“When the moon is in the seventh house,
and Jupiter aligns with Mars,
then peace will guide the planets,
and love will steer the stars.”
Sono anni che ci sentiamo dire che questo sarà l’anno del video, in realtà nell’era dell’acquario ci siamo già da un po’ e i contenuti video continuano ad aumentare; secondo Cisco, entro la fine del 2022 l’85% di tutti i contenuti sul web sarà costituito da video.
Ma anche i video, come tutto al mondo, seguono dinamiche influenzate dai gusti dell’audience, dalle tendenze del momento, dai cambiamenti più o meno grandi che la nostra società subisce.
Guardando l’anno appena trascorso cerchiamo di capire cosa funzionerà, dal punto di vista del linguaggio audiovisivo e del videomarketing, in questo 2021 appena iniziato che per il momento non sembra discostarsi troppo dal suo predecessore.
In questo racconto del futuro voglio copiare (più in piccolo) Barbara Pederzini che accompagna le sue newsletter con meravigliose playlist musicali.
Viaggio tra i video: che cosa vedremo nel 2021?
Gimme More
Sicuramente i vari lockdown e le restrizioni dovute alle misure antipandemia hanno spinto a dismisura l’utilizzo dei video e stimolato nuovi modi di comunicare, sia a livello interpersonale sia a livello lavorativo. Il video è rimasto uno dei pochi mezzi per continuare a vedere le persone: si può interagire con i propri cari lontani, si può partecipare a riunioni, conferenze, eventi, lezioni. Tutto questo sta facendo sì che gli strumenti audiovisivi siano utilizzati da un numero sempre più elevato di persone, diventando non solo accessibili, ma anche familiari.
In altre parole: tutte ci siamo abituate a comunicare attraverso i video, quindi il linguaggio audiovisivo entrerà sempre più a far parte del nostro modo di comunicare in tutti gli ambiti.
Attenzione! Il fatto che sia possibile non significa che possiamo permetterci di prendere la cosa alla leggera! Come minimo cerchiamo di evitare i 9 errori che fanno sanguinare gli occhi a un videomaker.
What Type of X
Quanti tipi di video conosciamo? Quante possibilità abbiamo per comunicare attraverso questo linguaggio? Abbiamo già visto che ci sono video e video. Ora si tratta di capire, tra tutte le possibilità già prese in considerazione e quelle emerse dalle ceneri della nostra socializzazione, quali sono le tipologie di video che andranno per la maggiore.
Live video
Sicuramente continueranno ad essere molto seguiti i video live su tutte le piattaforme, come conferma l’espansione esponenziale di Twitch, dove stanno migrando moltissimi youtuber, soprattutto nell’ambito del gaming.
Live significa anche riunioni attraverso le più svariate piattaforme, lezioni online, incontri più o meno formali e chiamate collettive di famiglia sui servizi di messaggeria istantanea che hanno aperto le call a più utenti contemporaneamente.
Anche dal punto di vista del videomarketing le live continueranno ad essere uno strumento straordinario per tenersi in contatto con le proprie audience, ascoltare le community e interagire con la clientela. Monja Da Riva lo fa su Instagram, con le #meditazionispettinate.
Brand Vlogging
La riduzione drastica delle possibilità di contatto non ha spento la voglia del pubblico di comunicare con i brand e conoscerli. Chi avrà voglia di raccontare qualcosa di sé e del proprio business, attraverso il video, troverà un pubblico pronto ad ascoltarla, purché, e questo è fondamentale, sia sincera.
Ricordiamo che se le bugie hanno le gambe corte, nel web sono praticamente senza gambe; oltretutto mentire significa costruire un mondo plausibile che sarà necessario alimentare per sempre, quindi tanto vale utilizzare tutte queste energie per migliorare la comunicazione su tematiche che non corrono il rischio di essere sbugiardate.
Un esempio? Ovviamente Roberta Zantedeschi.
Più corti e più lunghi
I video pre-roll, mid-roll e post-roll (quelli inseriti rispettivamente all’inizio, a metà e alla fine dei video più fruiti, a volte skippabili a volte no), che al momento sono di circa 6 secondi, potrebbero anche allungare la propria durata fino ad arrivare a una quindicina di secondi. Questo però significa che il contenuto dovrà essere di gran lunga più accattivante. La tendenza quindi, anche in questo caso, è nel miglioramento del cosa rispetto al quanto.
D’altro canto i video lunghi potrebbero allungarsi ulteriormente perché, quando le persone che cercano contenuti pertinenti li trovano, sono disposte più di prima a concedere il proprio tempo.
