Molti freelance (o aspiranti tali) vivono una sfida quotidiana: raggiungere il proprio obiettivo professionale, dividendo il tempo e le energie su due o più lavori.
La storia di ognuno di noi è unica. Ma ascoltando e osservando i colleghi e le colleghe impegnati in un continuo allenamento da giocoliere, ho notato che sono due i fattori che determinano alcune delle narrazioni replicabili all’interno di questa cornice di lavori in contemporanea.
Uno è il quando. L’altro è il perché.
Una premessa. I modelli che ho scelto di raccontare in questo post sono frutto della mia osservazione e sono, sicuramente, parziali. Non comprendono, né hanno intenzione di farlo, tutte le sfaccettature delle storie di ognuno di noi. Puoi aggiungere la tua storia nei commenti al post o contattandomi direttamente.
“Quando” e “perché” fare due lavori contemporaneamente
Il “quando” ti posiziona in un punto della traiettoria che va da “dipendente full-time” assunto in azienda a “libero professionista” con un proprio business avviato.
Qualcuno potrebbe non essere nemmeno passato da questa traiettoria, ma l’osservazione mi dice che non sono pochi/e quelli che, prima di lanciare la loro attività come liberi/e professionisti/e, continuano a mantenere una qualche sorta di lavoro dipendente (o simil tale), che può essere full o part time a seconda dei casi, con lo scopo di prendere tempo, preparare i propri servizi, i propri prodotti, la propria presenza online, prima del vero e proprio lancio.
Osservare il “quando” ci racconta tante storie, per esempio:
- quella di chi esce dall’ufficio alle 18 per poi dedicare la sera allo studio, alla formazione, alla creazione dei suoi prodotti artigianali da mettere in vendita su Etsy
- quella di chi gioisce per aver ottenuto finalmente un contratto part time
- quella di chi trema all’idea di lasciare la scrivania sicura, licenziarsi e lanciarsi (a volte nel vuoto) nel magico mondo delle partite IVA
Il “perché” è forse ancora più interessante da indagare.
Le motivazioni che spingono una persona a mantenere due o più lavori in contemporanea sono innumerevoli e molto variegate e disegnano altrettanti possibili modelli di freelance “slash worker”.
A volte infatti, anche chi ha già fatto il salto e ha lasciato il suo precedente lavoro dipendente, decide consapevolmente di sfruttare la sua partita IVA per fare più lavori, diversi l’uno dall’altro, e di farlo in contemporanea.
Questa tipologia di freelance viene definita slash worker (/ worker) perché lo slash (ovvero il carattere /) separa, nel job title di un libero professionista, le professioni che svolge.
Anche io sono una slash worker.
Sono professional organizer / project manager / allenatore di pattinaggio artistico.
Il perché un libero professionista fa questa scelta (e vi assicuro, non siamo in pochi) è ciò che rende ancor più interessante la condizione e le storie incontro lungo la mia indagine.
Al primo posto, un tema ricorrente è la sicurezza economica. Il lavoro da libero professionista per il momento non garantisce un’entrata costante: per sentirsi più sicuro, lo slash worker affianca il primo lavoro a un secondo per avere delle entrate economiche più stabili.
Ma per quanto possa sembrare naturale che la ragione principale per fare due lavori contemporaneamente siano i soldi, ti assicuro che c’è anche molto di più:
- l’avversione nei confronti della noia: fare due o più lavori, anche molto diversi l’uno dall’altro, mantiene curiosi, in una tensione di costante apprendimento dall’uno e dall’altro settore
- unire le competenze rende professionisti unici perché da ognuno dei lavori si può apprendere qualcosa che, combinato nell’insieme, rendono il singolo freelance assolutamente unico nel suo genere, in grado di trovare soluzioni spesso fuori dagli schemi
- fare due o più lavori offre anche doppie possibilità: formative, di networking, di crescita personale, di relazioni con i colleghi
- semplicemente perché “posso farlo e mi va di farlo”
Essere slash worker infatti non è sempre un DEVO. Molto spesso è anche un VOGLIO. Un MI PIACE.
