Etsy: considerazioni a margine

Se ti piacciono il “fatto a mano” e l’artigianato artistico, probabilmente conosci anche Etsy, che spesso è stato definito l’Ebay dell’hand-made; un sito di e-commerce che dalla fondazione nel 2005 a oggi ha visto un aumento esponenziale dei membri e delle vendite, ma anche una community di artigiani, sia professionisti sia amatoriali, dove ci si può aggregare e si possono persino imparare tecniche di marketing di base.  Attenzione, vi avviso: può dare dipendenza!

Siccome qui su C+B però ci occupiamo dell’altra parte della barricata, abbandoniamo i panni delle clienti assatanate e recuperiamo un’ottica imprenditoriale. Balza subito all’occhio che per una imprenditrice creativa Etsy costituisca una possibilità golosa: si tratta di avere a che fare con un mercato internazionale, invece del mercatino mensile nella propria regione (il negozio è una realtà talmente costosa che non lo considero quasi) o dello shop sul sito, che però può essere difficile da sponsorizzare e da far conoscere. Il bacino di utenza di Etsy, infatti, stando ai dati riportati da Wikipedia, si aggira attualmente intorno ai 30 milioni di membri.

Facciamo allora qualche considerazione in proposito, cercando di valutarne obiettivamente luci e ombre.

  1. Barriera linguistica
    Sappiamo tutti che in Italia lo studio delle lingue straniere…langue. Una buona conoscenza dell’inglese non è così diffusa, al punto da risultare spesso un ostacolo non da poco sulla strada dell’emancipazione imprenditoriale. E’ vero che adesso è online anche la versione italiana (con i prezzi in euro), ma, a meno che tu non decida di limitare il tuo target, le descrizioni degli oggetti e le transazioni devono essere (anche) in inglese. Lettrice non anglofona, rassegnati: se vuoi etsyzzarti ti tocca tornare sui banchi, siano pure quelli virtuali di Duolingo. E’ un’app ed è gratuita, non hai più scuse!
  2. Barriera fiscale
    A meno che i prodotti non siano informatici e scaricabili (ebook, loghi, website, grafiche etc.), cioè, in parole povere, se devi spedire qualcosa e rientri nel regime dei minimi, attenzione, perché non puoi vendere fuori UE, pena il passaggio a regime ordinario (con relativa batosta fiscale). Triste? Molto, anche perchè il fantomatico bacino da 30 milioni di membri comincia a restringersi. Del resto, come dice il proverbio, “dura lex, sed lex”, parafrasabile in “prima di aprire la partita IVA, informati bene”. Una grandissima fetta di mercato, inoltre, è localizzata oltreoceano. Ammesso che tu possa vender loro, valuta bene i costi di spedizione: spesso superano il prezzo degli oggetti!
  3. Facilità d’uso
    Un aspetto sicuramente positivo è la semplicità del pannello utente. Si sceglie un nome, si carica la foto profilo e poi si possono cominciare ad inserire i prodotti. Ogni inserimento costa 20 cent, l’inserzione dura tre mesi e, se il prodotto viene venduto, Etsy trattiene il 3,5% della transazione. Al profilo Etsy possono essere collegate carte di credito, prepagate e non, e Paypal. Mensilmente i venditori ricevono il conto delle percentuali da versare a Etsy per le vendite avvenute. Le ricerche per parola chiave/colore/categoria/zona di provenienza sono piuttosto intuitive: è importante però selezionare con cura i termini (tag) con cui ci si immagina di essere ricercati da un potenziale cliente.
    Naturalmente, è importante anche presentarsi con i dovuti modi e completare tutte le sezioni, incluse le FAQ (le domande più frequenti che un cliente potrebbe rivolgerti) e le Policies (politiche relative a spedizioni, numero di giorni, possibili restituzioni e rimborsi): non si tratta solo di fornire un buon servizio al cliente, ma anche di tutelarsi adeguatamente.
    Per imparare come presentarti (dopo aver imparato l’inglese, ovviamente), puoi leggerti il post di Alexandra Franzen.
  4. Differenziazione rispetto ad altri e-commerce
    Ebay è un carnaio, diciamoci la verità, e di fatto gioca sul prezzo più basso. Per quanto io faccia acquisti su Ebay o Amazon e li santifichi periodicamente perché mi rendono accessibili prodotti che qui farei fatica a trovare o a cui semplicemente dovrei rinunciare, per un artigiano è impensabile imboccare una via del genere: la politica del prezzo stracciato in certi settori è inutile e rovina solo il mercato. Etsy è nato proprio per questo, per offrire uno spazio diverso in cui ragionare con altri criteri.
    Dal 2013, tuttavia, Etsy ha sbloccato un regolamento piuttosto rigido sull’hand-made in favore di prodotti originali come idea, ma che possono anche esser estati realizzati industrialmente. Quello che nei fatti si è verificato è che ora si trovano anche tante (vi prego, passatemi il termine senza polemiche culturali) “cineserie” di qualità dubbia e basso costo. Una mossa poco scusabile e che ha fatto storcere il naso a molti.
  5. Investimenti
    L’aspetto più interessante di tutti, comunque, rimane l’investimento di tempo che un’attività del genere richiede, tanto quanto qualsiasi presenza online. Al tempo di produzione, si sommano