Mordi e fuggi
I video di TikTok, i reel di Instagram, le story inserite anche su LinkedIn e su Pinterest ci raccontano una grande passione per i contenuti brevi e facilmente fruibili (in verticale, dal telefonino).
NO audio
Sono nuovamente in aumento le visualizzazioni dei video senza l’attivazione dell’audio. Diventa sempre più importante l’utilizzo di sottotitoli o di parti testuali che accompagnino l’utenza nella visione.
Meno storytelling e più videotelling. Il linguaggio visual dovrà essere utilizzato al massimo delle sue potenzialità, comprese inquadrature e movimenti di camera.
Nostalgia marketing
Parte dalla voglia di ricordare tempi migliori e finisce per riscoprire epoche lontane, che richiamano sentimenti forti per fasce d’età.
Basta dare un’occhiata ai Creative trend e ai Design 2021 di Adobe Stock o, per le series addicted (come me), a Wanda Vision.
Per chi si vuole divertire con un giochino che ricorda i miei tempi, invece, c’è 2020 GAME.
Gaming
E a proposito di giochi, durante il lockdown il numero di gamer è aumentato a dismisura, soprattutto nelle fasce d’età tra i 30 e 50 anni.
Il mondo del gaming (come quello del porno del resto) è sempre stato precursore di tecnologia e comunicazione. Io stessa, dovendomi dotare di nuova strumentazione, mi sono fatta assemblare una computer (non è un errore, è una computer, femmina) da gamer, perché in questo momento è la tecnologia migliore anche per il montaggio video.
Il mondo dei giocatori è un microcosmo dove si può entrare anche per promuovere i brand, come ha fatto Warner, che ha lanciato Tenet su Fortnite.
Can’t take my eyes off you
Quali sono le tematiche che andranno per la maggiore? In questo caso possiamo sicuramente estendere la previsione a tutta la comunicazione.
Cura di sé e ottimismo
Tristezza, paura, privazioni, perdite, sono state la realtà praticamente per chiunque negli ultimi 12 mesi. Non stupisce che la gente, in questo momento, abbia una gran voglia di fruire contenuti positivi, non solo ottimisti, ma anche utili.
Largo allora ai messaggi positivi, al low living, alla voglia di divertimento, ma anche al racconto delle routine, degli stili di vita, il tutto condito con una bella spruzzata di spirito motivazionale.
Ben vengano i contenuti che ci aiutano ad affrontare lo stress, ma anche quelli che ci aiutano a ricreare, a casa nostra, la cucina dei ristoranti dove non si può andare.
Connessione sociale
I potenziali effetti della solitudine globale che ha attanagliato, ognuno a casa sua, tutto il mondo, sono stati in parte scongiurati grazie alla tecnologia, che ha contribuito a colmare i gap provocati dalla pandemia.
Grazie a connessioni, app e device, come abbiamo già detto, è stato possibile mantenerci in costante contatto (anche visivo) con familiari, amici e colleghi, ma non solo.
Sono nate nuove forme di collaborazione in rete, anche a livello artistico e nuove possibilità di vivere tipologie di esperienza che finora erano state immaginate esclusivamente in presenza, dai musei che hanno organizzato visite virtuali, a Madonna, che ha scritto il suo biopic “Diablo Cody” live su Instagram, interagendo con i suoi fan.
La riscoperta dei valori
Il bisogno di positività si è manifestato anche in una generale riscoperta di valori tradizionali, a tratti bucolici, come dimostra il grande successo di tutti i contenuti dedicati al giardinaggio e ai paesaggi, soprattutto su Instagram (#cottagecoreaesthetic) e TikTok (Garden Marcus).
Le persone, anche nelle conversazioni con i brand, cercano empatia, verità, autenticità e, tornando al linguaggio audiovisivo, anche un’estetica più curata, un linguaggio più preciso, più vicino al cinema.
Brand Activism
C’è chi lo annuncia già da diversi anni: i brand devono prendere posizione. Nessuna di noi si può più permettere di tenere i piedi in due scarpe di fronte a tematiche importanti che riguardano la globalità della popolazione. Il pubblico apprezza sempre più chi si schiera.
- Starbucks parla della possibilità di scegliere il genere in cui riconoscersi in What’s your name.
- P&G porta avanti il tema delle minoranze nere con The Look, The Talk e The Choice.
- Nike ha realizzato You Can’t Stop Our Voice per spingere gli americani al voto nelle ultime presidenziali.
- Carlsberg con la campagna Adopt a Keg ha voluto sostenere i bar e i pub durante le chiusure.
- Oreo spinge le famiglie ad accettare l’amore omosessuale dei propri figli con Proud Parent.
