Il tempo è il bene di scambio più prezioso che abbiamo. Viviamo di momenti fatti di tempo. Lavoriamo a tempo. Misuriamo i ricordi in base al tempo. Balliamo al nostro tempo. Quanto costiamo di solito lo decidiamo pesando il tempo che ci mettiamo a fare quella specifica cosa che siamo bravi a fare.
Lo diceva bene Jovanotti:
Ma tanto il tempo resta sempre lui quello
L’unica cosa che ci è data di fare
È avere il tempo da poter organizzare
Allora organizziamoci. Tu quanto tempo ci metti a scrivere un post?
È una domanda che sento fare spesso, ma mai abbastanza. E allora voglio ripeterla così magari resta più impressa la risposta: quanto tempo ci metti a scrivere un post?
La scrittura si misura a tempo, come tutti gli altri mestieri
Ci sono tanti esercizi di scrittura che vanno a tempo. Io per prima, al mio corso, il Corso di pensieri scritti, ho stabilito un tempo massimo per ogni esercizio. Perché allenarsi a scrivere significa darsi un tempo e man mano incrementare le cose che scrivi in quel tempo. Significa allenarsi a tirare fuori almeno due righe buone, sensate, un’idea da cui partire, un guizzo. Significa non rimanere a fissare il foglio bianco.
Cosa che se per lavoro scrivi, vuol dire saper attingere a tutta una serie di tecniche che vanno a dar man forte alla tua creatività e non ti lasciano a bocca asciutta. Così tu sei meno ansiato e il tuo cliente è soddisfatto.
Il tempo però è un tempo diverso per ogni esercizio, perché le cose cambiano a seconda:
- dei tuoi obiettivi
- del tuo target
- dell’argomento
- del tono di voce
- dello stile
e di un sacco di altre variabili e sfumature anche imprevedibili alle volte.
Il tempo in cui fare gli esercizi di scrittura creativa per esempio, non tiene conto delle riletture, delle correzioni, mentre è fatto di istinto e improvvisazione per lo più.
Questo per dirti che anche se non sembra, anche se non è così evidente, la scrittura è fatta di tempo.
Quanto tempo ci metti a scrivere allora?
La risposta, l’unica, è dipende.
Qualche tempo fa ho seguito una diretta su Instagram di Mariachiara Montera, che a questa domanda rispondeva tre cose diverse: settimane, giorni, quattro o cinque ore.
Qualche tempo fa Silvia Sola scriveva che lei in un giorno scrive due o tre post al massimo.
A me nessuno l’ha mai chiesto, ma risponderei dipende. Dipende dal contesto, dipende dal tema, dipende da tono e stile, dipende da come sto quel giorno, dipende dalla lunghezza, dipende da quanto la prima stesura ha bisogno di lima e cesello. Dipende.
Se dovessi generalizzare? Se proprio devo, mai più di tre.
Ti svelo un segreto
Scrivere un post, un articolo, un pezzo è l’ultima parte di un processo ampio di cui i copywriter non parlano, o ne parlano poco. Chissà poi perché.
Il copywriter sembra quell’essere con la capacità di scrivere di tutto infusa. Cresciuto fra le parole e gli argomenti più svariati. Che si accende se gli dici scrivi e si spegne con l’ok del cliente.
Bene, non è così. Il copy per parlare con le parole del suo cliente ha letto molto e studiato tanto. Ha fatto anche un sacco di domande in giro e se non le ha fatte, meglio chiedersi perché. Il copy affonda le mani nei dettagli e ne riemerge solo quando gli sono ben chiari e può metterli nero su bianco su un foglio.
Il copy ha conosciuto il suo cliente, si è preso del tempo per creare una relazione con lui. Per capire che tipo è e che lavoro fa. Che facce hanno i suoi colleghi, come racconta i suoi obiettivi, chi sono quelli che definisce il suo target.
Prima di scrivere si è immerso in un mondo non suo, ne ha colto i volti, i sospiri, le magagne, si è segnato le parole abusate, quelle tecniche, quelle da usare. Ha preso appunti, ha imparato qualcosa di nuovo, ha ascoltato delle storie, i bisogni e le aspettative, prima di mettersi nei panni del suo cliente.
Ha messo insieme un quadro dove ogni cosa che scriverà andrà a definire una pennellata più intensa, non sua, ma di chi lo sta pagando. Questo processo che precede lo scrivere, si chiama ricerca e attenzione al cliente ed è fondamentale per modulare le parole sulle persone, è essenziale per personalizzare quello che scriviamo, è l’abc del copy.
Ti svelo un altro segreto
Se in fattura questo tempo fatto di domande, risposte, strette di mano, liste, precisazioni non c’è, ci sono due possibilità:
- avrai uno scritto banale e anonimo che vale per te come per i tuoi competitor
- stai sottopagando chi lavora per te (e alla lunga sottopagare non paga)
La terza possibilità è che non c’è fattura, e il post, l’articolo, il pezzo lo scrivi tu, per te, senza l’aiuto di un professionista, per riempire il tuo blog, la tua pagina Facebook o qualsiasi altra cosa.
Il bisogno che senti di affidarti ad un professionista è dato non dal fatto che tu non sai scrivere, no, ma dal fatto che quel processo dove ti chiarisci chi sei, dove vuoi andare a parare, per chi lo fai è più semplice se c’è qualcuno al tuo fianco.
Una scrittura approssimativa, buttata lì, è quella senza meta e senza personalità.
Ti svelo un ultimo segreto
Scrivere costa. Se paghi un post, un articolo, un pezzo meno di trenta euro (che è pochissimo, se in media com’è giusto per scriverlo ci vogliono almeno quattro ore, fidati) stai rovinando il mercato, abbassando la qualità e se il copy è furbo, spersonalizzando i tuoi contenuti.
Quanto tempo ci vuole a scrivere? Il giusto, il giusto tempo di conoscersi, di fidarsi reciprocamente e di dare valore a quello che si sta facendo insieme.