È morto il mio caporedattore. “Mi dispiace”, ti immagino dire, “ma cosa c’entra questo con me?”. Piano piano ci arrivo, porta pazienza se il 2020 te ne ha lasciata pochina.
È stata una cosa improvvisa, tipo che il giorno prima ci eravamo sentiti e il giorno dopo “puf”, non c’era più. Non voglio annoiarti raccontandoti che persona meravigliosa fosse Pietro Greco, anche se ti assicuro che tutti i messaggi di cordoglio in cui magari ti sei imbattuta online non sono retorici: lui era davvero come dicono.
Quello che ci interessa ai fini dell’articolo è stata la mia reazione. Il giorno stesso ho lavorato come se nulla fosse, anche se alle 19 mi sono accorta che non era vero perché non avevo esaurito nemmeno la metà dei task. Il giorno dopo mi sono svegliata presto per fare le pulizie, ho mangiato a mezzogiorno e poi me ne sono andata a letto, per svegliarmi il giorno dopo alle 11.45.
E Instagram?
Per la maggior parte delle persone dormire 24 ore è semplicemente una cosa insana, ma per me è ben altro: vuol dire 24 ore lontana dai social. Per quanto riguarda i profili lavorativi, era per fortuna già tutto programmato (per le story, per una volta, ho delegato, dirottando le notifiche del materiale programmato e dando le linee guida per repostare, o meno, le story fatte da altri).
Bene, potevo andare a dormire allora? Eh no! Rimanevano i miei due profili personali. Che, in un mondo dove penso alla mia salute come dovrei, non mi sarebbero dovuti interessare, ma viviamo qui, dove se non posti per 24 ore ti cala la copertura anche di 100 unità. Esatto, l’algoritmo è un mostro affamato, e tu gli devi allungare cibo in continuazione sottoforma di contenuti. Panico.
Non sapevo quanto avrei dormito, ma nel dubbio mi sono preoccupata di chiedere a quel santo del mio compagno di postare a intervalli regolari. “Ma io non so usare Instagram! Cosa devo postare?” Ma che ne so? Machissenefrega (si può dire machissenefrega?) “Posta foto del gatto, dei piatti da lavare, del computer, posta quello che ti pare, basta che posti“.
Ora, segui il mio ragionamento (così ti distraggo ed eviti di chiamare il Telefono Azzurro dei morosi!): ero in crisi ma mi preoccupavo delle 100 visualizzazioni, al punto che chissenefrega del contenuto, basta nutrire l’algoritmo.
E tu, dipendi dai social?
Prima di quel giorno non mi ero mai considerata dipendente dai social: ho i miei orari completamente off, e anche se li uso per lavoro avevo programmato dei limiti di tempo che avevo sempre rispettato. Non solo: capitava che in ferie i miei profili personali venissero proprio abbandonati (ma solo perché avevo già in programma i contenuti del rientro, che avrebbero rialzato l’engagement in pochissimo tempo).
Questa volta sono stata colta impreparata al 100% e ho messo una pezza dove potevo, producendo contenuti del cavolo (senza offesa al moroso) per non perdere engagement.
Ora, non voglio annoiarti con un pippone su come si stava meglio quando c’era l’ordine cronologico (che con tutti gli utenti di oggi non è una via percorribile, indipendentemente dal modello di business di Mark), ma volevo fare una riflessione sul senso di Instagram: se sei qui, probabilmente anche tu come me ci stai per lavoro, quindi giustamente vuoi che molti utenti vedano i tuoi contenuti. Beh, sappi che esiste un metodo infallibile: fai una consulenza o segui un corso sulle sponsorizzate, che sono fatte apposta.
Se c’è una cosa che ho imparato da quest’esperienza è chiedersi sempre: sono io che sto usando questo social o è lui che sta usando me?
Perché stai su Instagram?
A partire da quando nel 2012 con molti sacrifici ho preso il mio primo Iphone solo ed esclusivamente per avere Instagram, ho sempre pensato che ci fosse molto di più in questa app. Io, per esempio, adoro scattare foto, anche se non è il mio lavoro, e Instagram era il posto perfetto.
Altri motivi per stare su Instagram potrebbero essere:
- il desiderio di fare nuove conoscenze
- il desiderio di imparare qualcosa di nuovo
- parlare delle proprie passioni, anche con poche persone
- spettegolare del più o del meno
- altro (specificare :P)
Tu stai su Instagram per qualche altro motivo che non sia farti leggere? Se stai per rispondere di no, ti faccio un’altra domanda: è sempre stato così?
Perché io sono sicura che questa app, tolto il rumore di fondo, abbia ancora molto da dare, basta ricordarsi lo spirito con cui la usavamo all’inizio.
Se invece per te Instagram serve solo per avere visibilità, stai tranquilla. non c’è niente di male: c’è chi fa pubblicità sui giornali, chi fa email marketing e chi usa IG. A questo punto, però, ti consiglio davvero una buona strategia di advertising: otterrai visibilità risparmiando un sacco di tempo (il tuo tempo è denaro!), e magari quando avrai bisogno di staccare non dovrai chiedere ad altri di fotografare i piatti da lavare!
Per quanto mi riguarda, io ho in programma un bel decluttering delle cose che faccio su Instagram, sulla scia dei suggerimenti che Liria Valenti dava pochi articoli fa qui su C+B: naturalmente ti racconterò com’è andata, sperando di darti qualche spunto per ritrovare la passione per Instagram, un social che non voglio diventi un mero “ehi, ciao, sono qui!”.