Oggi parliamo di due cose affini ma anche diverse: personal branding e brand identity. Poiché spesso i due concetti si confondono tra i non addetti ai lavori, abbiamo pensato di fare chiarezza con un’intervista a due voci qui in redazione. Gioia Gottini risponde per il personal branding, e Nydia Cuevas, la nostra super-grafica, per la brand identity.
Che cos’è il personal branding?
Gioia: Il personal branding è l’unione tra la tua personalità e i problemi che risolvi. Detto in un altro modo: serve a far capire ai tuoi potenziali clienti non solo chi sei e cosa fai, ma soprattutto come lo fai e perché. Per questo devi avere ben chiaro in che modo con il tuo lavoro semplifichi la loro vita e ti rendi utile: così puoi comunicarlo al meglio.
Che cos’è la brand identity?
Nydia: La brand identity è la comunicazione visiva che fa capire ai tuoi potenziali clienti chi sei, che lavoro fai, come lo svolgi e anche la tua personalità. Deve essere capace di renderti diversa dalla tua concorrenza, di creare un ricordo in chi lo vede, e ovviamente di rappresentare ciò che fai, puoi fare e farai, con la tua attività.
Cosa viene prima e cosa dopo?
G: Secondo me viene prima il personal branding, perché devi prima capire chi sei e cosa vuoi comunicare, e solo dopo puoi tradurre tutto questo in immagini. Altrimenti il rischio è quello di stufarti subito, o di avere un sito meraviglioso ma che non senti davvero tuo.
N: Assolutamente d’accordo. Avere le idee chiare su chi sei e come vuoi fare il tuo lavoro, prima di cominciare il processo della tua brand identity rende tutto più semplice, perché è su questa analisi che solitamente mi baso per creare un concetto grafico che ti rispecchia veramente. Dopo aver approfondito il personal branding è sempre molto più facile arrivare all’immagine e al concetto giusti.
Si può fare brand identity senza aver fatto personal branding?
G: Immagino di sì, anche se sono le clienti più difficili per me. Arrivano mettendo le mani avanti “Ho già fatto il logo, il sito è pronto” e a quel punto si deve procedere a ritroso, sperando che il lavoro di branding sia allineato con tutto il resto.
N: Certo che si può, ma c’è sempre il rischio di dover tornare indietro e rivedere tutto. In questo caso devo creare un questionario su misura molto approfondito e fare ricerche per capire chi ho davanti e anche per aiutare anche al cliente a capire se stesso: un processo del tipo del personal branding, ma molto più corto e sintetico. Poi si procede a creare la brand identity. Purtroppo spesso capita di dover tornare indietro a metà strada perché le informazioni ci portano su una strada sbagliata, il cliente non si sente in sintonia e allora si ricomincia. Alla fine ci si arriva comunque, ma ovviamente tornando indietro si perde tempo e i costi salgono.
Qual è l’errore più comune che le persone fanno riguardo al personal branding?
G: Pensare che non ne hanno bisogno, che possono investire su altre cose perché questa è più “immateriale”, non si vede. Però si sente, eccome: chi non ha fatto un buon personal branding si muove a tentoni, non ha un calendario editoriale serio perché non sa davvero di cosa sta parlando e a chi, e va in crisi per ogni piccola scelta perché non possiede quella bussola interna che ti permette di capire subito quello che si allinea con il tuo brand e quello che non ti serve.
Qual è l’errore più comune che le persone fanno riguardo alla brand identity?
N: Sicuramente come dice Gioia, credere che essendo una cosa più “immateriale” non vale la pena investirci, e quindi andare avanti con un logo premade generico che non ci rispecchia, spesso da solo, senza pensare al resto dell’immagine coordinata. Il secondo errore è affezionarsi a un’idea perché va di moda o perché è il concetto più usato (e allora si pensa sia vincente) e non esplorare altre idee che comunicano meglio i propri obiettivi.
Adesso ti è più chiara la differenza tra personal branding e brand identity? Se hai altre domande, scrivile nei commenti!