    • il tempo dedicato a descrivere (con relativa traduzione) l’oggetto (di solito un consiglio che viene dato è di raccontare una sorta di storia che avvicini il cliente al prodotto. E’ buffo, ma ci rapportiamo al mondo così, attraverso i racconti),
    • a fotografarlo (con la giusta luce, il giusto sfondo, un contesto neutro ma non asettico…),
    • a modificare le fotografie (del resto, è verificato che si entra di meno nei negozi con una brutta vetrina)
    • ad aggiornare quotidianamente lo shop (questo consente di restare nelle prime pagine delle ricerche)
    • il tempo speso in pubbliche relazioni, gruppi, creazione di treasuries, tutti passi necessari per essere sempre attivi sul sito (l’Etsy Italia Team ha scritto articoli interessanti al proposito).

Insomma, per farne un vero e proprio lavoro, come al solito, c’è da studiare e progettare con anticipo, non basta buttarsi nella mischia e sperare in bene. Il successo non è quasi mai questione di fortuna!

E tu, vuoi raccontare la tua esperienza?

Stella Mongodi

Insegnante al mattino, pittrice ed Eco Makeup Artist nel resto del tempo. Da sempre patita di colori, handmade e stili di vita sostenibili (nonchè di gatti). Responsabile per C+B del settore creatività, il mio motto è: "Secondo me riesco a farlo da sola". La sfida? Contagiare il resto del mondo!

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45 thoughts on “Etsy: considerazioni a margine”

  1. L’analisi è impeccabile 🙂 Sono stata su Etsy per oltre due anni e poi, una volta aperta Partita Iva minimi per un altro ramo del mio business, ho rinunciato ad Etsy, lasciano scadere i prodotti tanto faticosamente descritti fotografati e pubblicati.
    La mia esperienza è stata abbastanza di successo, con clienti da quasi tutti i continenti sopratutto USA e sempre contenti, quelli che hanno fatto feedback hanno dato splendide recensioni. Ma non era sufficiente per giustificare un regime fiscale “italiano”. Ho provato per non perdere i feedback a cambiare il nome allontanandolo dalla mia attività (che di fatto è differente) per mantenere lo shop a livello personale con pochi oggetti e prezzi adeguati ma di piccola taglia e vedere se riuscivo comunque a crescere o solo per soddisfazione personale, ma – Etsy – non me lo hanno permesso :(. E adesso lo shop è vuoto.
    Un’enorme delusione. Per crescere bisogna essere già grandi? Comunque qualcuno ce la fa. Fa praticamente solo quello e vende prodotti che permettono di fare una rendita maggiore, tipo l’abbigliamento. Oppure ha regime fiscale che lo permette e già vende qui sul territorio a sufficienza.
    Le nostre regole sono limitanti. 🙁

    • Ciao katia, capisco benissimo la tua desolazione, perchè…a me è successa la stessa cosa 🙁

      Purtroppo, la legge italiana, lo sappiamo molto bene, non aiuta le piccole o piccolissime realtà, anzi tende ad affossarle. Pensa che di recente il fotografo più bravo che io conosca mi ha comunicato di aver deciso di appendere al chiodo la macchina, dopo lo scontro frontale con il regime ordinario…

      Anche il mio negozietto giace, vuoto e triste, in attesa di tempi migliori.
      Però, nel mentre, forse ci sono altre strade che possono essere battute…
      Tu di che cosa ti occupi?