Think
Che i mercati sono conversazioni lo sappiamo fin dal 1999, ma oggi queste conversazioni sono diventate vere e proprie relazioni, che si “consumano” prevalentemente sul web.
UGC (Used Generated Content)
I contenuti generati dagli utenti diventeranno sempre di più parte integrante delle strategie dei brand, tanto che molti si stanno attrezzando per mettere a disposizione delle proprie community piattaforme dedicate, template per la creazione di contenuti, grafiche e loghi.
Oneya D’Amelio, un ragazzo di 22 anni, ha raggiunto, su TikTok 1 milione di follower in 24 ore grazie all’account angryreaction; The cake is beautiful, il suo primo video è stato subito virale.
Dua Lipa, per il video di Leviatating, ha utilizzato il materiale raccolto grazie a una TikTok challenge.
TikTok, Reel, Stories
Come abbiamo visto i video mordi e fuggi sono sempre più apprezzati e tutto fa pensare che il trend sia in aumento. La possibilità di creare elaborati montaggi istantanei su TikTok ha spinto Instagram a lanciare le reel. L’apprezzamento generale per le story ha portato LinkedIn e Pinterest a sfruttare questo nuovo modo di comunicare. C’è evidentemente bisogno anche di tanta leggerezza e di un intrattenimento che, accanto alla voglia di impegno sociale, aiuti a svuotare la mente dai pensieri, come i video di famiglia su TikTok.
Incontri virtuali
Abbiamo imparato che ci sono cose che si possono fare a distanza e che, grazie alla connessione video, è possibile mantenere molte delle caratteristiche degli incontri di persona. Se è vero che mancano (e si sente!) la possibilità di contatto fisico e la vicinanza, restano comunque la contemporaneità, il linguaggio non verbale e la condivisione di uno spazio che, nonostante sia virtuale, può diventare anche molto intimo.
Abbiamo già parlato dell’importanza delle trasmissioni live per interagire con le proprie community. Possiamo aggiungere tutti gli incontri virtuali, dalle riunioni alle classi. La possibilità di interagire con gli altri, comodamente da casa, attraverso una connessione e uno schermo, ha aperto porte che difficilmente si potranno chiudere; la necessità, in questo caso, ha reso evidenti gli sprechi di energia. Ferme restando alcune occasioni in cui la compresenza continuerà ad essere indispensabile, tutte noi ci siamo rese conto di quanto spesso sia sufficiente una web call. Per chi si trova a fare docenze o a seguire lezioni online (ne ha parlato qualche giorno fa Luisa Carrada e ne abbiamo discusso sul gruppo FB del Freelancecamp grazie a un post di Giorgio Trono) ci sono pro e contro.
Per quanto mi riguarda ho trovato forse più vantaggi che svantaggi. Sicuramente per le docenti c’è un maggiore dispendio energetico, ma questo è compensato dalla possibilità di entrare direttamente a casa delle persone, dove sono più rilassati, con i gatti, i cani e i bambini che sbucano davanti allo schermo a curiosare e questo, a mio avviso, permette di costruire rapporti più intimi.
New technology
La modernità galoppa, la tecnologia continua a crescere e pian piano (non così tanto poi) invade gli spazi della quotidianità. Strumenti che ora sono molto costosi, probabilmente saranno presto alla portata di tutti per continuare a rincorrere ciò che l’uomo rincorre da sempre, e cioè la possibilità di riproporre la realtà nel modo più realistico possibile: video a 360°, realtà virtuale e realtà aumentata, video shoppable e interattivi, prodotti multipiattaforma utilizzabili anche nell’OOT (Over The Top) come Prime, Netflix e affini e nel DOOH (Digital Out Of Home).
- Paris Mayday – Sputnik France
- Lesson of Auschwitz (VR Project)
- Snapchat per “Games Of Thrones”
- Deloitte
- Apotek Hjartat – The coughing billboard
Just my imagination
Il meglio, naturalmente, lo abbiamo tenuto per la fine. Se il video ci permette di raccontare la realtà quasi esattamente come la vediamo, l’animazione si spinge oltre regalandoci mondi immaginati.
Possiamo utilizzarla per infografiche e video esplicativi, ma anche per video promozionali e istituzionali, possiamo creare storie da inviare attraverso le nostre newsletter, oppure accogliere le nostre audience su e-commerce e landing page. L’animazione può sostituire l’audiovisivo standard nel videotelling o addirittura nei video-curriculum.
Naturalmente, in questo caso, è fondamentale affidarsi a qualcuno che sappia davvero quello che fa.