Ti è mai capitato di essere invidiosa dei successi delle tue colleghe? E poi, mentre senti salire l’invidia, avverti anche un forte senso di colpa e vergogna perché ti dici che dovresti gioire insieme a loro, invece, per i traguardi che hanno raggiunto e stanno celebrando? E immediatamente, eccolo che prende il via: quel pensiero negativo con cui inizi a giudicarti e decidi che sei davvero una persona ignobile.
Non c’è da stupirci: in fondo, ci hanno insegnato che l’invidia è una emozione terribile, che mette in circolo comportamenti altrettanto terribili e, dunque, che solo la gente cattiva “può” sentire – a partire dalla matrigna di Biancaneve e tutte le matrigne a seguire! Ecco perché l’invidia è tanto temuta e indigesta, al punto che delle volte cerchi di soffocarla, perché ritieni che non sia una emozione degna di essere provata – non dalle brave persone, perlomeno!
E se invece non fosse così? Se mettessi in stand-by il tuo giudizio e ti concedessi la possibilità di aprirle le porte, anche solo per una volta, cosa succederebbe? Cosa ti porterebbe di buono questa esperienza?
L’invidia come strumento
Arrivo con questo post per proporti un modo diverso di vedere e vivere la faccenda, perché credo che l’invidia, come tutte le emozioni, abbia una finalità e possa regalarci importanti informazioni su noi stesse e quello che ci succede – informazioni che spesso sfuggono alla nostra consapevolezza.
Su una cosa ti appoggio senz’altro: provi invidia per un motivo ben preciso. Che però non coincide con il fatto che sei una pessima persona. Come tutte le emozioni sgradevoli, infatti, l’invidia fa capolino per farti sapere che un tuo importante bisogno è rimasto insoddisfatto. E nel momento in cui individui di quale bisogno si tratta, puoi iniziare a capire il messaggio della temuta e vergognosa invidia, e rendere così questa emozione utile e preziosa, se impari a usarla per realizzare i tuoi desideri. Qui parliamo di un’invidia positiva: un’amica, un’alleata, un aspetto di te che forse non vuoi conoscere – ma c’è e bussa forte alla tua porta.
Se la cosa ti intriga, oggi ti suggerisco 3 passi per gestire più serenamente la tua invidia, trasformandola da impiccio da evitare a strumento da usare.
Accogli l’invidia!
Inizia da ciò che fino ad oggi ti sei rifiutata di fare, magari senza neppure rendertene conto: invece di respingerla o vergognartene, la prima cosa che puoi fare è accoglierla. Lo so, può sembrare assurdo, ma criticarti perché sei invidiosa non ti aiuterà a mettere a fuoco l’obiettivo che vuoi raggiungere – che sia questo un traguardo lavorativo, o una specifica competenza nel tuo settore, o una caratteristica personale o professionale. Ammettere di esserlo, invece, sì. Aprile la porta e falla accomodare, dunque, e resisti alla tentazione di usare le tue energie e il tuo tempo per dirti che no, non dovresti essere invidiosa dei successi di qualcun altro.
Ascoltala e dalle un senso
Ormai è chiaro: l’invidia ha qualcosa da dirti. Prendi atto della sua presenza per accorgerti che c’è un bisogno di cui è bene che tu ti prenda cura. Sai già qual è? Per molte persone questo è il passo più difficile e se è faticoso anche per te, ti invito a procurarti carta e penna e a rispondere a due domande, senza ragionarci troppo (tranquilla, non ti vede – né tanto meno giudica – nessuno!):
- Perché sono invidiosa di…(quella lì)? Prego, indicare lista di motivi, senza pudore.
- Se ognuno di quei perché (ad esempio, “perché ha molte clienti senza grandi fatiche, mentre io che mi faccio il mazzo ho poche richieste”) appartenesse a me invece che a lei, come mi sentirei? Soddisfatta, forse. O ammirata. Al centro delle attenzioni, magari. Stimata, sicura, approvata. Chissà cos’altro.
Qualunque sia la tua risposta alla domanda, è lì che puoi trovare il tuo bisogno, di cui non ti eri accorta o a cui non eri pronta a dare spazio.