      • Mi occupo di contenuti web – come blogger ma non solo – e gestione profili social come freelance. Ma anche decorazioni per eventi. Sono all’inizio e sfrutto il fatto di avere la partita iva con questo regime perché comunque se non la hai non sei preso sul serio, a volte.
        La parte creativissima con le mani è uno dei tanti modi in cui può esprimersi il mio lato “mani in pasta” e l’altra la passione per i social e la comunicazione. Non so scegliere 😉

  2. Grazie mille per l’articolo: sto preparando tutto il materiale per aprire uno shop su Etsy e le vostre info mi sono sicuramente utili, ma ho ancora un dubbio (e qui chiedo aiuto anche a Katia): io vorrei aprirlo come creativa amatoriale. Volevo sapere se è possibile, o è obbligatoria la p.iva anche per fatturati inferiori ai 5000€? Scusate, magari qualcuno sa come risolvere il mio dilemma. Grazie ancora

    • Ciao Chiara! No, la PI non è obbligatoria (e non è neppure consigliabile vista la quetione della vendita extra UE) se conti di restare sotto i 5000 euro annui, perché in tal caso è considerato lavoro occasionale.

  3. Io l’ho aperto pochi mesi fa e, inaspettatamente, è arrivato il mio primo ordine personalizzato del quale sono molto contenta ^_^. Ma una rondine non fa primavera e tutto quesllo che hai scritto è sacrosanto… mi sto accorgendo che pochi prodotti e poca presenza non portano lontano. Però le promo su altri social che rimandano ad una transazione su Etsy possono essere un’alternativa. A quel punto loro diventano solo una vetrina ed una piattaforma di pagamento sicuro. E male non è.

    • Ciao Cecilia! Grazie di essere passata e di aver raccontato la tua esperienza e congratulazioni, ogni conquista va festeggiata e onorata! 😀

      Di sicuro le condivisioni sui social media rappresentano un buon mezzo di promozione (a tal proposito, ti rimando a un post di Enrica su quale social media corrisponde a quale esigenza, perchè non è mica che sono tutti uguali! http://www.enricacrivello.it/guida-stampabile-per-scegliere-quali-social-usare/), ma anche lì, costruire intorno a sè una community che risponde agli stimoli…non è proprio semplice!

  4. Articolo molto interessante, grazie.

    Anche perché ora mi sorge un dubbio: e se io possedessi partita iva ma volessi considerare Etsy come un’attività slegata dal mio lavoro da freelance?
    Grazie in anticipo!

    Irene

    • Eh questo è un bel casino; il mio commercialista mi ha detto di no, però per me il settore era lo stesso (io ho PI come artista, quindi capisci che è piuttosto onnicomprensivo!). Conviene sempre consultare un esperto presentando tutte le specifiche del caso, perchè la legge italiana è un labirinto inestricabile 🙂

  5. Ciaooo, innanzitutto complimenti per questo spazio e per tutte le informazioni preziosissime che mettete a nostra disposizione.. io ne sono già diventata dipendente 🙂
    Leggendo questo post su Etsy mi sono sorti diversi dubbi…
    Dubbio number one: Io ho aperto il mio negozio su Etsy un paio di mesi fa, e non ho partita Iva… stando a quanto dite potrei vendere così solo se resto nei limiti europei e se non supero i 5000 euro giusto? (Inoltre…i profitti derivanti dalla vendita tramite e-commerce vengono conteggiati? da chi? chi calcola se supero o no i 5000 euro?)
    Dubbio number two: Stella, hai scritto di avere aperto una partita Iva da “artista”… potresti dirmi che categoria rappresenta o a chi rivolgermi per avere ulteriori informazioni?? Perchè nè on-line nè tramite colloqui con diversi commercialisti sono riuscita ad avere un quadro chiaro…
    Grazie mille in anticipo!!

    • Benvenuta! Dunque, immagino non ci sia l’allarme che scatta se uno supera i 5000, ma se arriva un controllo fiscale sono dolori…
      Se non hai PI puoi vendere anche fuori UE, il limite viene imposto solo dal regime dei minimi che di solito è il regime con cui si apre PI perchè è molto conveniente…
      Nel conteggio rientrano tutti i lavori occasionali che uno fa.
      Qui la pagina INPS che lo spiega http://www.inps.it/portale/default.aspx?lastMenu=5649&iMenu=1&iNodo=5649&p1=2

      Artista è uno dei codici che il commercialista o chi per lui deve inserire nel momento in cui viene aperta la PI. Le partite IVA non sono tutte uguali e determinano obblighi fiscali diversi. La PI come artigiano, per esempio, presuppone l’iscrizione all’Albo degli Artigiani; quella come commerciante è ancora diversa…dipende da quello che uno vuole fare.
      Il mio consiglio è di cercare tra i tuoi conoscenti qualcuno che lavori da libero professionista (se hai intenzione di prendere questa strada) e farti consigliare il suo commercialista 🙂

