Alzi la mano chi di voi, entrando in banca, andando dal consulente finanziario o al solo pensiero di approcciarsi a un investimento o alla gestione dei propri risparmi, ha sentito qualcosa di analogo alla sindrome dell’impostore che prima o poi abbraccia tutte nella propria attività, anche solo per poco.
Alzi la mano chi si è sentita inadeguata, chi ha pensato che proprio non facesse per lei, chi si sente portata per le materie umanistiche e ha appaltato questo aspetto al nonno/cugino/fidanzato/migliore amico, nella convinzione che “Gli uomini ne sanno senz’altro di più!”, tra l’altro erronea dato che il testosterone li rende più propensi al rischio e all’investimento poco ponderato.
Ecco, per tutte coloro che hanno alzato la mano, c’è una buona notizia: arriva la Finanza comportamentale a togliervi dall’affanno e a legittimarvi come possibili investitrici e potenzialmente abili nella gestione dei vostri risparmi. Ora non avete più scuse!
Una materia a metà tra psicologia ed economia
Il fatto è questo: a un certo punto qualcuno, osservando che la realtà non era proprio quella dei libri di economia, sgombrando il campo da preconcetti, ha iniziato a studiare il comportamento di chi investe e gestisce i propri soldi e si è accorto di una cosa: al di là di ciò che pensiamo, al di là di quanto sarebbe giusto, noi esseri umani non siamo affatto più razionali che in altri campi quando si tratta di avere a che fare con il campo minato dei soldi, anzi!
Avete tirato tutte un sospiro di sollievo?
Lo dovete alla Finanza comportamentale: è un campo di studi interdisciplinare che integra economia e psicologia, individuale e sociale, per spiegare il comportamento reale dei mercati finanziari e degli attori che ne fanno parte, cioè noi investitori.
C’è voluto un po’ di tempo perché l’interpretazione e gli studi di questa materia prendessero piede: dai precursori Adam Smith e Jeremy Bentham nel XVIII secolo, dobbiamo arrivare ai giorni nostri. E nel mezzo cosa c’é stato?
Un homo oeconomicus un po’ antipatico e non molto realistico
Nel frattempo, in economia, si credeva a una figura antipatica e molto astratta, un homo oeconomicus con queste caratteristiche:
- agisce e prende decisioni relative ai suoi soldi soltanto in possesso di informazioni complete ed esatte
- prevede tutti gli scenari possibili derivanti dalla propria scelta
- riesce a lasciare fuori le emozioni dalle proprie valutazioni
Difficile non sentirsi a disagio e in difetto davanti ad un tale esempio di probità, non trovate?
Uno psicologo e un economista degni di un Nobel
Come vi dicevo, alcuni studiosi dei giorni nostri si sono dedicati a provare che non funziona affatto così.
Daniel Kahneman è uno psicologo che ha ottenuto nel 2002 il premio Nobel per l’economia grazie alle sue scoperte proprio nell’ambito della Finanza comportamentale, di cui è considerato uno dei padri fondatori: insieme allo psicologo Adam Tversky si è dedicato a esperimenti che hanno permesso di concludere che le decisioni umane fanno meno uso di razionalità di quanto si penserebbe, anche quando si parla dei nostri soldi.
Se avete voglia di approfondire, vi consiglio il suo libro “Pensieri lenti e veloci“, in cui Kahneman spiega come il nostro cervello sia organizzato in due sistemi, uno caratterizzato da velocità ed intuito, l’altro da riflessione e razionalità: se pensate che il secondo sistema sia quello che usiamo per prendere decisioni per i nostri soldi, mi limito a dirvi, per non farvi spoiler del libro, che avete una visione fin troppo ottimistica di noi esseri umani.
