ad esempio chiediamoci che importanza dare ad una bella foto, se il nostro intento è quello di vendere un servizio. E se non sia il caso di raccontare che tipo di servizio sia, quanto costa, come faccio a comprarlo, per esempio.
Partire dal mobile per capire quali sono i contenuti essenziali per la nostra attività, poi definire meglio il tutto e ad arricchirlo di funzionalità ed elementi è una buona idea.

Il valore del mobile

Magari ad una prima occhiata non ci piacerà ridimensionare, ripensare ai nostri contenuti, ma piacerà molto ai nostri utenti, ai clienti a quelle persone che ci dedicano del tempo, lungo o breve che sia.
Cosa sappiamo sul mobile?
Sappiamo che ci siamo abituati a leggere sugli schermi piccoli. Lo dice una ricerca di Jacob Nielsen,  che dice che ammazziamo il tempo controllando cosa c’è di nuovo sullo smartphone, che sia una email, una newsletter o un sito da cui volevamo fare un acquisto.
Ma la ricerca ci dice anche che vogliamo andare subito al dunque via mobile, che non ci piace perderci in smancerie. Che vogliamo andare a leggere lì dove c’è l’informazione che ci serve. Che se vogliamo comprare qualcosa quello che cerchiamo è il pulsante compra, per esempio, il prezzo, come renderlo se non ci piace, di cosa è fatto, da dove viene.

La rivincita dei contenuti

Come possiamo rivedere i nostri contenuti in quest’ottica?
Prima di tutto puntando sulle cose essenziali, non per noi, ma per chi ci cerca.
Poi facendo leva sulla scorrevolezza, la coerenza, la semplicità che non è sinonimo di banalità del nostro testo. Quello che abbiamo scritto funziona? Si legge facile? Suona ad alta voce?
Se la risposta è sì, meglio.
Perché la ricerca ci dice anche che se un testo è ben scritto ed è facile da capire resta addirittura più impresso di un contenuto letto su desktop.

Poco spazio, tanta resa

È così importante il mobile?
Lo è.
Ma è ancora più importante l’idea che ogni volta che mettiamo mano ai contenuti, lo stiamo facendo per dare il via ad una conversazione, che comincia quando un visitatore arriva sul nostro sito, sulla nostra pagina, per caso, perché qualcosa l’ha incuriosito, o perché gliel’ha detto qualcuno. Ma come in tutte le conversazioni meglio non farle languire e dare i messaggi e le risposte giuste, frammentando le cose da dire, senza perdere in coerenza.
Meglio partire dalle cose importanti, pensare alle cose che facciamo anche per inserirle in piccoli spazi, perché siano facili da leggere, scorrere, cercare indipendentemente dal dispositivo.
La pagina web è anche vista, è il nostro lettore a scegliere cosa leggere nel tempo che ha.
A noi spetta il compito di scriverlo al meglio possibile usando buon senso, testa, una grammatica corretta, e leggerezza.

Simona Sciancalepore

Se mi chiedete che cosa faccio, di solito rispondo scrivo. Scrivo perché Jo March scriveva e anche a me veniva facile. Leggo anche, perché, secondo me, la scrittura la fa chi la legge: è così che contamino la mia. Revisiono tanto. Tante cose non mie, per lavoro. Rileggo, leggo ad alta voce, cancello e riscrivo. Scrivo anche quando non scrivo. Lì partono la musica, le immagini e ovviamente i titoli di coda.

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