Siete pronte per lanciare con noi questo urlo di guerra al blocco creativo?
Ce ne parla Simona Calavetta, timida scrittrice e illustratrice, che è stata a lungo la voce di Isa e Bea – Streghe tra noi e ha da poco deciso di intraprendere la via della freelance.
Ciao. Sono in blocco creativo e sto tentando di uscirne.
Questa situazione va avanti da molto tempo, tra momenti di sconforto e altri all’insegna dello spirito d’avventura. Un po’ come quando ci si perde, si cerca di ritrovare la strada e nel frattempo ci si guarda attorno, incuriositi dal paesaggio. So di non essere originale: il blocco creativo è una seccatura piuttosto comune per chi lavora scrivendo, disegnando, componendo e così via. Così, in questi mesi mi sono confrontata con tante altre persone, creative per passione e per mestiere.
È emerso che tutto comincia sottotono, un giorno che proprio non si riesce a trovare un’idea brillante per una consegna. Succede, non si può essere continuamente al top. Poi accade di nuovo, forse perché è un periodo stressante. Accade ancora, magari per il motivo di non sopportare la persona a cui si deve consegnare il lavoro.
C’è sempre una scusa ragionevole e, prima di rendersene conto, il lavoro che si è svolto per anni con dedizione diventa logorante, lo si porta a termine con una fatica sproporzionata rispetto al compito. E se questa situazione va avanti a lungo, ci si ritrova non solo privi di idee, ma anche col dubbio di aver mai posseduto un filo di fantasia.
Eppure ce l’avevo, ho le prove, Vostro Onore!
Ecco cosa ho imparato sul blocco creativo.
Le reazioni spontanee
In genere, il primo impulso è affrontare il blocco come un insulto personale. Come osa? Perciò, ci si siede risoluti a scrivere e ad abbozzare, e ci si ritrova a cancellare, buttare, strappare. Oppure, a fissare il foglio, paralizzati. Nei giorni peggiori, in lacrime. Ore e ore così, per non avere nulla tra le mani.
Poi si passa alla fase “tanto non è aria”: ci si allontana per quanto possibile dalla scrivania, intenzionati a ricaricarsi con buone letture, musica d’alto livello e bei film. Ottima idea, vero? Invece per pigrizia, tristezza o neuroni in vacanza, ci si arena per giorni su Facebook, Pinterest, YouTube e le altre sirene del mare del Web.
Nota di colore: l’abbruttimento che segue queste due fasi è difficilmente descrivibile, chi lo ha provato lo conosce.Tanto per non affondare
Passare tutto il giorno davanti al foglio o allo schermo, senza riuscire a combinare nulla, è inutile, frustrante e riduce la casa un caos. Meglio darsi una tempistica precisa: mezz’ora, un’ora, due ore al massimo, durante le quali ci si concentra solo sul disegno/scritto/spartito, possibilmente spegnendo connessione e telefono. Allo scadere del tempo, che sia stato produttivo o no, si passa ad altro: si carica la lavatrice, si esce per le commissioni, si va in palestra (mica si vorranno buttare i soldi dell’abbonamento?), si fanno le pulizie. Cose necessarie e che obbligano a muoversi, così la schiena ringrazia e a sera non si ha l’impressione di aver sprecato l’intera giornata.
Ovviamente poi ci si può rimettere al lavoro, ma sempre per un orario limitato. Sembra sciocco, ma avere a disposizione poco tempo spinge a sfruttarlo meglio.Comunque… Tutto passa
Si superano amori spezzacuore e malanni seri, può non sciogliersi un blocco creativo? Certo, è difficile che svanisca da un giorno all’altro, specialmente se ci ha messo anni a formarsi. Ma come tutto, è destinato a passare. Nel frattempo, è giusto approfittare dei pochi vantaggi di questa situazione: è il momento ideale per leggere, rileggere (ad esempio, “La via dell’artista” di Julia Cameron), scoprire nuovi autori, approfondire interessi rimasti in superficie fino a quel momento. E guardarsi dentro, chiedendosi – limitando l’angoscia senza pretendere una risposta definitiva – “Chi sono? Dove voglio andare?”.
E i soldi?
Moltissimi creativi lavorano da freelance e guadagnano tanto quanto lavorano. E se l’unica fonte di reddito è proprio quel lavoro creativo che non si riesce più a portare avanti? Si stringono i denti e si cerca un’altra fonte.
Non è necessario buttare tutto all’aria e troncare le proprie collaborazioni, se non lo si desidera, ma si può destinare qualche ora a settimana a fare baby o pet sitting, ripetizioni agli studenti, lezioni private di disegno o musica; si può stirare camicie a domicilio e cercare un lavoro part time in un negozio o in un locale.
Lavori simili non vanno sottovalutati, anche perché sperimentare qualcosa d’insolito offre nuovi punti di vista. A questo proposito, una mia amica grafica consiglia di lanciarsi in attività a cui non si era mai pensato prima, per caricarsi di adrenalina. Che poi è il consiglio che dà anche Chiara Gamberale nel suo ultimo libro, “Per dieci minuti”. La mia amica grafica, per la cronaca, si è lanciata in senso letterale, facendo parapendio.
Oh, un po’ di concreto buon senso
🙂
Il punto 2 potrebbe essere una genialata anche per altre cose.
Sul 4 aggiungerei (se possibile) una bella vacanza rilassante – stacchi a tutto e cambi completamente routine. Per fare un esempio, le mie più recenti foto sorridenti sono della vacanza in dolomiti a settembre
😉
Grazie, Norbert!
In effetti è grazie al punto n. 2 che sono riuscita a finire la tesi. 😉
Anche iscriversi ad un corso online come sto facendo ora con il Blog Lab aiuta a ricaricarsi ed avere nuovi spunti. Per il punto 2 sto cercando di metterlo in pratica. Grazie per ciò che scrivi che se in quel periodo di tempo non abbiamo concluso nulla, la pausa è necessaria per pensare ad altro.