Richard Thaler è un economista che ha vinto il premio Nobel nel 2017 per il suo contributo alla Finanza comportamentale. Il suo libro più famoso, “Misbehaving“, è così descritto nella quarta di copertina:
Misbehaving è il resoconto affascinante e divertente della sua lotta per riportare una disciplina accademica con i piedi per terra […]. La teoria economica tradizionale assume che gli individui siano razionali. Fin dall’inizio della sua ricerca, Thaler ha compreso che questi automi non somigliavano affatto alle persone vere.
Insomma: se fino a questo momento avete fatto investimenti sbagliati, vi siete fatte prendere dalle emozioni e dalla paura pensando che avreste perso tutti i vostri soldi in Borsa, avete delegato a chi pensavate più competente, fermatevi e respirate: non siete un caso patologico ma siete assolutamente nella media degli esseri umani che sbagliano con i propri soldi.
Per stimolarvi ancora di più a mettere da parte dubbi, ritrosie e “Non sono capace!”, vi lascio con la descrizione di tre tranelli scoperti dalla Finanza comportamentale che mettono spesso a dura prova i nostri risparmi: conoscerli è il primo passo per farci caso la prossima volta e prendere una strada diversa!
Tre tranelli della nostra mente alle prese con i soldi
- Pensavate che i soldi fossero sempre uguali, che cinque euro trovati per strada fossero equivalenti per la nostra mente a cinque euro che sono al sicuro nel nostro portafoglio? Non è proprio così: il principio della contabilità mentale ci dice che, in realtà, la nostra mente suddividerebbe spontaneamente i nostri soldi in scompartimenti separati, che dipendono dalla loro origine. Come se fossero barattoli della marmellata, assegnerebbe loro anche un’etichetta: in questo caso, cinque euro trovati per strada andrebbero forse a finire sotto la dicitura “Svago”, visto che sono soldi piovuti dal cielo e su cui saremmo anche più inclini a toglierci uno sfizio, visto che non pensavamo di poterci contare.
- Avete presente quel principio per cui, una volta comprate un paio di scarpe e appurato alla terza uscita che no, non cederanno e no, non smetteranno di farvi male, invece di regalarle vi ostinate a indossarle, passando serate a denti stretti, oppure tenendole nella scarpiera per tempo immemore? Siete vittime del principio dei costi sommersi: la vostra mente non vuole abbandonare un’impresa rivelatasi perdente (in questo caso, l’acquisto di un paio di scarpe eleganti e comode), in nome del tempo speso a cercare le suddette scarpe e dei soldi sborsati. Peccato che, così facendo, allontaniamo soltanto un momento che arriverà comunque: quello di volgere il nostro sguardo alla prossima vetrina per rifornirci di scarpe che ci permettano anche di muoverci.
- Avete presente l’ultima ricerca che avete fatto online per capire se quell’investimento che vi hanno proposto e che vi ispira sicurezza e possibilità di guadagno (prima spia di allarme) sia effettivamente adatto a voi, come siete già convinte che sia? Ecco, non vi sembra di essere incappate in modo sospetto soltanto in articoli che dicevano che sì, avete ragione voi e sì, firmate subito, senza nemmeno un po’ di contraddittorio tra le fonti? Può darsi che siate vittima dell’errore di conferma: in parole povere, siete andate inconsciamente alla ricerca delle sole fonti che confermassero ciò che in cuor vostro avevate già deciso e da cui non vi sareste discostate neanche morte.
Allora, non vi sentite già almeno un po’ più ottimiste sul fatto che non siete dei mostri mitologici privi di raziocinio quando si parla di denaro, ma rientrate probabilmente nella media?
Questo significa che potete iniziare a provarci, innanzitutto documentandovi: leggendo il testo di Kahneman oppure quello di Thaler, ma se vi spaventa la mole di informazioni notevole contenuta nei due libri, vi consiglio il più agile “I soldi in testa. Psicoeconomia della vita quotidiana” di Paolo Legrenzi, professore di psicologia cognitiva.
Provateci, non demordete e poi fatemi sapere com’è andata!