L’usabilità del sito internet da parte del lettore, o cliente, è fondamentale. Sembra una banalità, ma non è così.
Ammettiamolo, è ovvio che se hai un sito internet chi lo consulta deve poterci cavare le informazioni cercate: è stato creato proprio per questo! Ore e ore a scegliere il template, esaurimento nervoso del progettista web per allineare un elemento proprio come desideri e poi che succede? La posta elettronica intasata di mail con richieste di informazioni che – accidenti – sono lì sul web visibili a tutti. A questo punto le sicurezze dovrebbero vacillare, è davvero tutto così chiaro? Cosa c’è che non va? È importante farsi queste domande senza arrivare subito all’inesorabile “la gente non capisce niente“, perché questa è una condizione possibile, ma rara. Gli errori più frequenti che rendono poco fruibile un sito web appartengono a due categorie: organizzazione e linguaggio.
L’organizzazione
Il professionista ha una struttura mentale del proprio lavoro, a una data azione ne segue un’altra e poi un’altra ancora e sulla base di questo è assai probabile che imposti il proprio sito. Il potenziale fruitore però non sarà quasi mai un altro tecnico del settore, ma qualcuno che di quel servizio sa di aver bisogno e che non lo conosce se non nella sua “esteriorità”. Facciamo qualche esempio. Sei una creatrice di siti internet, se occorrono più di due click per arrivare al portfolio, non ci siamo. Se racconti la differenza fra .com e .org, i canoni classici della scelta dei colori oppure l’etica del lavoro online, non importa a nessuno. Se arrivano da te è perché vogliono farsi fare un sito, vogliono vedere cosa sei capace di fare, i risultati, come ci riesci è secondario.
Il linguaggio
Fai bomboniere? Chiamale bomboniere non cadeau de mariage o supporti al confezionamento delle mandorle confettate. Ho assistito personalmente alla performance di un consulente che ha esposto al cliente le meraviglie della comunicazione via mailing e dopo due ore ha dovuto rispondere alla domanda “cos’é mailing?”. La terminologia tecnica è il pane quotidiano del professionista, non del cliente; l’utilizzo di termini stranieri, sigle, abbreviazioni non deve essere dato per scontato, non solo potrebbero non essere compresi, ma addirittura mettere in imbarazzo e dirottare il cliente verso la concorrenza.