      • Grazie Stella 🙂 sto cercando da un bel pò…ma nessuno che conosco qui vicino fa quello che faccio io.. o se lo fa.. non ha la partiva Iva… ma lo fa da hobbysta (come faccio anch’io al momento).. Comunque non demordo..in settimana vado a parlare con un altro commercialista così vediamo se mi chiarisco un pò le idee!! Grazie ancora!! 😀

  6. Io ci stavo pensando da un po’ di aprire su Etsy, solo che leggendo l’articolo parla di sapere l’inglese ed io conosco altre lingue ma, non questa. Quindi è meglio lasciare perdere per me. Grazie comunque per l’esauriente descrizione.

  7. Ho letto il tuo articolo e l’ho trovato molto interessante. C’è solo una cosa che non ho capito bene e ti scrivo sperando tu possa aiutarmi a capire bene. Il punto numero 2 del tuo articolo, quello del regime fiscale.
    Ho a lungo valutato l’apertura di Partita Iva e l’utopia di un negozio ma, visti i tempi, mi sono affrettata, se pure con amarezza, l’idea malsana di contribuire ad arricchire le casse dei parassiti che ci governano. Detto questo: cosa devo sapere a livello fiscale di etsy? Grazie e a prestissimo! 🙂

    • Ciao Virginia! Se hai aperto P.I. e sei nel regime dei minimi, con Etsy valgono tutte le condizioni che (spero!) il tuo commercialista ti ha illustrato (sennò tormentalo!). Cioè devi emettere fattura e non puoi vendere fuori U.E., pena l’immediato ingresso nel regime ordinario (cosa che nessuno vuole, almeno prematuramente, perché perdi tutti i privilegi fiscali dei minimi). IL regime dei minimi prevede anche che non fatturi più di 30.000 euro l’anno. 🙂 Se hai ancora dubbi, scrivici e cercheremo di chiarirli!

      • Ciao Stella! Grazie per l’immediata risposta! No, non ho partita iva. Qualche mese fa andai in camera di commercio per informarmi su costi, tassazione, pro e contro di una p.iva e me ne tornai col cuore infranto ma comunque soddisfatta di aver trovato una consulente che, in modo del tutto gratuito e disinteressato, mi prospettò il reale stato dei fatti. Dove, per dirla chiaramente, una persona come me che ha un giro di “affari” che non supera i mille euro annui, era un suicidio anche solo il pensare di aprire una partita iva e condannarsi così a pagare tasse su tasse. Mi parlavano anche di questo regime dei minimi, ma comunque a me non conveniva fare nulla.
        Partecipo ai mercatini della mia città, lì siamo obbligati ad emettere fattura generica non fiscale.
        La domanda è: su etsy, funziona nella stessa maniera? Cioè, quando vendo cose privatamente, tramite conoscenze e passaparola (che per fortuna ci sono) devo emettere fattura generica non fiscale e conservare la matrice?
        Dici che posso andare a fare una chiacchierata con un commercialista? Mi perdonino gli appartenenti a questa categoria di liberi professionisti, ma ho sentito e visto, da molto vicino, errori clamorosi compiuti da commercialisti sbadati e poco professionali per i quali i clienti hanno dovuto sborsare cifre ingenti!
        Un abbraccio e buona domenica! 🙂

        • Ciao! Ti avevo scritto un commento, ma non è stato salvato o.O
          Allora, per i privati va bene ricevuta semplice (in realtà su Etsy spesso non arriva neanche quella); per persone non fisiche, ritenuta d’acconto. Tutto questo finchè stai sotto i 5000 euro all’anno provenienti dalla stessa attività. Superata questa cifra, la P.I. è necessaria.
          Il problema di stare senza P.I. è che in teoria non ci si può fare pubblicità: nè biglietti da visita, nè sito, niente.
          Prova a contattare anche i CAF della tua città, spesso hanno servizi di consulenza per start-up! (Dai racconti che mi fanno, non sono sempre efficienti, ma tentar non nuoce…)

          • No, è la mia unica attività! Sono ufficialmente casalinga a carico di mio marito, operaio.
            Domattina, però, assieme ad un’amica, hobbista anche lei, andiamo a fare una chiacchierata alla confartigianato, ad esporre dubbi e domande varie per vedere come muoverci, perché il mio unico timore è che, visto che sono incapaci di acciuffare i pesci grandi (leggasi evasori di un certo livello) viene più semplice pescare i pescetti piccoli (addirittura leggevo qualche mese fa di un’estetista beccata a lavorare in casa a cui hanno fatto una multa di 150mila euro!!!!!!! Ma quando li avrà mai visti, sta poverina, centocinquantamila euro???).

