Oggi ti parlo di LinkedIn. Quel posto dove è probabile che non ti piaccia passare molto tempo ma dove avrebbe senso invece stabilire una precisa strategia comunicativa (se coerente con i tuoi obiettivi professionali).
Lo so, hai già voglia di girare pagina e di leggere un articolo diverso. Piuttosto la fattura elettronica, stai pensando. Dammi fiducia.
Che LinkedIn sia o sia stato il meno social dei social, è un concetto risaputo. Ma anche superato. E comunque non è una buona scusa per scansarlo, perché la sua funzione è differente da quella di Facebook, Instagram, Pinterest e via dicendo. Su LinkedIn non troverai certo vecchi amici o foto da urlo. LinkedIn non ti coccola, non appaga l’ego, anzi, spesso può risultare frustrante.
Vedo bene i punti interrogativi che si alzano dentro a piccole nuvole bianche dalla tua testa (perché in fondo erano pure i miei): come la prendo sta cosa di un colore che non è né blu né azzurro e che non si abbina per niente alla mia palette? Cosa ci scrivo? Chi contatto? E chi accetto come contatto? E adesso che ci sono cosa succede?
E soprattutto: ma LinkedIn serve? E a cosa serve?
A me serve tantissimo, ogni giorno. Provo quindi a condividerti delle riflessioni per stimolare quantomeno la tua curiosità ma magari anche un’apertura e la voglia di provare.
Certo io sono una recruiter e a me LinkedIn serve come il caffè la mattina e la connessione 24/7. È mio un bisogno primario, alla base della piramide di Maslow. Ma proverò a spogliarmi del mio ruolo per raccontartelo con uno sguardo oggettivo e con una declinazione legata alla libera professione in generale.
Inizio con alcuni dati che servono a inquadrare la situazione: LinkedIn nasce nel 2003 come piattaforma dedicata a manager e aziende. Oggi sono 562 milioni gli utenti nel mondo. Quelli registrati intendo. Perché poi, a usare la piattaforma in modo attivo, sono meno di un terzo.
Questa proporzione vale anche per l’Italia con 11 milioni di utenti e solo il 25% attivo, a dimostrazione che non sei sola a provare un certo imbarazzo davanti a LinkedIn.
Vediamo chi ci troviamo dentro (sfrutto i dati rilevati da una ricerca di LinkedIn4Business):
- la differenza tra uomini e donne è minima, vincono i maschi ma di pochissimo
- in termini di età invece:
- il 15% ha tra 18 e 24 anni
- il 10% supera i 55 anni
- il 37% ha tra 25 e 34 anni
- il 37% ha tra 35 e 54 anni
E questo ci conferma che la maggior parte di chi popola LinkedIn è nel pieno della propria vita professionale. Milano è la città che conta più iscritti, seguita da Roma, Torino, Napoli e Bologna.
Quasi il 60% di chi ha un account lavora da più di 10 anni e appartiene alla classe impiegatizia base, ci sono poi i cosiddetti senior, manager e dirigenti secondo una rappresentazione fedele della popolazione aziendale.
Che lavoro fa chi sta su Linkedin? Il grosso è rappresentato dall’area commerciale, quindi figure che appartengono al mondo della vendita in generale. Al secondo posto troviamo le operations come funzione aziendale più rappresentata. Al terzo chi lavora nel mondo della formazione. Non vengono rilevati i liberi professionisti ma gli imprenditori si posizionano verso il fondo della classifica insieme a chi si occupa di marketing (quest’ultimo dato mi ha stupita).
I settori più rappresentati su LinkedIn sono quello informatico, seguito dall’edilizia e dal dettaglio, non meglio specificato ma che potrebbe includere anche alcune lettrici di C+B.
Questa è una panoramica generale. Ora proviamo a capire se e perché ha senso iscriversi ed essere su LinkedIn in modo attivo.
È evidente e ovvio che questo social network è popolato soprattutto da persone che lavorano in azienda. I freelance/liberi professionisti ci sono ma sono meno numerosi, meno attivi e hanno una densità minore e quindi anche una risonanza minore. Prendiamone atto, la cosa non ha di per sé un valore positivo o negativo. Dipende dagli obiettivi personali.
