Lasciar andare per diventare persone nuove

Ho sempre guardato con ammirazione le case tradizionali giapponesi: grandi spazi vuoti, pochi oggetti, tanta aria da respirare.

Ho vissuto i miei primi venticinque anni nella casa che aveva costruito mio nonno per la sua famiglia: al piano terra abitavano i miei nonni, al piano superiore io con i miei genitori.

Non era decisamente una casa giapponese: i miei nonni avevano accumulato lì dentro cose che riguardavano loro stessi, i loro figli e i figli dei loro figli. Quando sono morti abbiamo dovuto lasciare quella casa: ricordo quel trasloco come uno dei momenti più complicati e rivelatori di tutta la mia vita.

Lasciar andare gran parte di quegli oggetti è stato un continuo guardarsi dentro e togliersi dei pezzettini. Ma perché ci affezioniamo così tanto alle cose? Come possiamo fare a toglierci il peso dell’attaccamento agli oggetti?

Fare spazio: l’essenziale

Liria, nel suo ultimo articolo, ci ha parlato di come osservarci e prendere consapevolezza di ciò che ci spinge a circondarci di oggetti (o informazioni: le cose che accumuliamo non sono per forza solo fisiche). Oggi io vorrei parlarti di come lasciar andare.

Nella filosofia taoistica l’energia dell’essenziale è di tipo Metallo, solida, lucida, senza spazi vuoti. Non c’è niente che non debba esserci, nell’energia Metallo.

L’energia di tipo Acqua, quella in cui si trasforma la Metallo nel ciclo dei cinque movimenti, governa ogni fine e ogni inizio, che si affrontano meglio con un bagaglio leggero: nello zaino di ogni viaggio ci deve essere solo ciò che serve davvero.

L’energia Metallo (essenziale, senza niente che non debba esserci) è responsabile della preparazione alla conclusione.

Come ci si prepara a lasciar andare?

Il modo più gentile è partire da fuori: guardandoti intorno.

Come dice Liria, trovando un angolo della tua casa o della tua vita che vuoi liberare e alleggerendolo.

Man mano che trovi un’altra destinazione per ciò di cui non hai più bisogno osserva come ti senti: potresti notare che il tuo respiro si fa più ampio, o che alcune tensioni del tuo corpo si allentano, come se ti togliessi dei pesi dalle spalle. È un buon segno.

Fermati quando ti senti affaticata o non riesci più a capire bene se stai facendo la cosa giusta, oppure se torni a riprenderti delle cose dalle scatole destinate a lasciarti.

Non è un processo da fare in fretta, soprattutto se non sei abituata a farlo. Prenditi il tuo tempo, e soprattutto prenditi cura delle emozioni che senti.

La malinconia

Lasciar andare spesso ci fa provare tristezza, nostalgia. Per quello facciamo fatica: non vogliamo essere tristi.

L’emozione associata all’energia Metallo è proprio la malinconia. Per il taoismo quest’emozione è positiva: dà valore a ciò che è stato, riconoscendo che ha avuto un ruolo nella nostra vita e allo stesso tempo affermando che ora quel ruolo non ce l’ha più.

Nel ciclo dei cinque movimenti questa è la fase del rinnovamento: ciò che è stato ci ha permesso di diventare persone diverse da quelle che eravamo prima, per questo lo ringraziamo.

Allo stesso tempo ora siamo cambiate: restando attaccate a ciò che ci è servito quando eravamo diverse, ci impediamo di andare avanti.

Per questo è importante riconoscere di essere tristi e prenderci il tempo per osservare e dare valore alla nostre emozioni: senza questo passaggio non riusciremmo a lasciar andare davvero.

Crea un rito per lasciar andare

Marie Kondo (la maga del buttare via) dice di ringraziare ogni oggetto che non serve più.

Puoi creare anche tu un rito per ringraziare ciò che stai lasciando andare. Può essere una parola, un momento di raccoglimento che chiudi con un sorriso o qualsiasi altro gesto o pensiero che ti sia d’aiuto per dire a te stessa che non stai negando il valore che ha avuto per te, ma stai osservando che ora non ti serve più.

Concludi il tuo rito del lasciar andare osservando ciò che hai tenuto: dai valore all’essenziale perché da lì partirai per il prossimo viaggio.

Vuoi raccontarmi quale o quali sono i tuoi riti? Possiamo parlarne nei commenti, sarò felice di leggerti!

Monja Da Riva

Mi chiamo Monja - con la j che si legge i - una laurea in informatica, un master in counselling e uno in shiatsu. So bene com’è avere tante vite e volerle far stare tutte in una sola. Nelle consulenze, nei corsi o nei seminari accompagno le persone a osservarsi con gentilezza, per diventare ciò che vogliono essere davvero, qualsiasi cosa sia.

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