            Ti faccio sapere qualcosa quando torno, così se a qualcuna può essere di aiuto, potrà trovare le info! Un abbraccio! 🙂

          • Ciao Stella, mi intrometto in questa tua risposta per chiederti cosa cambia se nel frattempo si ha un lavoro fisso o un’altra attività considerabile primaria. Questo articolo comunque è utilissimo e molto chiaro 😉

  8. Innanzitutto, grazie per questo utilissimo articolo! Vorrei chiederti un’ulteriore cosa: se si rimane entro i 5000 euro annui senza P.I., quali adempimenti bisogna assolvere? Cioè, in pratica, come si fa a dimostrare di aver percepito quei redditi e ad allegarli alla dichiarazione annuale?

    • Ciao! Si fanno delle ricevute per prestazione occasionale (non puoi lavorare più di 30 giorni per lo stesso committente), con o senza ritenuta d’acconto a seconda che il tuo committente sia rispettivamente un’azienda oppure un privato 🙂

  9. Ciao Stella, ho letto il tuo articolo e mi complimento, non conosco molto bene (strutturalmente) etsy ma ci ho navigato spesso. Io sono un produttore di formaggi, produciamo formaggi con latte di pecora,capra e bufala dal 1970 rigorosamente artigianali.
    Ho provato a fare alcune ricerche sul etsy inerente la parola “formaggio” scritta ovviamente in iglese e tedesco ma non ho trovato alcun risultato per quanto riguardo il formaggio vero e proprio.
    Io vorrei provarci lo stesso…… cosa ne pensi?
    Sarei lieto di ricevere una tua opinione in merito.
    Grazie e complimenti per il lavoro che fai.
    Saluti

  10. Salve, io non sono una negoziante ma ho alcuni capi importanti Vintage che vorrei vendere su Etsy, naturalmente vorrei rivolgermi sopratutto al pubblico americano che ama più di quello europeo tali articoli. Detto questo a breve dovrò aprire per forza, per un lavoro artistico, la partita iva con regime dei minimi. Se vendo tutti i capi non supero i 1000 euro di guadagno, ai fini fiscali cosa succederà? mi convertiranno lo stesso la partita iva o bisogna superare un tetto massimo per passare a partita iva ordinaria? E in caso negativo, si vende bene in Europa il vintage o come penso io non si fanno affari? GRAZIE

    • Ciao! Per uscire dai minimi e rientrare nel regime ordinario, bisogna fatturare più di 30.000 euro all’anno. Era questo che volevi sapere? 🙂 Per quanto riguarda il settore del vintage, purtroppo non conosco il mercato, ma con Etsy non hai limiti territoriali!

  11. Ciao Salvatore! Non conosco la legislazione in merito a prodotti freschi alimentari, secondo me è meglio chiedere ad uno specialista! 🙂

  12. .quindi,riepilogando,se io occasionalmente vendo ad un privato tramite un portale on line in europa un “prodotto del mio ingegno” non devo fare niente di diverso da quello che faccio vendendo in italia? (ricevuta generica e denuncia quando faccio eventuale 730 ) ..avevo paura di dover pagare iva o qualche tassa particolare,ma nessuno mi sapeva dir niente di preciso..

  13. Ciao, grazie per l’articolo, l’ho trovato interessante! Secondo te ha senso aprire un negozio su Etsy per vendere solo in Italia? Faccio mobili in legno da poco a livello artigianale e sono più grandi di una scatola da scarpe quindi i costi di spedizione incidono molto.
    Di fatto ho provato a cercare su Etsy in base alla regione ma i criteri di ricerca sono molto limitati.
    Ciao e grazie! Giulio

  14. Ciao Stella, scusa se ti tartassiamo di domande… ho appena aperto un negozio su Etsy… il mio è un Hobby quindi non ho partita iva ne nulla… al momento della vendita di un articolo come mi devo comportare? devo inviare una fattura/ricevuta o quant altro al cliente? in tal caso mi sai dire che genere di documento devo fare? garzie mille
    Daniele