Perché se per te il mondo aziendale rappresenta un orizzonte professionale interessante – e io spero che possa esserlo – LinkedIn è di certo il posto giusto dove esserci. E dove esserci in modo attivo e propositivo, perché la tua concorrenza probabilmente sta sfruttando altri social e sta, come sei tentata di fare tu, escludendo o mettendo da parte LinkedIn. Ed è proprio questa una delle ragioni per sfruttarlo, con la giusta strategia e costanza, ma anche con un po’ di coraggio e audacia.
Se invece il mondo aziendale non ti interessa i ragionamenti che seguiranno potrebbero non interessarti, ma siccome non si sa mai, io non girerei pagina.
Il primo vantaggio competitivo che avrai usando LinkedIn è quindi la possibilità di raggiungere un target specifico: la clientela aziendale.E questo vantaggio si amplifica per chi ha target diversi a cui comunicare e a cui proporre i propri servizi, ovvero per chi lavora con il privato, ma anche con l’esercizio commerciale e/o con l’azienda e/o con le istituzioni ecc…
Sarebbe bello parlare solo a qualcuno e avere una propria nicchia, molto chiara e molto definita (una sola personas), possibilmente anche molto ricettiva e dalle grandi capacità di spesa, che ci ami e che capisca il valore e i vantaggi di lavorare con noi, che ci cerchi, che ci segua, disponibile a farsi coccolare dove e come a noi riesce meglio. Purtroppo però, lo sai meglio di me, non funziona sempre così. Siamo chiamate, noi come le aziende, a differenziare la proposta di servizi e prodotti e/o la strategia comunicativa, per intercettare bisogni e target differenti.
È chiaro che dietro a questa differenziazione ci dev’essere una coerenza di pensiero, progetto e identità, il rispetto di alcuni dogmi professionali e personali (a ognuna i propri) e degli obiettivi molto precisi, ma è altrettanto lampante che, per chi vuole ampliare il proprio mercato o amplificare il proprio messaggio, una certa differenziazione è indispensabile. E quindi ben venga un social network dove non troverai tutti i tuoi possibili clienti ma dove potrai stabilire una linea di comunicazione molto definita, mirata e specifica. LinkedIn!
Un altro ragionamento su questa piattaforma è che, tra tutti i social, potrebbe rivelarsi quello più “semplice” dove dire qualcosa di diverso e farsi notare. Proprio perché è un popolato da persone tra loro simili, uscire dagli schemi è molto più facile rispetto a tanti altri canali invasi da persone creative, azioni di comunicazione luccicose, iniziative psichedeliche ed effetti speciali dove manco David Copperfield riuscirebbe a strappare un moto di stupore.
Con questo non voglio dirti di usare LinkedIn come Instagram: il popolo di LinkedIn non apprezzerebbe, ça va sans dire. Ti sto dicendo che su LinkedIn, con le dovute attenzioni e il rispetto del contesto, è più facile farsi sentire e differenziarsi, uscire dal gregge e, di conseguenza, anche definire e comunicare una propria identità professionale con le peculiarità e i vantaggi che ognuna si porta incollati addosso.
Certo, ci vogliono tempo, costanza e coerenza e anche un briciolo di studiata originalità per riuscire a farsi: notare prima e seguire poi. Ma è possibile e ha senso provare a ragionarci per non perdere un’opportunità importante che, prima o poi, qualcun altro coglierà.
Ti saluto con una breve sintesi finale delle cose che potrai fare su LinkedIn:
- sviluppare una strategia di brand identity dedicata al mondo delle imprese (parlando ai manager oltre che alle aziende),
- utilizzare la piattaforma come blog per articoli con un taglio più tecnico e destinati a un pubblico specifico, articoli che magari non vuoi inserire nel tuo blog/sito,
- intercettare nuovi clienti (o essere intercettata da potenziali clienti),
- differenziare la tua proposta (di servizi e prodotti) orientando la comunicazione in modo mirato, coerente e strategico
- emergere in una piattaforma dove i competitor non sono ancora approdati in modo pesante e convincente (è il tuo oceano blu, buttati!).