Torna a gran voce la nostra rubrica sulle Donne scrittrici. Alla luce dell’Halloween appena trascorso e in questa atmosfera autunnale la mia scelta ricade sulla regina dell’horror: l’incredibile Mary Shelley.
La vita di Mary Shelley
Mary Shelley è una scrittrice britannica. Figlia del filosofo William Godwin e di una delle femministe più attive di fine ‘700 Mary Wollstonecraft, autrice della “Rivendicazione dei diritti della donna”, considerato uno dei primi manifesti femministi che vide la luce nel 1792. Mary nasce il 30 agosto del 1979. Non riuscì a conoscere la sua sensazionale madre perché morì pochi giorni dopo il parto. La bambina fu cresciuta dal padre, che le diede il nome della sua amata compagna di vita, secondo un’educazione informale e liberatoria.
Questo primo lutto segna già l’infanzia della scrittrice. Anche se cresce in un ambiente culturale attivo e ricco di riflessioni, passa le sue giornate leggendo sulla tomba della madre. Si innamora molto giovane di Percy Bysshe Shelley, intellettuale che frequenta il circolo del padre. Percy era già sposato, Mary ne divenne l’amante ed ebbe un figlio. Fuggirono insieme nel 1861 dopo il suicidio della prima moglie di Shelley.
La piccola famiglia viaggiò in tutta Europa, sfuggendo ai creditori e vivendo in povertà ma felici, completamente assorbiti nel loro amore per la cultura. Ma queste esperienze di viaggio ebbero delle conclusioni funeste. Due figli della coppia morirono e anche lo stesso Shelley annegò nel 1822 a La Spezia.
Un peplo funereo avvolse Mary per gran parte della sua vita. Mary non si arrese, nel 1823 tornò in Inghilterra, con in figlio superstite Percy Florence e grazie all’aiuto del padre e del suocero riprese in mano la sua vita. Non abbandonò mai la letteratura, sua fonte di conforto e passione più grande, scrisse così diversi romanzi a suo nome e completò le opere letterarie del marito, fino al momento della sua morte nel 1851.
L’opera del terrore di Mary
Appare ovvio supporre che una vita così funesta abbia spinto la scrittrice a realizzare un racconto del terrore come “Frankenstein” o “Il Prometeo moderno”. Il racconto vede luce per la prima volta a Ginevra a casa di Lord Byron. I presenti alla cena si sfidarono nella realizzazione di un racconto del terrore. I membri della brigata amavano narrare storie di fantasmi, e Mary decide di porre l’accento sull’uomo artificiale e il ritorno dalla morte.
Nel tempo la storia fu rielaborata fino alla sua pubblicazione nel 1818. Mary aveva solo 21 anni.
Cosa imparare da Mary Shelley
Leggendo la macabra opera e la vita di Mary Shelley mi sono venute in mente alcune considerazioni sull’autrice.
Il tema che Mary affronta nella sua più importante opera non è propriamente un tema adatto alle scrittrici del tempo. Una storia del terrore, che parla di morte e ritorno alla vita. Che parla di una macabra rinascita e lo fa in modo esemplare. Con una forte sensibilità che traspare dal racconto di questo individuo riportato alla vita che osserva e riflette sugli uomini, una creatura buona ma che la società rifiuta al primo sguardo.
Si parla dell’influsso negativo che spesso la società ha sugli individui. Dell’importante e eterno dilemma del rapporto fra etica e scienza. Si parla di amore e di morte. Una storia macabra, come quella della vita dell’autrice, ma anche profonda e ricca di significato e riflessioni, che ci spinge a porci tante domande. Cosa è giusto e cosa è sbagliato? Quali sono i limiti invalicabili? Perché esistono i pregiudizi?
Il secondo motivo è che Mary è Indubbiamente una donna fuori dal comune. Ha avuto sì la fortuna di nascere in un ambiente culturalmente elevato, ma ha anche avuto la capacità di scegliere liberamente della sua vita. Ad esempio andando incontro ai conflitti con il suo amato padre che non approvava l’unione con Percy.
Mary Shelley è una donna affamata di cultura e di conoscenza che ha subito terribili tragedie nella sua vita. Ma non ha mai mollato. Ha reso ancora più chiara la sua forza e indipendenza in un periodo storico in cui a una donna non veniva attribuito lo stesso valore degli uomini.
Ve la consiglio, perché ritengo che le domande che compaiono in questo testo non nascano unicamente con l’obiettivo di arricchire un racconto del terrore. I quesiti si vogliono spingere oltre, invitando a riflettere sulla vita di ognuno di noi e sugli atteggiamenti della società.
Ma soprattutto vi consiglio questo grande classico perché è scritto da una donna ai miei occhi sensazionale e che merita di essere letta e ascoltata. Inoltre, non credete che sia il libro giusto per affrontare l’autunno ahimè un po’ ritardato di quest’anno?
Alla prossima lettura,
la vostra Roberta 📚