Poi arriva la fatica. Chi vive sulla propria pelle questa condizione sa che spesso fare gli equilibristi tra un lavoro e l’altro è impegnativo. E la fatica supera il gusto. Ecco perché voglio suggerire tre strategie per riuscire ad essere uno slash worker felice e produttivo per tutto il tempo che sarà necessario.
La chiave è l’organizzazione? Forse.
Quante volte lo abbiamo sentito dire?
Fai due lavori contemporaneamente? Devi imparare a organizzarti. Ordine, pulizia, obiettivi chiari, azioni efficaci e via il superfluo. Il tutto mescolato in un cocktail shakerato dal sapore orientale alla Marie Kondo. Più facile a dirsi che a farsi vero?
L’organizzazione aiuta. E molto. Non farei di mestiere la professional organizer se non ci credessi. E la cosa più importante è che l’organizzazione può essere appresa, secondo i propri tempi e modalità, e un po’ alla volta applicata alla propria realtà. Non secondo metodi rigidi e austeri, ma attraverso altre chiavi che sono la consapevolezza e la flessibilità.
Ecco alcune linee guida da seguire per “sopravvivere” e restare produttivi quando svolgiamo due o più lavori contemporaneamente.
La consapevolezza del proprio livello di energia
Questa è una conoscenza indispensabile. Quando sono i tuoi picchi di produttività? Quando ti cala la palpebra e non rendi nulla?
Allenati a riconoscerli: puoi tracciarli su un foglio di carta per tre giorni, assegnando un punteggio da 1 a 10 a ogni ora di lavoro. In questo modo avrai una serie di dati da osservare per riconoscere gli orari in cui sei al massimo della produttività e quelli in cui sarebbe meglio dedicarsi alle attività che ti richiedono un minimo dispendio di energia o non fanno parte del tuo obiettivo professionale.
Avere questa consapevolezza ti permette di distribuire i tuoi lavori in maniera intelligente: quelli che contano di più nei momenti di alta energia e pianificare su questa base la tua settimana.
Sempre la consapevolezza è il motore per mettere in atto la seconda strategia.
Comunica chiaramente chi sei, anche a te stesso
Innanzitutto, devi avere molto chiaro il tuo perché, la tua mission, la tua vision, e non solo in senso generale . Devi avere chiaro perché hai scelto di fare due lavori contemporaneamente o di non lasciare ancora il tuo lavoro dipendente per sviluppare la tua nuova attività.
Sapere questo, unito alla consapevolezza dei tuoi livelli di energia, getta le fondamenta per una gestione efficace del tempo diviso tra i diversi lavori.
Avendo meno tempo (solo il 50% a differenza di chi fa un unico lavoro) devi avere le idee molto chiare su quali sono i tuoi obiettivi e i risultati che intendi raggiungere. Scegline uno, al massimo due: non sovraccaricarti. Devi sempre fare i conti con la metà delle risorse.
Ma se hai bene in mente perché fai due lavori, e lo accetti, allora non sarà un problema.
Comunica chiaramente al mondo esterno la tua pianificazione che nella pratica consiste principalmente nel dichiarare la tua disponibilità oraria e di presenza, su un lavoro e sull’altro. Tieni sempre in considerazione che chi è abituato a un orario di lavoro 9-18 fisso alla stessa scrivania non troverà immediato comprendere la tua situazione: abbi pazienza, spiegala con calma e soprattutto condividi un calendario affinché tutti (colleghi, collaboratori, capi, clienti) sappiano quando sei o meno disponibile. Un po’ alla volta si abitueranno.
Ma… Lo so, c’è sempre un “ma” ed è quando non hai tutta questa possibilità di scelta o, peggio, di trasparenza, perché magari sei ancora dipendente e non vuoi/puoi gridare al mondo che stai pianificando la tua partenza per nuovi lidi. In questo caso butta tutto sull’organizzazione.
Fidati dei tuoi strumenti organizzativi
Scrivi, scrivi, scrivi. Sul calendario, le attività che hanno uno specifico riferimento temporale (appuntamenti, scadenze, ecc.). Su una lista, tutto il resto.