Passa all’azione!
Ricapitoliamo: hai un desiderio da realizzare (ad esempio, diventare una freelance stimabile e valida nel tuo campo) e un bisogno trascurato (come sentirti finalmente appagata e soddisfatta) e ora puoi metterti a elaborare il tuo piano per arrivare dove vuoi (chiediti, ad esempio, cosa ti serve concretamente e realisticamente per raggiungere la tua meta). L’invidia ti ha aperto gli occhi, il resto tocca a te!
Che ne dici: sei pronta a dare alla tua invidia un nuovo volto, rischiando di scoprire qualcosa di nuovo (e utile) su di te, grazie ad essa? Io spero di sì!
Ah! E non dimenticare di ringraziare la collega invidiata, che con il suo successo ti ha permesso di capire cosa vuoi e cosa è fondamentale per te! 😉
Fino a qualche anno fa, facevo parte della nutrita schiera di persone che “Invidia? Chi, io? Mai al mondo!”.
Quando infine ho ammesso con me stessa – e verbalizzato, anche! – che invece, porca miseria, ero invidiosa di un’amica, mi sono sentita la peggiore compagnia possibile. Come se si potesse scegliere quali sentimenti provare e quali no!
Ancora oggi mi capita di ricaderci, lo riconosco e non mi sento più la feccia dell’umanità ma il senso di colpa è sempre in agguato. Grazie di questo post, molto utile! 🙂
Articolo fantastico ed utile. Anch’io purtroppo cado nella trappola dell’invidia, e poi mi sento terribile! Spero di riuscire a seguire questi consigli! 🙂 Lisa
Cara Lisa, sono certa che non sei la sola 🙂 Buon allenamento allora, e poi se ti va, facci sapere cosa hai scoperto!
Io intanto faccio il tifo!
Liria
Grazie a te, Simona, per aver condiviso qui la tua esperienza 🙂 è bellissimo quello che racconti: riconoscere le proprie emozioni sgradevoli e non darsi addosso per il semplice fatto di provarle, è una grande cosa! direi che è arrivato il momento di prenderti cura dei bisogni che la tua invidia via via ti suggerisce, o lo stai già facendo?
Abbraccio per te,
Liria
Fantastico. La penso esattamente uguale, le emozioni negative hanno spesso messaggi importanti e possono rivelarsi molto costruttive se prese dal verso giusto. Grazie
Grazie a te, jala 🙂
Ciao Liria, quest’estate il tuo post mi sarebbe stato proprio utile!! Ho avuto un attacco mostruoso di invidia e mi sentivo malissimo. Ho iniziato a googlare e ho trovato qualcosa di utile, ma soprattutto mi sono concessa di vedere che cosa mi mancava, di che cosa avevo bisogno. E si è aperto un mondo. Soprattutto, leggendo la Irene Bernardini, ho capito che chiamarli desideri, invece di bisogni, ha tutta un’altra carica, positiva. I desideri sono stanze vuote da arredare, e spesso l’invidia ci indica proprio in che direzione puntano i nostri desideri, davvero, e ascoltarla ci permette di progettare il cambiamento.
Baci,
Oli
Cara Olivia, grazie per la tua condivisione. è proprio vero, quando ci diamo la possibilità di vedere cosa ci manca, quando ci ascoltiamo, piuttosto che tenerci concentrate su cosa hanno gli altri più (o meglio) di noi, possiamo fare molto per noi stesse! I desideri e i bisogni, poi, vanno a braccetto e sono due aspetti distinti di noi, anche se a volte (o spesso?) rischiamo di confonderli o sovrapporli. E se può essere vero che in alcuni casi coincidano, ad esempio, quando una persona ha bisogno di riposare e desidera anche farlo, non è quasi mai così! Prendi chi desidera molto ottenere quel risultato (es: quel cliente, quel lavoro, quel successo), ma non ne ha bisogno – piuttosto ha probabilmente bisogno di ciò che quel risultato significa per lui o lei. Insomma, il discorso è ampio e ti ringrazio di avermi dato, con il tuo commento, la possibilità di averne scritto un po’ 🙂
Un abbraccio,
Liria