  15. Ciao Stella, complimenti per il tuo articolo, parla di un argomento molto diffuso, ma per aspetti poco discussi.
    Ho lavorato per un artigiano seguendo le vendite online e ha venduto su Etsy vari prodotti avendo un buon successo, ma comunque marginale per l’attività complessiva. Si possono avere dei guadagni, ma é impensabile di vivere solo con Etsy, forse é ottimo per chi vuole fare qualche piccola vendita arrotondando lo stipendio, ma non come unica fonte per il lavoro principale.
    Ho una domanda riguardo la tipologia di venditori, nello specifico é possibile vendere anche se non si é il produttore dell’oggetto in vendita? Anche un rivenditore può vendere su Etsy prodotti artigianali di altri artigiani o é riservato solo a chi i prodotti in vendita li produce?
    Grazie Caterina

  16. Ciao Stella grazie x il tuo contributo a chiarire l’idea . Ho letto con attenzione tutti gli argomenti non mi sono chiare alcune cose; l’oggetto messo in vendita è presente per circa tre mesi, facendo mercatini ci può essere la probabilità che lo vendo x conto proprio. ..posso ritirarlo da Etsy? Vendo oggetti in pelli scegliendo modelli colori e confezionati da artigiani. Cosa vuol dire che non si possa vendere fuori UE? Non ho p.iva. grazie di tutto.

  17. Ciao!!
    Io avrei intenzione di aprire un negozio Etsy, ma sinceramente non ho capito nulla riguardo alla questione della partita iva, cioè:
    – per un periodo ho lavorato come consulente alimentare quindi ho aperto (e poi chiuso, visto l’abnormità di tasse che pagavo) la PI nel regime dei minimi , e quindi non potro’ nemmeno piu’riaprirla…
    tuttavia, se tu vendi “una tantum” in realtà non puoi fare una prestazione occasionale con ritenuta d’acconto? E se apro un negozio e vendo metti un solo articolo da 5 euro, e dopo un anno nn vendo nulla, che succede? devo cmq dichiarare questa vendita ? AIUTOOOO ma queste cose sono incasinatissime, comunque semplificando le cose:
    è possibile aprire un negozio con Etsy, senza aprire la p.iva ma giustificando in qualche altro modo, le vendite, per non risultare evasori fiscali? 😉 grazie a tutti, Veronica

  18. Ma siete sicuri/e che la partita iva sia sufficiente? Io credo che per vendere un oggetto, se si vuole essere legali al 100%, si debba creare una società e pagari le varie tasse della Camera di Commercio, anche perchè gli oggetti sono pubblicizzati sul sito. Certo, magari si può far passare come un servizio, come se l’oggetto fosse stato commissionato e non venduto già fatto, e quindi usare partita iva o prestazione occasionale. Ma credo sarebbe un escamotage. Cosa ne pensate?

  19. ciao ho trovato molto interessante questo dibattito, io sono attualmente disoccupato e in regime di mobilita’, frequento saltuariamente dei mercatini della creativita’ dove propongo le mie foto artistiche, mi piacerebbe poter aprire un negozio virtuale con etsy e tentare di vendere qualche mia stampa fotografica in formato a3.
    se non ho capito male questo e’ possibile in italia e all’interno della comunita’ europea ma non nei paesi eec giusto ??
    spero che non sia cosi perche’ questo limiterebbe enormemente il raggio d’azione di ipotetiche vendite.
    inoltre volevo sapere se posso aprire un attivita’ di questo tipo con etsy essendo in mobilita’ ??
    spero e mi auguro che non ci siano contro indicazioni di nessun tipo.
    attendo fiducioso un v.s gradito riscontro.
    saluti marco

  20. Ciao Stella,
    provo a scrivere qui anche se forse il post è un po’ vecchio.
    Io ho partita iva nel regime dei minimi e, come già scritto sopra, non posso quindi vendere all’estero.
    Vendo già su una piattaforma online, che però è italiana e che comunque non “riceve” i soldi al posto mio al momento della vendita. I pagamenti vengono inviati direttamente sul mio conto dagli acquirenti. Su Etsy invece i soldi vengono trattenuti da Etsy, che poi procede ad effettuare un versamento sul mio conto ogni tot giorni.
    E qui nascono le mie domande:
    – il versamento che ricevo da Etsy risulta arrivare dall’estero o da una sede italiana del sito?
    – se anche il versamento arrivasse dall’estero sarebbe un problema oppure è specificato da qualche parte che il contratto termina tra me e l’acquirente e quindi, se tutte le mie vendite vengono effettuate in Italia, il problema non si pone?
    Grazie per l’attenzione e spero possiate aiutarmi.
    ciao, Ilaria

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