Svuota la mente il più possibile per mantenere la concentrazione quando lavori: affidati a un quaderno, un’app, un file digitale, quello che vuoi, ma non lasciare che pensieri intrusivi ti distraggano da ciò che stai facendo. Non perdere tempo in distrazioni.
Dedica 5 minuti a fine giornata alla pianificazione delle priorità della successiva e 30 minuti a fine settimana per fare chiarezza e impostare il lavoro dal prossimo lunedì.
L’ordine aiuta
Magari non proprio un’azione drastica alla Marie Kondo ma un approccio leggero e divertente allo space clearing sì. Elimina il superfluo. Dalla scrivania, dal computer, dalla mente. Lascia il tuo spazio di lavoro più libero possibile. Ricicla, dona, elimina senza tanti rimpianti: ti stai aprendo alla novità, giusto? Lascia spazio affinché possa arrivare.
Evita il multitasking come la peste e imponiti una distinzione abbastanza netta dei tempi e degli spazi fra i diversi lavori. Ognuno infatti deve avere un proprio spazio fisico (un ufficio, un coworking, il tuo ufficio in casa) e temporale (mattina un lavoro, pomeriggio un altro) affinché questo ordine materiale si rifletta anche sul tuo benessere.
Non è detto che la condizione di fare più lavori contemporaneamente sia definitiva. Può essere temporanea, o forse no. La scelta è sempre e solo tua.
Ma non è questo il bello di essere LIBERI professionisti?
Ciao,
Sono multi-potenziale anche io quindi per forza di cose non riuscirei mai a fare lo stesso lavoro, tutti i giorni, per troppo tempo. Per quanto io ami il mio lavoro: illustratrice e decoratrice, la mia anima si divide in molteplici interessi: bricolage, suonare, scrivere, per citarne alcuni.
Avevo e sto cercando un nuovo lavoro part-time come fattorina pizze in bici (non tramite le nuove forme di sfruttamento della gig economy) perché oltre a mantenermi in forma e distrarmi dal mio quotidiano mi permette di non cadere nel circolo vizioso di accettare lavori nel mio campo professionale non interessanti o commissionati da gente che non mi piace.
Sottostare a condizioni sfavorevoli di lavoro, dover accettare progetti poco interessanti e spesso confusi non mi motivano a dare il meglio di me, clienti diffidenti e o furbetti che ti costringono ad una lotta costante per reperire le informazioni di base e/o farsi pagare il giusto e nei termini uccide ogni barlume di creatività. Tutto ciò in passato ha comportato il disastroso fallimento della mia prima ditta individuale, con migliaia di euro di debiti.
Questa scelta ha anche altre motivazioni personali e professionali: purtroppo la mia famiglia non crede in me e anche se so che loro sono in buona fede, l’esternazione delle loro preoccupazioni, i loro dubbi, le loro paure si aggiungono a quelle che io ho già di mio vivendo la mia quotidianità e non sono poche, il problema e ciò che mi fa più male però è vedere che a loro non interessa ciò che faccio e i miei obiettivi: per loro l’importante è che faccia un lavoro onesto e che non sia più un peso ne una preoccupazione per loro. Punto.
A livello professionale invece mi avvicina e mi permette di osservare il mio focus target di riferimento dall’interno. I miei clienti di riferimento, infatti, sono i commercianti, gli esercenti di quartiere, gli artigiani: entità imprenditoriali che non sono minimamente considerate appetibili dai miei ex colleghi grafici per svariati motivi. Vederli svolgere il loro lavoro, ogni sera, mi permette anche di capire ulteriori punti di forza da trasmettere alla clientela.
Personalmente è una soluzione, specie nei primi anni di vita della propria professione, che raccomando sempre perché raramente la propria attività professionale entra nel pieno regime non appena aperta. Spesso e volentieri ci vogliono anni, specie se si fa una professione creativa, sia per conquistare e costruire coi propri clienti un rapporto di fiducia e rispetto che crearsi il proprio portafoglio clienti tale da garantirci un certo benessere economico. Poi possono capitare imprevisti, non sempre le cose vanno come si aveva preventivato. Per questo avere un secondo lavoro è una vera e propria strategia vincente.
p.s. non funziona il login tramite fb.